Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 3 nr. 17
gennaio 1973


Rivista Anarchica Online

ENI, nuraghi e banditi
di M. M.

L'insediamento industriale di Ottana, nella Sardegna centrale

La bontà umana è veramente senza limiti. Ogni giorno rimaniamo sempre più sbalorditi dalle dimostrazioni di abnegazione e di sacrificio che costantemente ci vengono date dai nostri buoni padroni. Ma come? C'è ancora qualcuno che non si è accorto di questo? Certamente si tratta di individui in malafede, avviliti da rancori personali e, in ogni caso, ottusi. Ecco qui una dimostrazione di come stanno veramente le cose.
I "banditi" sono notoriamente "cattivi". Per una serie di circostanze che nessuno può assolutamente capire e neppure immaginare, in Sardegna, e specialmente nella zona della Barbagia, ci sono degli uomini (per puro caso sono pastori di pecore e, sempre per puro caso, solo raramente sono anche proprietari delle stesse), che diventano "cattivi" e come tali si mettono a fare i "banditi".
Questi cattivoni hanno preso la brutta abitudine di andare a molestare, con stupidi scherzi, dei poveri benefattori, alcuni dei quali mettono addirittura a disposizione di talune Opere Pie le loro misere terre per pochi miliardi spiccioli.

Rovelli, Girotti, Cefis

Il Governo, che nella sua lodevole missione ha, tra l'altro, il compito di far rispettare e proteggere proprio i benefattori, lancia un accorato appello: - Per carità, accorriamo -!
Subito il buon Rovelli, presidente della SIR, proprio lì vicino, a Porto Torres, si offre. E presenta seduta stante un progetto per la costruzione di uno stabilimento; non per guadagnarci, perché la sua azienda guadagna già bene, (l'ha dichiarato nel corso della recente deposizione alle Commissioni Parlamentari della Camera e del Senato), ma evidentemente solo per curare e guarire il male sociale.
Tanto grande è il buon cuore dimostrato che andiamo in lacrime nel sapere che i suoi buoni propositi non sono andati ad altrettanto buon fine. Interviene infatti l'Opera Pia a carattere statale ENI-MONTEDISON che avoca a se l'impegno. L'abate Rovelli, bontà sua, contribuirà senz'altro con la preghiera alla buona riuscita del sacerdozio GIROTTI-CEFIS.
Questa parrocchia, come al solito in buona fede, per semplicità di cose ed esclusivamente in funzione logica, procede e ragiona così.
Dato che l'ENI detiene un grosso pacchetto azionario della MONTEDISON, fingiamo che non sia così (burloni come sempre!). È sufficiente a questo scopo creare qualcosa che abbia l'aspetto di un "consorzio" e mettere quindi in piedi uno stabilimento.
La società del Gruppo ENI direttamente coinvolta in quest'affare, l'ANIC, detiene il 51% delle azioni e la MONTEDISON la rimanenza. Però, fare uno stabilimento unico è troppo facile! È meglio dividerlo in due parti e dare ad ognuna delle due una propria ragione sociale: una la si chiama "Società Chimica del Tirso" l'altra "Società Fibra del Tirso". Fin qui tutto semplice, ma il bello viene ora. Gli impianti delle due nuove società, pur trovandosi all'interno della stessa recinzione, vengono previsti per blocchi distinti. Un blocco lo fa la ex Chatillon ora MONTEDISON FIBRE, un altro lo fa la MONTEDISON, un terzo sarà fatto a cura dell'ANIC. Queste tre società stanziano i fondi per gli investimenti ed eseguono i lavori relativi alle loro competenze. La prima fa gli impianti di produzione delle fibre, la seconda fa gli impianti chimici e la terza fa tutte le parti comuni (centrale termoelettrica, strade, uffici, magazzini ecc.). Però l'ANIC si limita a mettere a disposizione i fondi, in quanto la progettazione e la direzione lavori viene fatta, per suo conto, dalla SNAMPROGETTI (altra Società del Gruppo ENI). Solo una piccolissima parte dei lavori viene eseguita direttamente dall'ANIC, che in quest'occasione procede utilizzando indirettamente i suoi quattrini come "Mandataria" delle società "Chimica" e "Fibra".
Il tutto è completato, inneggiando alla chiarezza, dal fatto che i lavori veri e propri vengono eseguiti da decine di ditte appaltatrici.
L'unica cosa che appare evidente è che tutto questo guazzabuglio è stato creato ad arte, le parti della squisita torta che viene divisa fra ENI e MONTEDISON risulteranno molto più nutrienti per ciascuno dei due colossi di Stato. Il che è molto giusto perché la bontà va opportunamente premiata.
Lasciamo comunque perdere questo tipo di considerazioni e andiamo al sodo. Ciò che non si riesce a capire è quali siano tutti benefici di carattere sociale di cui, si dice, verranno a godere gli abitanti della Sardegna centrale, benefici che, stando alle previsioni dell'ENI e degli altri Enti interessati, riguarderanno circa 120 paesi della zona. È pur vero che alcune migliaia di persone troveranno lavoro, qualora il progetto abbia piena realizzazione, all'interno di questo nuovo cambio industriale, ma a quale prezzo?
Al prezzo che coloro che già sono entrati, sia come dipendenti delle nuove "Consociate" ENI, sia come dipendenti delle innumerevoli ditte appaltatrici, hanno già iniziato a pagare.

Il tributo operaio

Innanzitutto una cosa va fatta rilevare: nel momento in cui si sono istituite le due nuove società, nonostante queste agiscano nei settori chimico e delle fibre, settori che sono propri anche dell'ANIC, non viene adottato il contratto nazionale di lavoro dei chimici pubblici (al quale è legata l'ANIC), ma un contratto simile a quello dei tessili privati che presenta condizioni nettamente sfavorevoli sia a livello retributivo che, soprattutto, a livello normativo. Non solo, ma per tutto un insieme di lavoratori è previsto un inquadramento in un contratto del tutto particolare che è nato unitamente ad un "Consorzio per l'addestramento del personale" destinato ad Ottana; da notare che in questa specie di contratto sono già incorporati una quantità di lavoratori che, presso la Sede e presso gli stabilimenti ANIC stanno, di fatto, svolgendo lavori che sono né più né meno gli stessi che svolgono i dipendenti ANIC. La differenza sta nella busta paga, e costituisce il primo tributo che questi lavoratori pagano per l'industrializzazione della loro terra.
Gli altri tributi sono già pronti e ce li indica l'esperienza (chi dubita può fare un salto a Gela in Sicilia e rendersi conto di persona della situazione, tenendo presente che l'ANIC-GELA funziona da oltre 10 anni). Eccoli.
1) LA SPECULAZIONE EDILIZIA, che senza alcun dubbio farà la sua avanzata nonostante il benevolo suggerimento dell'ENI alle popolazioni sarde affinché non si facciano incantare dallo "specchietto per le allodole" delle eventuali offerte loro presentate sotto forma di nuovi insediamenti urbani e di nuovi villaggi modello. L'ENI, in pratica, suggerisce ad ognuno di restare a casa propria e inizia a portare un discorso di "pendolarità voluta". Ma la speculazione edilizia arriva ugualmente, perché è proprio l'ENI col suo stabilimento che ce la porta, anche qui, come in tutte le zone ove s'è installato. E non si venga a raccontare che l'ISVET (Istituto per gli studi sullo sviluppo economico e il progresso tecnico) ha preparato uno "studio di piano generale di assetto territoriale" col quale si risolveranno tutti i problemi, da quelli sociali a quelli urbanistici a quelli economici: dietro la sigla ISVET non c'è nient'altro che una società di ricerche che appartiene al gruppo ENI. Quindi il "testo preliminare" preparato dall'ISVET stesso, e approvato rapidamente dalla Regione Sarda, non poteva contenere assolutamente nulla in contrasto con le direttive dell'ENI. L'ENI tuttavia, tenendo conto del fatto che l'ISVET ha operato, come sempre del resto, servendosi di studiosi di varia estrazione appositamente scelti per il caso specifico e legati da un contratto a tempo determinato, toglie le competenze dei piani territoriali e urbanistici all'ISVET e le passa alla TECNECO, altra consociata del gruppo ENI che, data la sua struttura molto più rigida ed aziendalistica, offre molte più garanzie che la realizzazione del piano, con tutte le modifiche opportune, avverrà nel massimo rispetto dell'interesse prettamente capitalistico della società capitalista di cui fa parte. (Si richiama l'attenzione sul fatto che, dietro la sigla Ente Nazionale Idrocarburi, che implica la partecipazione dello Stato, ci sono decine di società per azioni, tutte parzialmente controllate da privati, pochi dei quali sono solitamente dediti alla beneficenza; basti far riferimento allo sposalizio ENI-MORATTI negli stabilimenti SARAS di Sarroch, vicino a Cagliari).
Quando si pensa, d'altronde, che di fronte ai 300 miliardi stanziati dall'ENI per i suoi impianti industriali, la Regione Sarda ha messo a disposizione 6 miliardi per lo sviluppo dell'edilizia, si possono immediatamente capire quali intenzioni di "sviluppo" vi siano in realtà. I 6 miliardi basterebbero a malapena a rappezzare ed intonacare le case decrepite di Ottana e Bolotana (i rimanenti miliardi che, stando alle previsioni, dovrebbero essere impiegati attraverso la Regione per l'assetto territoriale complessivo, lo Stato ha già iniziato a versarli sullo stipendio di Andreotti e dei suoi tirapiedi!).
2) LA VERGOGNOSA SITUAZIONE DEI TRASPORTI PUBBLICI. Quasi totale la mancanza di linee ferroviarie; è obbligo guardare ai mezzi stradali che, nonostante l'esistenza di una azienda "Regionale" di trasporti (ARST), non esistono di fatto. Sulla base della considerazione massimalista che all'aumento del numero di mezzi di trasporto persone non corrisponde una diminuzione dei costi di esercizio e quindi non c'è un utile, non si fa nulla. Circa 1400 persone sono già al lavoro nello stabilimento di Ottana e per i trasporti non si è fatto ancora nulla! Sì, anche per questo problema ci sono dei "piani", ma purtroppo rientrano nel discorso di assetto territoriale.
La soluzione è lasciata ai lavoratori con possibilità alternative: o sobbarcarsi gli oneri derivanti dai viaggi con mezzi propri, e in questo caso ridurre i tempi di viaggio, oppure sobbarcarsi le spese dei viaggi con mezzi pubblici (di proprietari privati) e in questo caso avere tempi di viaggio chiaramente impossibili e spese altrettanto impossibili. Logica stringente della "pendolarità voluta".
3) L'ASSISTENZA OSPEDALIERA. L'ANIC ha predisposto nell'interno dello stabilimento un'infermeria. Gli ospedali più prossimi sono a Macomer (35 km) e Nuoro (35 km). L'unica considerazione che ci è possibile fare è che chiamare assassini questi padroni è poco: sono dei "luridi" assassini.
4) LA MANCANZA DI INFRASTRUTTURE, prima fra tutte la scuola, e soprattutto l'assenza delle intenzioni per la loro realizzazione, si rifletterà inevitabilmente in maniera negativa nella già pessima situazione sociale delle popolazioni sarde.

Le prime lotte

Tutti questi problemi, che coinvolgono direttamente sia le grosse aziende ENI-MONTEDISON sia lo Stato con le sue escrescenze appendicolari, mettono in evidenza il processo di sviluppo in senso oligopolico dell'economia, che segue le ben individuate strade intraprese dalla generazione dei tecno-burocrati.
Si manifesta apertamente infatti, anche nel caso di Ottana, la tendenza del grande capitale ad appropriarsi di tutti i poteri effettivi attraverso un esercizio di supplenza che gli è concesso dalle istanze rappresentative locali per mezzo della delega delle competenze; e lo strumento principale che permette alle grandi imprese questa totalitaria presa di potere è fornito dal problema ecologico.
In sostanza, dietro il paravento dell'ecologia e con la copertura dei problemi collegati alla conservazione dell'assetto naturale originario, l'ENI vuole permettersi di fare in tutto e per tutto i comodacci suoi.
Ma le popolazioni sarde non possono, non devono lasciarsi incatenare dalla forza tentacolare dei colossi dello sfruttamento.
Le prime indicazioni che vengono dalle lotte che già sono state condotte dai lavoratori di Ottana sono tutte positive e lasciano prevedere che per i padroni non sarà vita facile; la grande tradizione battagliera dei sardi non s'è assopita.
E il possente torreggiare dei nuraghi non si lascia minimamente spaventare dall'esile e mingherlino svettare di due ciminiere.

M. M.