Rivista Anarchica Online
Teatro in piazza per la rivoluzione libertaria
a cura del gruppo N. Machno
(Marghera)
Venezia: a colloquio con i compagni del Living Theatre
Il Living Theatre è nato nel 1947 a New York come
progetto della coppia Judith Malina-Julian Beck, ma la
realizzazione pratica è stata iniziata nel 1951. Da allora il L.T. ha sempre continuato la sua
attività anche
se i componenti del gruppo non sono rimasti sempre gli stessi. Il L.T. è passato da una fase
iniziale di teatro
poetico ad una fase di iper-realismo con "The Brig" che illustrava la vita in un carcere militare
statunitense. Dopo che il teatro venne chiuso dalle autorità americane nel '63,
il gruppo si trasferiva in Europa, dove
ritiene di potersi esprimere più liberamente e dà inizio alla fase di creazione collettiva
autodefinendosi
"Gruppo teatrale anarchico ambulante". Il periodo di attività in Europa va dal 1964 al 1968
attraverso più
di 500 città europee, comprese diverse città italiane. Dopo un breve ritorno negli Stati
Uniti (5 mesi) torna
in Europa e nel 1969 si divide in quattro gruppi: i primi due gruppi assumono un aspetto specificatamente
culturale, il terzo gruppo si reca in India per studiare le tecniche di danza e respirazione yoga e il quarto
gruppo si costituisce come "cellula d'azione teatrale" e va in Brasile dove inizia a sviluppare il ciclo
dell'Eredità di Caino. Dopo un anno di soggiorno in Brasile alcuni componenti vengono arrestati
adducendo
falsi motivi di droga, ma in realtà l'attività del Living attraverso il suo teatro nella strada
e nelle scuole aveva
introdotto in Brasile un nuovo stile di vita e di discorso politico. Il Living venne espulso e rimpatriato
negli
Stati Uniti. Dal 1971 al 1975 il L.T. ha come base Brooklyn e qui vengono concepite
e sviluppate nuove forme di
intervento teatrale, avvalendosi delle esperienze accumulate in America Latina. Alla fine viene scelta la
città
di Pittsburgh, capitale dell'acciaio, come luogo più adatto per la rappresentazione e lo sviluppo
del ciclo
appena iniziato dell'Eredità di Caino.
"Sangue: questo è il sangue di tutti i perseguitati politici assassinati dallo Stato".
Subito si alzò Stephan, si
avvicinò al pennone illuminato che sta di fronte alla Basilica di S. Marco, e che in quel momento
rappresentava
"La Casa dello Stato" in "I sei atti Pubblici" del Living Theatre. Ripetendo il rituale che pochi attimi
prima Julian
Beck aveva aperto, si fece un taglio sull'indice fino a far uscir sangue e, mostrandolo ai presenti disse:
"Blood:
this is the blood of all the Anarchist dead in Spain". Ci fu un attimo di silenzio, poi, l'interprete
della Biennale
ripetè scandendo e mal nascondendo un certo disappunto: - Sangue, questo è il
sangue di tutti gli anarchici
morti... - non ebbe nemmeno il tempo di terminare che un fragoroso applauso si alzò dal
folto pubblico
interrompendolo. Il Living Theatre è venuto a Venezia chiamato dalla Biennale: il suo lavoro
"L'Eredità di Caino" ha suscitato una
vasta eco di approvazioni, ma anche di polemiche. Per quello che abbiamo visto è stato un
successo di pubblico
notevole, sia quando le due rappresentazioni, la "Torre del denaro" e "Le sette meditazioni sul
sado-masochismo
politico" sono state rappresentate al chiuso nella Chiesa sconsacrata di S. Lorenzo (circa un centinaio di
persone
hanno sfondato più volte i cordoni dei poliziotti per poter partecipare agli spettacoli), sia quando
le
rappresentazioni sono state fatte all'aperto in P.zza S. Marco e nelle calli vicine, come nel caso de "I sei
atti
pubblici". Abbiamo colto tra il pubblico commenti spesso discordi, ma grosso modo positivi anche
se critici. Naturalmente
non sono mancati, e a Venezia non potevano certo mancare, i commenti pungenti dei piccoli negozianti
che si
affacciavano allibiti sulle calli al passaggio degli attori, che mescolati a centinaia di persone che li
seguivano
continuavano imperterriti la loro rappresentazione nei vari trasferimenti nella città. "I xe mati,
i xe tuti mati" e si vedeva una faccia di donna spaurita con la borsa stretta stretta che, trascinata
controvoglia da quella marea di persone cercava una calle, un negozio, un buco in cui infilarsi, la stessa
che più
avanti si notava farsi largo a spinte tra la folla per vedere, per capire: la curiosità, la voglia di
raccontare poi, il
pettegolezzo, "le ciacole" come si dice qui a Venezia, avevano convinto anche quest'ultimo e forse
più
caratteristico personaggio a rimanere. Resta comunque il fatto che c'è stata una
difficoltà a volte insuperata, da parte di tutti i presenti, a comprendere
il significato di tutto lo spettacolo e questo in parte a causa della lingua (pochi parlavano in maniera
comprensibile l'italiano), in parte per la gran quantità di persone che erano presenti agli
spettacoli. Prima di chiudere il capitolo veneziano vogliamo riportare una spiegazione che Julian
Beck ci aveva dato in uno
dei nostri incontri, a proposito delle tre rappresentazioni fatte a Venezia: "Queste tre rappresentazioni,
non sono
una trilogia come le ha presentate la Biennale, bensì l'inizio di un grande ciclo teatrale - appunto
l'Eredità di
Caino- che durerà, una volta terminato, ben quattro mesi". Quattro mesi di spettacolo continuo,
che vuole essere
un progetto di "invasione", "coinvolgimento", di tutta una città, sui temi di lotta sociale. "Sei
atti pubblici" rappresentano il prologo e verrà sempre presentato sulle strade; "Sette meditazioni
sul
sadomasochismo politico" sono state concepite come uno stimolo di dialogo con gli studenti; "La Torre
del
denaro" infine, è la prima delle sei pièces più importanti del ciclo
che toccherà i seguenti temi: AMORE - STATO
- GUERRA - PROPRIETÀ - MORTE. In "L'estetica anarchica"
André Reszler dichiara: "È il perseguimento di tre obiettivi paralleli - la
Rivoluzione
attraverso l'arte, la Rivoluzione attraverso l'azione politica diretta e l'Anarchismo in quanto esperienza
vissuta - a dare spinta vitale e valore emblematico all'azione del Leaving Theatre"; riportando una
dichiarazione di Julian Beck e Judith Malina, la sua inseparabile compagna, prosegue: "Il mondo
è impegnato
in un processo creativo a cui dobbiamo partecipare, dal quale non possiamo permetterci il lusso di
estraniarci. Il teatro deve portarci oltre le nostre percezioni individuali, fino ad un'azione in favore di una
società universale sbarazzata da ogni mercanzia... Il teatro è sempre presente, sempre
in via di formazione;
passiamo da un momento all'altro e ogni momento è teatrale... ogni episodio di vita quotidiana
diventa un
fatto artistico e la collaborazione tra attori e partecipanti è costante... (noi) cediamo la scena al
pubblico
pensando che ogni singolo spettatore sia in grado di diventare un sublime artista
creativo". È proprio così? Forse il tempo, le nuove esperienze, hanno
modificato queste affermazioni? Questa ed altre
domande le abbiamo poste nel corso di un'intervista che riportiamo, ad alcuni elementi del Living
Theatre. "Sì certo, tutti dicono che teatro e politica non possono andare d'accordo,
ma il teatro tradizionale è sempre
stato un teatro politico che difende una situazione di privilegio e di gerarchia. Il teatro è sempre
stato
l'istituzione più autocratica fin dalla creazione della Roma Imperiale, ed è sempre stato
molto cosciente della
sua classe. Anche il Living vuole creare una coscienza di classe, ma della nostra classe; un teatro politico
in cui la politica della vita venga messa in opposizione con la politica della morte. Dopo aver dedicato
molto
tempo allo studio per un'analisi politica culturale del mondo occidentale, il Living Theatre si è
sentito in
grado di comunicare le sue scoperte ad un livello totale, attraverso il teatro, che permette di esprimersi
nel
modo più efficace possibile, non solo attraverso il pensiero e le parole ma anche con il corpo e
le sensazioni. Dovunque si sposti il Living T. ha sempre cercato e trovato contatti con
la gente e con i gruppi attivi in senso
sociale e politico per insegnare e per imparare nello stesso tempo, e per tentare di capire insieme che il
teatro
è realmente uno strumento per la rivoluzione.. L'attività del Living si esplica infatti quasi
totalmente come
teatro nella strada, davanti ai cancelli delle fabbriche, nei quartieri popolari e le nostre opere riescono a
suscitare parecchio interesse ed entusiasmo. Momenti di attività intensa per il Living si sono avuti
durante
diversi grandi scioperi verificatisi negli ultimi anni in vari città americane".
Vi dichiarate tutti anarchici? È sempre stato così?
No, non è sempre stato così, almeno non completamente. La storia del Living T.,
come teatro politico è molto
giovane: la prima esigenza di un teatro come esperimento di politicizzazione è venuta nel 1963
dopo la chiusura
del teatro da parte delle autorità americane. Solo nel 1964 però con "Mysteries and
Smaller Pieces" si era
compiuto il primo passo netto verso un teatro politico, essenzialmente pacifista. Quando in Europa nel
1964 la
comunità del Living venne caratterizzata nettamente in senso politico, molti membri che non
condividevano una
tale svolta lasciarono il gruppo. Il Living continuò la sua attività con il "Frankenstein"
opera in cui viene
esaminata la storia dell'umanità e della natura della violenza dello stato, con "Antigone" (1968),
infine con
"Paradise now" ('68) il gruppo è volto in senso distintamente anarchico.
Come si è sviluppato all'interno del Living il discorso
anarchico?
All'interno del Living si erano ritrovati alcuni componenti già precedentemente politicizzati
in senso anarco-pacifista che, in seno al gruppo hanno potuto sviluppare un lavoro di propaganda per
cui, lavorando e vivendo
insieme, gli altri componenti hanno cominciato a prendere seriamente in considerazione la prospettiva
di una
società anarchica. Dopo che i membri dissidenti su tale impostazione ebbero lasciato il Living
divenne condizione
essenziale e primaria per tutti i membri nuovi di assumere il lavoro teatrale come impegno di lotta per
la
rivoluzione anarchica non-violenta.
Ho notato che alcuni di voi portano il distintivo dell'I.W.W. (Industrial Workers of the
World,
un'organizzazione sindacalista libertaria americana) e che molti si dichiarano anarco-sindacalisti: in che
rapporto stanno questi compagni con il resto del Living?
Non esiste una diversificazione precisa, il L.T. è un collettivo dell'I.W.W. aderente al settore
chiamato Job
Branch. I primi approcci nel gruppo con l'anarcosindacalismo risalgono al 1960, tramite alcuni
componenti che
già da lunga data a derivano all'I.W.W., ma ci sono voluti parecchio tempo e molte discussioni
prima che il L.T.
vi aderisse ufficialmente nella sua totalità. La decisione è stata finalmente presa quando
il Living si è riconosciuto
come collettivo di autogestione del lavoro; in quanto lavoratori e in quanto propagandisti del radicalismo
anarchico i componenti hanno voluto dare una prova di solidarietà aderendo all'organizzazione
anarcosindacalista. Anche se non tutti i componenti aderiscono alla I.W.W. l'esperienza e la pratica
anarcosindacalista ha, a parere di tutti, rafforzato il gruppo e dato molto di più di quanto essi
stessi vi abbiano
apportato.
La vostra concezione anarchica si riferisce a qualche corrente teorica
particolare?
Noi ci ispiriamo, per quanto riguarda le fonti dell'anarchismo, ai principi di Kropotkin, Malatesta e
Bakunin da
una parte, ma molto dobbiamo nella nostra formazione politico-ideologica ad una matrice popolare
dell'anarchismo presente negli Stati Uniti fin dalla metà del secolo scorso e che si è
sviluppata progressivamente
sino ai giorni nostri essenzialmente attraverso la creazione di esempi di vita collettiva in comuni agricole
e urbane,
inserite nel tessuto sociale attraverso un radicato senso di solidarietà e mutuo appoggio. Anche
noi con il Living
abbiamo cercato di realizzare una realtà di vita basata su presupposti collettivistici. La rivoluzione
deve esser un
fatto esistenziale e quindi come anarchici cerchiamo di realizzare strutture organizzative che rispecchiano
tale
esigenza, piccoli gruppi di affinità politica ma anche umana. Uno dei principi fondamentali
e forse il più fondamentale, nella concezione anarchica del Living è il principio
della non-violenza e del pacifismo. Più volte infatti nelle risposte precedenti abbiamo trovato
continui accenni,
per capire fino a che punto questa concezione sia in loro radicata riportiamo alcune affermazioni di
Bill. Bill è uno dei membri più vecchi (come partecipazione e come età) del
L.T., attivo militante dell'I.W.W. ha
contribuito notevolmente alla svolta anarco-sindacalista del gruppo; il suo lavoro non sì è
limitato solo all'interno
del Living ma anche all'esterno, con la formazione e la partecipazione a collettivi libertari di lavoratori
in
America. "Noi - ha dichiarato - ci rivolgiamo ai progressisti, ai
liberals, ai comunisti, a tutti coloro che vogliono
conoscerci e conoscere le nostre idee e perché no?, anche alla polizia. I poliziotti sono nostri
fratelli. Io sono
nato e cresciuto in un quartiere povero irlandese, molti dei miei compagni di scuola sono diventati
poliziotti;
io mi considero fortunato ad aver avuto una borsa di studio che mi ha permesso di continuare a studiare
e
allargare così mio pensiero verso idee libertarie, senza ciò molto probabilmente sarei
diventato anch'io
poliziotto. Dopo i nostri spettacoli molti poliziotti e militari hanno voluto conoscerci, volevano conoscere
il pensiero anarchico e il principio della collaborazione che vi è insito. Per chi vuole approfondire
le sue
cognizioni lo indirizziamo al più vicino centro dell'I.W.W.". Il giorno dopo questo
colloquio il Living lasciava Venezia con la promessa di ritornare in Italia al più presto per
fermarvisi diversi mesi. Noi ricordiamo con piacere che l'ultima rappresentazione di "La Torre del
denaro" si
interruppe per qualche minuto, ed uno degli attori rivolgendosi al pubblico disse: "A Venezia
abbiamo trovato
persone che hanno detto che il Living è la più brutta cosa che mai sia stata portata alla
Biennale, ma abbiamo
anche trovato delle persone che hanno compreso il nostro lavoro, e persone meravigliose, dei fratelli, che
come noi lottano contro lo Stato e lo Sfruttamento per una società libera, per
l'Anarchia".
gruppo N. Machno (Marghera)
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