rivista anarchica
anno 29 n.252
marzo 1999


Un profilo a più voci

Lo studio è un’arma micidiale per difendersi dall’arroganza del potere (di ogni potere). Nel pensiero di Pier Carlo Masini, e nel suo stesso percorso di vita e intellettuale, ci sono tutti gli elementi per l’affermazione irrinunciabile di questo principio etico. Nel suo essere storico prolifico, curioso e irrequieto, attento agli eretici del pensiero politico moderno e alle militanze irregolari laiche e socialiste, egli ha lasciato un’eredità impegnativa alle nuove generazioni di studiosi.
A dispetto di ogni analisi di superficie su di un itinerario politico che potrebbe apparire ai più incomprensibile - dal liberalsocialismo al PCI e alle dissidenze comuniste, dall’anarchismo alla socialdemocrazia - Masini rimarrà "fedele a se stesso". L’ansia di ricerca controcorrente e la coerenza libertaria che lo hanno sinceramente animato gli sono stati riconosciuti negli ambienti più disparati, da una rete di amici e di estimatori certo inimmaginabile per vastità e diversificazione. E della sua vasta cultura, della personalità poliedrica di bibliofilo raffinato e scopritore / valorizzatore di archivi dispersi e fondi librari, sono emersi i tratti salienti nell’iniziativa che gli è stata di recente dedicata.
Il Comune di Bergamo e le istituzioni più importanti di questa città (Archivio Bergamasco e Gruppo degli Amici di Arcangelo Ghisleri, Centro Culturale Progetto e Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Biblioteca Civica A. Mai e Associazione Amici della Biblioteca Civica, Museo Storico della Città), insieme con la Biblioteca Franco Serantini di Pisa, il Centro Studi Storici della Val di Pesa e la Rivista Storica dell’Anarchismo hanno organizzato una giornata di riflessione sull’opera dello studioso toscano, a meno di tre mesi dalla morte. Stupiscono la tempestività dell’iniziativa e la grande disponibilità e sensibilità dell’amministrazione comunale e degli altri enti pubblici della città lombarda. E stupisce anche l’amore con cui è stato curato il convegno dagli organizzatori, e la straordinaria "attenta" partecipazione di pubblico.
Anche chi si fosse trovato, nell’occasione, per la prima volta a camminare sulle strade di Bergamo Alta forse avrebbe potuto cogliere nella bellezza e nell’austerità dei monumenti, nello stesso spirito dei luoghi, una possibile risposta alle motivazioni che portarono Masini a scegliere (dal 1957) di andare a vivere e di rimanere per oltre quarant’anni in questa città, ad operarvi in maniera feconda. Qui la tradizione clericale forte si è incontrata / scontrata da sempre con quella risorgimentale laica, traendone talvolta occasioni vantaggiose per confronti ad alto profilo, creando magari spazi di libero dibattito culturale altrove impraticabili. Su questo argomento tralasciamo di proposito il paragone, che sarebbe impietoso, con la Toscana periferica "rossa" del contado e delle pro-loco (dove i migliori assessori alla cultura si sono diplomati alla Scuola Radio Elettra).
Nella stessa giornata bergamasca sono anche emersi, dal contenuto delle relazioni, elementi di conoscenza circa il disagio patito dal giovane intellettuale Masini nel convivere, nell’immediato dopoguerra, nei ranghi dirigenti (sia pure locali) di un partito come il PCI togliattiano e in un ambiente di paese chiuso e soffocato dall’invadenza del prete. Da allora la battaglia contro i totalitarismi clericale e comunista è stata motivo di impegno culturale e politico incessante. Per questo dovrà sopportare il peso di vendette trasversali.
In proposito, su questa situazione di sofferenza vissuta sulla propria pelle, con conseguenze pesanti sul piano personale, di recente aveva potuto esaminare - per la prima volta - carte riservate sul suo conto e informative di polizia reperite, con autorizzazione ministeriale, presso l’Archivio Centrale dello Stato. I documenti sono stati poi in parte utilizzati per una ricerca pubblicata sulla Rivista Storica dell’Anarchismo. Egli, pur immaginando senza conoscerne direttamente la portata, ebbe a dichiarare di sentirsi "molto amareggiato" per il loro contenuto, effettivamente calunnioso e offensivo.
Nel convegno - intitolato "Un profilo a più voci" - è forse mancata la voce di qualcuno che testimoniasse sul ruolo svolto dall’anarchico toscano nei partiti nenniano e saragattiano, nei decenni più importanti e politicamente decisivi della nostra repubblica. Chi scrive queste note ne ha avuto solo sentore in conversazioni occasionali con un ex presidente della Corte Costituzionale e con qualche oscuro dirigente socialdemocratico di provincia.
Di Masini studioso, e ricercatore di cultura vastissima, la giornata di studi ha fornito invece un profilo efficace e a tutto tondo. A noi è personalmente caro e chiaro un messaggio: la ricerca scientifica sul movimento operaio, gli studi sui socialismi possono essere intrapresi anche contro la volontà e senza il placet preventivo della chiesa accademica cattocomunista (erede poco colta di quella togliattiana).

  Giorgio Sacchetti