rivista anarchica
anno 45 n. 401
ottobre 2015






La canzone anarchica esiste
(e non ha limiti di genere)

Nella mia ora di libertà: un Festival per capire cos'è il “canto anarchico”. La rassegna di 3 giorni di cultura libertaria “I Senza Stato”, organizzata dal Laboratorio Perla Nera di Alessandria lo scorso giugno, quest'anno si è conclusa con un “Festival del canto anarchico” del quale mi son trovato a fare il presentatore.
«Cominciamo bene» direte voi! Che quando Salvatore del Perla Nera ha cominciato a tampinarmi per questo festival del “canto anarchico” da fare ad Alessandria mi sono detto «pensa te che strazio!».
Cioè, tanto per cominciare, cosa vorrà mai dire “canto anarchico”? Ci si pone queste domande quando è un po' che si viene definiti “cantautori anarchici”. Semmai mi verrebbe da dire che sono un “anarchico cantautore”. Ovvero sono un militante anarchico, faccio delle canzoni con la mia sensibilità - anche politica - e le canto in pubblico, le registro... ma cosa sarà invece una “canzone anarchica” in sé lo ignoro.
So che John Cage era un anarchico compositore, però non saprei onestamente dire se le sue composizioni sono intrinsecamente più o meno anarchiche di quelle di un qualsiasi altro compositore, anche la libertà formale assoluta è figlia delle forme del proprio tempo e ovviamente la più formalmente “anarchica” delle composizioni è difficile che resti tale (sotto il profilo della forma) dieci, venti, cento anni dopo che è stata composta. Nulla invecchia in fretta quanto il linguaggio dell'avanguardia. La canzone poi è un genere popolare e come tale risente di regole più strette di quelle della musica colta o delle poesia.
Dunque cos'è la canzone anarchica? Come la si distingue dalla canzone socialdemocratica? Boh! Ne so proprio poco e più vado avanti meno ne capisco, anche perché di converso non so proprio convincermi che le espressioni artistiche appartengano a un mondo diverso da quello degli uomini e delle loro idee, insomma non sono nemmeno del tutto sicuro che le canzoni siano invece a-politiche. Solo che è una relazione complessa quella che si instaura fra le arti, gli uomini, il tempo. La forma, il testo, la musica, l'arrangiamento, l'interpretazione - ciò che già normalmente rappresenta la sfaccettata essenza della canzone - si arricchisce di ulteriori significati in relazione alla coerenza dell'interprete stesso con le tematiche di cui canta, alla relazione più o meno complicata col mondo del mercato nel quale o contro il quale tenta di muoversi, al destino commerciale dei suoi prodotti (dischi, spettacoli), ai luoghi in cui sceglie di portare il proprio lavoro, all'uso che suo malgrado il pubblico, il popolo, i compagni faranno delle sue canzoni.

Paolo Pasi

Marco Rovelli

È in questa costellazione di variabili che possiamo provare a definire, muovendoci sui trampoli e afferrando le parole con le pinze, cosa sia questo benedetto “canto anarchico”.
Quando Salvatore del Perla Nera è venuto a farmi la posta all'Isola Ritrovata - il piccolo meraviglioso locale della musica d'autore di Alessandria, dove facevo cinque concerti di seguito, uno a settimana - preso dall'imbarazzo di non riuscire a districarmi in questa indefinibile definizione, ho provato a defilarmi in tutti i modi, a rispondere evasivamente... ma provate voi a sfuggire per 5 giovedì di seguito a qualcuno di molto gentile e molto determinato assieme... Salvatore veniva a cercarmi anche quando aveva la febbre!
Ho finito per dover cedere. Mi son detto «vabbé, magari è la volta buona che capisco cos'è 'sto “canto anarchico”».

EMSI Caserio

Banda Putiferio

Dunque, le condizioni erano semplici: vogliamo provare a rappresentare la canzone anarchica senza limiti di genere: che sia Punk, che siano corali di musica popolare, che siano singoli cantastorie con la chitarra, che siano gruppi di World Music, o vattelappesca cosa, tutto ha diritto di stare nella nostra festa purché si riconosca da sé anarchica e militante. Sulla questione del “militante” la scelta era molto semplice: non essendoci un euro nemmeno per i rimborsi delle spese di viaggio, la “militanza” era assicurata e l'adesione al progetto certamente consapevole!

Carlo Ghirardato

Kurkuma

Mi dicevo «non verrà nessuno, alla fine tutti troveranno una scusa e io resterò lì a presentare una scena vuota... che poi magari il “canto anarchico” è proprio questo». Invece sono venuti tutti, quasi precisi e ordinati... insomma più di molti professionisti che conosco.
L'abbiamo fatta dunque questa festa - non riesco a chiamarla rassegna o chissà cosa - e a mio parere è venuta follemente bene. Cosa volete che vi dica? Che questo era bravo e quell'altro pure, ma quello era più incisivo, quell'altro più seducente? Cosa volete che m'inventi?
Per me la cosa importante era la mancanza di barriere, l'alternanza asimmetrica di ogni stile e sonorità, la creatività scriteriata.

N. N. Punk Agricolo

Santo Catanuto e Dino Porcu

Poi non posso certo parlarvi in maniera compunta e distaccata di un compagno caro al mio cuore da vent'anni come Santo Catanuto, che con dita sanguinanti e passione filologica inseguiva tutte le note nell'aria e a piè di pagine. Dei Kurkuma cantastorie etnici alle prese con denunce e tamburi. Della Banda Putiferio, così saggiamente retrò (e visionaria) da sposare il “liscio” delle balere degli anni '50 alle storie criminali cantate con piglio grottesco e con un retrogusto di denuncia. Del RAP super militante come alle origini dei giovanissimi EMSI Caserio. Dell'ironia apparentemente sbadata e degli apologhi surreali di Paolo Pasi, che per colmo della sorte di mestiere si occupa proprio di cronaca. Del tono bandistico e free-jazz dei Ciurmanemica, che si scelgono un raffinato repertorio che va da Vian a Pietro Gori. Dell'amico Marco Rovelli che ha un piede nelle illuminazioni di Rimbaud e l'altro a Kobane.
La cosa più buffa però è stato vedere alternarsi sul palco l'ortodossia skatenata dei Punk Agricolo, con i loro 2 minuti a pezzo di anticlericalismo, antimilitarismo e virulenza No-Future e la suadente profonda compostezza musicale, tutta arpeggi e timbro basso, di Carlo Ghirardato, così, uno via l'altro e precisamente in quest'ordine, per «concludere in modo delicato e acustico, dopo i suoni elettrici, per non disturbare troppo i vicini».

CiurmAnemica

Quando il tutto è finito e io ho smesso i panni del “bravo presentatore” in salsa rosso nera (mi vergognavo come un ladro...), tornando a casa mi sono chiesto se dopo questa immersione di sei ore di musica e parole avessi le idee più chiare di prima.
No, mi sono risposto, non so che cosa sia il “canto anarchico”, però esiste!

Alessio Lega
alessiolegaconcerti@gmail.com



Tutte/i al Teatro Comunale di Gambettola (Fc)
Sabato 17 ottobre, ore 21.30
Un invito, una proposta, una richiesta

La prima volta che sono entrato nei locali del “Circolo dei Malfattori” di Santarcangelo di Romagna sono stato colpito dagli enormi ritratti dei due “numi tutelari”: Gaetano Bresci e John Belushi. Questa è casa mia, mi sono detto.
Ne è nato qualcosa di più dell'amicizia e si è cementata - nel giro di un paio d'anni e di una ventina di concerti - una stima professionale reciproca. Gli animatori del Circolo - Nicola e Roberto Zamagna e Giusi Delvecchio - sono libertari, antifascisti militanti e splendidi musicisti, quando la loro esperienza aggregativa è stata sopraffatta dalle spese ci siamo ritrovati a suonare - talvolta con la complicità di Guido Baldoni - sulla strada, nelle piazze e nei Circoli degli altri.
Abbiamo sviluppato una passione per le “storie difficili” raccontate nelle canzoni: è appena uscito un lungo brano dedicato a Joe Hill nello splendido libro/CD curato dai compagni di ApArte.
Ci caratterizza una rigorosa cialtroneria esecutiva e una vitalità interpretativa che metta un po' di blues dentro Pietro Gori e un po' dei Rolling Stones dentro Brecht.
Sono concerti molto suonati e poco provati, esplosioni di memoria nella piazza del Rock and roll globale. Nel Festival degli artisti di strada di Pennabilli abbiamo avuto il piacere di vedere coagularsi una torma di ragazzini che pogavano sulle note del “Canto dei Malfattori” (il nostro inno, of course), se cercate bene ne trovate traccia anche su Youtube.
Insomma ci siamo detti che ci piacerebbe lasciare un segnale di questa piccola ispirazione e di questa grande traspirazione: un po' di pensiero e molto sudore, di questo s'impasta l'arte.
Sabato 17 ottobre alle ore 21.30 al Teatro Comunale di Gambettola (FC) in piazza II Risorgimento andrà in scena lo spettacolo “Il ritorno dei Malfattori, canti d'amore e di rabbia” che darà luogo alla registrazione dell'omonimo CD live. Per sostenere le spese di produzione dello spettacolo verrà richiesto un contributo all'ingresso di 10 euro e sarà possibile pre-acquistare il CD.
Ovviamente abbiamo bisogno della presenza di tutti quelli che possono venire... e soprattutto di una sconsiderata claque anarchica rumorosa e militante.
A presto.

Alessio e i Malfattori