Rivista Anarchica Online
La presenza libertaria
di Franco Schirone
Dal 1919 al 1945 l'impegno militante degli anarchici contro il fascismo
Poche righe per introdurre il tema sugli anarchici e il
contributo da questi dato alla lotta contro
la tirannide fascista. La storiografia fissa la data del movimento di resistenza nel triennio
1943-1945 fatto che gli anarchici hanno sempre rifiutato in quanto per loro la lotta al
fascismo, e
quindi la resistenza, è iniziata immediatamente con l'espandersi del fascismo
finanziato dagli
agrari. Per primi hanno pagato un tributo di sangue nelle piazze, per primi hanno visto le loro
sedi saccheggiate, le organizzazioni operaie messe al bando, la libertà di parola
negata e i loro
mezzi di informazione bruciati come nel caso del quotidiano anarchico «Umanità
Nova» che in
quel momento era il giornale più letto nella sinistra, più dello stesso
«Avanti» socialista come
ha avuto modo di lamentarsi persino Filippo Turati. L'esilio per i più attivi è
stata la scelta
obbligata per salvarsi dalla prigione o da qualcosa di più cupo mentre chi è
rimasto in patria ha
dovuto subire ogni sorta di angherie: dalla perdita del lavoro fino ad essere spiato, bastonato,
controllato, confinato. Se in Italia il movimento non ha più avuto possibilità
di agire alla luce del
sole (anche se clandestinamente i legami sono stati tenuti e azioni contro il regime sono state
effettuate sia dal punto di vista politico che sindacale), all'estero ha avuto modo di
organizzarsi
e continuare la propaganda antifascista nonostante la polizia mussoliniana abbia tramato e
assassinato nel tentativo di far tacere l'opposizione anche lontano da casa. L'attività
anarchica
degli esuli, soprattutto in Francia, è ancora tutta da scoprire e una indagine storica
meticolosa
ancora da costruire anche se nel recente passato qualcosa è stato pubblicato ma non
è ancora
sufficiente a far emergere globalmente il ruolo del fuoriuscitismo libertario. Una ricerca (1)
curata da una collaboratrice dell'INSMLI (Istituto Nazionale di Storia sul Movimento di
Liberazione in Italia di Milano) evidenzia che « ... la stampa anarchica costituisce il nucleo
di
maggiore consistenza numerica (52 testate, pari al 29 per cento). Occorre tuttavia osservare
che
sono molto frequenti i "numeri unici", nonché i giornali di cui è stato reperito
un solo numero.
Gli anni venti risultano molto più ricchi degli anni trenta (35 testate contro 20) ... »
(2). Nell'Italia fascista si susseguono le spedizioni punitive delle camicie nere contro
l'opposizione
come a Torino (18 dicembre 1922) dove vengono uccisi undici oppositori politici e feriti 20:
tra
i morti l'anarchico Pietro Ferrero, segretario dei metallurgici e animatore dei consigli di
fabbrica
(3). Nel 1926 vengono effettuati due attentati contro Mussolini: il primo è quello
dell'anarchico Gino Lucetti di Carrara (condannato poi a trenta anni di reclusione) che
lancia una bomba a
Roma contro l'auto del dittatore che riesce a salvarsi grazie all'abilità del suo autista;
il secondo
attentato avviene a Bologna ad opera di Anteo Zamboni (figlio dell'anarchico Mammolo
Zamboni) un giovane quindicenne linciato sul posto dalla folla (4). Dopo i fatti di Bologna
vengono emanate le leggi speciali e istituito il Tribunale speciale, molti anarchici vengono
arrestati e inviati al confino ma nonostante questo l'anno successivo, 1927, si susseguono
manifestazioni e proteste contro la condanna a morte, in America, degli anarchici Sacco e
Vanzetti. Nel 1931 tocca a Michele Schirru essere condannato alla fucilazione per aver
progettato di uccidere Mussolini (5) e l'anno successivo un altro anarchico, Angelo
Sbardellotto,
sarà anch'egli fucilato per aver preparato un attentato contro il capo del Governo.
Impegno sociale Nell'ottobre
1935 si svolge in Francia un convegno d'intesa degli anarchici italiani emigrati in
Europa (Francia, Belgio, Svizzera) (6) per elaborare un programma insurrezionale nell'ipotesi
che la situazione italiana evolva verso possibilità rivoluzionarie. Tra il 1936 e il 1939
la
rivoluzione spagnola vede accorrere tra le sue fila numerosissimi gli anarchici esuli che
combattono con le organizzazioni anarcosindacaliste della CNT-FAI nel tentativo di dare
corpo
ad una rivoluzione sociale che si preannunciava vittoriosa per il popolo spagnolo anche
grazie
alla predominanza numerica degli anarchici. Le giornate del maggio 1937 vedono invece,
oltre
alla guerra al Franchismo aiutato da Mussolini, lo scontro armato tra anarchici e comunisti
autoritari: Camillo Berneri ed altri libertari vengono prelevati e uccisi da agenti staliniani. Il
motivo dello scontro di Barcellona è dato da un putsch dei comunisti nel tentativo di
stabilire il
loro assoluto controllo militare e civile sulla capitale Catalana. Il tentativo incontra la
resistenza
degli anarchici e seguono violenti scontri armati (7). Con l'assassinio di Berneri scompare
uno
dei pensatori e organizzatori più lucidi del movimento, il primo a costituire le brigate
internazionali durante la rivoluzione spagnola, l'uomo più espulso d'Europa, il
nemico più
acerrimo del fascismo e, a quanto pare, anche del «comunismo» (8). Nel 1943 viene
coordinata la ripresa del movimento anarchico in Italia e, con la caduta del
fascismo, vengono liberati i confinati politici ad eccezione degli anarchici ai quali il generale
Badoglio riserva il confino ad Anghiari nei pressi di Arezzo (9) ma con l'armistizio i
confinati
riescono a fuggire e costituire formazioni partigiane. Tra i fuggitivi di Anghiari vi è
anche (per
citare uno dei tanti compagni) Emilio Canzi, organizzatore delle prime bande armate nel
Piacentino, comandante di tre divisioni e 22 brigate (pari a 10.000 uomini). Canzi in passato
fa
parte degli Arditi del popolo, dopo l'esilio in Francia combatte in Spagna come ufficiale della
divisione «Garibaldi»; estradato in Italia viene confinato a Ventotene e poi ad Anghiari.
Dopo
la liberazione è attivo nella ricostruzione del movimento anarchico ma il 17
novembre 1945
muore in uno strano incidente causato da un camion alleato. In altri consimili «incidenti»
dopo
il 25 aprile muoiono altri anarchici. La partecipazione degli anarchici alla lotta armata
partigiana (10) avviene perlopiù in formazioni
miste controllate dai comunisti (le divisioni Garibaldi), dai socialisti (divisioni Matteotti), dai
liberal-socialisti del Partito d'Azione (Giustizia e Libertà): solo in luoghi con forte
presenza
libertaria vengono costituite formazioni partigiane anarchiche come in Toscana (Pistoia,
Carrara
... ), a Milano e Genova. Prima della caduta del fascismo a Firenze viene tenuta una riunione
di
anarchici di varie regioni d'Italia (promotore Pasquale Binazzi) che gettano le basi della
Federazione Anarchica pubblicando clandestinamente «Umanità Nova» e nell'agosto
del 1943,
sempre a Firenze, si tiene un secondo convegno. A Napoli, durante i giorni dell'insurrezione,
Cesare Zanetti è tra i primi animatori della lotta degli scugnizzi contro i tedeschi
mentre a Roma
gli anarchici partecipano alla cospirazione: tra le loro fila molti vengono uccisi e tra i
deportati
parecchi non sono più tornati. Nelle Marche Alfonso Pettinari, commissario politico
di una
formazione partigiana del maceratese, perde la vita (11); in Toscana la partecipazione
anarchica
alla lotta di liberazione si precisa meglio attraverso la costituzione di formazioni partigiane a
Piombino, nell'Empolese, a Firenze, a Pistoia e altrove. A Livorno il primo comitato di
liberazione viene formato con la partecipazione dei libertari con incarichi delicatissimi portati
a compimento; a Pistoia la lotta partigiana si concretizza su iniziativa degli anarchici: un
nome
per tutti è Silvano Fedi che cade con le armi in pugno alla testa della sua formazione.
In
Garfagnana nelle formazioni di Pippo (Manrico Ducceschi) vi sono molti anarchici e
qualcuno
con funzioni di primaria importanza: una zona che con Carrara ha avuto l'onore di aver
mantenuto il fronte della lotta dall'otto settembre fino alla liberazione. A Carrara le
formazioni
anarchiche sono la «Gino Lucetti», la «Michele Schirru» e la «Renato Macchiarini». Scrive
Alfonso Failla: « .. .In Carrara la lotta di liberazione contro i nazi-fascisti sboccò in
guerra
sociale. Quando le popolazioni di quella città e della zona circostante mancavano del
pane e del
necessario, gli anarchici prelevarono (contro il parere degli altri partiti componenti il CNL)
dai
ricchi del luogo sette milioni che servirono per vettovagliare la popolazione e i partigiani. Le
cave di marmo furono espropriate e gestite direttamente dai cavatori. .. Carrara fu liberata dai
partigiani prima dell'arrivo degli Alleati ... » (12). Nel genovesato operano diverse formazioni
libertarie (la «Errico Malatesta» e la «Carlo Pisacane» sono le più conosciute) che
combattono
in prima linea prima e durante l'insurrezione del 23 aprile 1945: proprio a Genova viene
stampato clandestinamente un numero di «Umanità Nova» il 23 aprile che invita la
popolazione
all'insurrezione. A Milano e nel resto della Lombardia operano due brigate, la «Malatesta» e
la
«Pietro Bruzzi»: « .. .I magazzini di viveri confiscati ai nazi-fascisti dai nostri furono messi
a
disposizione delle famiglie operaie, esempio pratico del come gli anarchici intendono
l'espropriazione a vantaggio della collettività ... » (13).
l) Francesca Ferratini Tosi «La stampa italiana in
Francia», pag. 69-75 in «Italiani in Francia tra le due guerre».
2) F. Ferratini
Tosi, op. cit. pag. 71. La ricerca analizza anche la stampa comunista (49 titoli pari al 27 per
cento),
quella della dissidenza di sinistra (12 testate), quella socialista (19 titoli pari all'11 per cento),
quella repubblicana
(8 testate pari al 5 per cento), il Movimento di Giustizia e Libertà (5 testate pari al 3
per cento)
3) Sull'ambiente anarchico e sindacale a
Torino vedi Marco Revelli «Maurizio Garino: storia di un anarchico» in
«Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica » n. 4, luglio 1984 ed. Guanda. Lo stesso articolo
è stato riprodotto in
opuscolo nel 1991 a Milano dall'Archivio Proletario Internazionale. pag. 32. Nello stesso
archivio è anche
conservata l'intervista completa di Marco Revelli a M. Garino, di 165 pagine, mai pubblicata.
4) vedi Avv. Roberto Vighi «Anteo Zamboni nel ventennale del suo olocausto»,
riassunto storico-critico
dell'attentato a Mussolini e della sentenza del Tribunale Speciale. Ed. Mammolo Zamboni,
Bologna 1946 pag.63.
5) Giuseppe Fiori «L'Anarchico Schirru»
Condannato a morte per l'intenzione di uccidere Mussolini. Ed.
Mondadori, Milano 1983, pag.247.
6) «Convegno d'intesa degli anarchici
italiani emigrati in Europa. Ottobre 1935». Ed. Archivio Famiglia Berneri,
Pistoia 1980, pag. 44.
7) H. E. Kaminski «Quelli di Barcellona».
Casa editrice Il Saggiatore, Milano 1966, pag. 235. Vedi anche Mario
Signorino «Il massacro di Barcellona». F.lli Fabbri Editore, Milano 1973, pag. 150 con
numerose foto.
8) Vedi l'interessante introduzione di Pier
Carlo Masini al libro di Berneri «Mussolini. Psicologia di un dittatore».
Ed. Azione Comune, Milano 1966, pag. 117.
9) Vedi Giorgio Sacchetti «Renicci:
un campo di concentramento per slavi ed anarchici». Edito dalla Provincia di
Arezzo 1987, pag. 67.
l0)
A-Rivista anarchica dedica un numero speciale nell'aprile del 1973 (a. 3, n.4)
1l)
Alfonso Failla: «Gli anarchici nella resistenza», in «Umanità Nova» 15 settembre
1946. Lo stesso articolo è
riportato nel libro (a pag. 73) curato da Paolo Finzi: «Insuscettibile di ravvedimento. L'anarchico Alfonso Failla
(1906-1986): carte di polizia, scritti, testimonianze». Ed. La Fiaccola, Ragusa 1993, pag. 360.
Nel testo curato da Paolo
Finzi vengono riportati altri due scritti di Alfonso Failla meritevoli di lettura in quanto
testimonianza diretta di lotta anarchica al fascismo: «Ricordi dal confino» (da «Almanacco
Socialista, 1962) e «Elio
Vittorini con gli anarchici di Siracusa» (da «Il Ponte», luglio-agosto 1973).
12) A
cura di Paolo Finzi «Insuscettibile di ravvedimento», op.cit., a pag. 75.
13)
Ibidem pag.77.
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