rivista anarchica
anno 42 n. 371
maggio 2012


dossier Georges Brassens

No, non durante l'orario scolastico

di Paolo Capodacqua

Quando, nel 1985, mi vietarono di cantare Brassens a scuola.

 

...Eppure erano passati più di trent’anni da quando Patachou aveva spinto le tonton Georges su quel palco e verso la Storia. Certo, nel 1952, anche la laicissima Francia aveva provato un brividino nella schiena ascoltando le storie irriverenti di quella baffuta faccia tosta. Ormai, però, nel 1985, a trentatre anni di distanza dal miracoloso spintone, quel signore con la erre arrotata ed il vocione gentile aveva ricevuto riconoscimenti degni dei più grandi poeti francesi, era entrato nelle antologie scolastiche e aveva fatto in tempo pure a morire, nel 1981, sigillato nella Storia di Francia dall’epitaffio istituzionale del presidente Mitterand: ”Il poeta è morto, la Francia intera si raccoglie sulla sua tomba”. Ebbene, di fronte a cotanto pedigree, quella professoressa di francese (sic) di Avezzano riuscì a scandalizzarsi all’ascolto delle parole de L’Orage e Dans l’eau de la claire fontaine, poetate in italiano con passione da ventiquattrenne dalla mia modestissima voce impegnata in un tour nelle scuole superiori della Marsica proprio con un recital dedicato a Georges Brassens.
“Chi paga questo “signore” per tali lezioni di oscenità e oltraggio alla donna?” aveva inveito la puritaine, contornando le saette con altre elucubrazioni ascetiche (e può una donna pregare Dio affinché Questi spinga i venti a soffiare fino a portare le di lei vesti altrove e quindi rendere appetibili le sue membra ignude per qualsivoglia uomo di passaggio?). Con un’istanza ufficiale la prof rese per iscritto le sue rimostranze agli “organi competenti”. Le parole di un’insegnante di provincia, in genere, al di fuori dell’ambito didattico lasciano il tempo che trovano. Invece le invettive della Professoressa Letta (sorella del più noto Gianni) fecero effetto eccome.

Paolo Capodacqua (Avezzano – Aq, 1961) Musicista
e autore. Oltre ad accompagnare da vent’anni il
never ending tour di Claudio Lolli, la sua chitarra è
stata suono, voce e trama creativa per poeti,
musicisti ed autori. Traduttore-interprete di Georges
Brassens, autore di musiche per il Teatro e di
canzoni per bambini, ha pubblicato diversi dischi
e svolge un’intensa attività concertistica e
musicologica. È presente, tra l'altro, in Mille papaveri
rossi
, il doppio CD di interpretazioni di canzoni di
Fabrizio De André, ideato e realizzato da Marco
Pandin, da noi pubblicato nel 2003

Non le becere canzonette dei riflussi

Brassens non s’ha da cantare! Stop ai concerti nelle scuole! Anche se il danno però era in parte fatto. Centinaia di studenti (contenti di aver conosciuto qualcosa che non fossero le becere canzonette del riflusso) erano stati già contagiati dal contatto con le parole del Sommo Untore. Finì che mi concessero di cantare solo nel pomeriggio, a scuole chiuse, della serie chi voleva veniva, come dire, a suo rischio e pericolo. E venne, in uno di quei pomeriggi di grande freddo, un avvocato insegnante di filosofia nel medesimo liceo di Madame. Piacere, Giorgio, i miei ragazzi sono entusiasti delle tue interpretazioni, ti offro gratuitamente la mia assistenza se vuoi avviare un’azione legale. Ringraziai declinando l’invito e spostandomi, negli anni, a cantare e suonare altrove, traducendo Brassens e portandolo, tra mille altri posti, anche al Folkclub di Torino (invitato dal compianto Franco Lucà) in una serata memorabile insieme a due mostri sacri come Fausto Amodei e Nanni Svampa. Oggi ringrazio quella prof come si ringraziano i cattivi maestri, per avermi fatto capire, tanti anni prima di Berlusconi e del bunga bunga, dans quel pays nous vivons e cosa intendano gli integralisti cattolici per “oltraggio alla donna”. Ultimo ma non ultimo, per avermi fatto conoscere Giorgio, che è diventato uno dei miei migliori amici. Giorgio, italianizzazione del nome francese Georges…

Paolo Capodacqua

da “Il Messaggero”, 8 maggio 19853