Rivista Anarchica Online
Rete senza cuore?
La lettera di David Koven solleva alcune questioni interessanti, che meritano di non
essere lasciate cadere. Per quanto riguarda, in particolare, internet, abbiamo sollecitato
una prima risposta al nostro "esperto" Marco Cagnotti. Il dibattito è aperto.
Caro David, non so se farmi venire qualche tipo di complesso nel rispondere alla tua lettera. In fondo
sto scrivendo con un computer e forse, da quanto dici, potrei considerarmi un privilegiato,
membro di un'elite che ha abbastanza soldi per potersi permettere uno strumento comodo
come questo. Mi tranquillizza però il fatto che tu stesso, scrivendo, ti sei servito di un
word processor, o almeno di una macchina da scrivere elettronica, e anche che dimostri
di comprenderne e apprezzarne l'utilità per la diffusione del pensiero libertario. Queste considerazioni mi offrono lo spunto per rispondere alle tue obiezioni all'uso di
Internet nell'azione del movimento anarchico. Per accedere alla rete servono tre cose: un
computer, un modem e un abbonamento presso un provider. Nessuno che intenda
produrre, elaborare e diffondere informazione oggi può rinunciare all'ausilio del
computer, a meno di impiegare dieci volte più tempo e ottenere un prodotto dieci volte
più scadente. Gli ultimi anni hanno visto un crollo dei prezzi, e ormai anche i miei
studenti di liceo, lavorando durante un'estate, riescono a mettere da parte quel tanto che
basta ad acquistare un computer dignitoso. Peraltro non è che il computer stesso, nella
connessione a internet, sia l'elemento più importante: anche una macchina un po'
vecchiotta ed economica va benissimo. Semmai, è il modem che conta. E un buon
modem oggi lo paghi meno di mezzo milione. Non tantissimo, quindi. Né sono
particolarmente cari gli abbonamenti, visto che non è difficile trovare offerte di full
access a meno di 300 mila lire all'anno. C'è poi una questione diversa alla quale tu accenni: il controllo del governo su quanto la
rete offre. E' vero, internet è figlia della guerra fredda. L'hanno inventata i tecnici
dell'esercito USA per avere uno strumento di comunicazione decentrato e meno
vulnerabile a un attacco atomico. Potremmo fare gli schizzinosi e rifiutarci di usare un
mezzo "nato male", oppure essere un po' pragmatici e prendere quello che ha di buono. Io
ho optato per questa seconda scelta. E, per la verità, mi sento tranquillo. L'ultima delle
mie preoccupazioni è quella di andare a finire fra le fauci del ragno Stato al centro della
ragnatela, che aspetta il povero insetto anarchico per sbranarlo. I ragni ci sono, ma non
riescono a uscire dai propri confini, che peraltro loro stessi si ostinano a voler mantenere.
L'aspirazione dei governi a voler controllare e limitare la libertà di parola e di espressione
attraverso internet è destinata a fallire proprio a causa del grado di sviluppo e di
decentramento raggiunto dalla rete. Se il governo italiano censurasse un sito anarchico
aperto da me, considerandolo pericoloso per l'ordine costituito, potrei sempre trasferire il
mio materiale nel server dei compagni olandesi, o finlandesi, o boliviani, e sarebbe a
disposizione della comunità degli utenti esattamente come prima. D'altra parte anche le
riviste cartacee tradizionali rischiano la chiusura in qualsiasi momento, se cominciano a
diventare davvero fastidiose per il Potere. Quanto credi che potrebbe sopravvivere A se
cominciasse a dare veramente noia? Non pensi che basterebbe qualche inghippo, magari
di tipo fiscale, per far sbaraccare qualsiasi pubblicazione tradizionale senza che sembri
un'azione censoria? Tu sottolinei poi i limiti del mezzo nella comunicazione
interpersonale e del mantenimento dei rapporti umani. L'impressione che molti hanno dei
computer è quella di un oggetto freddo, arido... magari anche un tantino squallido.
L'immagine tradizionale è quella di migliaia di persone sole e isolate dal mondo,
rinchiuse ognuna nel suo stanzino a rincretinirsi davanti a un monitor. A mio avviso
dipende dalle abitudini dei singoli e dalla capacità di ognuno di andare oltre il mezzo per
comprendere l'interlocutore. Certo lo sguardo, il sorriso e il gesto sono un'altra cosa, ma
non a tutti è dato poter vedere e toccare le persone con cui si parla. Come facevano i
compagni a incontrarsi, a scambiarsi idee, opinioni, a discutere, a litigare anche, quando i
viaggi erano più difficoltosi e non c'era neanche il telefono? Si scrivevano,
semplicemente. La comunicazione era solo epistolare, né più né meno di come è oggi con
la posta elettronica o lo scambio di messaggi attraverso i newsgroup... solo che ora è
molto più comoda, rapida ed economica. E non è più " fredda" o arida, anche perché tutto
ciò che vedi sul monitor lo puoi stampare, se proprio ci tieni. Io ho amicizie profonde e
ricche con persone con le quali mi tengo in contatto solo grazie alla posta elettronica,
amicizie nelle quali c'è confidenza, passione, affetto. Non mi sento affatto isolato, solo,
chiuso nel mio stanzino. La comunicazione telematica ha arricchito i miei legami... e in
molti casi, nel confronto epistolare con un pensiero e una sensibilità diversi dai miei, mi
hanno condotto a rivedere le mie opinioni. Ho molto apprezzato le tue considerazioni sull'utilizzo del computer nella diffusione del
pensiero libertario, visto che il desktop publishing abbatte notevolmente i costi editoriali
e consente di sopravvivere anche a riviste povere di mezzi che in altri tempi sarebbero
scomparse. Rimangono tuttavia ancora delle spese, nell'editoria tradizionale, che la
comunicazione elettronica elimina definitivamente. Infatti bisogna considerare anche i
costi della carta e della distribuzione. Ebbene, la rete risolve in un solo colpo entrambi
problemi: la carta non serve, perché il supporto materiale è la memoria del computer, e di
distribuzione non ce n'è, perché sono i lettori stessi a commettersi al tuo sito per leggere
la tua rivista. Internet può essere uno strumento di grande utilità per il movimento. Dovremmo solo
cercare di vincere quella che è un po' la paura del mezzo, che sembra misterioso e
incomprensibile, ma che è più semplice da usare di quanto possa sembrare. Le interfacce
grafiche "user friendly" richiedono una competenza tecnica davvero minima, e chiunque
abbia un minimo di confidenza con un moderno sistema operativo non avrà certo
difficoltà ad accedere alla rete e usarne con profitto le risorse. Se solo diamo un'occhiata
nel cyberspazio, ci accorgiamo che c'è un mondo virtuale tutto da esplorare nel quale
diffondere le nostre idee e la nostra visione della vita, un mondo umanamente molto ricco
che sarebbe un peccato trascurare. Non indugiamo oltre... Saluti libertari...
Marco Cagnotti
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