Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 3 nr. 18
febbraio 1973


Rivista Anarchica Online

La via del bidone
di M. M.

I chimici pubblici sono alle soglie di un contratto che ricalca quello fallimentare dei privati

Il cosiddetto "autunno sindacale" è ormai giunto alla sua fase conclusiva. Com'era largamente previsto le "lotte contrattuali" si sono svolte all'insegna della tiepidezza, ben manovrate dai Sindacati, in una atmosfera totalmente diversa da quella che ha caratterizzato l'autunno precedente. Risultato logico e scontato ne sono i "contratti bidone".
Nel settore della chimica, settore che si distingue in modo particolare per il numero spropositato di contratti di lavoro che ad esso si riferiscono (prima dei recenti rinnovi c'erano nientemeno che 26 contratti; ora, solo formalmente però, ve ne sono alcuni di meno), esistono due contratti che si possono definire "di grande importanza". Uno, quello dei chimici-farmaceutici, per l'elevato numero degli addetti che vi sono interessati (circa 220.000), l'altro, quello dei chimici a partecipazione statale (ASAP), per le sue caratteristiche particolari che lo pongono in una situazione che si distacca nettamente da tutti gli altri contratti.
Il primo di questi due contratti leaders è già stato rinnovato e si è concluso nell'ottobre scorso con un nulla di fatto. Dati alla mano si vede esattamente come il nuovo contratto non ha minimamente cambiato la situazione rispetto al precedente, non avendo neppure scalfito la posizione di strapotere dei padroni. In materia di organizzazione del lavoro, infatti, non è stato ottenuto praticamente nulla e dal lato economico il miglioramento non è che una burletta al confronto con il rincaro dei prezzi.
Ecco alcuni tra i punti salienti del grosso cilindro di lamiera grezza (altrimenti detto "bidone"):
- L'unificazione di otto contratti che si sono così "accorpati" con quello della chimica-farmaceutica (sono quelli delle fibre, del cellophan, degli articoli dattilografici, dei dielettrici, delle cere e lumini, degli olii e margarina, dell'elettrocarbonium). Ciò porta il numero totale di addetti a circa 280.000 unità, e avrebbe un grosso significato politico se effettivamente l'accordo riportasse alle stesse condizioni economico-normative i lavoratori degli otto contratti originari. Purtroppo però non è così. Esiste tutta una serie di differenze e di scaglionamenti che i Sindacati definiscono "derivati dalle situazioni precedenti". È facile comprendere il fatto che le differenze sancite e concentrate su un unico pezzo di carta piuttosto che su pezzi di carta separati non modificano la situazione. Le differenze tendono sempre e comunque a dividere i lavoratori, e tanto basta.
- Orario di lavoro. Le 40 ore settimanali, già raggiunte da tutti i settori con i precedenti contratti, vengono qui "consolidate" ottenendone la "rigida applicazione" e "ricordando" che l'orario deve essere suddiviso in 5 giorni. Questo punto, ovviamente, avrebbe ripercussione sull'occupazione se, con l'eliminazione dello straordinario conseguente alla rigida applicazione dell'orario, le aziende procedessero all'assunzione di nuovo personale che andrebbe a coprire il monte-ore lasciato scoperto dai mancati straordinari; ma le aziende non sono per niente disposte a far questo e ce lo dicono apertamente; in questi tempi soprattutto, mentre lamentano una situazione catastrofica per l'assenteismo, ci fanno sapere che non possono ovviare agli inconvenienti che ne derivano (non-utilizzazione degli impianti, riduzione del monte-ore-lavoro, ecc.) altrimenti che con gli straordinari. Chiaramente, visto che non c'è un solo lavoratore che non abbia "bisogno" di qualche lira per "arrotondare", sarà un giochetto per i padroni raggiungere il loro scopo. A favorire la posizione del padronato, poi, è rimasta "ufficialmente" nel contratto la figura del "lavoratore discontinuo" che in fatto di orario, non ha proprio orario.
- Per i turnisti le richieste erano: 36 ore lavorative e introduzione della 5° squadra. Col nuovo contratto la riduzione dell'orario non c'è stata. In effetti la presunta riduzione da 40 h a 38 h e 16' si è avuta giocando sulle festività parzialmente lavorate dai turnisti stessi. La 5° squadra, che dato il grande numero di lavoratori a ciclo continuo avrebbe portato ad un grosso incremento dell'occupazione, non è stata neppure menzionata.
- Classificazioni, ferie, aumenti periodici di anzianità, indennità di contingenza operai, non sono altro che un grosso pastone dal quale emergono differenze enormi. Ad esempio: gli addetti al settore delle fibre si trovano in un'isola contrattuale nell'ambito del contratto stesso, poiché godono di condizioni di assoluto sfavore; basti citare il fatto che, a differenza degli altri, non percepiscono la 14° mensilità ed hanno una scala classificatoria che è rimasta uguale a quella del vecchio contratto, che è basata su una tabella retributiva nettamente inferiore ed è costituita da 12 categorie (in una scala di 10 parametri) contro le 9 in cui sono inquadrati gli altri.
- Per l'ambiente di lavoro, importantissimo argomento che tocca direttamente la salute dei lavoratori, i Sindacati dichiarano testualmente: - "Da tempo è affermata l'esigenza di contrattare l'ambiente di lavoro senza però che vi siano stati risultati pratici in merito. In occasione di questo rinnovo contrattuale è stata ottenuta una notevole affermazione di principio..." -. Infatti è un bel principio quello di istituire libretti sanitari, registri di dati e bazzecole varie. Ne segue, vedi Marghera '73, l'adozione di maschere antigas! Le prospettive sono tutto un programma!
- Appalti. Tema che nuovamente coinvolge il problema occupazionale; la questione è risolta contrattualmente nel modo seguente: - "per i lavoratori delle ditte in appalto, il cui contratto scade, deve essere fatto TUTTO il possibile affinché siano assunti direttamente dall'azienda stessa..." -. Ovvero: se il padrone non li vuole assumere non li assume.
- Lavoratori studenti. È rimasto naturalmente in piedi il concetto che di giorno si lavora e di notte si studia. La quantità di permessi retribuiti è limitata alle ore di esame; eventuali permessi non retribuiti potranno essere "goduti" solo se il padrone vorrà concederli. Ottimo risultato.
- Dulcis in fundo si pensava di avere un contratto biennale e quelle volpi di sindacalisti sono riusciti ad averne uno triennale.
Il "bidone" è tutto qui, ed è costato ai lavoratori circa 160 ore di sciopero.
L'altro contratto di lavoro che si trova in una posizione a sé stante nel mezzo del settore chimico è quello dei chimici-ASAP. La condizione privilegiata di questo contratto è dovuta essenzialmente a due fattori, strettamente legati fra loro: uno è che il padrone è costituito da aziende a partecipazione statale, l'altro è che il costo medio del lavoro, per tali aziende, è poco meno del doppio della media dei costi medi del lavoro di tutte le altre aziende. È un contratto quindi che ha un notevole peso economico-politico, peso che è possibile individuare in tutta la sua entità se si considera anche che le società che organizzano la quasi totalità degli addetti del settore sono l'ANIC e i LABORATORI SNAMPROGETTI, ambedue del gruppo ENI.
L'ENI è generalmente riconosciuto come un gruppo aziendale all'avanguardia nei settori industriali nei quali è presente. E non a torto. Infatti quella che definivamo "posizione di privilegio" del contratto chimici-ASAP si spiega in primo luogo col fatto che le aziende hanno degli utili elevatissimi, quindi possono effettuare una politica retributiva molto avanzata; questo permette, considerato anche che il fattore lavoro in rapporto al tipo di investimento ha un'incidenza relativamente bassa, di reclutare manodopera adeguata al livello di prim'ordine delle strutture tecnologiche.
L'ENI, tuttavia, s'è aggregato al coro delle voci padronali che, da mesi prima dell'inizio dell'autunno, incominciarono a piangere lacrime di coccodrillo per la situazione economica di grave crisi e per il periodo congiunturale attraversato dalla nazione.
Allo scadere del contratto, il 31 ottobre scorso, i Sindacati hanno immediatamente fatta propria la voce dei padroni e, inserendo a loro piacimento le richieste nella piattaforma contrattuale, le hanno motivate con argomentazioni volte a portare avanti "con forza e determinazione" la "soluzione dei problemi relativi agli investimenti". A questo punto non si è fatto altro che ripresentare alla nuova controparte, pari pari, la piattaforma contrattuale dei chimici privati, tranne qualche piccola variante resa necessaria dalla differenza fra i due contratti.
L'inizio delle trattative ha mostrato una controparte aperta ad alcune "disponibilità"; nelle sfumature dei suoi discorsi, per chi l'ha voluto intendere, erano inserite le stesse "concessioni" fatte ai chimici-farmaceutici. Quasi niente per l'appunto. In quel momento si presentava la necessità di effettuare una scelta: o prendere subito, senza lottare, il poco che veniva offerto oppure impostare un piano di duro attacco al padronato per cercare di avere quanto non era stato ottenuto dai "cugini" privati. Fu presa, dai lavoratori, quest'ultima strada, che senza dubbio era la migliore per due validi motivi: 1° perché attraverso la lotta contrattuale tutti i lavoratori (e quindi anche i più addomesticati dalle condizioni di discreto favore del contratto) accrescono la loro coscienza di sfruttati, 2° perché l'eventuale conquista di risultati "avanzati" costituirebbe un "precedente" anche per i lavoratori di tutte le altre categorie.
Ma questo tipo di ragionamento non teneva conto della presenza dei burocrati del vertice sindacale, i quali, attraverso contatti di corridoio e accordi notturni con i padroni, hanno cercato di stabilire una mediazione così da spegnere gli ardori dei lavoratori. Ne sono prova i "documenti" presentati dalla controparte con proposte di soluzione di tipo "presa per il sedere". I lavoratori hanno considerato giustamente come provocazioni tali proposte e fino ad oggi le hanno sempre totalmente respinte. Ma con il primo intervento, già avvenuto velatamente, del ministro Coppo presso l'ASAP, si intravvede che l'assoluzione è avviata alla fase conclusiva.
I Sindacati riprenderanno, come sempre, ad intensificare l'azione di spegnimento delle velleità, presentando i risultati come ottimi e puntando sulla stanchezza incipiente derivante dalle numerose ore di sciopero.
Non è ancora detto tutto, ma si va prospettando la "confluenza" su una strada a senso unico già percorsa poco fa da altri lavoratori. Il che potrebbe portare, all'arrivo, ad un bel tuffo nell'acqua gelata contenuta nel solito sempre pronto grosso "BIDONE".

M. M.

Al momento in cui la rivista va in macchina, da Roma viene la notizia che una "bozza di accordo" è stata stipulata tra rappresentanti sindacali e ASAP. Si tratta, come previsto, di un accordo-bidone (e siamo stati facili profeti), ma forse le assemblee dei lavoratori avranno la forza di rifiutarlo.