Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Fioravanti
Con una ripassata di vernice ai camioncini che cancellata la denominazione-slogan "Cooperativa
diritto al
lavoro", tornano ad esibire il marchio Fioravanti, è stata conclusa la vertenza della ditta
alimentare milanese
requisita dal sindacato e "quasi-autogestita" dai lavoratori per alcuni mesi (cfr A 32). E' difficile dire se
la
conclusione della vertenza abbia segnato una vittoria od una sconfitta dei lavoratori. A nostro avviso un
po'
dell'una e un po' dell'altra, con prudenza degli elementi negativi. Ecco i termini essenziali dell'accordo.
La
gestione della ditta sarà assunta da una nuova società, la Ilpago (la cui maggioranza
azionaria è del vecchio
padrone Fioravanti). La nuova gestione assicura il mantenimento del posto ai lavoratori attualmente
riuniti in
cooperativa (quelli che hanno tenuto duro per tutti questi mesi sono una novantina, cioè meno
di un terzo dei
dipendenti totali all'inizio della vertenza, quando FIORAVANTI voleva chiudere la baracca e licenziare
tutti).
Un risultato un po' "alla LIP". Certo, resta dell'amaro nel vedere un episodio di autogestione concludersi
con
una ristrutturazione padronale. D'altro canto, il fatto che il padrone sia alla fine dovuto scendere a
patti dimostra che l'azione diretta rende. E'
inoltre ragionevole ritenere che la parentesi autogestionaria abbia lasciato tracce di maggiore
consapevolezza nei
lavoratori che sono stati protagonisti e forse anche in quelli che ne sono stati spettatori.
Processo ad "A"
Sul n. 9 di A (gennaio 1972) pubblicammo un inserto speciale sulla strage di stato in cui, tra l'altro,
riportavamo
un ampio riassunto delle note dichiarazioni dell'ex deputato comunista Stuani. Stuani raccolse dalla viva
voce
dell'avvocato Ambrosini (un vecchio fascista, amico e padrino di Restivo) e rese pubblico il resoconto
di una
riunione tenutasi a Roma il 10 dicembre 1969 cui l'Ambrosini aveva partecipato e nel corso della quale
il missino
Caradonna consegnò a Pio D'Auria (uno dei tanti "sosia" di Valpreda emersi nel corso
dell'istruttoria e delle
controindagini) tre pacchi di biglietti da diecimila con l'ordine di andare a Milano a buttare tutto per
aria. Il D'Auria prese il treno per Milano delle 23,40. Il 13 dicembre, il giorno dopo la strage,
Ambrosini ricollega i
fatti alla riunione del 10 e scrive due lettere, in cui testimonia quanto sopra, una all'ufficio controllo del
P.C.I.
ed una al ministro degli interni Restivo. Nessun seguito alle lettere. Il 24 ottobre 1971 Ambrosini
diventa il fu Ambrosini. Si butta (o viene buttato) dal 7° piano di una clinica
romana. Questo in breve, il contenuto dell'articolo "Ambrosini, Stuani, Restivo, Longo" pubblicato, come
dicevamo, sul n. 9 della rivista. Per quell'articolo siamo stati imputati dalla Procura della Repubblica
di Milano per aver offeso la reputazione
del sunnominato fascista Pio D'Auria. Con uno strano (forse involontario) senso dell'umorismo, il
Procuratore
della Repubblica ha fissato il processo per il 12 dicembre prossimo. Nel quinto anniversario della strage
fascista
(quanto a esecutori) e di stato (quanto a mandanti, complici e protettori), la giustizia di
stato si occuperà della
onorabilità offesa di un fascista. Sarà un caso... Un caso comunque
che merita una risposta adeguata.
Marini
Il processo a Marini e all'ex direttore de l'Espresso, già fissato per l'11 ottobre
e rinviato al 29 novembre è stato
nuovamente rinviato, questa volta al 21 febbraio. Come i lettori ricorderanno, questo è uno della
dozzina di
processi "minori" che il coraggioso anarchico salernitano dovrà affrontare per la sua fiera
presenza politica in aula
e nelle patrie galere.
Il nuovo quotidiano
Dal 26 ottobre è in edicola un nuovo quotidiano comunista extraparlamentare. Si tratta del
giornale
dell'"Organizzazione comunista Avanguardia Operaia", che si chiama (dopo una baruffa legale persa con
i
trozkisti per l'uso del titolo "bandiera rossa") quotidiano dei lavoratori. Con questo, i
quotidiani
extraparlamentari pubblicati in Italia salgono a tre (quasi quattro se ci aggiungiamo lo sfortunato
"liberazione",
radicale). Un indubbio primato, poiché, a quanto ci risulta, un solo altro quotidiano
extraparlamentare viene stampato, al
mondo, il francese Liberation. Poiché a nostra avviso la libertà di stampa
significa concretamente soprattutto
possibilità di esprimersi per le opposizioni al regime (le realtà sociali e subalterne e
periferiche, le forze politiche
extra-istituzionali, ecc., cioè le voci più libere vale a dire meno manipolate dal potere
economico-politico-culturale), vediamo con soddisfazione (ed una punta di invidia) l'uscita del nuovo
quotidiano. Il che non ha nulla
da vedere con un giudizio politico sul quotidiano in sé. La linea politica del nuovo
giornale, infatti è quella della
organizzazione madre, marxista-leninista, ben lontana dunque dalle posizioni anarchiche od anche solo
libertarie
(quelle espresse, anche autonomamente, da piccole ma significative minoranze di lavoratori negli ultimi
dieci
anni). Anche la natura extra-istituzionale (extraparlamentare, extrasindacale ecc.) del
quotidiano e
dell'organizzazione che lo edita è molto relativa. Nelle lotte operaie ad esempio A.O. tramite i
suoi, C.U.B. si
pone come una corrente di sinistra della C.G.I.L. Sul secondo numero del quotidiano, è un altro
esempio, si parla
di lanciare una campagna per il voto a diciott'anni... Il quotidiano dei lavoratori,
tecnicamente, si presenta bene, graficamente pregevole, con otto pagine abbastanza
ricche di notizie e commenti. Resta da vedere se lo spazio di lettori che certo si guadagnerà lo
eroderà agli altri
concorrenti diretti (lotta continua ed il manifesto, il primo soprattutto) ed in
quale misura. L'editoriale del primo numero proclama programmaticamente che la verità
è rivoluzionaria. Ottimo assunto ed
ottimo programma. La tradizione marxista-leninista cui si richiama il quotidiano, tuttavia,
ci fa presumere che
l'affermazione vada ridimensionata mettendo la "verità" tra virgolette, intendendola cioè
come "verità di partito".
Il quale partito, naturalemente, rappresenta il proletariato cha a sua volta è il soggetto della storia,
sarebbe il
portavoce del divenire storico, "cioè" della verità.
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