rivista anarchica
anno 33 n. 295
dicembre 2003 - gennaio 2004


ai lettori

Ai lettori

 

Pacchi-bomba. Anarchici, pista anarchica, bombe anarchiche in prima pagina sui giornali e, in genere, nei mass-media. Le ultime settimane «ci» hanno riportato agli onori della cronaca. Purtroppo.
Sul «tradizionale» binomio anarchia/violenza abbiamo già scritto ampiamente. Sentiamo, come sempre, puzza di imbecillità e di strumentalizzazioni.
Ai giornalisti che hanno telefonato in redazione per raccogliere la nostra opinione abbiamo risposto: richiamateci in altra occasione, per chiederci informazione su quello che davvero facciamo, sulle nostre attività culturali, sull’impegno nel sindacalismo di base, sulle battaglie ecologiste, ecc.
Passiamo ad altro.

Ambiente. Inizia, con la prima puntata dedicata ai rapporti tra energia e comunità, una serie di articoli sulla più generale tematica «Ambiente e comunità». La loro uscita è prevista a mesi alterni. L’obiettivo che si propone l’autore – Adriano Paolella – è quello di affrontare, seppure in via introduttiva, i problemi legati ai modelli abitativi, prospettando soluzioni ambientalmente equilibrate, non autoritarie, tese al benessere.
Lo spazio di riflessione è articolato, ogni volta, in tre parti distinte: la prima («la questione») si occupa delle principali questioni irrisolte; la seconda («la testimonianza») riferisce di insediamenti configurati in relazione ai caratteri ambientali dei luoghi; la terza («osservazioni dalla contemporaneità») fornisce notizie e osservazioni critiche legate ai nostri giorni.
Ricordiamo che Adriano Paolella è da vari anni uno dei nostri collaboratori più prolifici. Docente di Tecnologia dell’Architettura presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, direttore di «Attenzione» (rivista del WWF Italia), esperto in progettazione ambientale, è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo, da poco uscito per i tipi di Elèuthera, il volume «Progettare per abitare».
Con Zelinda Carloni ha realizzato la serie (al momento conclusa, ma… nella vita mai dire mai) di 7 dossier sulla globalizzazione, nonché quello su «un altro modo è possibile», tutti usciti all’interno di «A» negli ultimi due anni e mezzo.
Con questa serie di mini-dossier su vari fronti della questione «Ambiente e comunità», prosegue l’attenzione della nostra rivista non solo per il pensiero e le tematiche ecologiste, ma anche per la proposta di soluzioni concrete, pratiche. Ad Adriano Paolella il compito di proporre dati, riflessioni, possibili soluzioni. A voi tutti la possibilità di contro-proporre, discutere, approfondire.
La seconda puntata verrà pubblicata su «A» 296 (febbraio 2004).

Opinioni. Nella rubrica della posta ospitiamo un lungo intervento dell’amico Luigi Veronelli, che propone agli anarchici di partecipare alla prossima tornata elettorale nell’ambito di liste denominate «I centri sociali», nelle quali dovrebbero a suo avviso confluire, tra gli altri, i centri sociali, le forze del volontariato laico e cattolico e appunto gli anarchici. Ci è difficile pensare che, in un’epoca di sempre maggiore disaffezione dal voto, proprio dagli anarchici – da sempre contrari, e motivatamente, alle elezioni – possa giungere un segnale in controtendenza.
La storia del movimento anarchico non è stata certo, nemmeno in questo ambito, univoca (basti pensare alla Spagna del 1936, quando nel governo repubblicano ci furono addirittura… quattro ministri anarchici). Noi non abbiamo dunque paura di riesaminare scelte che pur fanno parte della nostra «tradizione». E proprio l’astensionismo è stato oggetto su questa rivista, poco tempo fa, di un dibattito che ha fatto storcere il naso a non pochi anarchici.
Veronelli ora dice la sua e noi, che seguiamo con simpatia il suo impegno in difesa non solo del mondo agricolo ma di un modo di produzione e di vita antagonisti a quello dominante, volentieri pubblichiamo il suo scritto.
Ci limitiamo a fargli notare che la scelta astensionista non è stata «imposta» al movimento anarchico dai suoi «dirigenti», ma è stata – fin dalla nascita del movimento, un secolo e mezzo fa – il conseguente corollario di una scelta di impegno e di lotta al di fuori delle istituzioni.
Per parte nostra, restiamo convinti astensionisti. Il buon Gino non ce ne voglia.