Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 5 nr. 37
marzo 1975


Rivista Anarchica Online

Mito e realtà delle Comisiones Obreras

Lotta di classe e compromesso storico in Spagna.
L'acutizzarsi dello scontro di classe negli ultimi mesi ha portato in primo piano il problema dell'organizzazione delle lotte dei lavoratori spagnoli - La stretta connessione fra lotta politica e lotta sindacale alla luce delle prossime elezioni nel sindacato verticale del regime - La politica collaborazionista del Partito Comunista Spagnolo si realizza anche tramite la strumentalizzazione delle Comisiones Obreras - La scelta astensionistica dei gruppi rivoluzionari in Spagna in vista delle prossime elezioni sindacali.

L'agitazione sociale in Spagna s'è sviluppata in modo sorprendente nelle ultime settimane. Pamplona, Bilbao, Barcellona, sono stati i punti dove la lotta s'è manifestata con intensità maggiore e che hanno maggiormente attratto l'attenzione, per le masse di lavoratori mobilitati. Ma anche altre zone industriali non sono rimaste indietro quanto a scioperi.
Così la tenace lotta rivendicativa passata per tanti anni sotto silenzio, è riuscita finalmente, nonostante evidenti limiti e deformazioni, ad ottenere il diritto all'informazione nazionale. Bene o male, infatti, la stampa spagnola, oggi, riferisce e commenta gli scioperi; questo significa - è importante sottolinearlo - che il movimento operaio recupera alla luce del sole quell'energia posseduta prima che la vittoria militare-fascista lo perseguitasse in modo criminale e lo costringesse a rifugiarsi nelle catacombe. Non dobbiamo tuttavia nasconderci i pericoli che incombono sul proletariato in questa fase di ricostruzione. L'esperienza franchista di organizzazione sindacale verticale, fallita completamente come tentativo di liquidazione della lotta di classe, conserva tuttavia una certa attrattiva come struttura per una futura centrale sindacale unitaria (si veda, ad es. la recente "legge sindacale" portoghese; N.D.T.): l'unità è, in sé, un'idea seducente, perché in essa sta la forza. Ma è altrettanto certo che di essa si servono come di uno specchietto per le allodole coloro che, invocando l'emancipazione operaia, in realtà mirano solo ad imporre un monopolio totalitario.
Diversi anni fa ci furono alcuni sindacalisti ingenui che si lasciarono abbagliare dalle possibilità apparenti d'usare l'aborto sindacale verticale come strumento di formazione e di miglioramento economico dei lavoratori. È questa un'idea che certamente qualcuno cercherà presto di resuscitare, ma più che queste o altre deviazioni folli senza prospettive, ci preoccupa la vasta manovra avvolgente che, con la Coordinadora Nacional de Comisiones Obreras, va sviluppando il Partito Comunista per installarsi nei sindacati.
Poco a poco il P.C. avanza le sue pedine verso la conquista dell'organizzazione sindacale e, se certamente molti non se ne rendono conto, molti altri se ne avvedono chiaramente ma confidano - e in questa fiducia sta il pericolo - che al momento opportuno potranno riguadagnare facilmente il terreno perduto. Sarà bene invece che entrambi si sveglino, altrimenti tutti dovremo pagare - e care, certo - le conseguenze.
Fino ad un paio di anni fa ci si poteva prendere gioco - ma noi di "Frente Libertario" non abbiamo mai commesso questa leggerezza - della bluffistica propaganda che si faceva questa Coordinadora Nacional de Comisiones Obreras, perché si sapeva che in realtà non controllava affatto tutte le Comisiones Obreras. Neppure oggi, per fortuna, le controlla totalmente, tuttavia nei controlla un buon numero. Ad ogni modo, chi rappresenta di fronte all'opinione pubblica mondiale le Comisiones Obreras è la Coordinadora del P.C.E. attraverso la sua delegazione estera, che copiosamente alimentata e pubblicizzata, ha ottenuto un riconoscimento internazionale indiscutibile.
Il suo ingresso, per via indiretta, nel B.I.T. (Ufficio Internazionale del lavoro) le ha concesso una personalità sindacale che, nonostante tutti i suoi sforzi, non era riuscita ad ottenere precedentemente in Spagna. Come sia stata portata a termine questa operazione redditizia è noto: la F.S.M. (Federazione Sindacale Mondiale, di obbedienza moscovita) garantì il suo ingresso come membro del "gruppo di lavoro". Non poté, però, ottenere la rappresentanza esclusiva del sindacalismo spagnolo - che era quello cui mirava - perché la C.I.O.S.L. (Confederazione Internazionale Operaia dei Sindacati Liberi) aveva avanzato contemporaneamente la candidatura della U.G.T. (Unione Generale dei Lavoratori, il sindacato socialista clandestino spagnolo), e la C.M.T. (Confederazione Mondiale del Lavoro, ex internazionale cristiana alla quale appartiene la C.F.D.T.) aveva fatto lo stesso per la S.T.V. (il sindacato clandestino basco). Il risultato fu comunque positivo per la Coordinadora, perché i suoi "padrini" riuscirono a farla riconoscere con le Comisiones Obreras comuniste, come una centrale sindacale nazionale.
Da quel momento chiunque abbia seguito attentamente l'evoluzione delle lotte operaie in Spagna non può non rendersi conto del fatto che la Coordinadora agisce ormai non solo come centrale sindacale ma con la pretesa di essere l'unica rappresentanza operaia, aiutata in questo, coscientemente o inconsapevolmente, da non pochi sagrestani progressisti e giornalisti opportunisti, o "politici", che, prendendo frettolosamente le distanze dal franchismo, vogliono guadagnarsi meriti per il post-franchismo.
La tattica, come dimostra la pubblicità data agli ultimi conflitti, consiste nell'ignorare gli altri gruppi sindacali e sfruttare la loro pretesa "rappresentatività" per introdursi nella Organizzazione Sindacale (falangista) con la scusa della copertura legale. Dunque a queste Comisiones Obreras interessa più la Casa de los Sindicatos che la libertà sindacale.
La fase decisiva si aprirà probabilmente con la prossima campagna elettorale per i rappresentanti sindacali. Se già in anticipo si sa che la Coordinadora vi parteciperà - come già altre volte ha partecipato senza che la imbarazzasse minimamente il boicottaggio astensionista decretato dalle vere organizzazioni sindacali storiche -, bisogna invece chiedersi quale sarà questa volta la posizione degli altri settori del movimento operaio.
Per quanto riguarda la C.N.T. non ci sono dubbi di sorta: astensione totale. La U.G.T., stando alle dichiarazioni dei suoi rappresentanti ad una conferenza stampa tenutasi recentemente a Parigi, adotteranno, pare, la stessa posizione. Anche per quanto riguarda la S.T.V. si può supporre il medesimo comportamento. Però ora, che ci piaccia o no, ci sono altre correnti sindacali imballo: la U.S.O. (Union Sindacal Obrera), la S.O.C. (Solidaridad Obrera Catalana) e le Comisiones Obreras, influenzate dalla O.R.T. (Organisation Revolucionaria de Trabajadores). Può darsi che queste ultime ritornino al tira e molla di quattro anni fa, cioè presentare candidati dove convenga loro e boicottare le elezioni negli altri casi o perché non hanno possibilità di successo o perché per altri motivi non interessa loro partecipare. È probabile inoltre che alla U.G.T. e al S.T.V., nonostante i loro propositi astensionisti, si pongano problemi locali e debbano accettare la partecipazione in alcune zone di loro influenza. Anche alla C.N.T. infine potrebbe succedere la stessa cosa.
Mai, insomma, è stata altrettanto pressante come ora la necessità di chiarire le posizioni sul terreno sindacale.
Gli errori di calcolo basati su influenze passate o su apparenti successi di una radicata presenza attuale possono portare gravi conseguenze. Abbiamo di fronte l'esperienza portoghese della "unicità" rivelatrice del pericolo che sovrasta l'intero movimento sindacale se persiste ad agire in ordine sparso. Contro il monopolio e per la libertà sindacale, bisogna rapidamente riallacciare le fila.

tradotto da "Frente Libertario" (febbraio 1975)