Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 232
dicembre 1996 - gennaio 1997


Rivista Anarchica Online

Ricordando Aurelio Chessa
di Paolo Finzi

Il 26 ottobre scorso, a Rapallo, è morto Aurelio Chessa. Era nato 83 anni fa a Putifigari (Sassari) e da qualche mese le sue condizioni di salute erano andate aggravandosi a causa di un tumore, tanto che da Cecina - dove da qualche anno resiedeva ed aveva trasferito l'Archivio Famiglia Berneri - dopo qualche ricovero in ospedale si era trasferito a Rapallo, dove resiedono la figlia Fiamma ed il nipote Marzio. Con lui scompare un militante anarchico ben conosciuto, che ha occupato un posto di tutto rilievo nelle attività - soprattutto editoriali e culturali - del nostro movimento, nell'ultimo mezzo secolo. A Genova, dove ha risieduto fino alla fine degli anni '60, è stato uno dei promotori delle attività dei Gruppi Anarchici Riuniti, contribuendo quotidianamente per oltre un ventennio all'apertura della storica sede (tuttora aperta) di piazza Embriaci. All'indomani della morte di Giovanna Caleffi Berneri (compagna di Camillo Berneri, militante e pensatore anarchico assassinato dagli stalinisti a Barcellona nel '37), Aurelio inizia ad occuparsi dell'Archivio Famiglia Berneri, che diventerà il fulcro della sua instancabile attività - prima a Pistoia, poi ad Iglesias, a Genova, nuovamente - per tanti anni - a Pistoia, per poi finire a Cecina dopo una breve parentesi pugliese. Aurelio, che - ferroviere - era quanto di più lontano si possa immaginare dalla classica figura dell'"intellettuale", ha saputo per decenni tenere in vita ed allargare l'Archivio, facendone un punto di riferimento sia all'interno del movimento anarchico sia - soprattutto - per studenti, studiosi, ecc., che numerosi lo hanno consultato, favoriti dall'eccezionale ospitalità di Aurelio, che - se gli erano simpatici - offriva loro non solo un letto per dormire, ma anche squisiti pranzetti. Era un ottimo cuoco, nella sua cucina gli ho sempre invidiato la sfilata di vasetti con cibarie conservate o fresche deliziose (mitica la bottarga). In campo editoriale, oltre alle edizioni dell'Archivio Famiglia Berneri (che hanno tra l'altro avuto il merito di riproporre molti scritti sconosciuti e inediti/introvabili di Berneri), Aurelio va ricordato per il suo contributo alle edizioni RL, alla collana Vallera, ecc.. Per anni è stato lui, dietro alle quinte, ad assicurare la continuità editoriale ed amministrativa della rivista Volontà, a lui particolarmente cara. E poi ha seguito con particolare attenzione la vita de L'Internazionale e dei Gruppi d'Iniziativa Anarchica (GIA), di cui era stato - nel '65 - uno dei promotori della nascita, nella lacerante scissione dalla Federazione Anarchica Italiana (FAI). Aurelio era in corrispondenza con centinaia di persone - compagni, studenti, vedove di compagni, detenuti, giovani, negli Stati Uniti come in Australia. Era al centro di una fitta rete di iniziative e di relazioni. Era, a mio avviso, un compagno buono, con un cuore grande, ospitale - come prima ricordato - sensibile. Aveva, in questo, fatta propria la migliore tradizione dell'anarchismo, filtrata tramite la frequentazione di quei militanti di almeno una generazione più vecchi di lui (e di due o tre generazioni più vecchi di me), l'affetto verso i quali ci accomunava: Alfonso Failla, Umberto Marzocchi, Pio Turroni e tanti, tanti e tante altre. E questo aldilà delle divergenze politiche, dell'essere della FAI o dei GIA o quant'altro. A testimonianza di questo suo affetto, c'erano le decine, centinaia di foto di compagne e compagni, che conservava gelosamente e fieramente teneva esposte, quasi una sintesi del suo profondo vincolo con quel movimento anarchico che era il suo mondo, ma anche la fonte delle sue non infrequenti incazzature. Aveva infatti, il nostro Aurelio, un carattere spigoloso, difficile, a tratti scontroso. Chi non ha litigato anche accesamente con lui (e forse qualcuno ci sarà) alzi la mano. Pio Turroni, in proposito, amava ricordare le origini sarde e la forte, orgogliosa "sardità" di Aurelio: ma non basta e probabilmente non c'entra. Anche nel suo modo di gestire le numerose iniziative di cui era al centro molti - ed io tra loro - hanno avuto modo di esprimere dissensi e riserve: ricevendo da Aurelio risposte non propriamente da educanda. Ma l'uomo era fatto così e così andava preso, in blocco. Anche perchè, dietro quella scorza ruvida ed a volte insopportabile, sentivi sempre un'onestà di fondo, l'attaccamento all'ambiente anarchico, la generosità. Ora Aurelio non c'è più. Non ha voluto funerali, ai quali certamente saremmo andati in tanti, perchè in tanti Aurelio ha lasciato un segno umano. Si è fatto cremare. Nell'obitorio dell'ospedale di Rapallo l'ho visto per l'ultima volta. Mentre mi recavo là, pensavo alle parole che forse avrei avuto occasione di pronunciare ai suoi funerali (come mi era capitato di fare con altri vecchi compagni). Il suo volto, composto nell'immobilità della morte, mi sembrò lanciarmi un ultimo saluto: un abbraccio a tutti i compagni che gli hanno voluto bene ed un sonoro "Affanculo!", come quello che tante volte ci ha propinato. Caro, vecchio, insopportabile Aurelio. Ci mancherai.