Rivista Anarchica Online
La via del bidone
di M. M.
I chimici pubblici sono alle soglie di un contratto che ricalca quello fallimentare dei privati
Il cosiddetto "autunno sindacale" è ormai giunto alla sua fase
conclusiva. Com'era largamente previsto
le "lotte contrattuali" si sono svolte all'insegna della tiepidezza, ben manovrate dai Sindacati, in una
atmosfera totalmente diversa da quella che ha caratterizzato l'autunno precedente. Risultato logico e
scontato ne sono i "contratti bidone". Nel settore della chimica, settore che si distingue in modo
particolare per il numero spropositato di
contratti di lavoro che ad esso si riferiscono (prima dei recenti rinnovi c'erano nientemeno che 26
contratti; ora, solo formalmente però, ve ne sono alcuni di meno), esistono due contratti che
si possono
definire "di grande importanza". Uno, quello dei chimici-farmaceutici, per l'elevato numero degli addetti
che vi sono interessati (circa 220.000), l'altro, quello dei chimici a partecipazione statale (ASAP), per
le sue caratteristiche particolari che lo pongono in una situazione che si distacca nettamente da tutti gli
altri contratti. Il primo di questi due contratti leaders è già stato rinnovato e si
è concluso nell'ottobre scorso con un
nulla di fatto. Dati alla mano si vede esattamente come il nuovo contratto non ha minimamente cambiato
la situazione rispetto al precedente, non avendo neppure scalfito la posizione di strapotere dei padroni.
In materia di organizzazione del lavoro, infatti, non è stato ottenuto praticamente nulla e dal lato
economico il miglioramento non è che una burletta al confronto con il rincaro dei
prezzi. Ecco alcuni tra i punti salienti del grosso cilindro di lamiera grezza (altrimenti detto
"bidone"): - L'unificazione di otto contratti che si sono così "accorpati" con quello della
chimica-farmaceutica (sono
quelli delle fibre, del cellophan, degli articoli dattilografici, dei dielettrici, delle cere e lumini, degli olii
e margarina, dell'elettrocarbonium). Ciò porta il numero totale di addetti a circa 280.000
unità, e avrebbe
un grosso significato politico se effettivamente l'accordo riportasse alle stesse condizioni
economico-normative i lavoratori degli otto contratti originari. Purtroppo però non è
così. Esiste tutta una serie di
differenze e di scaglionamenti che i Sindacati definiscono "derivati dalle situazioni precedenti". È
facile
comprendere il fatto che le differenze sancite e concentrate su un unico pezzo di carta piuttosto che su
pezzi di carta separati non modificano la situazione. Le differenze tendono sempre e comunque a
dividere i lavoratori, e tanto basta. - Orario di lavoro. Le 40 ore settimanali, già raggiunte
da tutti i settori con i precedenti contratti,
vengono qui "consolidate" ottenendone la "rigida applicazione" e "ricordando" che l'orario deve essere
suddiviso in 5 giorni. Questo punto, ovviamente, avrebbe ripercussione sull'occupazione se, con
l'eliminazione dello straordinario conseguente alla rigida applicazione dell'orario, le aziende
procedessero
all'assunzione di nuovo personale che andrebbe a coprire il monte-ore lasciato scoperto dai mancati
straordinari; ma le aziende non sono per niente disposte a far questo e ce lo dicono apertamente; in
questi tempi soprattutto, mentre lamentano una situazione catastrofica per l'assenteismo, ci fanno sapere
che non possono ovviare agli inconvenienti che ne derivano (non-utilizzazione degli impianti, riduzione
del monte-ore-lavoro, ecc.) altrimenti che con gli straordinari. Chiaramente, visto che non c'è
un solo
lavoratore che non abbia "bisogno" di qualche lira per "arrotondare", sarà un giochetto per i
padroni
raggiungere il loro scopo. A favorire la posizione del padronato, poi, è rimasta "ufficialmente"
nel
contratto la figura del "lavoratore discontinuo" che in fatto di orario, non ha proprio orario. - Per
i turnisti le richieste erano: 36 ore lavorative e introduzione della 5° squadra. Col nuovo contratto
la riduzione dell'orario non c'è stata. In effetti la presunta riduzione da 40 h a 38 h e 16' si
è avuta
giocando sulle festività parzialmente lavorate dai turnisti stessi. La 5° squadra, che dato il
grande numero
di lavoratori a ciclo continuo avrebbe portato ad un grosso incremento dell'occupazione, non è
stata
neppure menzionata. - Classificazioni, ferie, aumenti periodici di anzianità, indennità
di contingenza operai, non sono altro che
un grosso pastone dal quale emergono differenze enormi. Ad esempio: gli addetti al settore delle fibre
si trovano in un'isola contrattuale nell'ambito del contratto stesso, poiché godono di condizioni
di
assoluto sfavore; basti citare il fatto che, a differenza degli altri, non percepiscono la 14°
mensilità ed
hanno una scala classificatoria che è rimasta uguale a quella del vecchio contratto, che è
basata su una
tabella retributiva nettamente inferiore ed è costituita da 12 categorie (in una scala di 10
parametri)
contro le 9 in cui sono inquadrati gli altri. - Per l'ambiente di lavoro, importantissimo argomento
che tocca direttamente la salute dei lavoratori,
i Sindacati dichiarano testualmente: - "Da tempo è affermata l'esigenza di contrattare l'ambiente
di lavoro
senza però che vi siano stati risultati pratici in merito. In occasione di questo rinnovo
contrattuale è stata
ottenuta una notevole affermazione di principio..." -. Infatti è un bel principio quello di istituire
libretti
sanitari, registri di dati e bazzecole varie. Ne segue, vedi Marghera '73, l'adozione di maschere antigas!
Le prospettive sono tutto un programma! - Appalti. Tema che nuovamente coinvolge il problema
occupazionale; la questione è risolta
contrattualmente nel modo seguente: - "per i lavoratori delle ditte in appalto, il cui contratto scade, deve
essere fatto TUTTO il possibile affinché siano assunti direttamente dall'azienda stessa..." -.
Ovvero: se
il padrone non li vuole assumere non li assume. - Lavoratori studenti. È rimasto
naturalmente in piedi il concetto che di giorno si lavora e di notte si
studia. La quantità di permessi retribuiti è limitata alle ore di esame; eventuali permessi
non retribuiti
potranno essere "goduti" solo se il padrone vorrà concederli. Ottimo risultato. - Dulcis in
fundo si pensava di avere un contratto biennale e quelle volpi di sindacalisti sono riusciti ad
averne uno triennale. Il "bidone" è tutto qui, ed è costato ai lavoratori circa 160 ore
di sciopero. L'altro contratto di lavoro che si trova in una posizione a sé stante nel mezzo
del settore chimico è quello
dei chimici-ASAP. La condizione privilegiata di questo contratto è dovuta essenzialmente a due
fattori,
strettamente legati fra loro: uno è che il padrone è costituito da aziende a partecipazione
statale, l'altro
è che il costo medio del lavoro, per tali aziende, è poco meno del doppio della media
dei costi medi del
lavoro di tutte le altre aziende. È un contratto quindi che ha un notevole peso
economico-politico, peso
che è possibile individuare in tutta la sua entità se si considera anche che le
società che organizzano la
quasi totalità degli addetti del settore sono l'ANIC e i LABORATORI SNAMPROGETTI,
ambedue del
gruppo ENI. L'ENI è generalmente riconosciuto come un gruppo aziendale all'avanguardia
nei settori industriali nei
quali è presente. E non a torto. Infatti quella che definivamo "posizione di privilegio" del
contratto
chimici-ASAP si spiega in primo luogo col fatto che le aziende hanno degli utili elevatissimi, quindi
possono effettuare una politica retributiva molto avanzata; questo permette, considerato anche che il
fattore lavoro in rapporto al tipo di investimento ha un'incidenza relativamente bassa, di reclutare
manodopera adeguata al livello di prim'ordine delle strutture tecnologiche. L'ENI, tuttavia,
s'è aggregato al coro delle voci padronali che, da mesi prima dell'inizio dell'autunno,
incominciarono a piangere lacrime di coccodrillo per la situazione economica di grave crisi e per il
periodo congiunturale attraversato dalla nazione. Allo scadere del contratto, il 31 ottobre scorso,
i Sindacati hanno immediatamente fatta propria la voce
dei padroni e, inserendo a loro piacimento le richieste nella piattaforma contrattuale, le hanno motivate
con argomentazioni volte a portare avanti "con forza e determinazione" la "soluzione dei problemi
relativi agli investimenti". A questo punto non si è fatto altro che ripresentare alla nuova
controparte,
pari pari, la piattaforma contrattuale dei chimici privati, tranne qualche piccola variante resa necessaria
dalla differenza fra i due contratti. L'inizio delle trattative ha mostrato una controparte aperta ad
alcune "disponibilità"; nelle sfumature dei
suoi discorsi, per chi l'ha voluto intendere, erano inserite le stesse "concessioni" fatte ai
chimici-farmaceutici. Quasi niente per l'appunto. In quel momento si presentava la necessità di
effettuare una
scelta: o prendere subito, senza lottare, il poco che veniva offerto oppure impostare un piano di duro
attacco al padronato per cercare di avere quanto non era stato ottenuto dai "cugini" privati. Fu presa,
dai lavoratori, quest'ultima strada, che senza dubbio era la migliore per due validi motivi: 1°
perché
attraverso la lotta contrattuale tutti i lavoratori (e quindi anche i più addomesticati dalle
condizioni di
discreto favore del contratto) accrescono la loro coscienza di sfruttati, 2° perché l'eventuale
conquista
di risultati "avanzati" costituirebbe un "precedente" anche per i lavoratori di tutte le altre
categorie. Ma questo tipo di ragionamento non teneva conto della presenza dei burocrati del vertice
sindacale, i
quali, attraverso contatti di corridoio e accordi notturni con i padroni, hanno cercato di stabilire una
mediazione così da spegnere gli ardori dei lavoratori. Ne sono prova i "documenti" presentati
dalla
controparte con proposte di soluzione di tipo "presa per il sedere". I lavoratori hanno considerato
giustamente come provocazioni tali proposte e fino ad oggi le hanno sempre totalmente respinte. Ma
con il primo intervento, già avvenuto velatamente, del ministro Coppo presso l'ASAP, si
intravvede che
l'assoluzione è avviata alla fase conclusiva. I Sindacati riprenderanno, come sempre, ad
intensificare l'azione di spegnimento delle velleità,
presentando i risultati come ottimi e puntando sulla stanchezza incipiente derivante dalle numerose ore
di sciopero. Non è ancora detto tutto, ma si va prospettando la "confluenza" su una strada
a senso unico già percorsa
poco fa da altri lavoratori. Il che potrebbe portare, all'arrivo, ad un bel tuffo nell'acqua gelata contenuta
nel solito sempre pronto grosso "BIDONE".
M. M.
Al momento in cui la rivista va in macchina, da Roma viene la notizia che una "bozza di accordo"
è stata
stipulata tra rappresentanti sindacali e ASAP. Si tratta, come previsto, di un accordo-bidone (e siamo
stati facili profeti), ma forse le assemblee dei lavoratori avranno la forza di rifiutarlo.
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