cronache 
                  
                  
                Bhopal 
                  resta contaminata 
                 Nel suo libro La speranza indiana, un'apologia del 
                  neoliberismo e delle nuove tecnologie, Federico Rampini cita 
                  Bhopal soltanto come luogo di provenienza di un suo “compagno 
                  di corso” a Vanaprastha. Nell'ashram di Jaggi Vasudev, 
                  più conosciuto come Sadhguru, si organizzano (a caro 
                  prezzo) corsi intensivi di yoga per “manager e professionisti 
                  delle tecnologie avanzate”, indiani di ceto medio-alto 
                  ed esponenti dell'establishment occidentale in cerca di “spiritualità”. 
                  Eppure la catastrofe che ha colpito la capitale del Madhya Pradesh 
                  (un frutto avvelenato della tecnologia industriale e del capitalismo 
                  più sfrenato) contende legittimamente a quella di Chernobyl 
                  il titolo di “11 settembre ambientale”. 
                  Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, a causa dell'esplosione 
                  di una fabbrica di prodotti chimici della Union Carbide, una 
                  nube tossica provocava la morte di decine di migliaia di persone. 
                  Una cifra oscillante tra le 15.000 e le 30.000. 
                  A circa 28 anni di distanza quello che rimane è un territorio 
                  contaminato da tonnellate di rifiuti tossici con le falde freatiche 
                  avvelenate (naftolo, naftalina, clorobenzene, mercurio, piombo...) 
                  nel raggio di almeno 5 chilometri. 
                  Nel 1989 la Union Carbide ha versato 470 milioni di dollari 
                  come indennizzo per le vittime, ma senza affrontare la questione 
                  della decontaminazione. 
                  A giugno del 2012 il governo indiano aveva preso accordi con 
                  la Giz, un'azienda tedesca specializzata nell'incenerimento 
                  di rifiuti tossici, per asportare 347 tonnellate già 
                  stoccate nell'ex fabbrica. Ma il 17 settembre è arrivato 
                  l'annuncio che la Giz rinunciava a causa del rifiuto da parte 
                  di New Delhi di farsi carico di eventuali incidenti durante 
                  il trasporto delle sostanze tossiche. Esisteva poi il fondato 
                  timore che le associazioni ambientaliste non sarebbero rimaste 
                  a guardare mentre il carico mortifero attraversava mezzo pianeta. 
                  In realtà l'eliminazione di queste 347 tonnellate rappresentava 
                  soltanto la prima tappa di una decontaminazione che si annuncia 
                  di proporzione colossali. Nel suolo circostante sarebbero disperse 
                  tra le 4.000 e le 12.000 tonnellate di sostanze derivate dalla 
                  produzione di pesticidi, veleni che si erano infiltrati nel 
                  suolo ancora prima dell'esplosione. 
                  Già nel 1982 infatti, in alcuni documenti interni della 
                  Union Carbide (in particolare i telex inviati alla sede statunitense, 
                  già analizzati da Le Monde) si parlava dell'esistenza 
                  di “fughe” dai bacini di deposito chimico e, nello 
                  stesso anno, si è registrata la morte improvvisa delle 
                  mucche che pascolavano nei dintorni. 
                  Stabilire quante persone siano morte di inquinamento dopo il 
                  1984 è praticamente impossibile. Intanto a Bhopal continuano 
                  a nascere bambini malformati e molti abitanti si ammalano di 
                  cancro. Nel 1994 la Union Carbide ha venduto la sua filiale 
                  indiana ad un acquirente che quattro anni dopo se ne è 
                  liberato cedendolo allo Stato del Madhya Pradesh. Un'operazione 
                  che aveva tutta l'aria di un insabbiamento delle responsabilità. 
                  Gianni Sartori
                   
                   
                   
                    
                 Catania/Dall'econoMia  
                all'econoNostra 
                Non è sicuro, ma è altamente probabile che il 
                  Teatro Coppola di Catania sia stato l'unico posto, in Sicilia, 
                  dove, alla vigilia delle elezioni regionali, si sia discusso 
                  pubblicamente e seriamente di politica. Non, quindi, se “far 
                  salire” un ex fascista o un ex comunista, ma cercare di 
                  capire, in modo semplice e concreto, cosa siano oggi, in tutto 
                  il mondo, finanza ed economia; quali rapporti abbiano con chi 
                  lo governa; come è possibile, già da oggi, sperimentare 
                  forme di organizzazione economica alternative allo stato (in 
                  tutte le sfumature della parola) presente. A questi tre quesiti 
                  hanno cercato di rispondere, sabato 27 ottobre, Francesco Fricche, 
                  Salvo Vaccaro e Antonio d'Amico, con Natale Musarra a fare da 
                  moderatore, al convegno di studi: “dall'econoMIA all'econoNOSTRA”, 
                  organizzato dal neonato Ateneo Libertario Etneo e dalla Federazione 
                  Anarchica Siciliana. 
                  In modo puntuale e approfondito, ma con leggerezza didascalica, 
                  utilizzando simpatiche slide, Fricche ha analizzato le 
                  radici assolutamente non congiunturali della crisi, la sua dimensione 
                  planetaria, le sofisticate e truffaldine forme della finanza. 
                  Ha analizzato il rapporto, ormai invertito, in termini di logica 
                  e di peso, tra economia e finanza, e l'altro rapporto, assolutamente 
                  pervertito, tra finanza e governi, soffermandosi sui giochi 
                  di prestigio contabili tesi a giustificare le manovre finanziarie, 
                  evidenziandone il tremendo impatto sociale. 
                  Salvo Vaccaro, che assieme ad Antonio Cardella, Alberto La Via 
                  e Angelo Tirrito ha da poco pubblicato per Zero in Condotta 
                  il volume Il buco nero del capitalismo, non potendo essere 
                  presente, ha fatto pervenire un breve video. Dopo una riflessione 
                  sul fatto che il concetto stesso di democrazia non possa essere 
                  più un paradigma applicabile ai rapporti demografici, 
                  economici e politici del pianeta, Vaccaro si è soffermato 
                  sulla modifica degli equilibri geopolitici, affrontando poi 
                  la questione della finanziarizzazione dell'economia. Le nuove 
                  forme assunte dal capitalismo, radicalmente diverse rispetto 
                  a quelle su cui si erano conformate le vecchie analisi e le 
                  vecchie strategie, impongono urgentemente nuovi strumenti di 
                  analisi e nuove prospettive di intervento politico. In particolare, 
                  ha sottolineato la necessità di sperimentare, qui ed 
                  ora, forme di organizzazione che, in tutte le espressioni della 
                  vita quotidiana, si collochino coscientemente all'esterno delle 
                  forme irrazionali della finanza globale. Proprio su quest'ultima 
                  esigenza ha focalizzato il suo intervento Antonio d'Amico, coordinatore 
                  della Fera Bio di Catania, da anni impegnato a costruire un 
                  circuito che restituisca al mercato il significato di punto 
                  di scambio, di incontro, di conoscenza e di confronto tra esseri 
                  umani, un luogo che sintetizzi il momento produttivo con quello 
                  sociale, culturale o addirittura affettivo. D'Amico non ha nascosto 
                  le difficoltà e le ambiguità di una pratica che, 
                  collocandosi in una zona indefinita, può essere interpretata 
                  e sviluppata in senso alternativo oppure scivolare all'indietro, 
                  verso un mercato focalizzato invece esclusivamente sulla merce. 
                  Ma la pratica libertaria è fatta di esperimenti, non 
                  di ricette. 
                  Tra gli interventi, numerosi e significativi, ricordiamo quello 
                  di Carlo Natoli, che ha portato l'esperienza dell'Arsenale 
                  – Federazione Siciliana delle Arti e della Musica, 
                  organismo autogestito di produzione e distribuzione di prodotti 
                  con cui, secondo qualche ministro, non si mangia. Alessio Giannetto, 
                  invece, ha poi tracciato il programma costitutivo di una Libera 
                  Società di Mutuo Appoggio Popolare, che si propone, 
                  tra iniziative di pedagogia libertaria, bande musicali, gruppi 
                  di acquisto e di produzione, quella di costituire proprio una 
                  mensa popolare. Gli Arditi del Mestolo che hanno dato vita alla 
                  mensa popolare Lescassaroles, hanno avuto il non facile 
                  compito di soddisfare l'appetito di un centinaio di partecipanti. 
                  Un numero molto lontano dalle masse giulive e plaudenti che 
                  hanno affollato le piazze dei comici (a volte consapevoli, altre 
                  volte meno) comizianti, ma che per l'Ateneo Libertario Etneo 
                  rappresenta un discreto punto di partenza, che prevede ancora 
                  una quindicina di appuntamenti, distribuiti lungo l'arco dell'anno 
                  scolastico, tutti tenuti presso il Teatro Coppola. Va detto, 
                  al proposito, che questo Teatro, occupato dal 16 dicembre del 
                  2011, richiamandosi all'azione diretta, all'autogestione e all'antiautoritarismo, 
                  è esso stesso un esempio concreto di come possa essere 
                  possibile, oggi, percorrere strade alternative alle sirene del 
                  potere (di governo e di cosiddetta opposizione) prefigurando 
                  una nuova società. Non sarà mai abbastanza ripetuto 
                  che questa nuova società o sarà fatta di esseri 
                  umani nuovi o non sarà, e che solo chi ha gli strumenti 
                  di conoscenza può sottrarsi alle catene più pesanti 
                  e più difficili da spezzare, perché non si vedono 
                  e non fanno rumore: quelle dell'ignoranza. È per questo 
                  che l'Ateneo ha curato, in previsione del convegno, la pubblicazione 
                  di un quaderno di sessanta pagine intitolato Riflessioni 
                  su economia e crisi, scritto da Francesco Mancini, ed ha 
                  prodotto, assieme al Teatro Coppola, l'installazione la Grande 
                  Crisi ai tempi della grande crisi, costruita attorno ad 
                  una serie di istantanee di fotografi americani degli anni trenta. 
                  Siamo coscienti che cultura non è lotta, ma siamo altrettanto 
                  coscienti del fatto che una lotta senza senza strumenti culturali 
                  o non è possibile oppure conduce alla feroce dittatura 
                  di pochi sapienti. 
                 Ateneo Libertario Etneo 
                  
                   
                   
                    
                Carrara/Ricordando 
                Raffaella Ruberti 
                 
                  “Noi portiamo un mondo nuovo qui, nei nostri cuori. 
                  Quel mondo sta crescendo in questo istante.”. 
                   
                  Questa la citazione preferita di Raffaella Ruberti, una citazione 
                  che la rappresenta e con cui vogliamo ricordarla. 
                  Raffaella se ne è andata il 14 novembre, lasciando un 
                  vuoto incolmabile non solo per i parenti, gli amici, i compagni 
                  ma per tutto il movimento anarchico. 
                   
                  Figlia di Paola Nicolazzi e nipote di Alfonso, inizia giovanissima 
                  – all'età di 16 anni – la sua attività 
                  di militanza nei gruppi anarchici di Carrara, un'attività 
                  che è durata ininterrottamente per trent'anni. 
                   
                  Raffaella era sempre pronta a impegnarsi in tutte le iniziative 
                  di solidarietà e di lotta, tra le tante a cui ha preso 
                  parte ricordiamo le più significative. 
                   
                  Lavora con passione accanto allo zio nella tipografia “Il 
                  seme”, poi Cooperativa Tipolitografica dove collabora 
                  per molti anni alla stampa e alla diffusione di pubblicazioni 
                  del movimento libertario, tra cui il settimanale anarchico “Umanità 
                  Nova”. 
                  Innumerevoli i suoi contributi a comitati sia locali che nazionali: 
                  sui temi ambientalisti e contro il nucleare, ad esempio la battaglia 
                  per la chiusura della Montedison; contro la repressione, nel 
                  coordinamento contro gli omicidi di stato e in particolare nel 
                  Comitato per la Verità e la Giustizia per Mastrogiovanni, 
                  a cui ha preso parte attivamente fino all'ultimo nonostante 
                  la malattia, presenziando alla sentenza del 30 ottobre a Vallo 
                  della Lucania; per la salvaguardia dei beni comuni come l'acqua 
                  pubblica, il palazzo Politeama di Carrara – del cui comitato 
                  di difesa è stata fondatrice – e contro il traforo 
                  della Tambura. 
                   
                  Grande passione e impegno ha profuso negli ultimi cinque anni 
                  nella Biblioteca Archivio Germinal di Carrara, di cui era insostituibile 
                  anima e cuore, dando il suo contributo attivo non solo per le 
                  iniziative culturali o per la raccolta e catalogazione del materiale 
                  librario e archivistico ma soprattutto per la memoria storica 
                  di cui era portatrice grazie alla sua lunga militanza e ai numerosi 
                  contatti sparsi in tutto il paese. 
                   
                  Vogliamo ricordarla per la sua forza, il suo coraggio, la sua 
                  determinazione e la grinta accompagnati da una grande sensibilità 
                  ed empatia verso gli altri. 
                   
                  Il suo impegno sarà d'esempio a tutti i compagni e le 
                  compagne che porteranno avanti il suo lavoro e che faranno crescere 
                  il mondo nuovo che sognava. 
                 Biblioteca Archivio Germinal Carrara 
                  www.bagcarrara.wordpress.com 
                  Piazza Matteotti n. 31 Piano II 
                  54033  Carrara (MS) 
                  casella di posta 14 
                  
                  
                 
                 
                   
                    
                Sardegna/Un nuovo 
                C.S.O.A. a Porto Torres 
                Il 28 Settembre 2012 il movimento “Noi contro Loro” 
                  con il motto “Occupare per liberare” apre le 
                  porte dell'ex Bocciodromo Comunale di Porto Torres: uno stabile 
                  ormai in balia di erbacce e infiltrazioni d'acqua. La scelta 
                  di occupare arriva dopo quattro mesi di preparazione e 
                  di ricerca di dialogo con le istituzioni, le quali si sono dimostrate 
                  ancora una volta, non in grado di soddisfare le reali esigenze 
                  della cittadinanza. 
                  L'intento del collettivo occupante il “C.S.O.A Pangea” 
                  è di restituire alla città uno 
                  spazio abbandonato creando un centro di aggregazione 
                  sociale e un polo culturale di grande rilevanza, senza 
                  sottovalutare l'importanza dell'esperimento sociologico in atto. 
                  A pochi mesi dall'occupazione il collettivo è già 
                  riuscito ad organizzare varie cene sociali, un cinefestival 
                  sul legame che intercorre tra industria e uomo (tema attuale 
                  soprattutto dalle nostre parti, vista la catastrofica situazione 
                  finanziaria dovuta allo smantellamento della gigantesca zona 
                  industriale, sulla quale, fino ad oggi si erano concentrate 
                  tutte le attenzioni delle varie amministrazioni) e la realizzazione 
                  de “IL Bugiardino“ periodico del C.S.O.A PANGEA. 
                  Altrettanti sono i progetti in cantiere tra cui la realizzazione 
                  dell'edicola libertaria che speriamo sarà punto 
                  di riferimento fondamentale per tutto il Nord-Sardegna. 
                 Claudio Ruggiu 
                  C.S.O.A Pangea 
                  Via Falcone e Borsellino 7 
                  07046 Porto Torres (SS) 
                  
                  
                 
                 
                   
                    
                Milano/Fiera del Libro 
                alla Scighera 
                Snocciolare i numeri è sempre confortante e utile per 
                  raccontare un avvenimento, anche se a volte non basta. Alla 
                  quinta Fiera del libro Anarchico e Libertario di Milano, organizzata 
                  da Ateneo libertario, Circolo dei Malfattori e La 
                  Scighera erano presenti le realtà editoriali italiane 
                  (più La Baronata dalla svizzera): sono state organizzate 
                  presentazioni, tavole rotonde, workshop e un radiocrochet 
                  sul tema della “libertà”. 
                  Sempre i numeri dicono che nei tre giorni, dal 30 novembre al 
                  2 dicembre, sono passate quasi un migliaio di persone nella 
                  grande piazza allestita al centro della Scighera attorno all'albero 
                  di ferro. 
                  
                 La sede di quest'anno, un circolo arci, era stata qua e là 
                  accompagnata da qualche polemica e perplessità per la 
                  tessera che era necessaria per l'ingresso, che si temeva potesse 
                  pregiudicare l'accesso delle persone; per limitare il problema 
                  le tessere 2012 sono state ridotte al costo vivo. 
                  Di contro la nuova sede, riconosciuto centro culturale a livello 
                  milanese, insieme alla vasta campagna di informazione, hanno 
                  favorito l'accesso di un pubblico che in gran parte è 
                  solitamente estraneo ai giri militanti. Quali acquirenti migliori 
                  per i libri anarchici? 
                   
                  Per vedere il video dedicato alla fiera: 
                  http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=lsTXv4f6MXU 
                 Ateneo Libertario, Circolo dei Malfattori, 
                  La Scighera 
                  
                   
                   
                    
                Una bambina (cinese) 
                e le frontiere 
                Una domenica mattina di dicembre, mentre registro gli abbonamenti 
                  alla rivista, ascolto una trasmissione di servizio su RadioUno. 
                  Un insegnante si rivolge alla radio per sapere che cosa debba 
                  fare, dal momento che ha organizzato un viaggio di vacanza e 
                  di studio in Gran Bretagna per i propri allievi e tra questi 
                  vi è una bambina cinese, residente in Italia con i propri 
                  genitori, tutti con regolare permesso di soggiorno. La cortese 
                  avvocato gli risponde facendo una premessa: la Gran Bretagna 
                  fa parte dell'Unione Europea ma non ha sottoscritto l'accordo 
                  Schengen, grazie al quale qualsiasi persona regolarmente residente 
                  in un paese europeo può soggiornare fino a tre mesi in 
                  altro paese dell'Unione. 
                  Per questo la bambina deve richiedere un visto specifico, per 
                  il quale la Gran Bretagna richiede i seguenti documenti: certificato 
                  di nascita, passaporto, autorizzazione di entrambi i genitori 
                  alla sua partecipazione alla vacanza-studio, attestazione su 
                  carta intestata della scuola relativa alla sua frequenza scolastica, 
                  autorizzazione specifica di entrambi i genitori per il docente 
                  che accompagna il gruppo e che deve personalmente affiancare 
                  la bambina nel momento dell'entrata in Gran Bretagna (pena il 
                  di lei respingimento), informazioni sulla situazione economica 
                  della famiglia. L'ufficio competente, una volta verificati tutti 
                  questi documenti, fisserà l'incontro con la bambina che, 
                  accompagnata dai genitori, dovrà farsi prendere le impronte 
                  digitali. 
                  Ho pensato che gli ottocenteschi versi dell'avvocato, poeta 
                  e militante anarchico Pietro Gori Nostra patria è 
                  il mondo intero, nostra legge la libertà mantengono 
                  la loro eterna validità anche di fronte a questo piccolo 
                  odioso esempio di burocratismo che probabilmente impedirà 
                  a una bambina di 12 anni di sentirsi uguale ai propri compagni 
                  di classe. 
                  Provate per un attimo a mettervi nei panni della bambina e a 
                  spiegarle perché probabilmente, dovrà restare 
                  a casa. 
                 Paolo Finzi 
                  (Milano) 
                  
                   
                   
                    
                Lyon/Libri, mostre, 
                cori e tanta gente 
                La libreria libertaria La Gryffe e il Centro di documentazione 
                  libertaria di Lyon (Francia) hanno organizzato per la seconda 
                  volta in tre anni il Salone delle edizioni libertarie. L'iniziativa, 
                  che si è svolta il 17 e 18 novembre scorsi, ha coinvolto 
                  decine di case editrici, diversi autori che hanno presentato 
                  i loro ultimi lavori in dibattiti molto seguiti, che hanno trattato 
                  sia di calcio e anarchismo che della catastrofe di Fukushima, 
                  o ancora della tentazione insurrezionalista oppure della storia 
                  delle lotte operaie e autonome in Spagna e nei paesi Baschi. 
                  Non sono mancati dei video, come quello sugli squat di Barcellona 
                  e l'invasione dei microchip nel nostro quotidiano. 
                  
                 Diverse centinaia di persone sono venute per comprare libri 
                  o chiedere informazioni su quello che propongono i “libertari”, 
                  abbiamo notato la presenza di abitanti del quartiere della Croix-Rousse 
                  dove si è tenuto il Salone, di militanti della regione, 
                  e alcuni curiosi che hanno potuto apprezzare la quantità 
                  e la qualità della cultura libertaria proposta. Come 
                  sempre, in simili occasioni, il piatto forte è stato 
                  rappresentato dagli incontri tra compagni/e di diverse generazioni 
                  e tendenze e anche dalla convivialità che si leggeva 
                  negli sguardi degli organizzatori e di tutto il pubblico, che 
                  è si è riunito per questi due giorni in una sala 
                  municipale messa a disposizione gratuitamente per le associazioni 
                  non-profit. 
                  
                 Si è trattato di un'iniziativa che ha rafforzato il 
                  radicamento del movimento libertario lionese, che era percettibile 
                  anche seguendo l'esposizione preparata dal CEDRATS su 50 anni 
                  di stampa anarchica e libertaria locale. 
                  E poi, quando tre corali provenienti da due quartieri di Lyon 
                  e dalla vicina città di Saint-Etienne hanno inondato 
                  lo spazio del salone con canti romantici e ribelli, ci siamo 
                  veramente commossi ascoltando Figli dell'officina... 
                  che l'accento francese dei coristi ha in un certo qual modo 
                  aggiornato e addolcito. 
                 Mimmo Pucciarelli 
                 |