Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 43
novembre 1975 - dicembre 1975


Rivista Anarchica Online

Ma il caso non è chiuso

Intervista con l'avvocato Gentili

Milano, 24 novembre 1975

Qual è la situazione giudiziaria del "caso Pinelli" dopo la sentenza del giudice istruttore D'Ambrosio?

Bisogna distinguere due aspetti: la situazione del processo iniziato con la denuncia di Licia Pinelli e la situazione del "caso Pinelli" più in generale. Il processo originato dalla denuncia di Licia Pinelli - nel quale è stata depositata la sentenza del giudice d'Ambrosio - è praticamente senza futuro, nel senso che l'imputazione proposta dall'allora dirigente dell'ufficio politico dott. Allegra non mi sembra possa avere alcuna prospettiva di riaprire il caso o di garantire un approfondimento delle cause della morte e della responsabilità sulla morte di Giuseppe Pinelli. Dall'esame della difesa del dott. Allegra, già presentata al giudice istruttore D'Ambrosio, si rileva infatti che si tratta di una difesa puramente tecnica e giuridica: non bisogna dimenticarsi, a questo proposito, che le accuse al dott. Allegra si riferivano soltanto all'illecito trattenimento in Questura di Pinelli e non alla sua morte.
Più in generale mi pare che l'unica possibilità di sviluppo in sede giudiziaria del "caso Pinelli" sia data dal processo contro Pio Baldelli (ex-direttore responsabile del periodico "Lotta Continua", tolto e cambiato, querelato dal fu commissario Calabresi - n.d.r.), processo che è stato praticamente sospeso per lo sviluppo dell'istruttoria condotta dal giudice d'Ambrosio. In quella sede, infatti, la sentenza del giudice D'Ambrosio non "farà stato" (diremmo noi giuristi), cioè non sarà vincolante per il giudice del processo contro Baldelli: in quella sede potranno pertanto essere riproposti e riportati avanti tutti gli interrogativi al "caso Pinelli". In particolare potranno essere portati avanti proprio quegli interrogativi che la sentenza propone: partendo infatti dall'ipotesi che sia probabile un'ipotesi diversa dal suicidio e sia invece inverosimile l'ipotesi del suicidio, si dovrebbe aprire e non chiudere, come è stato fatto da parte del giudice d'Ambrosio, l'indagine su che cosa è veramente successo in quella stanza al quarto piano della Questura nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre 1969.
La sentenza accenna inoltre al fatto che l'interpretazione ufficiale del suicidio era gradita ai superiori e verosimilmente da questi usata nelle false accuse contro gli anarchici; nel processo Baldelli potrà essere riproposta l'indagine sul comportamento di questi superiori e sull'uso che di questa interpretazione suicidiaria è stata fatta nel contesto delle false accuse contro gli anarchici, cioè su come il preteso suicidio di Pinelli sia stato presentato e comunque sia servito nel quadro di questo indirizzo impresso alle indagini.

Quando in maggio il giudice istruttore Gresti chiese l'archiviazione del "caso Pinelli" ricalcando pedissequamente la versione poliziesca del suicidio, insieme con l'altro difensore di Baldelli (l'avv. Guidetti-Serra) presentatisi al giudice D'Ambrosio un lungo documento di critica all'istruttoria di Gresti, contestandola radicalmente (cfr. "A" 39). Ora, dopo che D'Ambrosio ha archiviato il caso, se pure sulla base di valutazioni differenti rispetto a quelle di Gresti, qual è il tuo giudizio di avvocato, di socialista e di uomo che con tanta passione ha sempre seguito il "caso Pinelli", in relazione alla sentenza D'Ambrosio?

Indubbiamente c'è stato un senso di liberazione quando si è sentito che finalmente, anche da parte di un magistrato, l'ipotesi del suicidio, dichiarata ufficialmente dalla polizia, veniva ritenuta inverosimile. A questo sentimento spontaneo si contrappone naturalmente una critica, perché da tale convincimento si doveva partire per aprire il processo e non già per chiuderlo, come è stato fatto. La reazione mia e - credo - degli altri difensori, di fronte alla sentenza del "caso Pinelli", è ben diversa da quella dell'opinione pubblica in quanto io ero già stato profondamente colpito dal corso dell'istruttoria: cioè dapprima preoccupato dalla sua apparente inerzia e dallo svuotamento che alcuni suoi atti compiuti in mia presenza avevano presentato; in secondo luogo, una volta depositati tutti gli atti istruttori, avevo raggiunto purtroppo la conferma che il processo non aveva risposto alle nostre aspettative. Questo perché l'istruttoria si era progressivamente svuotata e appariva più contro Giuseppe Pinelli, cioè per accertare la sua eventuale responsabilità nella strage, che sulla sua morte; espressa in numerose istanze, tendente a ricollegare l'indagine sulla morte di Giuseppe Pinelli all'indagine sulla strage.

Quali scadenze sono previste per il processo Baldelli?

Tale processo potrebbe in teoria avvenire entro brevissimo tempo. Mi risulta che gli atti siano già stati restituiti alla prima sezione penale del Tribunale, là dove era avvenuta la pratica interruzione dopo la ricusazione (che, com'è noto, è stata seguita da una assoluzione con formula piena) del giudice Biotti. Salvo altre possibilità, che per ora non vedo, il processo Baldelli mi sembra l'unica via per riaprire sia il discorso sulla morte di Giuseppe Pinelli sia quello sull'istruttoria ora conclusa, non solo in sede di opinione pubblica, ma anche più specificamente in sede giudiziaria. È chiaro però che soltanto un'intensa partecipazione dell'opinione pubblica - quale si è avuta finora nel "caso Pinelli" - può dare a questo processo un'efficacia ed un respiro sufficienti.

La Redazione