Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 208
aprile 1994


Rivista Anarchica Online

Per il pluralismo

Uno dei presupposti più rilevanti dell'epistemologia contemporanea è l'assunto in virtù del quale l'insieme delle scienze costituisce una forma di sapere privilegiato rispetto - per esempio - alla letteratura o all'arte. Se non v'è dubbio alcuno che fu Comte ad assolutizzare la portata conoscitiva delle scienze, vi sono invece non pochi dubbi sulla validità di quella che è solo una congettura e non un dato di cui bisogna prendere, sic et simpliciter, atto. Ebbene, un positivista quale posizione assumerà di fronte alla pluralità dei saperi? Di fronte alla loro eterogeneità? Non potrà che giungere - coerentemente - a negare un'autentica portata conoscitiva ai saperi. Basti pensare alla pochezza delle riflessioni carnapiane sulla religione o sull'arte (si veda a tale proposito lo scritto: «Tolleranza e logica»). Discorso analogo vale per quanti hanno assolutizzato la dimensione religiosa (per esempio Kierkegaard), quella filosofica (per esempio Hegel) o quella metafisico-letteraria come Holderlin. È ovvio che tali posizioni non potranno che condurre ad un pensiero etico e politico totalitario, ad un monismo assiologico. Ma è altresì vero che solo quanti suppongono che una ed una sola debba essere la verità, possono accettare come inevitabile il monismo. E se invece sostenessimo la necessità della coesistenza di più verità, di molteplici forme conoscitive? Se affermassimo che diverse sono le modalità del conoscere, che diversi devono essere i linguaggi e i criteri della loro verifica, non finiremmo per osservare la realtà come se questa fosse un prisma? Non arriveremmo a renderei conto di come questa pluralità sia una ricchezza e non un limite? Ecco che allora non esisterà una sola definizione di verità ma vi saranno numerose accezioni di verità come numerosi sono i saperi. Ed ancora: se l'unanimità, l'oggettività, sono necessari per le scienze, sono del tutto inutili per la letteratura o per l'arte. Se la polisemìa, l'ambiguità semantica, sono virus devastanti per le scienze, per la letteratura invece sono aspetti positivi e di grande fecondità.
Quale dunque la funzione del pensiero libertario? Combattere ogni forma di assolutismo dovunque essa si manifesti: nella politica, nell'etica, nella cultura etc. In colui che, con arroganza, afferma: «Io sono la verità». Negli occhi di costui - io vedo già - l'ombra dei campi di sterminio.

Giuseppe Gagliano (Como)