Rivista Anarchica Online
Contro la merce
La merce considerata nella sua
effettiva portata gerarchica è la manifestazione più
evidente del dominio e dello sfruttamento, caposaldo dell'impero
economico, il concetto di merce è l'apoteosi dello sfacelo;
noi quotidianamente sottostiamo, senza battere ciglio, alle sue
regole e ai suoi perversi meccanismi, indifferenti ci muoviamo tra
produzione e consumo, barattiamo tempo e spazio con i gettoni della
giostra statale e senza scomporci più di tanto, ci affermiamo
nei mercati del divenire.
La merce ci domina e sfrutta con il
nostro tacito assenso, la nostra complicità: pensare fuori dal
mercato è un pensare da pazzi! Tutto questo impone una
riflessione più attenta! Alla base della nostra socialità
sta il pensiero gerarchico-mercantile, il suo estrinsecarsi genera
l'economia del vitale!
Merce è tutto quello che ci
attornia e dove si posa lo sguardo spesso vi è anche indicato
il prezzo, il tempo quantificato e trasformato in potere d'acquisto,
la cultura che si tramanda e si impone, ogni pensiero può
essere trasformato in merce e troppi di questo sono contenti! Si
provi a scampare al suo contesto, il solo pensarlo spaventa!
Spiega al tuo amico perché paure
e desideri li senti condizionati dal mercantile, egli non comprende
ed abituato com'è a cercare negli altri solo ciò che la
mercificazione vi lascia, ha serie difficoltà a capire. Non
vede il quotidiano correre sui binari merce-lavoro
gerarchia-famiglia, non coglie che la linearità di questo
vivere è frutto della direzione obbligata. Chi scende dal
treno della normalità e come un viandante cerca un destino,
vede gli altri seduti sulle poltroncine, col naso incollato ai
finestrini sospettosi e indispettiti; questo li allontana. Il treno
della merce li porta con sé, con i loro sospetti ed il loro
risentimento, poco incline ad usare se stessi come veicolo per le
proprie convinzioni: alcuni credono che impossessarsi della
locomotiva e decidere il percorso siano la medesima cosa, in realtà,
come si può arguire si ottiene solo di "guidare" lo
stesso treno sulle stesse rotaie! Scendere, andare a piedi è
un pensiero privo di astuzie e scomodo, ma è il credersi più
furbi che porta tutti nello stesso posto alla stessa rovina!
Dimostrare che questa socialità
è allo sfascio a causa di una società dello sfacelo è
dimostrare che a pietrificare l'umano nell'economico, consolidando
merci e bisogni, è la presunta ineluttabilità del
mercantile. Semyon E. Desnitsky, uno dei due
studenti russi che arrivarono all'università di Glasgow nel
1761, per seguire l'insegnamento di Adam Smith e John Millar,
vent'anni più tardi affermò: "...non è
possibile valutare le diverse conquiste della razza umana, le sue
ascese, le sue cadute, sulla base di una presunta infanzia,
giovinezza, maturità e vecchiaia dell'umanità...
Fortunatamente per noi, i più assidui esploratori della razza
umana hanno ormai scoperto mezzi incomparabilmente migliori per lo
studio delle popolazioni e dei loro progressi in relazione alle
circostanze ed alle condizioni attraverso le quali, quei popoli, a
partire dalla loro primordiale comunanza con le belve, si elevarono
al più alto grado di grandezza e civiltà. È
ipotizzabile l'esistenza di quattro condizioni proprie della razza
umana: la prima è la condizione delle popolazioni che vivevano
di caccia e si cibavano dei prodotti naturali della terra ed è
ritenuta la più primitiva; la seconda è la condizione
dei popoli che allevano mandrie o condizione pastorale; la terza è
quella agricola; la quarta ed ultima quella commerciale...quest'origine e questo sviluppo della
società umana sono comuni a tutti i popoli primitivi, e in
relazione ai quattro stadi sopra descritti dobbiamo dedurre la
storia, il governo, le leggi e le usanze dei popoli e misurare le
loro conquiste nelle scienze, nelle arti". Con questo passo viene formulata in
modo chiarissimo la teoria dei "Quattro stadi", ne viene
asserita la sostanziale originalità e superiorità
rispetto ai precedenti schemi analitici. Il motivo che ci spinge a
trattare di questa teoria è che ancora oggi non è stata
smentita l'ineluttabilità del mercantile di cui essa è
fondamento. Essa nasce dalla considerazione settecentesca:
"all'inizio tutto il mondo era come l'America" anche se il
problema allora era più: "da dove vengono gli americani?".
Gli studiosi del tempo si cimentarono a risalire in modo più o
meno scientifico alle origini di quei popoli. Tutto andava ricondotto
alla Bibbia e al mercantile! L'America, "mondo primordiale"
andò bene a tutti, le speculazioni che se ne possono trarre
tornano utili e accomodano rivoluzionari e reazionari; si collega
così il nostro mondo, ovviamente al culmine dell'evoluzione,
con mondi altrimenti inammissibili, posti agli stadi inferiori. La
teoria dei "quattro stadi" afferma che l'umanità si
è sviluppata sulla direttrice: crescita demografica-aumento
dei bisogni. Le società primordiali si avvalevano di una
"sussistenza" basata sulla produzione spontanea e sulla
caccia, cioè il primo stadio; aumentando il numero e
aumentando così necessità e bisogni la razza umana
adotta un vivere nomade dietro mandrie o armenti; e sarebbe il
secondo stadio o dell'allevamento; al terzo vi si giunge sempre per
aumento demografico e impossibilità di avere animali e di
conseguenza cibo per tutti, la razza umana si stanzia e riproduce con
ordine ciò che la natura fornisce spontaneamente, nasce
l'agricoltura; la produzione così ottenuta permette eccedenze
e scambi, emerge il mercato e si arriva così al quarto stadio
o del commercio.
Si afferma così che l'evoluzione
della razza umana abbia avuto queste quattro fondamentali tappe:
caccia-allevamento-agricoltura-commercio.
Questo pensiero intriso di gerarchia ed
economicismo sottolinea come lo stadio mercantile, punto finale
dell'evoluzione, è l'ineluttabile tappa di qualsiasi civiltà.
Non siamo in grado di mostrarne l'erroneità in modo
"scientifico", altri lo hanno fatto, ci sembra dubbio
comunque che questa teoria valga come schema per classificare
situazioni, anche se questi tratti evolutivi possono essere
verosimilmente gli stessi delle civiltà mediterranee e
occidentali. Vorremmo poter stabilire che gli stadi evolutivi della
socialità e della civiltà, non devono giocoforza
terminare o transitare nello stadio "mercantile". La teoria
dei quattro stadi decretò l'ineluttabile scomparsa delle
civiltà non in linea con le speculazioni commerciali, la sua
accettazione consacrò ai valori mercantili uomini e culture;
nell'ipocrisia del commercio si attuò il genocidio. Civiltà
e socialità costrette in questo imbuto storico sono soffocate
o stanno soffocando. La presunzione di poter classificare sulla base
della propria evoluzione, nell'illusione di avere in mano le chiavi
per il comprendere, rende violenti e incapaci di comprendere!
Da parte nostra non sappiamo
districarci nella confusione generata da uomini rozzi e ben armati
protesi al saccheggio e alla distruzione e da studiosi prevenuti e
ipocriti che hanno velocemente liquidato il resto!
Del resto anche oggi accade così!
Desideriamo cogliere il superamento
della merce come patrimonio universale che non riguarda solo il
nostro periodo storico; altre situazioni altre civiltà,
mostrano inequivocabilmente l'esistenza di uno scambio non
mercantile. In Polinesia, alle Samoa o presso i Maori; in Melanesia,
Nuova Caledonia, Trobriand; sulle coste occidentali del Nord America,
fra gli Haida, i Tlinglit, i Tsmishian; persino in Europa ed Asia,
antico diritto germanico, in India e in Cina; in molte parti del
mondo, quindi vigeva il sistema del dono. Esso basava la sua
esistenza sulla concezione che la proprietà è una
presunzione temporanea umana, mentre in realtà sono le cose
che possiedono l'uomo; egli, quindi, non deve tentare di possedere di
più ma deve sfuggire o alienare la proprietà, deve
"ucciderla" per mantenere integra la propria personalità.
Si assiste, infatti, ad una limitazione spontanea della proprietà
che finisce per riguardare solo gli oggetti essenziali al suo
esistere quotidiano; questi si elevano al ruolo di tutori, rendendo
magiche le loro finalità. Tutto il resto è materia di
scambio. L'impegno profuso nel possedere può essere
giustamente paragonato all'impegno opposto, la complessità
strutturale del mercato può rendere l'idea sulla varietà
di forme e rituali per scambiarsi i doni.
È
sicuro che se esistesse un sistema sociale basato sul dono, provato
anche scientificamente, come poteva articolarsi completamente va
lasciato alla fantasia individuale e collettiva, fatto sta che
nessuno vendeva e comperava e nessuno era venduto o comprato. Tutto
questo, secondo la teoria dei Quattro Stadi sarebbe comunque sparito
per fare posto ad un mercato dove tutti vanno sperando di prendere
più di quanto danno! Come suggerivamo sopra, è molto
difficile ricostruire una realtà del dono, per la distruzione
e la distorsione operate dal gerarchico-mercantile, ma è un
dato innegabile la presenza del dono in società spudoratamente
mercantili questo fa sperare in un valore seppellito dall'economico
ma tutt'ora presente nei rigurgiti d'umanità.
Oggi esiste una realtà sociale
che mette in discussione modi e tempi per la produzione, i
coltivatori biologici, ad esempio, producono e consumano in modo
diverso o alternativo, ottenendo per sé e per altri un
miglioramento nella qualità del vivere. Esiste, di
conseguenza, un mercato diverso o alternativo, con merci alternative.
Questo non evita che !a merce ed il mercantile generino continuamente
dominio e sfruttamento; l'idea che produrre per la compravendita sia
di fatto il ribadire quotidiano della ineluttabilità
mercantile non scompone nessuno.
Mercato Alternativo? Tutto quello che
gira attorno al sole della merce e da lei reso gerarchico ed
economizzato, anche ciò che muove da presupposti diversi
diventa veicolo per nuovi domini e nuovo sfruttamento. Se c'è
un modo naturale di esistere è posto oltre il mercato, poiché
dove due uomini commerciano nasce il senso gerarchico ed il senso
economico, e lì immantinente svanisce l'umano!
Alternative al mercato, questo
desideriamo, dato che una merce alternativa non diventa meno merce ma
conserva inalterata la sua sostanziale iniquità. Comprendiamo
come gli attuali bisogni e le eterne necessità del vivere
inducano tutti a beneficiare dei surplus del commercio, sostituendosi
ai soliti operatori di mercato, ma in questo modo si sta solo girando
la frittata e questo non sappiamo nascondercelo!
Vogliamo sottolineare come in un
discorso ecologico qualsiasi considerazione economica porti
inevitabilmente alla negazione dell'ecologia minandone la base.
L'apparire di mercati e merci alternative è un sintomo da non
sottovalutare, una seria analisi della merce fa scoprire come il solo
concetto sia foriero di dominio e sfruttamento, l'ambiguità
del concetto alternativo fa giustamente il paio e rende il tutto
quanto mai oscuro.
Vorremmo che questa riflessione
servisse a noi ed altri per ricercare ed intraprendere nuove
soluzioni, per ritrovare l'umano smarritosi nel mercato. Essere
ecologici in un contesto che inquina per coerenza esistenziale è
abbastanza difficile, eppure qualche gesto...
Tempo fa il gruppo musicale FRANTI di
Torino ha autoprodotto, con l'etichetta BLUBUS, un LP dal titolo "Il
giardino delle quindici pietre" e ha deciso di usare 200 copie
per finanziare 10 situazioni autogestite o autogestionarie. 20 copie
sono giunte anche a noi e gliene siamo grati e ci sentiamo in debito
per la reale dimostrazione di uno scambio sotto forma di dono e
osiamo credere che se questi gesti si moltiplicassero forse i nostri
scambi non sarebbero solo un "mercato alternativo". Grazie
FRANTI è davvero confortante questo bagliore nel buio.
Al buio ci sentiamo scorrendo il
bilancio di "A" Rivista Anarchica. I mercanti del
quotidiano "Il Manifesto" si pappano 3 milioni e mezzo per
uno "scambio pubblicitario"; presi nel vortice del mercato
i presunti comunisti mostrano il socialismo dal volto commerciale.
Questo ha fatto nascere in noi dei quesiti che desideriamo girare
alla redazione ed ai compagni:
1) È
utile pagare questo strano scambio di pubblicità?
2) Quale logica stabilisce che lo
scambio pubblicitario con altre testate (AAM Terra Nuova, Frigidaire,
Rockerilla, ecc.) è semplicemente uno scambio ed invece con il
manifesto diventa subordinato ad un esborso in denaro?
3) È
dignitoso continuare ad avere rapporti con un quotidiano che non
perde occasione per dare spazio ad articoli osceni o scemi (l'ultimo
dal titolo aggressione anarchica) e censura le voci del dissenso. Queste domande non vogliono essere una
provocazione alla redazione, ma solo il desiderio di una riflessione
collettiva.
Circolo Trobar Clus (Bordighera)
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