Il 29 novembre è
stato prosciolto con formula piena Marco De Bernardo, dall'accusa di
"istigazione di militari a disobbedire alle leggi" (art.
266 c.p.), per aver lasciato locandine "inneggianti la
disobbedienza e l'antimilitarismo" nell'Ufficio Reclutamento
del Distretto Militare di Roma, il 14.11.91. Grazie alla difesa
volontaria degli avvocati Ramadori, Caiazza e Antetomaso, il buon
senso ha prevalso ed è stato respinto un grave tentativo
repressivo che doveva servire da intimidazione nei confronti di
tutti quei compagni impegnati, (in particolare durante la guerra del
Golfo) con più coerenza nelle lotte antimilitariste,
ecologiste e libertarie in generale. In questa fase di svolta
autoritaria, di criminalizzazione del dissenso che ha visto proprio
nella Guerra del Golfo uno dei passaggi cruciali, vogliamo
ricordare, fra le tante vittime della violenza delle istituzioni,
gli obiettori totali che rifiutano, oltre al servizio militare,
anche quello civile sostitutivo (altrettanto imposto e regolato
dallo Stato), e il prossimo processo (27 gennaio) contro Peppe Sini
del Centro di ricerche per la pace di Viterbo, accusato di aver
scritto "pace" su una caserma dei carabinieri. Ribadiamo
la necessità, per incidere concretamente contro un apparato
politico-economico fondato sulla morte in tempo di pace così
come in guerra, di estendere quelle forme di autogestione del
territorio e di azione diretta che meno prestino il fianco alla
repressione.
Gruppo di lavoro su
ecologia sociale e bioregionalismo Associazione Signornò
! (Roma)