Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 217
aprile 1995


Rivista Anarchica Online

La presenza libertaria
di Franco Schirone

Dal 1919 al 1945 l'impegno militante degli anarchici contro il fascismo

Poche righe per introdurre il tema sugli anarchici e il contributo da questi dato alla lotta contro la tirannide fascista. La storiografia fissa la data del movimento di resistenza nel triennio 1943-1945 fatto che gli anarchici hanno sempre rifiutato in quanto per loro la lotta al fascismo, e quindi la resistenza, è iniziata immediatamente con l'espandersi del fascismo finanziato dagli agrari. Per primi hanno pagato un tributo di sangue nelle piazze, per primi hanno visto le loro sedi saccheggiate, le organizzazioni operaie messe al bando, la libertà di parola negata e i loro mezzi di informazione bruciati come nel caso del quotidiano anarchico «Umanità Nova» che in quel momento era il giornale più letto nella sinistra, più dello stesso «Avanti» socialista come ha avuto modo di lamentarsi persino Filippo Turati. L'esilio per i più attivi è stata la scelta obbligata per salvarsi dalla prigione o da qualcosa di più cupo mentre chi è rimasto in patria ha dovuto subire ogni sorta di angherie: dalla perdita del lavoro fino ad essere spiato, bastonato, controllato, confinato. Se in Italia il movimento non ha più avuto possibilità di agire alla luce del sole (anche se clandestinamente i legami sono stati tenuti e azioni contro il regime sono state effettuate sia dal punto di vista politico che sindacale), all'estero ha avuto modo di organizzarsi e continuare la propaganda antifascista nonostante la polizia mussoliniana abbia tramato e assassinato nel tentativo di far tacere l'opposizione anche lontano da casa. L'attività anarchica degli esuli, soprattutto in Francia, è ancora tutta da scoprire e una indagine storica meticolosa ancora da costruire anche se nel recente passato qualcosa è stato pubblicato ma non è ancora sufficiente a far emergere globalmente il ruolo del fuoriuscitismo libertario. Una ricerca (1) curata da una collaboratrice dell'INSMLI (Istituto Nazionale di Storia sul Movimento di Liberazione in Italia di Milano) evidenzia che « ... la stampa anarchica costituisce il nucleo di maggiore consistenza numerica (52 testate, pari al 29 per cento). Occorre tuttavia osservare che sono molto frequenti i "numeri unici", nonché i giornali di cui è stato reperito un solo numero. Gli anni venti risultano molto più ricchi degli anni trenta (35 testate contro 20) ... » (2).
Nell'Italia fascista si susseguono le spedizioni punitive delle camicie nere contro l'opposizione come a Torino (18 dicembre 1922) dove vengono uccisi undici oppositori politici e feriti 20: tra i morti l'anarchico Pietro Ferrero, segretario dei metallurgici e animatore dei consigli di fabbrica (3). Nel 1926 vengono effettuati due attentati contro Mussolini: il primo è quello dell'anarchico
Gino Lucetti di Carrara (condannato poi a trenta anni di reclusione) che lancia una bomba a Roma contro l'auto del dittatore che riesce a salvarsi grazie all'abilità del suo autista; il secondo attentato avviene a Bologna ad opera di Anteo Zamboni (figlio dell'anarchico Mammolo Zamboni) un giovane quindicenne linciato sul posto dalla folla (4). Dopo i fatti di Bologna vengono emanate le leggi speciali e istituito il Tribunale speciale, molti anarchici vengono arrestati e inviati al confino ma nonostante questo l'anno successivo, 1927, si susseguono manifestazioni e proteste contro la condanna a morte, in America, degli anarchici Sacco e Vanzetti. Nel 1931 tocca a Michele Schirru essere condannato alla fucilazione per aver progettato di uccidere Mussolini (5) e l'anno successivo un altro anarchico, Angelo Sbardellotto, sarà anch'egli fucilato per aver preparato un attentato contro il capo del Governo.

Impegno sociale
Nell'ottobre 1935 si svolge in Francia un convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera) (6) per elaborare un programma insurrezionale nell'ipotesi che la situazione italiana evolva verso possibilità rivoluzionarie. Tra il 1936 e il 1939 la rivoluzione spagnola vede accorrere tra le sue fila numerosissimi gli anarchici esuli che combattono con le organizzazioni anarcosindacaliste della CNT-FAI nel tentativo di dare corpo ad una rivoluzione sociale che si preannunciava vittoriosa per il popolo spagnolo anche grazie alla predominanza numerica degli anarchici. Le giornate del maggio 1937 vedono invece, oltre alla guerra al Franchismo aiutato da Mussolini, lo scontro armato tra anarchici e comunisti autoritari: Camillo Berneri ed altri libertari vengono prelevati e uccisi da agenti staliniani. Il motivo dello scontro di Barcellona è dato da un putsch dei comunisti nel tentativo di stabilire il loro assoluto controllo militare e civile sulla capitale Catalana. Il tentativo incontra la resistenza degli anarchici e seguono violenti scontri armati (7). Con l'assassinio di Berneri scompare uno dei pensatori e organizzatori più lucidi del movimento, il primo a costituire le brigate internazionali durante la rivoluzione spagnola, l'uomo più espulso d'Europa, il nemico più acerrimo del fascismo e, a quanto pare, anche del «comunismo» (8).
Nel 1943 viene coordinata la ripresa del movimento anarchico in Italia e, con la caduta del fascismo, vengono liberati i confinati politici ad eccezione degli anarchici ai quali il generale Badoglio riserva il confino ad Anghiari nei pressi di Arezzo (9) ma con l'armistizio i confinati riescono a fuggire e costituire formazioni partigiane. Tra i fuggitivi di Anghiari vi è anche (per citare uno dei tanti compagni) Emilio Canzi, organizzatore delle prime bande armate nel Piacentino, comandante di tre divisioni e 22 brigate (pari a 10.000 uomini). Canzi in passato fa parte degli Arditi del popolo, dopo l'esilio in Francia combatte in Spagna come ufficiale della divisione «Garibaldi»; estradato in Italia viene confinato a Ventotene e poi ad Anghiari. Dopo la liberazione è attivo nella ricostruzione del movimento anarchico ma il 17 novembre 1945 muore in uno strano incidente causato da un camion alleato. In altri consimili «incidenti» dopo il 25 aprile muoiono altri anarchici.
La partecipazione degli anarchici alla lotta armata partigiana (10) avviene perlopiù in formazioni miste controllate dai comunisti (le divisioni Garibaldi), dai socialisti (divisioni Matteotti), dai liberal-socialisti del Partito d'Azione (Giustizia e Libertà): solo in luoghi con forte presenza libertaria vengono costituite formazioni partigiane anarchiche come in Toscana (Pistoia, Carrara ... ), a Milano e Genova. Prima della caduta del fascismo a Firenze viene tenuta una riunione di anarchici di varie regioni d'Italia (promotore Pasquale Binazzi) che gettano le basi della Federazione Anarchica pubblicando clandestinamente «Umanità Nova» e nell'agosto del 1943, sempre a Firenze, si tiene un secondo convegno. A Napoli, durante i giorni dell'insurrezione, Cesare Zanetti è tra i primi animatori della lotta degli scugnizzi contro i tedeschi mentre a Roma gli anarchici partecipano alla cospirazione: tra le loro fila molti vengono uccisi e tra i deportati parecchi non sono più tornati. Nelle Marche Alfonso Pettinari, commissario politico di una formazione partigiana del maceratese, perde la vita (11); in Toscana la partecipazione anarchica alla lotta di liberazione si precisa meglio attraverso la costituzione di formazioni partigiane a Piombino, nell'Empolese, a Firenze, a Pistoia e altrove. A Livorno il primo comitato di liberazione viene formato con la partecipazione dei libertari con incarichi delicatissimi portati a compimento; a Pistoia la lotta partigiana si concretizza su iniziativa degli anarchici: un nome per tutti è Silvano Fedi che cade con le armi in pugno alla testa della sua formazione. In Garfagnana nelle formazioni di Pippo (Manrico Ducceschi) vi sono molti anarchici e qualcuno con funzioni di primaria importanza: una zona che con Carrara ha avuto l'onore di aver mantenuto il fronte della lotta dall'otto settembre fino alla liberazione. A Carrara le formazioni anarchiche sono la «Gino Lucetti», la «Michele Schirru» e la «Renato Macchiarini». Scrive Alfonso Failla: « .. .In Carrara la lotta di liberazione contro i nazi-fascisti sboccò in guerra sociale. Quando le popolazioni di quella città e della zona circostante mancavano del pane e del necessario, gli anarchici prelevarono (contro il parere degli altri partiti componenti il CNL) dai ricchi del luogo sette milioni che servirono per vettovagliare la popolazione e i partigiani. Le cave di marmo furono espropriate e gestite direttamente dai cavatori. .. Carrara fu liberata dai partigiani prima dell'arrivo degli Alleati ... » (12). Nel genovesato operano diverse formazioni libertarie (la «Errico Malatesta» e la «Carlo Pisacane» sono le più conosciute) che combattono in prima linea prima e durante l'insurrezione del 23 aprile 1945: proprio a Genova viene stampato clandestinamente un numero di «Umanità Nova» il 23 aprile che invita la popolazione all'insurrezione. A Milano e nel resto della Lombardia operano due brigate, la «Malatesta» e la «Pietro Bruzzi»: « .. .I magazzini di viveri confiscati ai nazi-fascisti dai nostri furono messi a disposizione delle famiglie operaie, esempio pratico del come gli anarchici intendono l'espropriazione a vantaggio della collettività ... » (13).



l) Francesca Ferratini Tosi «La stampa italiana in Francia», pag. 69-75 in «Italiani in Francia tra le due guerre».

2) F. Ferratini Tosi, op. cit. pag. 71. La ricerca analizza anche la stampa comunista (49 titoli pari al 27 per cento), quella della dissidenza di sinistra (12 testate), quella socialista (19 titoli pari all'11 per cento), quella repubblicana (8 testate pari al 5 per cento), il Movimento di Giustizia e Libertà (5 testate pari al 3 per cento)

3) Sull'ambiente anarchico e sindacale a Torino vedi Marco Revelli «Maurizio Garino: storia di un anarchico» in «Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica » n. 4, luglio 1984 ed. Guanda. Lo stesso articolo è stato riprodotto in opuscolo nel 1991 a Milano dall'Archivio Proletario Internazionale. pag. 32. Nello stesso archivio è anche conservata l'intervista completa di Marco Revelli a M. Garino, di 165 pagine, mai pubblicata.

4) vedi Avv. Roberto Vighi «Anteo Zamboni nel ventennale del suo olocausto», riassunto storico-critico dell'attentato a Mussolini e della sentenza del Tribunale Speciale. Ed. Mammolo Zamboni, Bologna 1946 pag.63.

5) Giuseppe Fiori «L'Anarchico Schirru» Condannato a morte per l'intenzione di uccidere Mussolini. Ed. Mondadori, Milano 1983, pag.247.

6) «Convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa. Ottobre 1935». Ed. Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1980, pag. 44.

7) H. E. Kaminski «Quelli di Barcellona». Casa editrice Il Saggiatore, Milano 1966, pag. 235. Vedi anche Mario Signorino «Il massacro di Barcellona». F.lli Fabbri Editore, Milano 1973, pag. 150 con numerose foto.

8) Vedi l'interessante introduzione di Pier Carlo Masini al libro di Berneri «Mussolini. Psicologia di un dittatore». Ed. Azione Comune, Milano 1966, pag. 117.

9) Vedi Giorgio Sacchetti «Renicci: un campo di concentramento per slavi ed anarchici». Edito dalla Provincia di Arezzo 1987, pag. 67.

l0) A-Rivista anarchica dedica un numero speciale nell'aprile del 1973 (a. 3, n.4)

1l) Alfonso Failla: «Gli anarchici nella resistenza», in «Umanità Nova» 15 settembre 1946. Lo stesso articolo è riportato nel libro (a pag. 73) curato da Paolo Finzi: «Insuscettibile di ravvedimento. L'anarchico Alfonso Failla (1906-1986): carte di polizia, scritti, testimonianze». Ed. La Fiaccola, Ragusa 1993, pag. 360.
Nel testo curato da Paolo Finzi vengono riportati altri due scritti di Alfonso Failla meritevoli di lettura in quanto testimonianza diretta di lotta anarchica al fascismo: «Ricordi dal confino» (da «Almanacco Socialista, 1962) e «Elio Vittorini con gli anarchici di Siracusa» (da «Il Ponte», luglio-agosto 1973).

12) A cura di Paolo Finzi «Insuscettibile di ravvedimento», op.cit., a pag. 75.

13) Ibidem pag.77.