Rivista Anarchica Online
Giubilea
di Dada Knorr
A cavallo tra maggio e giugno si è tenuta a Bologna la «seconda settimana lesbica» dedicata, in gran
parte, al
rapporto con le istituzioni e con la sinistra. Ecco il sunto dell'intervento che Dada Knorr ha tenuto nella sede
dell'Arci-Lesbica di Torino
Una lesbica che non reinventa il mondo è una lesbica
in via di sparizione. N.Brossard
Ho letto qualche settimana fa su Il foglio del Paese delle donne un comunicato
del Coordinamento lesbiche
milanesi nel quale si affermava che, di fronte alle manovre di Formigoni and company per incitare la gente a
formare famiglie eterosessuali, era necessario fare una aperta lotta, per inciso anticlericale. A me del resto risulta
che, oltre ad essere numerose tra suore, crocerossine, teologhe e ministre della sanità, le lesbiche sono
sempre
state anticlericali acerrime. Scansate come il demonio dai "padri della chiesa", infatti, vengono poco nominate
nei testi che, storicamente, si impegnano a fondo nella descrizione dei mali del mondo e nella condanna
dell'omosessualità. Come maschi, i gay hanno beneficiato di lunghe dissertazioni sullo spargimento del
sacro
seme, ed in ogni caso vengono trattati come pari di Adamo, e quindi perlomeno affini al Creatore, al contrario
delle donne, che da sempre (e fino ad ora) sono considerate dalla Chiesa delle succedanee del caviale. Nella
Bibbia, la coppia eterosessuale viene presentata sin dalla Genesi come sfigata ma inevitabile, facendoci
rimpiangere la grecità che perlomeno, aveva prodotto il simpatico mito delle due metà, citato da
Aristofane e
Platone; quasi tutti ne avranno sentito parlare: si trattava della riunificazione di due metà di un unico
perfetto
essere tramite il ricongiungimento attuato nelle coppie (di due maschi, due femmine, o etero). Il Nuovo
Catechismo della Chiesa cita Genesi (19, 1-29), Romani (1, 24-27), Corinzi (6,10) e Timoteo (1,10)
come condanne comprovate contro l'omosessualità, ed i Vangeli sono stati più volte usati a tale
scopo, tant'è vero
che due insigni studiosi, Rina Macrelli e Giovanni dall'Orto, hanno ricercato le forzature di quest'uso, citando
ad esempio il passo del Vangelo econdo Matteo (5,22) dove Gesù dice "e chiunque dirà Raca al
suo fratello sarà
processato dal Sinedrio" ove Raca può significare...checca. Dovremo arrivare al '500 perché,
assieme alle streghe,
le lesbiche vengano degnate di più attenzione? Esse sono accomunate ai gay nell'editto di Teodosio (390
dc) che
prescriveva per entrambi la pena di morte. Sono considerate da Agostino (n.354 dc) che considerava lesbismo
ed omosessualità peggiori dell'adulterio, ell'incesto e dello stupro. Sono celebrate come streghe da Papa
Gregorio
IX che nel 1232 inaugurava l'Inquisizione contro l'eretica pravità e da Alberto Magno e Tommaso
d'Aquino che
pontificavano giustificando così nel 1259 il Codice d'Orléans che prevedeva evirazione ed
escissione
rispettivamente per gay e lesbiche, più naturalmente la confisca di tutti i beni e la morte per rogo. Cino
da Pistoia
nel 1314 ed Alfonso Tostado (Avila) nel '400 dissertano sui delitti "contro natura" e sulla
attività/passività in
questi: "quando una donna subisce contaminazione cedendo ad un'altra donna, poiché esistono certe donne
inclini
ad oscena nefandezza che esercitano le loro voglie sulle altre donne e le incalzano come uomini". La oscura
impressione che alcune donne fossero una mina vagante per la uniformità del pensiero e della norma
patriarcale
verrà stigmatizzata nei secoli,... anche dalla psicanalisi, con la opinione che si mimassero comportamenti
maschili. Le 'streghe' vengono messe al rogo da Carlo V (1532), legate a pali e bruciate a Treviso (1574),
inquisite nel '600: è noto un processo per lesbismo contro la badessa di Pescia, Benedetta Carlini, ed un
trattato
"De Sodomia Foeminarum" di Lodovico Maria Sinistrari datato fine '600. Tanta attenzione sfocia nell'eminente
maniaco sessuale e padre della chiesa, Alfonso de' Liguori, che nel suo celebre lavoro sulla Pratica
del
Confessare e nella sua Teologia Morale, a metà '700, fornisce tutti i dati ai
preti per individuare ed interrogare
le temute lesbiche, con dovizia di particolari. Dal confessionale si è poi passati direttamente allo
psichiatrico, e,
per le più fortunate, al lettino dello psicanalista. Il Nuovo Catechismo recita (par.2357) la dichiarazione
sulla
'Persona Humana' della Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal card. Ratzinger, che dichiara: "gli
atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Ora, la chiesa usa alcune parole chiave per
condannare
ciò che non gradisce: gli atti omosessuali sono disordinati così come ogni
espressione d'amore e di piacere che
non procuri direttamente un figlio nel giro di nove mesi le donne non sono autenticamente femminili
se non
compiono il loro dovere diventando madri e svolgendo i lavori di cura a favore dei maschi della famiglia (vedi
Mulieris Dignitatem 1988) e rinunciando ad un "esasperato femminismo" in favore di una crescita
'differenziata'
sessualmente nei ruoli (tradizionali) la famiglia, però, non è vera famiglia se non
si fonda sul matrimonio
(cattolico) tra un uomo ed una donna (vedi anche la Lettera di GPII alle Famiglie, 1994). Si vede dunque che
l'unica "apertura" concessa dalla Chiesa alle donne è quella della cucina e del confessionale.
Proprio per questa loro "particolarità", che mina profondamente sia l'immaginario patriarcale che quello
di alcune
filosofe, le lesbiche sono profondamente e concretamente anticlericali. Basterà citare Mary Daly, ed il
suo libro
"Al di là di dio Padre" (1) per dare una idea della radicalità della critica lesbica alla teologia
cattolica; per Mary
è la donna la positiva "anticrista" del duemila, la figura femminile quella che dovrà rovesciare
un mondo
capovolto ed in procinto di marcire. «Una divinità patriarcale, o suo figlio, non è
in grado di salvarci dagli orrori
di un mondo patriarcale. Ciò significa allora che il movimento
femminista mira ad essere, o cerca di essere, o in
qualche modo rappresenta un rivale di Cristo? Su di un piano diverso, ma collegato, Michelet scrisse
che i preti
vedevano nella strega una nemica, una minacciosa rivale. Poiché contiene una forza che porta al di
là della
cristolatria, il movimento femminista nel suo significato profondo effettivamente mira ad essere,
cerca di essere
e rappresenta l'Anticristo primordiale, presente e futuro». Non credo nel lesbismo e nemmeno nel femminismo come figure "salvifiche" ma anch'io spero nel
nostro
potenziale. E' proprio l'unione tormentata tra mente e corpo, pensiero ed energie corporee, che può vivere
nella
vita lesbica una continua esperienza e rielaborazione del legame alla Madre, alla Terra, al significato del vivere.
Sono proprio le teologhe lesbiche (e che dire delle lesbiche americane del famoso libro 'Dentro il convento'?)
a rappresentare il diavolo per il povero (si fa per dire) establishment cattolico, sempre più consapevole
della
decadenza dei propri diktat. Il Papa, chiamato da Mary Daly "Sua Nullità", ha tentato in questi anni tutti
gli
approcci: si è dichiarato pacifista, populista, ecologista, femminista, ed alla Conferenza del Cairo (si veda
il
documento in Civiltà cattolica maggio 1995) ha esortato le donne a forgiare un pensiero
della differenza sessuale
consapevole della condizione delle donne del Terzo Mondo! Quali vette del pensiero innovatore e illuminato! Ma
il suo tentativo mirava semplicemente a ricordare il ruolo di Madre Teresa di Calcutta e delle donne - sostegno
del morente patriarcato. Tutti i movimenti dei pensatori cattolici intanto si ricongiungono idealmente nella
negazione del lesbismo. Quale lesbica pensa che sia utile essere "riconosciute" dai Padri? La lesbica, da soggetto
marginale e taciuto, si può trasformare ora in oggetto di interesse "trasgressivo". Nel momento in cui il
Patriarcato
viene dichiarato "defunto" (vedi il Sottosopra,gennaio '96, della Libreria delle donne di Milano, ma
sulle presunte
morti storiche, come quella del... Capitalismo, la letteratura è lunga!), c'è da chiedersi se invece
non sia
mummificato per sempre, o clonato in tutte le realtà tanto da sembrare irriconoscibile, risorto a nuove
sembianze.
Così anche il lesbismo, ritoccato e commercializzato, truccato a chic e sfornato in formato porno,
è come latte
nel biberon del vecchio dinosauro. Per alcune, il piacere...perverso è quello di essere prese in
considerazione, di
essere considerate "il nuovo che avanza", e quindi di avere comunque l'opportunità di contrattare, anche
se ancora
da "antagoniste", un proprio posto nella società di ciò che è "Visibile". Ciò che
fa la differenza tra essere "visibili"
ed essere viste, tra nominarsi ed esistere, è la propria disponibilità ad assumere forme e linguaggi
tali da attrarre
una compiacente attenzione, è così che il lesbismo si trasforma in un esercizio di immagini e di
immagine, basti
vedere l'uso che ne fanno i mass media. A questo proposito, la tanto discussa "mediazione" attraverso la quale
si può cambiare il mondo (cit. Sottosopra rosso), diviene gioco di retorica politica. Così è
per le teologhe che
anelano al ruolo di preti per le donne, e per le lesbiche il cui unico passatempo sembra quello di discutere di
fecondazione artificiale, di aids, di matrimonio gay, di tutte quelle tematiche cioè che sole possono
permettergli
di rivendicare qualcosa (una Norma, una Regola, qualche concessione) allo Stato, al Patriarcato, agli
uomini. Simone Weil, come altri, aveva messo a fuoco il
problema del cambiamento delle regole nella società: "una
rivoluzione si produce nel momento in cui si è già quasi realizzata; è quando la struttura
di una società ha cessato
di corrispondere alle istituzioni che le istituzioni cambiano" (2). Attualmente in Italia l'Istat dà un 21% di famiglie composte da una sola persona, ed il numero
delle "convivenze"
gay e lesbiche è in aumento (3). Ma a cosa può servire una battaglia con la chiesa cattolica per
rivendicare il
diritto al matrimonio anche per le coppie non etero? Lo spostamento dell'immaginario va verso una inevitabile
normalizzazione e verso un tragico errore di fondo: non ci si occupa invece a tutto tondo dei diritti delle singole
persone, e si richiedono più norme invece che più libertà. "Disciplinare il fenomeno",
così chiama il desiderio del
Parlamento Europeo rispetto alle unioni "di fatto", Paolo Ferrari da Passano su Civiltà
Cattolica
(Quad.3451/1994), e non ha torto. Il nostro anticlericalismo dovrebbe confrontarsi con la necessità di
trovare altre
forme di libertà e di agio, come singole e come coppie, che non debbano finire in una lotta all'ultimo
sangue coi
tradizionalisti cattolici per tirare anche sui nostri piedi "la coperta corta del diritto di famiglia". In
prossimità del
Giubileo, c'è proprio da chiedersi quanto vogliamo essere coinvolte in questo enorme processo di
festa
dell'uniformità patriarcale (che avrà i suoi inevitabili 'sacrifici'), e quanto invece, anche
grazie alla pratica del
separatismo, noi lesbiche abbiamo imparato ad essere realmente... diverse. Tanto per non recitare di nuovo il
triste ruolo, vetero
anticlericale, di diavole di comparsa!
1)Mary Daly, Al di là di Dio Padre, Editori Riuniti 1991, cit. pag.118. 2)
1932, Simone Weil, impegnata come insegnante e sindacalista in un paesino di provincia; una sua amica
sentì
il prete in chiesa predicare contro di lei ed in treno qualcuno dire "Pare che l'Anticristo sia a Le Puy, è
una donna,
vestita da uomo". S.Weil, Sur les contradictions du marxisme, 1937. 3) Altri dati segnalavano circa
duecentomila coppie non coniugate, ed un milione 260mila famiglie composte da
madri sole, o "famiglie monoparentali", Istat febbr.'95.
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