rivista anarchica
anno 43 n. 378
marzo 2013


arte

Immortalare la piazza

di Maria Stella Granara / foto di Federico Verani, dipinti di Silvano Spelta


Le battaglie sono da sempre soggetti importanti per le arti figurative. Come vengono interpretate dagli artisti contemporanei le lotte di piazza?
Partendo dalla mostra Ri-scontri. Istantanee e dipinti di lotte di piazza, tenutasi alla Scighera di Milano nel febbraio 2012, il confronto tra due sguardi: quello pittorico e quello fotografico.


Silvano Spelta, acrilico su tavola


La piazza, della quale autorevoli studiosi avevano decretato la fine parlando di “piazza virtuale” elettronica, destinata a soppiantare quella reale, torna a far parte del nostro quotidiano. In Grecia, negli Stati Uniti, in Spagna, in Italia, in molti paesi del Nord Africa la crisi ha riportato alla luce lavoratori, lavoratrici, studenti e movimenti di vario tipo alla ricerca di una libera espressione democratica.

Silvano Spelta, acrilico su tavola

L'impotenza delle forme di lotta tradizionali, della non violenza, soprattutto nella misura in cui non destano più l'attenzione dei mass media, ha determinato sempre più una radicalizzazione delle tattiche e una conseguente proliferazione di immagini di sassaiole, distruzione di bancomat, lancio di sampietrini, macchine e autoblindo incendiati, alla lotta corpo a corpo. Materiale allettante per qualsiasi artista, videomaker o fotografo si aggiri da quelle parti. Se guardiamo indietro, la storia dell'arte è costellata di immagini di battaglie, di lotte. La battaglia ha nella storia delle arti figurative una sua riconoscibilità, una sua disciplina interna, convenzioni proprie. Può proporsi come composizione di una moltitudine di nudi virili: questi presenteranno movimenti violenti e concitati, movimenti di opposizione, di contrasto, movimenti di estensione o di contrazione violenta: lo vediamo nelle battaglie rinascimentali di Leonardo da Vinci oppure di Michelangelo.

Federico Verani, fotografia digitale

La lotta diventa un pretesto per sviluppare la rappresentazione della figura nuda in movimento e per mostrare come sia la forza interiore quella che conduce alla vittoria.
L'artista del passato non è interessato alla riproduzione di un movimento della battaglia, ma alla resa del movimento dei corpi, della tensione. Tutto è movimento, la fredda realtà geometrica della prospettiva fa apparire tutto come una favola sospesa nel tempo. Il paesaggio, la natura, sono un mezzo per darci il senso della verità dei fatti, ma anche del valore rituale della battaglia.

Silvano Spelta, acrilico su tavola

Oggi il fotografo o l'artista che si trova in piazza crea il suo quadro, si sofferma su un oggetto, su un particolare, su una scena concitata esattamente come allora, è un cronista. Ma mentre nel passato dovevamo servirci di grandi pittori o aspettare grandi guerre da rappresentare, oggi i mezzi che abbiamo a disposizione consentono a chiunque di raccontare la lotta di piazza.

Federico Verani, fotografia digitale

Il tema della lotta di piazza è stato affrontato da un pittore e da un fotografo in una doppia personale realizzata alla Scighera di Milano. Si è voluto raccontare la lotta di piazza da due differenti punti di vista, quello pittorico interpretato da Silvano Spelta e quello fotografico da Federico Verani. All'istantanea della fotografia en plein air del fotoreporter, che presuppone un coinvolgimento emotivo e fisico e l'immersione nel clima circostante, si contrappone il silenzioso studio del pittore, che realizza il dipinto con meticolosità e lentezza. Non che questo non favorisca in egual modo un coinvolgimento emotivo da parte del pittore, ma si tratta evidentemente di due modalità radicalmente differenti di rappresentare la piazza antagonista.

Silvano Spelta, acrilico su tavola

Le foto di Federico Verani riprendono il clima di Piazza Sintagma, di Piazza del Popolo e di numerose altre piazze “calde”. Il fotografo intervistato ha raccontato dei viaggi fatti per queste occasioni e del piacere adrenalinico e quasi voyeristico di trovarsi in situazioni di pericolo. Spesso nelle sue foto compaiono primi piani e ritratti, altre volte lo scatto si concentra sull'azione; il lancio di un lacrimogeno piuttosto che di una pietra. Le foto, a colori, hanno tonalità fredde, quasi a significare un certo distacco da quello che sta succedendo intorno. Significativa la foto che ritrae un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa che fronteggia dei manifestanti. Il fotografo coglie lo sforzo e la tensione emotiva in entrambi i soggetti. Tutto è come immobile, congelato. I colori sono tutti sul tono dell'azzurro, il cielo, la divisa, gli scudi, le felpe dei manifestanti. Il blu è il colore del dolore, della sofferenza. 
Goethe diceva che se noi osserviamo quello che succede dentro un'abitazione che ha i vetri blu, tutto ci apparirà sicuramente più triste...

Federico Verani, fotografia digitale

I dipinti di Silvano Spelta nascono da un'altra esigenza. Pittore di lunga data ha realizzato nel passato dei dipinti che ritraevano personaggi urbani che agivano nelle metropoli sempre con il volto coperto. Si tratta di uomini mascherati, come spiega Spelta. Questa ricerca è stata poi indirizzata verso delle foto trovate su internet, foto-icone, che tutti noi abbiamo visto migliaia di volte sui siti internet, sui giornali, alla televisione. Spelta riproduce queste foto sulla tela: si tratta di acrilici dai colori brillanti, con atmosfere luminose, veristiche. Divide il colore e illumina le tele come se fossero dei quadri divisionisti. L'artista, chiuso nel suo studio, partecipa emotivamente a quello che vede, la pittura congela il momento e lo rende eterno. Tra le opere quella che più racconta il lavoro dell'artista è quella del manifestante che appare con il volto coperto in tuta da ginnastica con alle spalle le fiamme. È un eroe, un'icona da immolare, il personaggio di un film d'azione. L'uomo mascherato senza identità.

Maria Stella Granara
si ringrazia per la collaborazione Andrea Perin