Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
La L.I.P.
La L.I.P., l'industria di orologi di Besançon, prima fallita, poi occupata e "autogestita" dagli
operai (cfr. 'A' n.23),
infine presidiata dalla polizia, passa ad una holding di privati (50% tre industrie francesi, 34% una
società svizzera
e 16% alcune banche parigine). Uno dei più clamorosi casi di conflitto sociale francese è
stato risolto con un
accordo firmato il 29 gennaio, approvato da un'assemblea dei lavoratori L.I.P. e sottoscritto dai
rappresentanti
sindacali. La fabbrica verrà riaperta. Dei 900 dipendenti circa rimasti (oltre 300 hanno
già trovato lavoro altrove)
trecento saranno riassunti entro marzo, duecento entro settembre, e gli altri in seguito quando e se i
risultati
commerciali della nuova L.I.P. lo consentiranno. L'accordo in sé non si può dire che sia
un grosso successo per
i lavoratori, una degna conclusione per una battaglia lunga e dura. Resta, comunque, tutto il valore
esemplare,
della lotta "autogestionaria", dell'occupazione attiva prima, dell'atelier clandestino poi. Restano otto mesi
di lotta
in cui i lavoratori della L.I.P. hanno mostrato più decisione, coraggio e fantasia dei sindacati.
Rimane soprattutto
l'interesse suscitato attorno al tema libertario dell'autogestione. Il "caso L.I.P.", l'episodio di lotta di classe
più
imbarazzante degli ultimi anni non solo per i padroni e per lo stato ma anche per la sinistra istituzionale,
il caso
che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro, non è dunque, per tutto ciò che ha risvegliato
nel movimento operaio,
chiuso.
Processo Valpreda
Il 18 marzo prossimo si apre a Catanzaro il "processo Valpreda", il processo cioè della strage
di stato "secondo
la pista anarchica". Dopo la conclusione dell'istruttoria milanese del giudice D'Ambrosio, secondo la
"pista
fascista", che ha rinviato a giudizio una filza di fascisti e neonazifascisti per una lunga serie di attentati,
tra i quali
le bombe del 12 dicembre 1960, il "processo Valpreda" ha perso, ufficialmente, ogni interesse. La
questione
sostanziale (l'innocenza di Valpreda e dei suoi compagni) è (o dovrebbe essere secondo la logica)
scontata.
Rimangono da risolvere le questioni giuridico-formali, per il caso insolito di due istruttorie con imputati
diversi,
per il medesimo reato. Il che non significa affatto che abbia perso interesse per noi, per gli anarchici, per
i
rivoluzionari e per la stessa "opinione pubblica democratica". Il processo Valpreda sarà quasi
certamente sospeso
dopo le prime battute, ma è ancora da vedersi in quale modo. Pare che il para-fascista avvocato
di parte civile
Ascari (quello che cercò di comprare la costituzione di Ivo Della Savia) intenda chiedere la
riunificazione dei due
processi mettendo in un unico calderone Valpreda, Gargamelli, Bagnoli, Borghese, Freda, Ventura,
eccetera. La
difesa, viceversa, pare che intenda chiedere il rinvio del processo sino a dopo la conclusione del processo
a Freda
e Ventura e camerati. E' evidente che, se i giudici sceglieranno la prima formula, si getterà
implicitamente un'ombra di dubbio
sull'innocenza di Valpreda e compagni e si avvallerà ancora una volta la teoria degli opposti
estremismi, in un
ennesimo tentativo di confondere le idee all'opinione pubblica, lasciando aperta l'ipotesi "pur non
affermandola
chiaramente" di possibili connubi terroristici tra anarchici e fascisti. Se viceversa verrà scelta
la seconda formula, verrà ufficializzata la matrice fascista della strage. Anche nel secondo
caso la questione sarà per noi tutt'altro che chiusa, beninteso. A noi non basta che dalla "pista
anarchica" si sia passati alla "pista fascista". Noi vogliamo che si arrivi (che ci arrivi il popolo, se non la
magistratura) alla "pista tricolore". Perché, come abbiamo ripetuto in tutti questi anni, se i fascisti
erano gli
attentatori, i sicari della "strategia della tensione", nella formulazione e nello sviluppo di questa strategia,
nel suo
finanziamento, nel necessario appoggio propagandistico, nella protezione degli esecutori fascisti e, per
converso,
nell'impostazione della pista anarchica volutamente falsa, nell'assassinio dell'anarchico Pinelli, nel
linciaggio
morale degli anarchici e della sinistra rivoluzionaria sono implicati ministri, industriali, magistrati,
super-sbirri...
con altrettanta o maggiore responsabilità di Freda e Ventura. Ma sono poi Freda, Ventura e
camerati veramente
ed in quale misura colpevoli della strage di piazza Fontana? Dopo anni di menzogne ufficiali è
persino legittimo
il dubbio che essi siano dei capri espiatori fascisti, sui quali è stata fatta convergere tutta la
colpevolezza dopo
il fallimento clamoroso delle "piste anarchiche".
Nord e Sud
Tempo di processi. Il 2 marzo si aprirà a Catania il processo d'appello ad Alfredo Bonanno,
imputato di
istigazione a commettere il delitto di insurrezione armata contro i poteri dello stato, di apologia di tale
reato, di
vilipendio della Magistratura, di diffusione di notizie false, per il contenuto di alcuni articoli pubblicati
sul foglio
"Sinistra Libertaria" (numero unico uscito nel 1972 di cui Bonanno era il direttore responsabile). In prima
istanza
il Bonanno è stato condannato (cfr. 'A' n.17) a due anni di reclusione e a 40.000 lire di
multa. Ciò che colpisce, in questo episodio repressivo controrivoluzionario, è che
i concetti per i quali si incrimina a
Catania (ad esempio che la giustizia di stato è la "giustizia" della classe dominante) sono comuni
e scontati sulla
stampa anarchica ed extraparlamentare e anche la forma con cui sono espressi non è
particolarmente violenta.
Perché a Roma e a Milano si possono scrivere cose che a Catania sono perseguite come reato?
La risposta più
semplice è che i giudici che hanno condannato Bonanno in prima istanza siano più
reazionari della media
nazionale. Un'altra risposta può essere che la diversa situazione socio-economica meridionale
(potenzialmente
più pericolosa per il sistema per le sue contraddizioni esplosive) richieda un comportamento
meno "tollerante"
degli organi repressivi statali. Un'altra risposta ancora può essere che la "tolleranza" delle idee
e del linguaggio
rivoluzionario impostasi di fatto negli ultimi anni stia per essere ricondotta negli angusti confini formali
delle leggi
vigenti e di questa involuzione repressiva i magistrati catanesi siano uomini di punta.
La Redazione
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