Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 7 nr. 56
aprile 1977


Rivista Anarchica Online

AL CINEMA
a cura di Rozac

Minnie e Moskowitz
di John Cassavates

Dopo cinque anni dalla sua uscita sugli schermi americani esce finalmente da noi la terza opera dell'attore-autore John Cassavates che non fa altro che cementare in noi l'idea che le varie case distributrici italiane siano una splendida accozzaglia di beceri ignoranti e squallidi intellettualoidi che nulla comprendono del mezzo cinematografico e di ciò che esso può riservare di piacevole agli spettatori, appunto pellicole come questa. Cassavates in Italia è conosciuto solo da una ristretta cerchia di amanti del buon cinema per due sue precedenti pellicole, entrambe splendide - "Ombre" e "Marito" - che mai hanno avuto la possibilità di circolare nelle sale del circuito normale forse perché intelligenti e prive di scene d'effetto - non sono film di cassetta, fanno solo pensare - ma è auspicabile che questa pellicola possa fare sì che l'opera di Cassavates - per chi vuole visualizzare il suo volto basta dire che interpretò la parte del soldato psicopatico che si salva alla fine dell'avventura di "Quella sporca dozzina" - venga riscoperta, non fosse altro per dare modo agli spettatori che frequentano le sale cinematografiche di sapere che esistono autori validi che riescono a fare cose intelligenti senza grandi mezzi e dando un messaggio intelligibile ai più senza bisogno di essere laureati in filosofia e comprendere appieno i misteri dell'aramaico.

Cosa è questo film che tanto si sta decantando? Una storia d'amore tra una povera quarantenne, impiegata in un museo, sola con la sua solitudine terribile, con un'amante manesco e introverso che preferisce le gioie di una casa con tre figli e moglie aspirante suicida ed una amica sessantanovenne che sogna ancora di amare e baciare qualche uomo con la sua figlia di tragici denti finti, ed un capellone stagionato che porta spavaldamente in giro la sua povertà e la sua lunga treccia bionda, incurante del lavoro di guardia-macchine che ama molto e che molto remunerativo non è, amante delle pellicole di Bogart e degli hot-dogs. Poco per un film? Sì, molto poco per un film ma non se questo racconta la storia di Minnie e Moskowitz, ebreo, con tutte le loro paure, le loro risa, i loro dolori, le loro delusioni, le loro passioni, le loro decisioni, il loro amore pulito e senza ansietà, vissuto alla luce del sole, lontano dal pulsare della vita americana di tutti i giorni, rivolto ad un mondo di purezza al quale molti ambiscono, chiaro e soprattutto dolce. Interpreti e regia sono perfetti, ora manca solo un caldo responso del pubblico per far sì che anche molti altri imparino ad amare ed essere riamati come Minnie e Moskowitz: speriamo che tra un po' si possano incontrare nelle strade molte Minnie e molti Moskowitz, qualche cosa sarebbe certo cambiata.