Rivista Anarchica Online
Cogestione come potere sindacale
di A. B.
Il 21 gennaio scorso è stato reso pubblico in Germania il testo di
un progetto di legge governativo (social-democratici più liberali) per la regolamentazione della
Mitbestimmung (cogestione). La Mitbestimmung esiste
in Germania fin dal 1951-1952 in due forme. Una, funzionante nelle industrie di oltre 1.000 dipendenti
del
settore carbo-siderurgico, si basa su consigli di sorveglianza (Aufsichtsrat) paritetici: undici
membri, di cui cinque
in rappresentanza degli azionisti, cinque in rappresentanza dei lavoratori (da notare che tre di questi
vengono
nominati direttamente dai sindacati) ed un "neutro" accettato dalle due parti. Inoltre, un Arbeits
Direktor
(Direttore dei lavoratori, "rappresentante " dei dipendenti, nominato dai sindacati) partecipa alla gestione
dell'impresa come membro a pieno diritto del Consiglio di Amministrazione (Vorstand).
Nella seconda forma
di cogestione, applicata a tutte le altre imprese con oltre 500 dipendenti, la "rappresentanza" dei
lavoratori è pari
ad un terzo dei membri dei consigli di sorveglianza e non c'è l'Arbeits
Direktor. Poiché le leggi sulla Mitbestimmung scadono nel 1975, da
un paio di anni è iniziata una battaglia parlamentare
fra i partiti tedeschi per una legge sostitutiva. I progetti elaborati sino al compromesso governativo erano
stati
quattro (uno democristiano, due socialdemocratici e uno liberale) che differivano tra di loro per la
composizione
del consiglio di sorveglianza. Il progetto di legge governativo nato da una mediazione tra
social-democratici e
liberali, prevede dieci rappresentanti del capitale e dieci rappresentanti dei lavoratori (di cui tre
sindacalisti) più
un funzionario direttivo; prevede inoltre un "rappresentante" dei lavoratori nei consigli di
amministrazione. Essa
si dovrebbe applicare a tutte le imprese con più di 2.000 dipendenti, cioè, secondo una
stima approssimativa, circa
seicento. Non c'è bisogno di sottolineare che, con la nuova gestione "paritetica", se da un
lato verrà limitato il potere
decisionale della proprietà, non aumenterà certo in proporzione quello dei lavoratori.
Aumenterà il potere dei
tecno-burocrati e questo per due motivi. In primo luogo perché prevedibilmente i
"rappresentanti" dei lavoratori
saranno in prevalenza tecnici, impiegati di concetto, funzionari e sindacalisti (secondo una statistica
recente,
nell'attuale cogestione sono solo per il 31,5% operai specializzati e capi-operai e per lo 0,6% operai non
specializzati) ed in secondo luogo, in una struttura piramidale, gerarchica, chi sale al vertice in
"rappresentanza"
della base diventa in realtà vertice egli stesso, cioè classe dirigente. Lo annota
lucidamente, proprio in merito a
vent'anni di esperienza cogestionaria in Germania, il sociologo (liberale!) Ralph Dahrendorf nel suo noto
"Classi
e conflitto di classe nella società industriale" (pagg.411-415). La cogestione non
è un passo verso l'autogestione, non è una parziale autogestione. E' solo un tentativo
interclassista di attenuare il conflitto di classe ed, insieme, una via aperta alla promozione sociale di alcuni
membri tra i più intraprendenti delle classi sfruttate. Chi dall'estensione della
Mitbestimmung trarrà maggior potere sarà indubbiamente la già
potente centrale
sindacale socialdemocratica, la D.G.B. (Deutscher Gewerkschafsbund). Essa
entrerà nei consigli di sorveglianza
e nei consigli di amministrazione di tutte le principali imprese tedesche, sistemando comodamente
qualche
migliaio di suoi funzionari. In questa prospettiva la D.G.B. appare oggi come un importante sbocco
per i neolaureati. Mentre in passato
l'essere sindacalisti implicava una origine proletaria, oggi si assiste ad una stupefacente "riabilitazione"
(si fa per
dire) del ruolo, che offre ai giovani managers una rapida ascesa verso posti di potere,
guadagno e prestigio. Si
pensi all'esempio di Rudolph Kuda, membro del direttivo dei metalmeccanici che, a trentatré anni
fa già parte
del consiglio di amministrazione delle colossali acciaierie Hoesch di Dortmund, con Mercedes di servizio
(e tutto
il resto). D'altro canto, anche prescindendo dalle migliaia di nuove "poltrone" offerte ai sindacati
dall'estensione della
cogestione, il potere economico oltre che politico della centrale sindacale tedesca è
già rilevantissimo. Essa, che
conta purtroppo 7 milioni di iscritti, cioè il 26% della popolazione attiva adulta, possiede la
più grande impresa
europea di costruzioni (la Neue Keimat, con un fatturato di 256 miliardi di lire) ed il quarto istituto
tedesco di
credito (la Bank Fur Gemeinwirtschaft, con un attivo di 629 miliardi di lire) ed altre proprietà
ed investimenti
per un totale di circa 466 miliardi di lire. Inoltre, in collaborazione con i socialdemocratici la D.G.B. ha
preparato
un programma per la costituzione di un patrimonio azionario (Vermogensbildung) detenuto
dai lavoratori che
permetterà loro (cioè in pratica al sindacato) di disporre tra una decina di anni di una
minoranza attiva in tutte
le società per azioni. La via sindacale al potere tecnoburocratico pare dunque in Germania
una delle più larghe e sicure.
A. B.
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