Rivista Anarchica Online
Il granchio anarchico
Egregio Direttore, nel n. 217 della Sua pregiata rivista viene chiesto: "Cosa resta delle
nostre convinzioni, delle nostre certezze, delle
nostre verità, dei nostri progetti, dei nostri sogni?". Sono un mazziniano e non un anarchico militante,
ma ho
sempre riconosciuto che l'anarchismo deve essere considerato come una grande scuola anche da chi per varie
ragioni ha seguito altre strade. Per quanto mi concerne penso (e lo pensavo anche quando non avevo
ottantasei anni) che lottare per una sempre
più avanzata democrazia, non importa quando, si arriverà all'anarchia. Ovviamente tale impegno
potrà dare dei
risultati se mantenuto affermando i principi dell'anarchismo in ogni circostanza della nostra vita. Capisco che la
mia mentalità da...temporeggiatore non possa incontrare l'approvazione degli anarchici. Ma essi hanno
egualmente
tutta la mia simpatia perché ho un grande rispetto per la somma enorme di sacrificio che onora la loro
storia. Mi rendo conto che un anarchico non possa ammettere che io vada a votare anche se considero
l'attuale
democrazia come un mostro da addomesticare. Penso che lo consideri una contraddizione e che sia meglio
preferire l'attacco frontale ad un paziente lavorio interno di persuasione. È la consueta vicenda che da
sempre ha
logorato e logora la sinistra: la vecchia e mai sospesa disputa tra riformisti e rivoluzionari. Sarà bello il
giorno
in cui verrà trovato il modo di far quadrare questo circolo. Giunto a questo punto mi rendo conto che
questa mia
lettera non ha alcuna possibilità di essere considerata. Ma vorrei che Lei si convincesse che con essa non
ho
alcuna intenzione...didattica. Vorrei che la prendesse come una manifestazione di simpatia e come un augurio per
l'impresa che con i suoi ottimi collaboratori si accinge ad affrontare. I nostri benpensanti possono gioire per quella
che credono la morte delle ideologie, ma se pensano al funerale dell'anarchismo hanno preso un granchio che
darà
loro delle sorprese. Voglia gradire, egregio Direttore, i miei migliori saluti.
Alessandro Brenda (Genova)
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