Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 190
aprile 1992


Rivista Anarchica Online

Intervista su Stirner
di Franco Di Sabantonio

L'interesse che, alla fine del secolo scorso, si riaccese in Germania prima e in tutta Europa ed oltre oceano poi per Max Stirner e la sua opera principale, L'unico e la sua proprietà (1845), da allora non è più venuto meno. E' negli ultimi vent'anni che, soprattutto in Italia, si assiste ad una vera e propria Stirner renaissance, od una riscoperta di Stirner, come testimoniano, dal 1970 ad oggi, decine di saggi dedicati a questo filosofo, i convegni di studio, le sei nuove traduzioni dell'Unico e varie ristampe di quest'opera. Anche la ricerca accademica ed universitaria, in passato poco attenta, addirittura con atteggiamenti di sufficienza nei confronti di Stirner, ha "scoperto" questo autore, tanto che la maggior parte dei saggi
recentemente dedicati a Stirner proviene da questi ambiti: filosofi della storia, del diritto, della politica,
pedagogisti e psicologi si sono interessati della "filosofia dell'egoismo", ne hanno evidenziato la suggestiva originalità, la ricchezza teorica, la logica e paradossale complessità. Su questi ed altri temi conversiamo con Enrico Ferri, di cui in questi giorni appare in libreria lo studio su L'antigiuridismo di Max Stirner (p. 268, L. 28.000), edito presso Giuffré. Possiamo cominciare proprio dai motivi di questa rinascita dell'interesse per Stirner...

I motivi sono diversi, e strettamente legati alle interpretazioni più diffuse di Stirner: il filosofo di Bayreuth è stato considerato come il più radicale ed estremo interprete di Hegel, che utilizza alcune parti della filosofia di Hegel per costruire un sistema teorico completamente diverso, con elementi di originalità e solidarietà suoi propri; alla fine del secolo scorso Stirner è stato descritto come colui che annuncia Nietzsche, l'"unico" come il profeta del "superuomo"; negli stessi anni, il pensiero di Stirner si diffonde negli ambiti intellettuali dell'anarchismo
italiano, francese e nord-americano: individualista anarchico diviene sinonimo di stirneriano; nel 1932 Bernstein pubblica, per la prima volta nella sua interezza, Die deutsche ideologie (L'ideologia tedesca), e gli studiosi di Marx scoprono, quasi per caso, che la più importante opera del "giovane Marx" è per i tre quarti dedicata alla critica di Stirner: critica che è allo stesso tempo una autodifesa del comunismo. In Die deutsche ideologie è presente il primo organico tentativo di definire il materialismo storico, e ciò avviene parallelamente all'accoglienza di fatto, da parte di Marx, della critica di astrattezza che Stirner porta all'antropologia di Feuerbach, da cui Marx prende le distanze dopo la comparsa de L'unico.
Vorrei ancora ricordare che, a partire dal dopoguerra, si sviluppa, principalmente in Francia, in Inghilterra e in Italia, un'interpretazione in chiave esistenziale di Stirner: quest'ultimo è descritto come un anticipatore delle tematiche tipiche dell'esistenzialismo. Stirner è pure descritto, da alcuni interpreti contemporanei, come colui che porta alle estreme conseguenze alcuni assunti dell'individualismo e dell'utilitarismo liberali, come l'autore di un'originale pedagogia individualista e di alcune intuizioni di psicologia sociale.
Per tutti questi motivi non deve destare meraviglia l'interesse che, ancora oggi, suscita l'opera di Stirner.

Esiste, però, una ragione ultima che ricomprende tutte le altre, e permette di cogliere immediatamente i motivi dell'attualità di Stirner?

È evidente, già dal titolo dell'opera principale di Stirner, L'unico e la sua proprietà, che l'interesse principale del filosofo è l'individuo, inteso come singolo. Questo è pure il principale motivo dell'attualità della sua opera.

L'individualismo è dunque il filo che lega le varie parti dell'opera di Stirner: ma di che genere di individualismo si tratta?

E' una forma estrema e radicale di individualismo, di un primato dell'io che Stirner chiama egoismo. Martin Buber
ha notato che là dove l'individualismo cessa di essere frivolo lì inizia la filosofia di Stirner.

Quindi, a tuo avviso, l'interesse che oggi suscita Stirner è insieme un interesse per il senso e per il ruolo
dell'individuo nel mondo contemporaneo?


Henri Arvon, il maggiore studioso contemporaneo di Stirner, ha dichiarato quanto segue, per giustificare il suo
interessamento a Max Stirner negli anni del dopoguerra: "La dolorosa esperienza del totalitarismo inumano ci faceva ardentemente sperare in una rivalorizzazione della persona di cui la particolarità, lontano dal passare come una tara e giustificare l'oppressione, e lo stesso sterminio fisico, fosse considerata come il segno più sicuro della sua eminente dignità".

L'individuo di Stirner, "l'unico", è stato però considerato non solo un antidoto contro il totalitarismo, ma lui stesso portatore di una forma di volontà di potenza, addirittura un anticipatore del fascismo e del
nazismo.


Questa tesi non è stata elaborata né dal fascismo né dal nazionalsocialismo. Mussolini nominò solo due volte, seppure con un giudizio favorevole, Max Stirner; ed i teorici del nazismo si riferirono solo raramente e per inciso a Stirner. La tesi di uno Stirner precursore del nazismo proviene dalla storiografia marxista, è un argomento di polemica teorica e politica spesso esteso all'anarchismo, descritto come fenomeno "piccolo borghese". Il culto dello stato, fatto proprio dal fascismo, e quello della nazione tedesca, ripreso dal nazismo, sono aspramente contrastati da Stirner: basta leggere L'unico per rendersene conto.

La concezione stirneriana dell'individuo è indubbiamente interessante, ma tanto complessa da poter divenire fuorviante. Parliamo piuttosto delle forme associative e relazionali di questo "unico". Tu dedichi più della metà del tuo libro a questi due aspetti, mi riferisco alla "proprietà egoistica" ed alla nuova forma associativa che Stirner chiama "unione degli egoisti".

La questione della proprietà era al centro del dibattito politico, giuridico e filosofico della prima metà dell'Ottocento. Stirner rifiuta la "proprietà sociale" così come la teorizza Proudhon, perché "proprietaria è la società, non sono io", od estende questa critica a Weitling e ai comunisti.
Stirner rifiuta pure la proprietà borghese, la "proprietà legale", perché la considera una forma di usufrutto: il proprietario reale ed assoluto è lo stato, che concede al singolo un uso limitato di alcuni beni, la "proprietà legale" in cambio del suo asservimento politico.
Nessuna forma storica di proprietà è accettata da Stirner.

La proprietà egoistica in che modo si distingue da queste altre forme di proprietà?

La "proprietà egoistica", a differenza di quella borghese e/o comunista, è illimitata ed esclusiva, auto-garantita
dalla potenza del singolo: e regolata non dalla società o dal diritto, ma dalle dinamiche, anche conflittuali, tra singoli.

Ma può il singolo, da solo, avere e garantirsi una sua proprietà: può farlo ogni singolo?

Secondo Stirner ognuno ha sufficienti capacità per "farsi valere", in ogni caso può unirsi ad altri nell'"unione degli egoisti," per moltiplicare la sua forza, le sue capacità.

Quindi, l'"unione" ha pure una funzione sociale, cioè coesiva. Stirner presenta l'"unione" anche come una società alternativa a quelle tradizionali?

L'"unione degli egoisti" è un'alternativa alla società, non è un'alternativa "sociale". E' una nuova forma di relazione e di associazione libera, non vincolante, che ha di mira la soddisfazione degli interessi di quanti ne fanno parte, non di un interesse "sociale" che trascende quello dei singoli.

Generalmente si sottolinea il carattere astratto dell'"unione"; tu, invece, avanzi un'originale proposta interpretativa: l'"unione degli egoisti" assomiglia ai Vereine, le libere associazioni fra privati, assai diffuse in Germania al tempo di Stirner.

Gli interpreti di Stirner sono andati a cercare il modello dell'unione stirneriana nelle unioni dei "germani semibarbari" descritte da Tacito, oppure in Fichte. Marx, o sua volta, dice che Stirner si rifà al modello delle libere associazioni proposto da Fourier.
Stirner viveva in una società, quella tedesca della prima metà del secolo scorso, dove erano diffusissime migliaia e migliaia di associazioni tra privati su base volontaria, che intervenivano in tutti i settori della vita sociale. Quegli
anni sono chiamati dagli storici Zeit der Vereine, "il tempo delle unioni".

Ci sono elementi comuni al Verein der Egoisten e ai Verein tedeschi?

Sono molti e rilevanti. L'unione stirneriana e le unioni tedesche sono associazioni tra privati, al di fuori dello stato; l'associazione è libera, come pure il diritto di recesso; i singoli, d'accordo tra di loro, possono modificare i fini originari dell'unione, adeguarli a nuovi bisogni o interessi. Le unioni sono svincolate dal controllo esterno, si danno da sole le regole del loro funzionamento: esse nascono da presupposti individualistici e mirano a favorire la partecipazione individuale e diretta alle dinamiche sociali

La tua tesi fa venire meno l'accusa, spesso rivolta a Stirner, di cadere nell'astrattezza quando vuol definire un'alternativa alla società, così come è concepita dai liberali e dai comunisti?

Io mi limito a far presente, con alcuni argomenti che mi sembrano meritevoli di una qualche considerazione, l'utilità di un confronto tra l'"unione degli egoisti" e le libere associazioni tra privati che, al tempo di Stirner, erano assai diffuse in Germania.