Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 162
marzo 1989


Rivista Anarchica Online

Contro la merce

La merce considerata nella sua effettiva portata gerarchica è la manifestazione più evidente del dominio e dello sfruttamento, caposaldo dell'impero economico, il concetto di merce è l'apoteosi dello sfacelo; noi quotidianamente sottostiamo, senza battere ciglio, alle sue regole e ai suoi perversi meccanismi, indifferenti ci muoviamo tra produzione e consumo, barattiamo tempo e spazio con i gettoni della giostra statale e senza scomporci più di tanto, ci affermiamo nei mercati del divenire.
La merce ci domina e sfrutta con il nostro tacito assenso, la nostra complicità: pensare fuori dal mercato è un pensare da pazzi! Tutto questo impone una riflessione più attenta! Alla base della nostra socialità sta il pensiero gerarchico-mercantile, il suo estrinsecarsi genera l'economia del vitale!
Merce è tutto quello che ci attornia e dove si posa lo sguardo spesso vi è anche indicato il prezzo, il tempo quantificato e trasformato in potere d'acquisto, la cultura che si tramanda e si impone, ogni pensiero può essere trasformato in merce e troppi di questo sono contenti! Si provi a scampare al suo contesto, il solo pensarlo spaventa!
Spiega al tuo amico perché paure e desideri li senti condizionati dal mercantile, egli non comprende ed abituato com'è a cercare negli altri solo ciò che la mercificazione vi lascia, ha serie difficoltà a capire. Non vede il quotidiano correre sui binari merce-lavoro gerarchia-famiglia, non coglie che la linearità di questo vivere è frutto della direzione obbligata. Chi scende dal treno della normalità e come un viandante cerca un destino, vede gli altri seduti sulle poltroncine, col naso incollato ai finestrini sospettosi e indispettiti; questo li allontana. Il treno della merce li porta con sé, con i loro sospetti ed il loro risentimento, poco incline ad usare se stessi come veicolo per le proprie convinzioni: alcuni credono che impossessarsi della locomotiva e decidere il percorso siano la medesima cosa, in realtà, come si può arguire si ottiene solo di "guidare" lo stesso treno sulle stesse rotaie! Scendere, andare a piedi è un pensiero privo di astuzie e scomodo, ma è il credersi più furbi che porta tutti nello stesso posto alla stessa rovina!
Dimostrare che questa socialità è allo sfascio a causa di una società dello sfacelo è dimostrare che a pietrificare l'umano nell'economico, consolidando merci e bisogni, è la presunta ineluttabilità del mercantile.
Semyon E. Desnitsky, uno dei due studenti russi che arrivarono all'università di Glasgow nel 1761, per seguire l'insegnamento di Adam Smith e John Millar, vent'anni più tardi affermò: "...non è possibile valutare le diverse conquiste della razza umana, le sue ascese, le sue cadute, sulla base di una presunta infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia dell'umanità... Fortunatamente per noi, i più assidui esploratori della razza umana hanno ormai scoperto mezzi incomparabilmente migliori per lo studio delle popolazioni e dei loro progressi in relazione alle circostanze ed alle condizioni attraverso le quali, quei popoli, a partire dalla loro primordiale comunanza con le belve, si elevarono al più alto grado di grandezza e civiltà. È ipotizzabile l'esistenza di quattro condizioni proprie della razza umana: la prima è la condizione delle popolazioni che vivevano di caccia e si cibavano dei prodotti naturali della terra ed è ritenuta la più primitiva; la seconda è la condizione dei popoli che allevano mandrie o condizione pastorale; la terza è quella agricola; la quarta ed ultima quella commerciale...quest'origine e questo sviluppo della società umana sono comuni a tutti i popoli primitivi, e in relazione ai quattro stadi sopra descritti dobbiamo dedurre la storia, il governo, le leggi e le usanze dei popoli e misurare le loro conquiste nelle scienze, nelle arti".
Con questo passo viene formulata in modo chiarissimo la teoria dei "Quattro stadi", ne viene asserita la sostanziale originalità e superiorità rispetto ai precedenti schemi analitici. Il motivo che ci spinge a trattare di questa teoria è che ancora oggi non è stata smentita l'ineluttabilità del mercantile di cui essa è fondamento. Essa nasce dalla considerazione settecentesca: "all'inizio tutto il mondo era come l'America" anche se il problema allora era più: "da dove vengono gli americani?". Gli studiosi del tempo si cimentarono a risalire in modo più o meno scientifico alle origini di quei popoli. Tutto andava ricondotto alla Bibbia e al mercantile! L'America, "mondo primordiale" andò bene a tutti, le speculazioni che se ne possono trarre tornano utili e accomodano rivoluzionari e reazionari; si collega così il nostro mondo, ovviamente al culmine dell'evoluzione, con mondi altrimenti inammissibili, posti agli stadi inferiori. La teoria dei "quattro stadi" afferma che l'umanità si è sviluppata sulla direttrice: crescita demografica-aumento dei bisogni. Le società primordiali si avvalevano di una "sussistenza" basata sulla produzione spontanea e sulla caccia, cioè il primo stadio; aumentando il numero e aumentando così necessità e bisogni la razza umana adotta un vivere nomade dietro mandrie o armenti; e sarebbe il secondo stadio o dell'allevamento; al terzo vi si giunge sempre per aumento demografico e impossibilità di avere animali e di conseguenza cibo per tutti, la razza umana si stanzia e riproduce con ordine ciò che la natura fornisce spontaneamente, nasce l'agricoltura; la produzione così ottenuta permette eccedenze e scambi, emerge il mercato e si arriva così al quarto stadio o del commercio.
Si afferma così che l'evoluzione della razza umana abbia avuto queste quattro fondamentali tappe: caccia-allevamento-agricoltura-commercio.
Questo pensiero intriso di gerarchia ed economicismo sottolinea come lo stadio mercantile, punto finale dell'evoluzione, è l'ineluttabile tappa di qualsiasi civiltà. Non siamo in grado di mostrarne l'erroneità in modo "scientifico", altri lo hanno fatto, ci sembra dubbio comunque che questa teoria valga come schema per classificare situazioni, anche se questi tratti evolutivi possono essere verosimilmente gli stessi delle civiltà mediterranee e occidentali. Vorremmo poter stabilire che gli stadi evolutivi della socialità e della civiltà, non devono giocoforza terminare o transitare nello stadio "mercantile". La teoria dei quattro stadi decretò l'ineluttabile scomparsa delle civiltà non in linea con le speculazioni commerciali, la sua accettazione consacrò ai valori mercantili uomini e culture; nell'ipocrisia del commercio si attuò il genocidio. Civiltà e socialità costrette in questo imbuto storico sono soffocate o stanno soffocando. La presunzione di poter classificare sulla base della propria evoluzione, nell'illusione di avere in mano le chiavi per il comprendere, rende violenti e incapaci di comprendere!
Da parte nostra non sappiamo districarci nella confusione generata da uomini rozzi e ben armati protesi al saccheggio e alla distruzione e da studiosi prevenuti e ipocriti che hanno velocemente liquidato il resto!
Del resto anche oggi accade così!
Desideriamo cogliere il superamento della merce come patrimonio universale che non riguarda solo il nostro periodo storico; altre situazioni altre civiltà, mostrano inequivocabilmente l'esistenza di uno scambio non mercantile. In Polinesia, alle Samoa o presso i Maori; in Melanesia, Nuova Caledonia, Trobriand; sulle coste occidentali del Nord America, fra gli Haida, i Tlinglit, i Tsmishian; persino in Europa ed Asia, antico diritto germanico, in India e in Cina; in molte parti del mondo, quindi vigeva il sistema del dono. Esso basava la sua esistenza sulla concezione che la proprietà è una presunzione temporanea umana, mentre in realtà sono le cose che possiedono l'uomo; egli, quindi, non deve tentare di possedere di più ma deve sfuggire o alienare la proprietà, deve "ucciderla" per mantenere integra la propria personalità. Si assiste, infatti, ad una limitazione spontanea della proprietà che finisce per riguardare solo gli oggetti essenziali al suo esistere quotidiano; questi si elevano al ruolo di tutori, rendendo magiche le loro finalità. Tutto il resto è materia di scambio. L'impegno profuso nel possedere può essere giustamente paragonato all'impegno opposto, la complessità strutturale del mercato può rendere l'idea sulla varietà di forme e rituali per scambiarsi i doni.
È sicuro che se esistesse un sistema sociale basato sul dono, provato anche scientificamente, come poteva articolarsi completamente va lasciato alla fantasia individuale e collettiva, fatto sta che nessuno vendeva e comperava e nessuno era venduto o comprato. Tutto questo, secondo la teoria dei Quattro Stadi sarebbe comunque sparito per fare posto ad un mercato dove tutti vanno sperando di prendere più di quanto danno! Come suggerivamo sopra, è molto difficile ricostruire una realtà del dono, per la distruzione e la distorsione operate dal gerarchico-mercantile, ma è un dato innegabile la presenza del dono in società spudoratamente mercantili questo fa sperare in un valore seppellito dall'economico ma tutt'ora presente nei rigurgiti d'umanità.
Oggi esiste una realtà sociale che mette in discussione modi e tempi per la produzione, i coltivatori biologici, ad esempio, producono e consumano in modo diverso o alternativo, ottenendo per sé e per altri un miglioramento nella qualità del vivere. Esiste, di conseguenza, un mercato diverso o alternativo, con merci alternative. Questo non evita che !a merce ed il mercantile generino continuamente dominio e sfruttamento; l'idea che produrre per la compravendita sia di fatto il ribadire quotidiano della ineluttabilità mercantile non scompone nessuno.
Mercato Alternativo? Tutto quello che gira attorno al sole della merce e da lei reso gerarchico ed economizzato, anche ciò che muove da presupposti diversi diventa veicolo per nuovi domini e nuovo sfruttamento. Se c'è un modo naturale di esistere è posto oltre il mercato, poiché dove due uomini commerciano nasce il senso gerarchico ed il senso economico, e lì immantinente svanisce l'umano!
Alternative al mercato, questo desideriamo, dato che una merce alternativa non diventa meno merce ma conserva inalterata la sua sostanziale iniquità. Comprendiamo come gli attuali bisogni e le eterne necessità del vivere inducano tutti a beneficiare dei surplus del commercio, sostituendosi ai soliti operatori di mercato, ma in questo modo si sta solo girando la frittata e questo non sappiamo nascondercelo!
Vogliamo sottolineare come in un discorso ecologico qualsiasi considerazione economica porti inevitabilmente alla negazione dell'ecologia minandone la base. L'apparire di mercati e merci alternative è un sintomo da non sottovalutare, una seria analisi della merce fa scoprire come il solo concetto sia foriero di dominio e sfruttamento, l'ambiguità del concetto alternativo fa giustamente il paio e rende il tutto quanto mai oscuro.
Vorremmo che questa riflessione servisse a noi ed altri per ricercare ed intraprendere nuove soluzioni, per ritrovare l'umano smarritosi nel mercato. Essere ecologici in un contesto che inquina per coerenza esistenziale è abbastanza difficile, eppure qualche gesto...
Tempo fa il gruppo musicale FRANTI di Torino ha autoprodotto, con l'etichetta BLUBUS, un LP dal titolo "Il giardino delle quindici pietre" e ha deciso di usare 200 copie per finanziare 10 situazioni autogestite o autogestionarie. 20 copie sono giunte anche a noi e gliene siamo grati e ci sentiamo in debito per la reale dimostrazione di uno scambio sotto forma di dono e osiamo credere che se questi gesti si moltiplicassero forse i nostri scambi non sarebbero solo un "mercato alternativo". Grazie FRANTI è davvero confortante questo bagliore nel buio.
Al buio ci sentiamo scorrendo il bilancio di "A" Rivista Anarchica. I mercanti del quotidiano "Il Manifesto" si pappano 3 milioni e mezzo per uno "scambio pubblicitario"; presi nel vortice del mercato i presunti comunisti mostrano il socialismo dal volto commerciale. Questo ha fatto nascere in noi dei quesiti che desideriamo girare alla redazione ed ai compagni:
1) È utile pagare questo strano scambio di pubblicità?
2) Quale logica stabilisce che lo scambio pubblicitario con altre testate (AAM Terra Nuova, Frigidaire, Rockerilla, ecc.) è semplicemente uno scambio ed invece con il manifesto diventa subordinato ad un esborso in denaro?
3) È dignitoso continuare ad avere rapporti con un quotidiano che non perde occasione per dare spazio ad articoli osceni o scemi (l'ultimo dal titolo aggressione anarchica) e censura le voci del dissenso.
Queste domande non vogliono essere una provocazione alla redazione, ma solo il desiderio di una riflessione collettiva.

Circolo Trobar Clus (Bordighera)