Rivista Anarchica Online
Per il pluralismo
Uno dei presupposti più rilevanti dell'epistemologia contemporanea è
l'assunto in virtù del quale l'insieme delle
scienze costituisce una forma di sapere privilegiato rispetto - per esempio - alla letteratura o all'arte. Se non
v'è
dubbio alcuno che fu Comte ad assolutizzare la portata conoscitiva delle scienze, vi sono invece non pochi
dubbi sulla validità di quella che è solo una congettura e non un dato di cui bisogna prendere,
sic et simpliciter,
atto. Ebbene, un positivista quale posizione assumerà di fronte alla pluralità dei saperi? Di
fronte alla loro
eterogeneità? Non potrà che giungere - coerentemente - a negare un'autentica portata
conoscitiva ai saperi. Basti
pensare alla pochezza delle riflessioni carnapiane sulla religione o sull'arte (si veda a tale proposito lo scritto:
«Tolleranza e logica»). Discorso analogo vale per quanti hanno assolutizzato la dimensione religiosa (per
esempio Kierkegaard), quella filosofica (per esempio Hegel) o quella metafisico-letteraria come Holderlin.
È
ovvio che tali posizioni non potranno che condurre ad un pensiero etico e politico totalitario, ad un monismo
assiologico. Ma è altresì vero che solo quanti suppongono che una ed una sola debba essere la
verità, possono
accettare come inevitabile il monismo. E se invece sostenessimo la necessità della coesistenza di
più verità, di
molteplici forme conoscitive? Se affermassimo che diverse sono le modalità del conoscere, che diversi
devono
essere i linguaggi e i criteri della loro verifica, non finiremmo per osservare la realtà come se questa
fosse un
prisma? Non arriveremmo a renderei conto di come questa pluralità sia una ricchezza e non un limite?
Ecco che
allora non esisterà una sola definizione di verità ma vi saranno numerose accezioni di
verità come numerosi
sono i saperi. Ed ancora: se l'unanimità, l'oggettività, sono necessari per le scienze, sono del
tutto inutili per la
letteratura o per l'arte. Se la polisemìa, l'ambiguità semantica, sono virus devastanti per le
scienze, per la
letteratura invece sono aspetti positivi e di grande fecondità. Quale dunque la funzione del pensiero
libertario? Combattere ogni forma di assolutismo dovunque essa si
manifesti: nella politica, nell'etica, nella cultura etc. In colui che, con arroganza, afferma: «Io sono la
verità».
Negli occhi di costui - io vedo già - l'ombra dei campi di sterminio.
Giuseppe Gagliano (Como)
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