Rivista Anarchica Online
Il treno dei desideri
Credo che i lettori di «A» abbiamo molti legami col mondo delle rotaie. Da bambino io stesso
ho passato lunghe
ore a veder sfrecciare locomotori e locomotive, che sembravano cose vive (...) e a distanza di vent'anni mi ritrovo
pendolare sulla linea Milano-Lecco. Non so se avete presenti le carrozze di molti treni regionali, quelle vetture
«open» (senza scompartimenti): i corridoi con i sedili, sono separati dalle piattaforme d'accesso al treno, solo da
porte scorrevoli a spinta manuale; ed è proprio quest'ultimo dettaglio il fulcro di questa breve riflessione!
I sedili
situati in prossimità delle suddette porte sono i più ambiti: da chi vuole stare largo, da chi
necessita di più aria
e dai pigri che vogliono sedersi appena saliti a bordo. Cosa ne facciamo della porta, la teniamo aperta o chiusa?
Il senso comune della democrazia imporrebbe di tenerla mezza aperta/mezza chiusa. I riscontri col quotidiano
politico, sociale e culturale sono evidenti e una simile soluzionenon può che riflettere
l'ottusità dei presupposti. Meglio sarebbe se: da un lato le vetture ferroviarie fossero pensate e costruite
in modo
da rispondere alle necessità climatico-logistiche dei passeggeri e dall'altro ogni viaggiatore riflettesse e
selezionasse coerentemente le proprie necessità; una persona freddolosa non ha senso che segga vicino
alla porta
se può scegliere un posto più riparato! La democrazia non è che una perversa miscela tra
l'omologazione culturale
dei viaggiatori e gli standard qualitativi delle F.S. La realtà, invece, è costituita da più
soggettività che usufruiscono dello stesso mezzo, per raggiungere mete non
necessariamente identiche. Ma invece di perseguire un diverso approccio al treno, non converrebbe andare tutti
in auto? In questo caso si avrebbero miliardi di soggettività, che usufriebbero di miliardi di autoveicoli,
per andare
in nessun posto... se non altro per l'ingorgo che si creerebbe! E poi, non siamo effettivamente e tragicamente
fermi da millenni sulla disputa «chi comanda chi»? Resta un
ultimo nodo da sciogliere, chi guida il treno? Per permettere la salita e la salita e la discesa dei miliardi di
individui, (più soggettività, con mete soggettive), il treno dovrebbe fermarsi infinite volte; quindi:
infinite fermate,
nessuno spostamento del treno (...) nessuna neccessità del macchinista!!! Ma no! Non è il caso
che mi tiriate
dietro tutti i libri di filosofia greca! Volevo solo dire che secondo me la libertà è per prima cosa
una condizione,
una stato d'animo, una forma mentale. I macchinisti, si sa, servono solo quando le persone e le cose non sanno
dove andare. Ciao ragazzi.
Franco Frascolla (Olgiate Molgora)
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