Rivista Anarchica Online
Con un po' di Malizia
a cura della Redazione
Catanzaro: la farsa continua. A chi serve il processo per la strage di piazza Fontana? Perché questi continui rinvii? A che gioco
giocano i fascisti, il S.I.D., il PCI? Perché Valpreda accetta ancora di essere difeso da avvocati
comunisti? Parliamone un po' proprio con lui, "la bestia che ci ha fatto piangere", "il ballerino
criminale", "l'anarchico sanguinario"
Il processo che si svolge a Catanzaro, ha recentemente celebrato la sua centesima udienza. La noia
che genera questo processo fa parte di una strategia, creare nell'opinione pubblica una assuefazione
che sfoci in un disinteresse per tutti quegli avvenimenti politicamente nocivi per il potere.
Valpreda - Precisiamo che malgrado un certo sensazionalismo voluto dai vari mass-media sulle
responsabilità del ministro tale, sulle contraddizioni fra i vari generali, l'unico apporto sostanziale è una
responsabilità politica che non si vuole concretizzare in una responsabilità a livello penale. Facciamo solo
un esempio: Malizia dice di non sapere nulla della famosa riunione a livello politico, in cui si decise di
coprire la spia del S.I.D. Giannettini, dà ragione ai ministri dell'epoca che negano una tale riunione,
smentendo i suoi collegi militari, ma egli pur essendo il consulente giuridico del ministero della difesa,
avrebbe dato l'avvallo alla protezione del Giannettini in quanto non era al corrente... di ciò di cui era
imputato, questo dopo che in istruttoria aveva dichiarato di non aver mai partecipato a nessuna riunione
nemmeno militare. (Caso unico in Italia il generale è stato arrestato in aula per falsa testimonianza e
processato per direttissima). Ogni deposizione, ogni piccolo avvenimento comporta ormai una tale
ragnatela di ambiguità, di reticenze, contraddizioni e menzogne che diluiscono il tutto. Segreto politico
militare, io eseguivo agli ordini ecc... e come si diceva prima la responsabilità è sempre lontana.
Nel frattempo si stanno svolgendo, o sono di prossima apertura, altri processi (MAR, Trento, Golpe
Borghese, Italicus, strage di Brescia) che vedono coinvolti gli stessi personaggi (Miceli, Maletti,
Tanassi, Andreotti, Molino, ecc.) del processo per la strage di Piazza Fontana. Si susseguono gli
scandali, l'attenzione dei cittadini viene sviata da un fatto ad un altro in un continuum senza soste: un
processo serve a coprirne un altro, uno scandalo serve a far dimenticare il precedente.
Valpreda - Vedo che come il dibattito prosegue si aggiungono sempre nuovi argomenti. Il tempo diventa
una buona medicina per dolore e rabbia: ed è questa un'arma micidiale nelle mani dello stato. Credo che
sarebbe inumano pretendere che un popolo o quanto meno la parte più attiva dell'opinione pubblica
stesse sempre mobilitata (anche se sarebbe politicamente giusto). Si è accennato prima ad alcuni
processi, oggi in parte ci si dimentica di quale importanza ebbero a suo tempo gli avvenimenti che li
provocarono. Vediamone alcuni.
È iniziato il 4 novembre a Trento il processo per le bombe del 18 gennaio 1971. Qui corpi separati dello
stato, S.I.D. in prima fila, sono direttamente responsabili e rinviati a giudizio per il "piano bombe". Sono
stati citati dal P.M. l'ex presidente del consiglio Colombo, l'ex ministro della difesa Lattanzio (coinvolto
e costretto a dare le dimissioni per il caso Kappler) il comandante dei carabinieri Mino (nel frattempo
"tragicamente" deceduto), il capo del S.I.D. Casardi.
Imputati due manovali del terrore Sergio Zani e Claudio Widmann, "Sarzana" e "Luca" rispettivamente,
nei codici segreti del S.I.D.. Come correi sono chiamati a rispondere: l'ex capo dell'ufficio politico della
questura di Trento Saverio Molino, il quale prima di Trento ricopriva la stessa carica a Padova, nel
periodo 1968-'69. Fu lui uno dei grandi protettori della cellula veneta di Freda e Ventura, affossò la
testimonianza della commessa del negozio in cui vennero vendute le borse della strage, non trascrisse
le registrazioni delle telefonate di Freda, tenne le bobine in un cassetto e non le trasmise mai alla
magistratura. Sempre in quel periodo le indagini del commissario Juliano sul gruppo fascista di Facchini
e sulla cellula Freda-Ventura vengono bloccate: Juliano viene incriminato e rimosso dall'incarico.
Ma ben difficilmente in questo processo si riuscirà a fare chiarezza. I fatti emergono chiari dall'inchiesta,
i nostri tre alti personaggi sono accusati di aver aiutato gli esecutori materiali Zani e Wuidmann e altri
non identificati a eludere le investigazioni! Accusa precisa a uomini dello stato di aver coperto e favorito
attività terroristiche. Ma l'istruttoria conclude negando che quelle bombe potessero fare vittime e
provocare stragi, per cui tutta l'istruttoria viene sgonfiata e di conseguenza quasi sicuramente anche il
processo.
A Brescia, un'altra città crocevia delle trame nere, è iniziato il 19 settembre il processo contro il M.A.R.
(movimento azione rivoluzionaria) di Carlo Fumagalli, legato tramite l'avvocato Adamo Degli Occhi
leader della "maggioranza silenziosa", agli ambienti più integralisti che arrivano fino alla D.C. di
Massimo De Carolis.
Anche in questa istruttoria ci si è fermati alle figure minori del gruppetto di neofascisti, gli alti protettori
rimangono nell'ombra; in aula è stato fatto il nome di Amintore Fanfani che sarebbe stato presente alla
fondazione del M.A.R. nel lontano 1963. Ben poco hanno detto i sempre presenti Maletti e Miceli, che
hanno dato quasi l'impressione di voler far fronte comune, cioè militari contro politici in uno scaricabarile
di responsabilità. Avrebbe dovuto deporre anche Andreotti (ma la corte ha respinto la richiesta) per
spiegare come mai in qualità di ministro della difesa, diede ordine di indagare sui protettori del M.A.R.
Dal generale della regione carabinieri di Milano Palumbo si arriva al giornalista spia del S.I.D. Giorgio
Zicari, l'orchestratore in prima dalle colonne del "Corriere della Sera" della campagna contro gli
anarchici per le bombe del 1969. Ma Zicari dice che risponderà solo davanti al parlamento. Sarà presente
anche l'ex capo del disciolto ufficio "affari riservati" (la polizia segreta del ministero degli interni)
D'Amato, anche lui grande responsabile della costruzione della montatura contro gli anarchici e grande
protettore del fascista Stefano Delle Chiaie.
Questo processo si avvia alla condanna degli imputati per reati comuni (sequestro di persona, traffico
d'opere d'arte ecc.), e la vera matrice politica e le sue implicazioni e coperture ad alto livello politico
rimangono in secondo piano.
Il secondo appuntamento importante per Brescia lo si avrà per l'apertura del processo di Piazza della
Loggia. Anche in questa istruttoria si è seguita la prassi di sempre. Due giornalisti, Achille Lega e
Giorgio Santerini (che non possono senz'altro essere indicati come rivoluzionari o extraparlamentari),
nel loro libro inchiesta "Strage a Brescia potere a Roma" scrivono testualmente riferendosi all'istruttoria
sulla strage del 28 maggio 1974: "Dubbi, sospetti, retroscena, nuovi elementi di fatto che
contraddicevano la tesi di quella che abbiamo chiamato "regia occulta", sono stati evidentemente ignorati
o sospinti in un limbo dal quale lo spirito non li ha più recuperati. La regia, dal canto suo, ha speculato
con agghiacciante abilità sui sentimenti antifascisti di Brescia, stravolta e traumatizzata dalla strage,
inventando una improbabile "caccia ai fascisti", "piste nere" di comodo che svanivano nel nulla, poveri
cristi come Buzzi e la sua banda (rinviati a giudizio) che di politico hanno poco o nulla."
La capitale ospita invece due processi, quello riguardante il golpe Borghese e quello contro i "119
ordinovisti" per ricostruzione del partito fascista.
Il primo di questi è chiamato il processo contraltare di Catanzaro in quanto il generale Miceli, grande
accusatore di Catanzaro, è qui in veste di imputato principe come grande protettore dei golpisti che la
notte del 7 dicembre 1970 (chiamata in codice notte del "Tora-Tora") avrebbero dovuto occupare i posti
chiave della capitale e proclamare un governo "forte" con a capo l'ex repubblicano Pacciardi. Mentre il
generale Maletti, imputato a Catanzaro, qui svolge il ruolo di grande accusatore del generale Miceli.
Andreotti si servì di Maletti per liberarsi di Miceli e della corrente che nel S.I.D. a lui faceva capo.
Anche in questo processo responsabilità e coperture ad alto livello sono evidenti. L'istruttoria ha
appurato due episodi significativi in proposito.
La notte del "Tora-Tora" un gruppo di congiurati, favoriti dall'interno, riuscì a penetrare al ministero
degli interni e ad impadronirsi delle armi custodite nell'armeria del ministero.
Secondo: un gruppo di guardie forestali al comando del colonnello Berti, raggiunse Roma e si appostò
nelle vicinanze della televisione: da qui si sarebbe dovuto leggere il proclama eversivo.
Comunque il cosiddetto golpe Borghese sembra quasi un paravento per coprire responsabilità di un
gruppo eversivo ben più potente cioè "La rosa dei venti".
Si tratta dell'istruttoria condotta a Padova dal giudice Tamburino e dal P.M. Nunziante su un gruppo
con addentellati ad altissimo livello: venne incriminato l'armatore Piaggio come finanziatore, il maggiore
Amos Spiazzi del S.I.D., il generale Miceli. Un gruppo che disponeva di una operatività militare di
prim'ordine. Quando sembrava che si arrivasse ai veri cervelli operativi e strategici (S.I.D.-NATO),
arrivò la solita Cassazione che decise la riunificazione con il golpe Borghese, il gioco riuscì ancora una
volta e le responsabilità ad alto livello rimasero ancora una volta coperte.
Sarebbe troppo lungo dilungarci in un'altra cronistoria, ma quello che si è detto per i processi politici è
valido anche per tutta una serie di scandali legata a reati economici e finanziari.
Ma torniamo al processo di Catanzaro. Risulta sempre meno comprensibile la tua posizione in questo
processo. Sei difeso da avvocati del P.C.I., cioè di quel partito che ha utilizzato la verità sulla strage
di piazza Fontana per ricattare la D.C. e per accelerare il suo ingresso nell'area governativa.
Valpreda - Io non sono difeso da avvocati del P.C.I. ma anche da avvocati del P.C.I. il che comporta
una notevole differenza. Solo per onestà storica bisogna dire che fino alla nostra scarcerazione avvenuta
per l'esattezza, il 29 dicembre 1972, sostenere l'innocenza degli anarchici, battersi per la nostra
scarcerazione e accusare la polizia dell'omicidio di Pino, anche chiedere un processo pur nell'ambito
borghese, significava sostenere se non proprio una pura linea rivoluzionaria, almeno una posizione di
alternativa e di rottura verso il sistema. Ed è stato in questo clima politico che si è creato un collegio di
difesa che raggruppava tutta una sinistra da quella storica e parlamentare fino agli extra parlamentari ed
a noi anarchici. E questo schieramento di forze politiche nel processo di Catanzaro esiste tuttora,
nessuno ha mai revocato questi avvocati, e se oggi si parla solo di avvocati del P.C.I. sono gli altri che
si sono revocati di fatto.
Non credo sinceramente che se oggi il processo serve come arma di ricatto alla D.C. la colpa sia solo
dei compagni e mia, l'abbandono di una certa militanza (e intendo con questo riferirmi anche agli
avvocati della difesa), ha determinato che ciò avvenisse: forse non si sarebbe cambiato il destino politico
italiano, ma se non altro vi sarebbe stata una voce di denuncia, che praticamente non esiste più. È vero
che gli anarchici sono sempre stati coloro che in un mare di sì, hanno avuto il coraggio di dire no, forse
ho mancato io prima di tutti gli altri. Speriamo di riuscire a specificare meglio certe responsabilità
politiche soggettive nel proseguimento della nostra discussione.
Quello che tu dici è vero, però rimane il fatto che non puoi non tenere conto che lo svolgimento del
processo è determinato dagli equilibri di potere raggiunti a Roma, e che esiste una interdipendenza
tra sviluppo del compromesso storico e andamento del processo a Catanzaro. Il gioco politico è ampio
e coinvolge interessi e persone che rappresentano lo stato, sarà una frase fatta, ma lo stato non può
giudicare se stesso.
Valpreda - Inizierò con un'altra frase fatta: ogni popolo ha il governo che si merita. Se agli inizi un
pugno di disperati con poche parole d'ordine come "Pinelli assassinato", "Valpreda innocente" e "la
strage è di stato" riuscirono a rovesciare un rapporto di forze ed a coinvolgere tutto un settore di
opinione pubblica, ciò significa che quando esistono le premesse storiche e politiche, quando esiste la
volontà veramente rivoluzionaria, vediamo che è andata a farsi fottere tutta la forza del potere nel '70,
'71, '72. Non credo che le parole di alcuni avvocati, anche se del P.C.I., qualora esistessero ancora quelle
premesse, riuscirebbero a condizionare un processo, un'opinione pubblica, su fino ai più alti equilibri
politici. La loro forza dipende anche dalla nostra debolezza.
Quelli che hanno ancora un qualche interesse in questo processo sono i riformisti che vogliono
riformare il ruolo delle istituzioni, così gravemente screditate da questi "balletti", da questi scaricarsi
delle responsabilità. Le possibilità di una gestione rivoluzionaria del processo sono praticamente nulle.
Valpreda, perché rimani in questo processo? Perché non revochi gli avvocati? La verità Catanzaro
non verrà mai fuori.
Valpreda - Iniziamo dalla fine. Questo processo, i dolorosi avvenimenti del 12 dicembre, hanno per me
un'importanza che non è solo politica, ma che mi coinvolge direttamente anche sul piano umano e
personale: la mia vita posso dire che procede, in un certo senso, condizionata dal processo di P. Fontana,
credo che questo nostro dibattito, a otto anni dagli avvenimenti, ne sia una dimostrazione. Se dovessi
dire pertanto che rimango per un motivo sentimentale sarei imparziale. Sono rimasto nel processo per
ciò che esso ha significato nella mia vita, per quei mesi e per quegli anni che hanno avuto un significato
importante non solo per me, ma per tanti e tanti altri compagni, un significato tale per cui alcuni sono
pure morti. In questa tragica e assurda situazione debbo riconoscere che fra me e alcuni avvocati, che
voi chiamate giustamente riformisti, fra le mura del carcere si è creato un rapporto che trascende e va
al di là del rapporto puramente politico.
Riguardo all'indirizzo rivoluzionario da dare al processo, credo sia ora di precisare alcune cose.
Solo tre mesi orsono, ho denunciato pubblicamente un certo modo di conduzione del processo dei mie
avvocati del P.C.I. Ebbene nel momento chiarificatore e di confronto (il 12 settembre per l'esattezza),
in una riunione fra noi imputati e tutto il collegio di difesa, al mio fianco mi sono trovato solo il
compagno Gargamelli. Tutti i compagni avvocati della cosidetta area rivoluzionaria ed extra
parlamentare o erano assenti o hanno fatto puro atto di presenza. Nel momento della verifica, della
chiarificazione e dello scontro, mi sono trovato solo. Quando si è trattato di dare, o quantomeno tentare
di dare un indirizzo di denuncia al processo, gli avvocati rivoluzionari erano assenti; già pronti però a
presentarsi alla platea di Bologna (in cui si teneva il convegno sulla repressione) per denunciare
compromessi e cedimenti del P.C.I. e del P.S.I.
È una dolorosa constatazione ma deve essere fatta per onore di verità. Ed ora due ultime parole tra noi
anarchici. Tutto un settore della cosiddetta sinistra extraparlamentare porta avanti una critica al modo
di attacco, fatto dal P.C.I. ai rappresentanti del governo, agli uomini dei servizi segreti, a militari e
gallonati vari.
Ma il partito comunista non ha mai sostenuto di voler distruggere né lo stato, né l'esercito né tantomeno
i servizi segreti, tutt'altro, dove è arrivato al potere li ha solo potenziati.
Ora tutti questi compagni sedicenti extraparlamentari, che si dichiarano marxisti e pure leninisti, non
hanno mai fatto una critica alla loro ideologia politica che non comprenda minimamente la soppressione
di tali organi repressivi, e allora in cosa si differenzierebbe il loro attacco da quello del P.C.I.?
Se fossero coerenti con la loro linea politica, dovrebbero prima fare una bella revisione ideologica, ma
se ciò avvenisse non sarebbero più dei marxisti leninisti.
Pertanto stiamo attenti a certi attacchi che una sinistra extraparlamentare dice che bisognerebbe portare
ai vari Andreotti, Miceli, Maletti ecc. in quanto, e voglio ripetermi, si tratta di un fatto sovrastrutturale
e di opportunismo politico, ma che in sostanza lascerebbe intatte le istituzioni che i vari Andreotti, Miceli
e Maletti rappresentano.
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