Il natale dopo la crisi 
                 
                  Care amiche e cari amici, 
                  anche quest'anno il natale è passato senza danni collaterali. 
                  Ne siamo usciti indenni perché abbiamo avuto il coraggio 
                  di passare alla minuscola, tanto per iniziare, togliendo alla 
                  festa la sua aura sacrale e mettendo a nudo la sua anima (chiamiamola 
                  così) smaccatamente consumista. 
                  Certo, i risultati non si ottengono così su due piedi, 
                  ma hanno bisogno di duri sacrifici e di forza di volontà. 
                  Il nostro gruppo ha saputo mettersi in gioco, accettando di 
                  sottoporsi alla terapia di disintossicazione. Poche persone, 
                  nel complesso, ma con un grado di determinazione sufficiente 
                  a raggiungere i risultati sperati. 
                  Prima della cura, ad esempio, ero arrivato al punto di spendere 
                  l'equivalente di sei stipendi per un totale di 244 regali di 
                  piccola e media caratura. Tralasciamo l'impatto economico. Comunque 
                  non era più vita. Ogni anno il Natale (all'epoca ancora 
                  maiuscolo) si preannunciava sempre un po' prima, fino ad arrivare 
                  all'ultimo paradosso che mi ha convinto a sottopormi alla terapia: 
                  mi sono trovato a stilare la lista dei regali sotto l'ombrellone, 
                  in piena estate, per non farmi prendere alla sprovvista dal 
                  tempo. 
                  Natale sotto la neve, si diceva, ma era diventata una tortura 
                  che presentava il conto già in concomitanza con il controesodo 
                  estivo, come lo chiamano sui giornali... Pensateci.  
                
                   
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                    |   “Buona 
                        crisi e una felice nuova paura”, gioco di parole 
                        con l'inglese Merry Christmas and a happy new year 
                        (Buon Natale e felice anno nuovo)  | 
                   
                 
                Primi di settembre. Siete già depressi perché 
                  vi illudevate che la vacanza fosse un punto di irreversibile 
                  contatto con voi stessi, e invece sono bastati i primi due giorni 
                  di lavoro a farvi dimenticare il meglio. Un collega cerca di 
                  rabbonirvi con il commento meno opportuno: “Dai, forza, 
                  che tra meno di quattro mesi è Natale. Si tratta di resistere...” 
                  Il collega in questione usa ancora la maiuscola perché 
                  ci crede. Tra meno di un mese sarà lui che comincerà 
                  a stressarvi con i dilemmi natalizi: a chi fare il regalo, cosa 
                  comprare, come spingere l'economia galvanizzando i consumi, 
                  che tipo di albero allestire, artificiale o naturale... 
                  Ma ci pensate, amiche e amici, alla nostra fortuna? Noi ci siamo 
                  liberati di tutto questo, confessandoci l'un l'altro le meschinità 
                  accumulate negli anni: le inutili abbuffate, i chili di troppo 
                  e il colesterolo in salita, i dolciumi vistosi ma senza sapore, 
                  i regolamenti di conti in famiglia, le colpe da rinfacciarsi 
                  a vicenda, i regali di riciclo fatti pur di non rimediare una 
                  figuraccia con qualche conoscente, il corollario di pacchi dono 
                  e doveri di cortesia, la cantilena degli auguri prefabbricati 
                  in rete e diffusi con un clic, oppure in sms. Gli auguri standard 
                  per tutti... che pena, ricordate? 
                  Allora festeggiamo anche quest'anno il superamento della barbarie 
                  consumista, regalandoci il nostro augurio migliore. Che sia 
                  un anno di pieno godimento per tutti i partecipanti al nostro 
                  beneamato gruppo, i Natalisti Anonimi. E se in questo caso vale 
                  la maiuscola, è solo per il rispetto che si deve a chi 
                  ha patito a lungo l'odiosa dipendenza. 
                  Un abbraccio a tutti voi dal futuro in arrivo. 
                 Paolo Pasi 
                
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