rivista anarchica
anno 41 n. 361
aprile 2011


dibattito anarchismi

Pensieri ibridi e aperti
a cura di Andrea Staid

Prosegue il dibattito sugli anarchismi.
Dopo Andrea Staid (“A” 359) e Andrea Breda (“A” 360), è la volta di Fiammetta Bonfigli.

 

Fiammetta Bonfigli
Per un superamento del veterofemminismo, verso possibili sbocchi libertari

Ho deciso di inserirmi all’interno del dibattito sui nuovi anarchismi, in quanto credo che il contributo del postfemminismo al discorso sul genere e la sessualità possa essere un fattore libertario e “rivoluzionario” da considerare e valorizzare.
Il discorso politico femminista è sempre stato, con maggiore o minore intensità, basato sulla rigida distinzione di genere fra uomo e donna, la stessa rigida distinzione che in termini economici, normativi e sociali ha giustificato il patriarcato come violenza e sottomissione di genere e come relazione dominante-dominata. Il postfemminismo – grazie al fondamentale lavoro di Judith Butler – e la “Queer theory”, hanno minato i paradigmi essenziali della teoria femminista tradizionale in un modo che, dal mio punto di vista, non può non avere importanti effetti per il discorso e per la pratica del femminismo libertario.
“Considerare il genere come un modo di fare, un’attività performativa incessante, in parte senza saperlo e senza volontà, non implica che sia un’attività normativa meccanica. È una pratica di improvvisazione in uno scenario costrittivo[…]Inoltre, il genere non si crea in solitudine, si costruisce sempre con o per l’altro”(Butler, 2004).
In questo senso, la dicotomia di genere ha avuto il merito di sottolineare la disparità strutturale per sovvertirla, ma allo stesso tempo continua a confermare il paradigma dell’opposizione uomo-donna senza riuscire mai veramente a rivoluzionarne le logiche culturali e politiche. Recentemente ho visto una scritta su un muro di Madrid che diceva “solamente sole siamo libere”, ho immediatamente pensato che chi si accontenta di costruire la propria soggettività e la propria libertà evitando la relazione, il confronto e l’osmosi con l’altro, non può aspirare né all’abbattimento del patriarcato né alla propria mutazione culturale. Un’attenzione particolare alla decostruzione del genere, interpretato come paradigma dello scontro inconciliabile tra sessi, può aiutare un discorso libertario che tenga conto della natura fluida e infinitamente composita sia del genere che della sessualità umana. Re-interpretando la sessualità basata sulla dicotomia eterosessuale/omosessuale, la Teoria Queer legge una molteplicità di possibilità sessuali e cerca radicalmente di vedere una pluralità di pratiche di genere (Bulldagger, 2006; Werner,1999).

Dal mio punto di vista ogni individuo libertario (uomo, donna, nessuno dei due) può posizionarsi in ogni punto lungo la linea che parte dal femminismo classico e arriva alla radicalità Queer. Non si può però prescindere dal comprendere come la natura decostruttiva di quest’ultima sia in sé stessa rivoluzionaria, dirompente e provocatoria.
La principale critica che può essere fatta alla teoria Queer è quella di non avere un impatto pratico e fattivo. La mia posizione come donna 25enne libertaria è quella di applicare il potenziale liberatorio di tale teoria all’estetica e alla pratica erotica. Mi spiego meglio: se per anni il femminismo tradizionale si è concentrato nell’attacco sistematico contro la pornografia, la sensualità e la provocazione femminile, viste – in alcuni casi comprensibilmente – come strumento di sottomissione al desiderio e all’erotismo maschile fallocentrico (McKinnon), io credo che si sia così passati dalla repressione statale/religiosa/maschile a una sorta di auto repressione basata sulla criminalizzazione del desiderio e dell’infinito gioco della sensualità. Allo stesso tempo credo che ciò che le donne debbano ricercare per poter finalmente sentirsi libere è la riappropriazione dell’immaginario erotico e non la sua soppressione.
Un esempio molto discusso che si mette in pratica è quello del post-porno, cioè una pornografia contraria al modello predominante (fondamentalmente mercificato, maschile e violento) e che si basa su un’estetica diversa, la pioniera di tutto questo fu Annie Sprinkle, prostituta e performer artistica. Ancora oggi il dibattito su come si possa leggere questi esperimenti rimane aperto. Nello stesso momento in cui il sesso, i suoi giochi e i suoi schemi non sono più strumento di dominio, possono finalmente costituire benessere, piacere e liberazione.
Lungi dal voler fare un elogio dell’edonismo fine a sé stesso, sull’onda sessantottina, credo che la libertà della donna nella sua relazione con altre donne e con gli uomini debba passare per la ricerca del suo potenziale massimo, di una felicità che passi dal rispetto di sé stessa e degli altri, cercando di non costruire altri modelli paradigmatici sullo stile monogamia-poligamia o sull’immagine della brava militante dedita solo al sol dell’avvenire ( la sempre onnipresente “donna con le palle”). Forse la vera rivoluzione potrebbe essere questa: lasciare aperte le infinite possibilità che abbiamo, non sostituire un paradigma con un altro, non cercare altri modelli sostitutivi che possano essere ugualmente repressivi, ma ricercare la propria specifica maniera di essere felici da sole e con gli altri liberando sempre più i nostri desideri, qualunque essi siano: provocazione o no, gioco o no, monogamia, esistenza poli-amorosa, sperimentazione o no … tutto deve poter essere una pratica possibile della nostra felicità e della nostra libertà.

Fiammetta Bonfigli

Andrea Staid
Leggere gli anarchismi

Gli anarchismi di Francesco Codello è un libro che costituisce una introduzione alle idee classiche e ai diversi tipi di anarchismo così come si sono presentati nel corso della storia e come ci appaiono oggi.
L’anarchismo è un’idea pluralista. Date alcune concezioni comuni e irrinunciabili, le idee dell’anarchismo sono molteplici e le forme organizzative sono tante. Le principali sono presentate e illustrate in questo testo, che non pretende comunque assegnare o distribuire giudizi di importanza o ortodossia. Solo rispondono a un interesse e a una sensibilità personale o perché ritenute meno conosciute dall’autore.
Naturalmente le differenze tra i diversi anarchismi, così come qui presentati in sintesi, sono meno decise. Le varie tendenze non sono quasi mai “pure”, ma si intrecciano e si contaminano tra di loro.»
Il movimento anarchico e libertario (nato ufficialmente a Saint-Imier nel 1872), non ha mai voluto tracciare un’unica via contro il dominio. In altre parole gli anarchici ed i libertari come ci dimostra Codello nel suo libro si sono sempre “differenziati” nel corso dei tempi con diverse forme organizzative quali, per esempio, in comunisti-anarchici, socialisti-anarchici, individualisti anarchici, sindacalisti anarchici, educazionisti,ecc. ecc.
Con forme diverse, ma non contraddittorie, le fondamenta del pensiero e dell’azione anarchica si caratterizzano nell’opposizione a qualsiasi forma di dominio, non solo agli essenziali e tradizionali“politico (lo Stato e le sue istituzioni), economico (capitalismo) e religioso (le chiese)”, ma anche in quelle situate negli ambiti esistenziali, come le relazioni tra persone, partner, nella famiglia, nella scuola, sul posto di lavoro, nell’ecologia,ecc.
Quindi l’anarchismo è sempre stato multiforme,e quello che a prima vista può essere ritenuta una debolezza, è nel contempo anche la sua grande forza, perché ha permesso e permette multiple visioni della realtà in evoluzione, Anarchismi è un libro che ci permette di leggere l’anarchismo non come un dogma monolitico ma come un’idea dalle molte interpretazioni pratiche e teoriche.

Andrea Staid