Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 230
ottobre 1996


Rivista Anarchica Online

Il treno dei desideri

Credo che i lettori di «A» abbiamo molti legami col mondo delle rotaie. Da bambino io stesso ho passato lunghe ore a veder sfrecciare locomotori e locomotive, che sembravano cose vive (...) e a distanza di vent'anni mi ritrovo pendolare sulla linea Milano-Lecco. Non so se avete presenti le carrozze di molti treni regionali, quelle vetture «open» (senza scompartimenti): i corridoi con i sedili, sono separati dalle piattaforme d'accesso al treno, solo da porte scorrevoli a spinta manuale; ed è proprio quest'ultimo dettaglio il fulcro di questa breve riflessione! I sedili situati in prossimità delle suddette porte sono i più ambiti: da chi vuole stare largo, da chi necessita di più aria e dai pigri che vogliono sedersi appena saliti a bordo. Cosa ne facciamo della porta, la teniamo aperta o chiusa? Il senso comune della democrazia imporrebbe di tenerla mezza aperta/mezza chiusa.
I riscontri col quotidiano politico, sociale e culturale sono evidenti e una simile soluzionenon può che riflettere l'ottusità dei presupposti. Meglio sarebbe se: da un lato le vetture ferroviarie fossero pensate e costruite in modo da rispondere alle necessità climatico-logistiche dei passeggeri e dall'altro ogni viaggiatore riflettesse e selezionasse coerentemente le proprie necessità; una persona freddolosa non ha senso che segga vicino alla porta se può scegliere un posto più riparato! La democrazia non è che una perversa miscela tra l'omologazione culturale dei viaggiatori e gli standard qualitativi delle F.S.
La realtà, invece, è costituita da più soggettività che usufruiscono dello stesso mezzo, per raggiungere mete non necessariamente identiche. Ma invece di perseguire un diverso approccio al treno, non converrebbe andare tutti in auto? In questo caso si avrebbero miliardi di soggettività, che usufriebbero di miliardi di autoveicoli, per andare in nessun posto... se non altro per l'ingorgo che si creerebbe!
E poi, non siamo effettivamente e tragicamente fermi da millenni sulla disputa «chi comanda chi»? Resta un ultimo nodo da sciogliere, chi guida il treno? Per permettere la salita e la salita e la discesa dei miliardi di individui, (più soggettività, con mete soggettive), il treno dovrebbe fermarsi infinite volte; quindi: infinite fermate, nessuno spostamento del treno (...) nessuna neccessità del macchinista!!! Ma no! Non è il caso che mi tiriate dietro tutti i libri di filosofia greca! Volevo solo dire che secondo me la libertà è per prima cosa una condizione, una stato d'animo, una forma mentale. I macchinisti, si sa, servono solo quando le persone e le cose non sanno dove andare.
Ciao ragazzi.

Franco Frascolla
(Olgiate Molgora)