Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 219
giugno 1995


Rivista Anarchica Online

Troppo distante

Cara "A», ho da poco ricevuto l'ultimo numero (aprile '95 - n. 217) e con esso l'invito a rinnovare l'abbonamento. E' da mesi che ci torno con la testa, ma non mi sono ancora deciso sul da fare.
Ho in mano le tue ultime pubblicazioni, e a parte pochissimi articoli e qualche messaggio del movimento non ci trovo molto di veramente interessante. Continuo a chiedermi se sei tu che non mi dai più molto, o se mi sono inaridito tanto ... Chissà ...
Vorrei entrare un po' nel dettaglio, chiederti perché mai tutte quelle belle pagine sulle biografie di compagni scomparsi (criticabili anche quelle, dal mio punto di vista), sul teatro, sull'anticlericalismo, sui diritti delle donne, sulla storia del movimento, su argomenti che sento molto teorici e molto distanti da me e la cui lettura mi coinvolge poco. Vorrei fare una lunga chiacchierata con te, per chiederti cosa significano tante frasi e tanti articoli la cui comprensione mi risulta molto difficile, e quale senso abbiano.
E vorrei chiederti se sai dov'è finita la rivista in cui credevo tanto, che mi parlava anche di lotte quotidiane, di lavoro, di classi sociali, di campagne di boicottaggio, di terzo mondo, di barboni, di immigrati, di comunità, di centri sociali, di VITA VERA? O forse mi confondo con qualche altra pubblicazione?
O forse non sono più questi, oggi, gli argomenti che riguardano il movimento anarchico?
Sono in stretto contatto con un gruppo di ragazzini di 11-12 anni, con i quali non riesco a comunicare se non mi sforzo di parlare la loro lingua, che non riesco a coinvolgere su argomenti che meriterebbero almeno un po' di attenzione. Giocando e confrontandosi con loro, mi accorgo di essere molto, troppo distante dai loro punti di riferimento, e che mi risulta molto difficile capirli ed essere capito. Non so più se è questo quello che chiedo a me, di vivere nel mio mondo e del mio mondo. E forse non è più questo quello che mi aspetto da te.
Speravo che mi avresti aiutato a scoprire il valore della semplicità, ma trovo spesso più saggezza in chi vive con caparbietà, e con rassegnazione anche, l'avvilente quotidianità, che in tante tue pagine.
Se ti ostini a voler essere un'isola - tra l'altro poco felice - temo che mi perderai. Con mio sommo dispiacere.
Aspetto qualche tuo segnale. Con affetto

Maurizio Russo - Cles (TN)

P.S. - È meglio una piccola utopia da vivere, o una grande utopia da sognare?