Rivista Anarchica Online
L'arancione l'ha preso nel guru
di Palluntius
Adesso Rayneesh mi è più simpatico! Ex professore di filosofia, aveva creato a Poona, in India,
una comunità-tempio che era diventata meta di schiere di ex-tutto in cerca di illuminazione. Tra
questi, molti gli italiani, in genere ex-movimentisti. Qualche tempo fa è sparito con la cassa,
"ufficialmente" è in America per operarsi alla spina dorsale, praticamente pare non abbia più
nessuna intenzione di rimettere piede a Poona. Perché è più simpatico? Perché penso
da una parte
alla sua coerenza e dall'altra ai suoi seguaci. Mi spiego. Fondamentalmente il pensiero di Rayneesh si
può riassumere come una ricerca di
liberazione individuale attraverso il rifiuto e la liberazione da tutte quelle sovrastrutture interne
ed esterne all'individuo che impediscono la presa di coscienza: del proprio corpo, del proprio
essere, del proprio modo di essere al nostro esterno, cioè di comunicare. Come doveva avvenire
questa liberazione? Attraverso tutta una serie di "distacchi" o di rinunce da tutto ciò che si
riteneva superfluo o addirittura limitante del nostro essere. Distacchi ottenuti tramite
l'esercitazione della mente e del corpo ad entrare in se stessi, cioè a prendere coscienza di sé. In
modi molteplici e con terapie psico-fisiche, tra l'altro simili a quelle proposte da Reich, con
meditazioni "trascendentali" atte cioè a vederci dall'esterno e riconoscere così i nostri difetti ed
errori. Pregevole iniziativa che però contrastava in modo stridente con tutto quello che era stato
realizzato e messo in piedi per ottenere ciò. In pratica Poona era una specie di villaggio-santuario
retto da una perfetta organizzazione commerciale dove tutto avevo un prezzo, tipo commercio
delle indulgenze plenarie (lo sconto sugli anni da passare in purgatorio ottenuto con un'offerta)
creato dalla chiesa cattolica. C'era proprio tutto: culto della personalità, divisa arancione, lavoro
nero nella "comunità", etc. In realtà Poona era diventata, se mai fosse stata il contrario, una
mini-Mecca per quanti delusi da
verbi più "terreni" vagavano nel limbo dei senza famiglia, in attesa di una nuova verità-rivelata a
cui aggrapparsi. Rayneesh gliel'ha data. Gli elementi erano gli stessi: spirito di élite se non di
popolo eletto (le avanguardie rivoluzionarie...), una divisa arancione in cui identificarsi e per cui
diversificarsi (gli eskimi...), un rosario con la sua effige da portare al collo (i ritratti di Mao
ecc...), un verbo, una verità rivelata in cui credere ciecamente e a cui attenersi (la bibbia, il
capitale, il libretto rosso...), una regola di vita per organizzare la comunità (le sezioni di partito,
le sedute di autocoscienza...), un pizzico di martirio dato che gli arancioni sono stati subito
emarginati dal movimento (il militante pronto a morire per l'idea...) e la gabella, salata, per poter
essere ammessi al suo cospetto e far parte della sua casta (la tessera del partito, o da un'altra
ottica la rinuncia "formale" ai beni terreni...). Quello che non gli ha dato è stata una morale,
proprio perché quello che predicava la negava come una delle prime cose a cui rinunciare. In
compenso se la sono costruita da soli, un po' come prima se l'erano creata adottando il contrario
di quella che volevano distruggere (no alla famiglia si alla coppia aperta, ma io sto bene con la
mia compagna!... revisionista!). E ce li vedevamo tornare, subito visceralmente antipatici, con
quell'aria distaccata dalle cose volgari del mondo, sempre serafici (in pubblico), sempre con la
citazione in bocca. Maneggiavano molto denaro, ma tanto non gli interessava (perché ne
avevano). Questi perfetti esempi di salto dalla padella nella brace, sempre così ben disposti con il
mondo nel loro distacco, da non fare più distinzione tra rossi o neri, tra sfruttati e sfruttatori, tra
oppressi e oppressori, avevano superato queste distinzioni fittizie, si liberavano eterei con i loro
the al gelsomino, i loro sorrisi durbans, i loro incensini, sui guai del mondo. Veniva quasi da
pensare che se fosse scoppiata la guerra atomica loro si sarebbero salvati. Però ogni tanto
ritornavano a Poona come per disintossicarsi, come noi andiamo a Fiuggi per pisciar fuori i
calcoli renali. Era una liberazione che dava crisi di astinenza. Senza il carburante delle parole del
guru faceva poca strada: una specie di metadone mentale. Però se da una parte questi
mammalucchi mi facevano pena dall'altra Rayneesh mi faceva incazzare. Era l'esempio vivente
di come si potesse trasformare in ideologia anche un'idea che in fondo poteva riscuotere la mia
simpatia: liberarsi dalle sovrastrutture cominciando da noi stessi! Non era un argomento di cui gli
anarchici hanno sempre sentito il problema e l'importanza? Come si poteva, pur con uno spirito
da ciarlatano e gabba gonzi, predicare per anni queste cose (tra l'altro finendo in carcere) senza
per lo meno crederci? Ma se ci credeva come faceva ad ammettere la nascita di un baraccone
idiota come Poona, come giustificava la Rolls Royce, piuttosto che le pagliacciate tipo la
meditazione del mattino: vera e propria divinizzazione delle parole e delle idee? In realtà già da
un po' di tempo Rayneesh aveva cominciato a comportarsi in modo strano: alla mattina anziché
parlare di coscienza, corpo ecc. raccontava barzellette spinte, poi aveva cominciato a non parlare
più del tutto, infine è sparito con la cassa e con un gruppo ristretto di collaboratrici. Si potrebbe
pensare: logico finale e invece secondo me si può dare un'altra interpretazione. La provocazione portata
all'eccesso di uno che ha fatto vivere ad un branco di pierlotti (che
invece si consideravano degli eletti) l'esatto contrario di quanto diceva, dimostrava quanto
l'emancipazione di una persona dipenda proprio dalla persona stessa, al di là del valore e della
validità delle idee che gli si propongono. Questo vale anche per gli anarchici e l'anarchismo: ogni
idea per quanto buona una volta codificata diventa dogma, cioè nega la possibilità del dubbio,
dell'analisi. Da lì a diventare verità rivelata e quindi sistema autoritario il passo è breve. In
pratica l'anarchia può vivere solo quando esiste l'anarchia dell'anarchia, vale a dire il suo
continuo mettersi in discussione. Senza dimenticare che ideologia non lo diventerà da sola, ma
viene fatta diventare da chi la professa, cioè gli anarchici. Ora, può darsi che Rayneesh sia
veramente un cialtrone come ce n'erano tanti nelle fiere di paese,
ma vedendo le cose da quest'ottica, se non altro un cialtrone simpatico. Anche se la sua lezione
pare non sia servita ancora ai suoi discepoli dalla testa dura e vuota: ce li siamo visti ritornare
con il solito sorriso idiota, come se non fosse successo niente, senza neanche ammettere il valore
dirompente che, anche per una religione, ha il fatto che il "profeta" sia scappato. Loro dicono che
tornerà più bello e più superbo di prima, bravi, bene. Intanto camminano rasente i muri,
perché
anche per uno distaccato dai guai nel mondo fa male prenderla nel guru. Non gli ha aperto gli
occhi neanche la lettera che Rayneesh ha inviato alla rivista tedesca Transatlantic (riportata
dall'europeo): "Ho acconsentito che venisse costituita una industria della devozione (alla quale
ogni religione prima o poi arriva) e voi entusiasti, vi siete affiliati. Mi sono concesso automobili
che vi hanno meravigliato. In fine avete creduto che le vostre forze dipendessero dal mio ridicolo
ritratto che portate appeso al collo". A noi resta comunque la sgradevole sensazione che si sia
trattato di un gioco tra gente che aveva tempo da perdere e il privilegio di perderlo. La morale,
comunque, dovrebbe farci meditare, anche se non in modo trascendentale.
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