Rivista Anarchica Online
Anarchici a Sinigaglia
di Franco / Patrizio / Lillino
Alla fiera di Sinigaglia ci siamo anche noi: non vorremmo si pensasse che gli anarchici si siano
intrufolati fra la gente frequentatrice di questo mercatino del sabato onde aizzarla e spingerla alla
sospirata rivoluzione sociale anarchica. Molto più semplicemente quello di cui vogliamo parlare
è della nostra esperienza, essendo ormai ininterrottamente dal maggio scorso che andiamo alla
"fiera" con banchetto dove viene esposta e messa in vendita la stampa anarchica (giornali, libri,
riviste e opuscoli). Ma prima di parlare di questa nostra esperienza vorremmo riuscire a ben
esporre che genere di mercatino è quello della fiera di Sinigaglia, non tanto per la gente che abita
a Milano (chi non c'è stato almeno una volta!) ma per tutti coloro che avranno modo di leggere
questo scritto. Si tratta di un mercato diverso dai soliti mercati comunali che un giorno alla settimana occupano
uno spazio, piazza o via dei vari quartieri di Milano. Anche qui c'è in vendita di tutto, tranne i
generi alimentari, e in più molto spazio è stato dato al genere dell'usato, dell'artigianato e delle
bancarelle più o meno abusive, tipo la sfilza di coperte messe per terra dai giovani frikettoni con
sopra innumerevoli oggetti di piccolo artigianato, un'attività, questa, che a volte serve loro per
vivere o per integrare il basso stipendio di lavoratori precari. E sono questi "abusivi", spesso, i
più colpiti dalle minacce e dalle multe dei vigili che ogni sabato "calano" alla fiera a guardare,
controllare, insomma a "mantenere l'ordine". È anche il luogo di ritrovo dei giovani per
scambiarsi i dischi o per venderli a bassissimo prezzo, essendo appunto dischi usati. Oltre
all'usato, mai venduto a basso prezzo come succede in altre città, ci sono anche le bancarelle
dell'antiquariato di ogni genere; dalla vecchia monetina al vecchio mobilio settecentesco. Ci sono
anche coloro che come attività rubano i soldi agli ingenui con il giochetto delle 3 carte che tutti
ormai dovrebbero conoscere: purtroppo così non è e qualcuno ci lascia sempre il cinquantamila.
Su costoro vigili e polizia non "calano" mai, chissà poi il perché! Di altre attività
commerciali
penso non sia il caso di parlarne, tanto sono comuni ad altri mercati. Noi avevamo iniziato andando a fare la
vendita militante solo dei nostri giornali (quelli anarchici
per intenderci), così per provare questa piazza dove per le sue caratteristiche passava e passa
tuttora molta gente di sinistra e anche per il gusto della militanza, che così pochi i compagni
ancora sentono. Una militanza non nel senso di militanti che stanno lì a vendere il giornale e
basta. Questo non ci bastava nemmeno quando si andava, e a volte si va tuttora, a vendere il
giornale ai vari concerti rock che si tengono a Milano. Anche strillando con il giornale in mano,
abbiamo sempre cercato il contatto con coloro che si fermavano ad acquistarcelo come con quelli
che si fermavano solo per curiosità o per chiedere informazioni su ciò che facciamo, siamo, su
cos'è l'anarchia o dove si trova la tal via o quartiere. Poi abbiamo pensato a qualcosa di più di 3
diversi giornali per 3 persone: banchetto con tutta la nostra stampa o il più possibile di questa,
libri compresi. C'è da aggiungere che pur essendo non molti i giornali che riuscivamo a vendere,
eravamo lo stesso soddisfatti di quanto facevamo. Sapevamo che un tempo quando la militanza
era più sentita erano molti coloro che venivano a vendere la loro stampa; c'erano sia gli anarchici
sia i militanti di altre formazioni extraparlamentari (oggi senza l'extra), era comunque qualcosa di
sentito da una più vasta area di compagni. Oggi invece no, ci siamo solo noi alla fiera di
Sinigaglia, con il nostro banchetto pieno di giornali, riviste e libri, sostituito ultimamente con un
più spazioso tappeto che riesce a contenere più stampa. In questo periodo abbiamo avuto modo
di conoscere molta gente comune che viene alla fiera di
Sinigaglia per acquisti o solo di passaggio, abbiamo avuto modo di incontrare compagni
anarchici o non etichettabili, gente di altre bancarelle che hanno fatto l'abitudine a vederci ogni
sabato, frikettoni ed ex-militanti extraparlamentari che acquistano il Bakunin, compagni il più
inimmaginabili possibile e di ogni età che, senza nulla dire e comprare, mettono le cento o mille
lire nella cassetta per i compagni in galera. Della poca gente che si ferma è molto alta la
percentuale di coloro che a Milano sono di passaggio: si è fermato il compagno anarchico
marchigiano che acquistava "L'Internazionale" che si stampa ad Ancona ma che lui non
conosceva, si sono fermati compagni di Bergamo, Roma, Lecco, della provincia di Milano e di
Brescia e compagni di Ragusa. Da qui passano i punk dai capelli colorati e all'insù, schiere di
omosessuali, malavitosi e altra gente di ogni tipo e mestiere. Diversi? Nel periodo della campagna referendaria
c'erano i radicali a raccogliere firme, tempo fa un
vecchietto (ma di spirito giovanile) vendeva il "Quotidiano dei Lavoratori" (settimanale). Ogni
tanto si riesce a coinvolgere altri compagni in questa nostra attività, o perché passano per caso o
perché già d'accordo con noi. Ora con il freddo sentiamo che il tutto è diventato qualcosa
di più
forzato o comunque quasi un sacrificio, non tanto per il freddo in se stesso ma perché è diminuita
la gente che si ferma, che parla, che prende un libro o giornale, quasi che con il freddo sia
diminuito anche l'interesse. Forse anche il nostro! A quasi un anno dall'inizio siamo sempre convinti
dell'utilità che ha una presenza anarchica di
propaganda, non tanto e non solo alla fiera di Sinigaglia ma in ogni luogo possibile. Può essere in
altri mercati, alle feste di quartiere, davanti alle scuole, ai grossi come ai piccoli concerti rock,
alle stazioni ferroviarie e alle fermate metropolitane. Quella che spesso manca è, purtroppo, la
volontà. Noi, per ora, continuiamo.
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