Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 236
maggio 1997


Rivista Anarchica Online

Il posto di Ferrer nell'anarchismo
di Nico Berti

Il problema pedagogico chiave dell'anarchismo può essere formulato con queste domande: educare alla libertà vuol dire formare un uomo "nuovo"?In una società libera, gli uomini saranno veramente diversi dal presente? Cosa vuol dire libero e cosa vuol dire "nuovo" dal punto di vista anarchico?
Ecco, une degli esempi più significativi dell'educazionismo libertario, Francisco Ferrer Guardia, riflette completamente questo nodo centrale del rapporto tra libertà ed educazione. Ferrer, la cui concezione culturale è tutta interna alla dimensione del positivismo (non però nella sua versione evoluzionistica), cerca di elaborare una proposta pedagogica intesa quale sintesi di questa duplicità: far coincidere l'idea di libertà con l'idea di una nuova umanità. Con tale prospettiva, la libertà non è concepita come una semplice possibilità che si apre al nuovo, ma come una reale e specifica alternativa antropologica alla condizione presente; come una nuova posta in essere. In altri termini, come delineazione concreta della stessa libertà, la quale trova così una sua descrizione ed un suo significato.
La concezione pedagogica ferreriana vuol essere la messa in pratica dell'idea di rivoluzione libertaria ed egualitaria e perciò in essa non vi è posto per uno sviluppo educativo non-orientato. Nella Scuola Moderna gli allievi vengono educati, prima di tutto, alla consapevolezza dell'infinita liaison del tutto e perciò alla conoscenza delle sofferenze umane che costituiscono la pietra fondamentale della costruzione di ogni società. Gli individui devono sapere, prima di tutto, quanta fatica e quanto dolore sono costati per edificare questa realtà nella quale si trovano a vivere; perciò essi devono partecipare attivamente alla vita. Si tratta dunque di una conoscenza che deve essere fondata sulla storia e sulla sociologia e attivata con l'indicazione e il coinvolgimento della stessa scuola all'interno della società; tra l'una e l'altra non vi deve essere soluzione di continuità.
Con questa premessa, di segno tutto societario, è possibile sviluppare nell'allievo l'idea della dimensione universale del pensiero umano. Una vera cultura, secondo Ferrer, non può non essere cosmopolita e perciò non può non scagliarsi contro tutte le forme del pre-giudizio. Questo attraversa non soltanto la questione fondamentale dell'esistenza umana, cioè il rapporto vita-morte (e dunque il problema decisivo della religione), ma anche il rapporto vita individuale - vita collettiva (e quindi il problema politico della questione sociale).
Mentre, rispetto alla religione, Ferrer, seguendo la più rigida concezione positivistica, si dimostra categorico, nel problema del rapporto individuo-società segue una linea più possibilista (probabilmente per i forti influssi massonici che in lui non vennero mai meno). Il razionalismo scientifico, che costituisce il fondamento metodologico della Scuola Moderna, è diretto a sradicare ogni pregiudizio religioso, che in pratica significa dare un'educazione agli alunni seguendo una direttiva dichiaratamente atea. L'ateismo, in Ferrer, è veramente centrale e in ciò egli si rifà non soltanto alla più classica visione positivistica, ma anche alla più "tradizionale" visione anarchica. L'ateismo porta ad una interpretazione disincantata del mondo, che non dissolve soltanto i fantasmi del cielo, ma anche quelli, assai più concreti, che corrispondono ai nomi di giudice, poliziotto, padrone, burocrate, ministro, ecc.
Allo stesso modo Ferrer intende che il razionalismo scientifico operi per una visione disincantata della vita sociale, anche se qui, come abbiamo accennato, egli non pretende di dare una direzione precisa.
L'ovvia domanda che ci si pone a questo punto è se l'educatore spagnolo fu consapevole della dimensione altrettanto dogmatica insita nel razionalismo scientifico. La risposta è che non ne fu consapevole ma è certo, tuttavia, che nella sua Scuola Moderna non vi fu questa incongruenza, perchè l'idea di libertà che l'animava era sufficiente per neutralizzare la formazione di ogni possibile nuovo dogmatismo.
Il rapporto tra l'uomo nuovo e l'uomo libero non fu risolto da Ferrer. Egli però ne pose con forza, e forse più di tutti, il problema. E' questo il suo posto, fondamentale, nella storia dell'anarchismo.