Rivista Anarchica Online
Anarchia in pentagramma
di Cesare Bermani
Ernesto Iaschi, un calzolaio libertario di Parma morto a 77 anni nel 1939 a Novara, raccontava di
aver conosciuto Pietro Gori in America Latina e ricordava sempre come egli si portasse ai
cancelli degli stabilimenti e - prima di iniziare il comizio - si mettesse a cantare dei canti sociali
accompagnandoli con la chitarra. È un'immagine che testimonia di un aspetto tutt'altro che
secondario della personalità di Gori, che fece delle proprie canzoni un impareggiabile strumento
di propaganda elementare anarchica. Lo stesso Antonio Gramsci - in un giudizio peraltro
tutt'altro che elogiativo - segnala la forte influenza ideologica esercitata dall'opera di Gori su tutto
quanto il movimento operaio: che il libertarismo generico (cfr. concetto tutto italiano di
"sovversivo") sia molto radicato nelle tradizioni popolari, si può studiare attraverso un esame
della poesia e dei discorsi di P. Gori, che poeticamente (!) può essere paragonato
(subordinatamente) al Cavallotti. C'è nel Gori tutto un modo di pensare e di esprimersi che sente
di sagrestia e di eroismo di cartone. Tuttavia quei modi e quelle forme, lasciate diffondere senza
contrasto e senza critica, sono penetrate molto profondamente nel popolo e hanno costituito un
gusto (e forse lo costituiscono ancora). Certo, l'opera poetica di Gori risente fortemente del gusto di
un'epoca ormai tramontata. Ma ben
difficilmente si potrà sostenere che canti come Addio a Lugano o Stornelli
d'esilio - ancora oggi
universalmente noti a tutti i militanti d'opposizione - esprimano dell'"eroismo di cartone"! Ricordo che nel 1962,
quando il Nuovo Canzoniere Italiano aveva cominciato le proprie ricerche
sui militanti di base, una delle cose che più mi colpivano era la diffusione che continuavano ad
avere diverse canzoni di Gori. Fatte proprie anche dai canzonieri socialisti e comunisti precedenti
l'avvento del fascismo, per lo più da cantarsi su arie di canzoni popolari, di inni, di brani
operistici assai conosciuti, questi canti continuavano ad essere cantati anche da vecchi militanti
del PSI e del PCI con un trasporto che rivelava spesso la loro adesione ai contenuti di testi e a
determinate idee germinate sul suolo libertario, che essi non ritenevano in contraddizione con la
loro milizia politica in partiti che si richiamavano al marxismo. Le canzoni di Gori erano
insomma entrate stabilmente nella tradizione proletaria, e potevo ora anche spiegarmi come mai
alcuni anni prima il senatore socialista Camillo Pasquali, già sindaco assai popolare di Novara,
avesse voluto che ai suoi funerali, svoltisi nel marzo 1956, un coro cantasse Il primo maggio,
forse dopo Addio a Lugano la canzone più diffusa di Gori. Fino a tempi recenti è
mancato però un approccio critico alla tradizione del canto anarchico e, per
esempio, nelle Opere curate da Pasquale Binazzi sono riportate solo una parte delle canzoni di
Gori a tutt'oggi alcune di esse non sono state ancora collocate all'interno della sua biografia, cui
del resto aderiscono strettamente. Va tra l'altro notato che non sempre Binazzi ha distinto
nettamente tra poesie e canzoni del Gori, sicché alcuni testi segnalati come poesie sono stati in
realtà cantati. Allo stato attuale delle ricerche sono sicuramente attribuibili a Gori 15 canzoni...: Il
primo maggio, da cantarsi sull'aria del coro dell'opera Nabucco di Giuseppe Verdi, scritto
probabilmente durante la prigionia preventiva per l'avvicinarsi del 1° maggio 1892. Riportata in
moltissimi canzonieri sociali, registrata numerose volte sul campo, essa è stata adattata a diverse
melodie, ciò che è indice della sua popolarità. Se ne conosce anche una versione in spagnolo.
L'inno entrò a far parte del copione di Primo maggio. Bozzetto drammatico in un atto
con
prologo in versi e inno corale, rappresentato per la prima volta a Paterson nel 1895 e poi
nuovamente rappresentato in altre città Nordamericane nel corso di quell'anno e del successivo.
Ricordiamo come Gori si prestasse a fare da attore in quel suo bozzetto (il teatro sociale e l'altro
strumento di efficace propaganda elementare prediletto da Gori); Il canto dei minatori, da cantarsi
sull'aria dello Spazzacamino (non sappiamo quale canzone si
celi sotto questo nome, comune ad altri noti canti). Questa indicazione appare soltanto su un
numero della "Questione sociale" di Paterson nel 1900. Scritto a Lugano il 6 gennaio 1891,
questo canto non è mai stato pubblicato su canzonieri sociali, né registrato sul
campo; Inno del Partito Socialista Anarchico, pubblicato in Battaglie con
l'indicazione "per musica" e
scritto a Milano nel carcere cellulare di San Vittore durante il luglio 1891. Anch'esso non è mai
stato pubblicato su canzonieri sociali né registrato sul campo; Inno dei socialisti anarchici,
da cantarsi sull'aria dell'"inno antipatriota francese". Non è
pubblicato nelle Opere ma è attribuito a Gori da numerosi canzonieri sociali. Si può
presumere
che il canto sia stato scritto attorno al 1891, anno di fondazione del nuovo partito socialista
anarchico rivoluzionario; Inno della canaglia (Marcia dei ribelli), da cantarsi sull'aria
dell'Inno dei lavoratori, scritto a
Milano nel carcere di San Vittore il 17 luglio 1891. Ha mantenuto una certa diffusione in
ambienti anarchici. È pubblicato su numerosi canzonieri sociali ed è stato qualche volta registrato
sul campo; Amore ribelle, da cantarsi sull'aria dell'Inno dei nichilisti. Conosciuto
anche come Canzonetta del
libero amore è stata, a nostra conoscenza, pubblicata per la prima volta sui canzonieri sociali del
1904 (Il canzoniere dei ribelli, Barre, Edizione de la "Cronaca sovversiva"; Il canzoniere della
rivoluzione, West Hoboken). Può forse risalire agli anni 1891/93 (ricordiamo, per esempio, che
del 1893 è la poesia di Gori Amore libero, pubblicata sull'"Amico del popolo" di Milano).
Questo
canto di Gori è stato più volte registrato sul campo, anche adattato a melodie diverse, ciò
che è
indice della sua popolarità; Inno dei lavoratori siciliani, da cantarsi sull'aria dell'Inno
di Mameli, risale con tutta probabilità
al dicembre 1893/gennaio 1894, epoca della repressione dai Fasci siciliani da parte di Crispi.
Aggiunto nella seconda edizione di Canti d'esilio. Poesie varie (Milano, Editrice Moderna, 1948)
era già stato pubblicato in numerosi canzonieri. Non è mai stato registrato sul campo; Il
canto dei coatti, da cantarsi sull'aria della canzone popolare In questa oscura cella (Le
sofferenze del carcerato), risale con tutta probabilità al periodo posteriore alla condanna di Gori a
5 anni di domicilio coatto nel 1894, che lo costrinse a riparare in Svizzera. Registrata anche
numerose volte sul campo, non è stata pubblicata nelle Opere, ma è attribuita a Gori
da numerosi
canzonieri sociali; Sante Caserio, da cantarsi sull'aria della canzone toscana Suona la
mezzanotte, venne
probabilmente scritta a Lugano nel corso del 1894. Non figura nelle Opere ma è attribuita a
Gori
in numerosi canzonieri siciliani e da Luigi Fabbri. Sembra comunque non abbia avuto grande
diffusione. Non è mai stata registrata sul campo; Addio a Lugano, da cantarsi sull'aria della
canzone Addio San Remo bella, scritta in carcere a
Lugano nel gennaio 1895. Diffusissima, è stata registrata sul campo adattata a diverse
melodie; L'inno dei coatti, da cantarsi sull'aria dell'Inno dei lavoratori, risale con ogni
probabilità
anch'esso agli anni 1894/95. Non è pubblicato nelle Opere, ma è attribuita a Gori da
alcuni
canzonieri sociali, nei quali è riportata con titoli diversi. È stata registrata più volte sul
campo!; Stornelli d'esilio, da cantarsi sull'aria della canzone toscana La figlia
campagnuola, dovrebbe
risalire al periodo iniziale dell'esilio di Gori (1894/95), giacché egli lo ricorda cantato a Kansas
City la sera del 1° maggio 1896 e ne parla come di "un ormai vecchio canto d'esilio". Non è
pubblicato nelle Opere, ma è attribuita a Gori da alcuni canzonieri sociali e da Luigi Fabbri.
Registrata più volte sul campo, viene cantata su più varianti melodiche; Il canto dei
lavoratori del mare, pubblicati per la prima volta in Canti d'esilio (Chieti, Tip. Ed.
Camillo di Sciullo, 1906), venne scritto a Valparaiso (Cile) nell'aprile 1901 e posteriormente
musicato da Masor Denci. Stampato sui libretti di lavoro rilasciati dalla Società Cooperativa di
navigazione "Garibaldi", è pubblicato in pochi canzonieri sociali. È stato registrato sul campo
soltanto nella zona dell'Isola d'Elba; Il canto dei lavoratori della terra, pubblicato anch'esso per
la prima volta nel citato Canti
d'esilio, venne scritto a Tucuman (Perù) nel 1901, ma - non essendo mai stato registrato sul
campo e mancando indicazioni dell'autore - non sappiamo su che melodia fosse cantato. Il repertorio di Gori e
in genere il canto anarchico hanno conosciuto in questi ultimi 15 anni un
certo revival dovuto all'attività di ricerca, di sistemazione critica e di riproposta fattane
dall'Istituto Ernesto De Martino di Milano e dal Nuovo Canzoniere Italiano, grazie alla
pubblicazione ne "I dischi del Sole" di numerosi canti anarchici e alla loro introduzione in
canzonieri sociali e in spettacoli. Quest'attività di ricerca e riflessione sistematica sul canto
sociale italiano ha permesso numerose altre iniziative (per esempio, l'antologia di Leoncarlo
Settimelli e Laura Faravolti sul canto anarchico, peraltro infiorata di errori, e quella di tipo
compilatorio sul canto di protesta, di Giuseppe Vettori) che hanno ulteriormente aiutato la
diffusione della canzone anarchica. Ricordo infine che la ricerca sul campo è quella d'archivio
hanno permesso a Massimo Castri, Emilio Jona e Sergio Liberovici di produrre l'opera teatrale È
arrivato l'anarchico Pietro Gori, che qualche anno fa ha riproposto la figura di Pietro Gori al
pubblico di massa.
discografia Parte delle canzoni raccolte dai ricercatori dell'Istituto Ernesto de
Martino o comunque riproposte
dai cantanti del Nuovo Canzoniere Italiano sono pubblicate ne "I Dischi del Sole". Canti anarchici 1 -
DS 6 canti anarchici 2 - DS 11 Canti anarchici 3 - DS
28 Addio Lugano bella. Antologia della canzone anarchica in Italia 1 - DS
152/54 Quella sera a Milano era caldo... Antologia della canzone anarchica in Italia 2 - DS
1099/01 Il 29 luglio del 1900, di Emilio Jona e Sergio Liberovici. Materiali originali (canti,
testimonianze, documenti) per un uso espressivo, didattico, drammaturgico della cultura di base
e per la storia di un regicidio - DS 1018/20. Questi dischi possono essere richiesti alle Edizioni Bella
Ciao - via Melzo 9 - 20196 Milano.
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