Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 159
novembre 1988


Rivista Anarchica Online

Donne per la libertà
a cura del C.I.R.A.

Alcune erano, prima di tutto, femministe; altre, semplicemente anarchiche. Tutte, comunque, accomunate dal duplice impegno per la causa delle donne e della rivoluzione. Nelle biografie di una trentina di donne del passato – dalla Finlandia al Giappone, dagli USA alla Spagna – la testimonianza di un comune impegno di trasformazione individuale e sociale: un impegno quantomai attuale.

Questa mostra perché

"Eccoci, siamo alcuni/e prese dal piacere di amare senza riserva, abbastanza appassionatamente da offrire all'amore il letto sontuoso di una rivoluzione".
No, non è una di loro che ha scritto questo. Questo pensiero formulato al maschile generico è nato dalla penna di un uomo (Raoul Vaneigem) che esse non hanno probabilmente conosciuto. Tuttavia è sembrato, a noi moderne, che esse avrebbero potuto, ognuna alla propria maniera, riconoscersi in un tale pensiero.
Dalle nichiliste russe a May Picqueray passando per Emma Goldman (Königsberg, Russia 1849 - Toronto, Canada 1940) abbiamo voluto presentare e far venir voglia di conoscere delle donne che si sono battute per la libertà delle donne e per la libertà di tutti.
Alcune sono, prima di tutto, femministe, altre semplicemente anarchiche ma tutte, per rivendicazioni dirette o per la loro presenza in seno al movimento, hanno fatto moltissimo per la causa delle donne e per quella della rivoluzione.

An, Andrea, Marianne, Marie-Christine

Questi testi sono serviti per la mostra preparata in occasione del convegno "Anarchica" di Lione sulla base dei documenti del C.I.R.A. (Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchia - Casella Postale 51, 1211 Ginevra 13, Svizzera). Speriamo che essa possa arricchirsi di altri contributi internazionali.

Non vedo che la rivoluzione

Louise Michel aveva più di 40 anni al tempo della Comune di Parigi. "Mi domandate qual è stato il mio ruolo dal 18 marzo alla fine del maggio 1871. Sono partita con i gruppi combattenti della Comune; fin dalle prime uscite facevo parte del battaglione di Montmartre e mi sono battuta fra i suoi ranghi come soldato: ho pensato in coscienza che fosse la cosa più utile da fare; ho necessariamente continuato a combattere a Parigi come gli altri fino a che, avendo i soldati di Versailles arrestato mia madre per fucilarla al posto mio, sono andata a liberarla suo malgrado, prendendone il "posto".
Passò più di dieci anni in Nuova Caledonia: "Vidi che le leggi di attrazione che trasportano senza fine le sfere senza nome verso nuovi soli tra le due eternità del passato e del futuro dovevano anche presiedere al destino degli esseri umani nell'eterno progredire che li attira verso un ideale vero. Sono dunque anarchica perché sempre più grande. L'anarchia farà la felicità dell'umanità e perché l'idea più alta che possa essere concepita dall'intelligenza umana è l'anarchia".
Due anni dopo il suo ritorno in Francia fu condannata a sei anni di reclusione: avrebbe incoraggiato il saccheggio di un forno. "Mi si dà il ruolo di prima accusata. L'accetto. Si, sono sola; ho fanatizzato tutti i miei amici, ma allora colpite solo me...È da molto che ho fatto il sacrificio di me stessa e che è passato il momento di decidere su quello che può essere piacevole o spiacevole. Non vedo altro che la rivoluzione... È lei sola che io servirò sempre; è lei che saluto... che possa essa sorgere sugli uomini invece di sorgere sulle rovine!

Fernand Planche,
La vie ardente et intrépide de Lóuise Michel
Paris 1946

Se l'eguaglianza fra i sessi fosse riconosciuta
sarebbe una bella breccia nella stupidità umana.

Una sguattera e tre sgualdrine

Erano donne. Erano anarchiche? Si chiamavano Angélique Bocquin, Josephine Marchais, Elisabeth Rétiffe, Léontihe Suéteni, Eulalie Papavoine.
Le chiamavano "Les Pétroleuses" perché Parigi bruciava sotto la Comune e le si vedeva - troppo spesso? - trasportare bidoni di combustibile. Erano vivandiere o infermiere e portavano una sciarpa rossa; innalzarono barricate con i loro uomini e certamente talvolta nascosero un fucile sotto le gonne e gridarono "bisogna dare fuoco a tutto questo!".
Non furono teneri con loro né il disegnatore che ne fece lo schizzo al processo, né il giornalista che ne fece il resoconto dell'udienza:
"Si vedono avanzare... una specie di sguattera di cucina, dietro di lei tre sgualdrine con i capelli sciolti ed una donnetta dalla espressione astuta con una testa azteca di cui non si scorge nient'altro che un enorme naso a punta".
"Creature indegne che sembrano aver scelto di diventare l'obbrobrio del loro sesso e di ripudiare il ruolo immenso e magnifico della donna nella società...".
Arrestate, negarono tutto.
"Non le hanno viste con la torcia in mano, dice il commissario del governo, ma erano con gli incendiari".
Angélique ed Eulalie se la sono cavata con dieci anni di deportazione e di reclusione. Elisabeth, Leontine e Josephine sono state condannate a morte.

Le Proces de la Commune,
compte rendu des debats du Conseil de Guerre,
Paris, 1871.

Noi ne abbiamo abbastanza

Pauline Mekarska, detta Paule Mink (1839-1901), di origine polacca ed aristocratica, si impose negli ambienti socialisti e femministi fin dalla fine del Secondo Impero. Essa fu coinvolta in tutti gli avvenimenti politici importanti: dalla Comune all'affare Dreyfus, annodando legami amichevoli con Louise Michel, Blanqui, Jules Guesde, i Lafargue, Marguerite Durand, Séverine, Libertad e molti altri.
La Comune del 1871 la segnò profondamente: propagandista accanita del socialismo rivoluzionario conservò fino alla fine della sua vita lo spirito barricadiero. Successivamente vicina agli anarchici, ai ghedisti, ai blanchisti, restò nemica dichiarata di ogni autorità. Il suo femminismo, costante, fu specifico: per questa madre di famiglia la donna in una società dominata dagli uomini era potenzialmente l'agente rivoluzionano. Fondatrice di sindacati, ferma antimilitarista, Paule Mink partecipò attivamente alla lotta delle minoranze e rivendicò, senza tregua, l'indipendenza e la libertà dei popoli e delle donne.

Paule Mink,
Communarde et Feministe,
Paris ed. Syros, 1981.

"Le donne sono deboli, troppo delicate, voi dite, per il lavoro; noi le amiamo troppo, aggiungete, per consegnarle alla fatica che incurva e consuma. Conosciamo tutto questo, signori, e da molto tempo: queste sono le belle parole con cui si è sempre dorato il nostro asservimento morale, la nostra dipendenza sociale, la nostra inferiorità intellettuale. Ma noi ne abbiamo abbastanza di queste frasi, sonore e banali, vogliamo vivere e realizzarci al sole della libertà e non continuare a vegetare e a sospirare senza voce, senza forza e quasi senza pensiero."

Giustizia e tenerezza

Séverine (pseudonimo di Caroline Rémy, 1855-1920) mise tutta la sua generosità e la sua eloquenza al servizio dei lavoratori e degli oppressi. Giornalista e conferenziera lottò contro le ingiustizie e difese le cause che credette giuste, senza timore di contraddizioni.
Al fianco di Jules Vallès pubblicò "Le Reveil" e poi "Le Cri Du People" da cui diede le dimissioni con molto rumore quando il giornale condannò la ripresa individualista e gli anarchici che si dettero ad essa. Collaborò al primo giornale femminista di Marguerite Durand, "La Fronde", così come a numerose altre riviste. Aderente della prima ora del Partito Comunista, scrisse su "L'Humanité" nel 1920-1921 per poi allontanarsene rapidamente. La ritroviamo per tutto il periodo della campagna per la difesa di Sacco e Vanzetti.

Severine,
Choix de papiers,
Paris, ed. Tierce 1978.

Tutto il mio femminismo si riassume in due parole:
giustizia prima di tutto
e poi, subito dopo,
prestissimo, Tenerezza.

Cinque donne contro lo zar

Ragazze russe - per la maggior parte nobili e borghesi vissero povere, subirono maltrattamenti, umiliazioni, la prigione, l'esilio, la morte in nome della libertà.
Nel XIX secolo l'Università era ancora loro negata. Famiglia e clero decidevano della loro vita. Attirate dalle nuove idee esse "bruciavano dal desiderio di prendere d'assalto le cittadelle del sapere". In Russia, ma anche a Zurigo e a Ginevra assediarono queste "cittadelle". Puritane ed esaltate, vissero di tè e di pane, di studio e di discussione. L'intellighenzia maschile le sostenne nella loro lotta. Il movimento di queste giovani femministe divenne una campagna radicale organizzata.
I gruppi populisti che si formarono, i processi politici, l'abolizione della schiavitù, le rivolte contadine si aggiunsero all'immagine della ingiustizia sociale ed infiammarono gli animi.
Il 28 gennaio 1878 Vera Zakulic compì il primo passo verso l'azione terrorista sparando sul generale Trepov, prefetto di polizia di San-Pietroburgo.
"Mi hanno detto che Bogoliubov, che io non conosco, è stato crudelmente frustato" disse Vera in occasione del suo processo. "Mi è sembrato che l'umiliazione fosse inaccettabile e ho deciso che, anche a prezzo della mia propria vita, bisognava dimostrare che quest'atto degradante non dovesse restare impunito. Io non ho trovato altro mezzo per attirare l'attenzione su quello che era successo. È una cosa terribile quella di mettere le mani su di un essere umano ma ho sentito che dovevo farlo...".
Dal 1870 al 1880 le organizzazioni rivoluzionarie si moltiplicarono in Russia e così pure gli arresti. Nel 1877, in occasione del "processo dei 193", decine di oppositori politici furono condannati alla galera, ai lavori forzati o alla deportazione.
Sulla strada dell'esilio Sofia Perovskaia evase.
Aveva 23 anni, una intelligenza ed un carattere eccezionale. Dette l'anima per il popolo russo; consacrò la sua vita alla lotta contro il despota che manteneva in prigione i suoi migliori compagni.
Tre volte preparò, con altri, un attentato contro lo Zar. Fu in occasione del quarto tentativo, il 1 marzo 1881, che Alessandro II venne ucciso. Contrariamente alle aspettative dei cospiratori, il popolo non si sollevò e niente cambiò.
Sofia venne impiccata in aprile con quattro suoi compagni. Aveva 27 anni. "Morì - scrisse Vera Figner - con la stessa tranquillità e lo stesso coraggio dei suoi compagni".
Vera Figner venne arrestata nel 1883 per partecipazione al regicidio. La sua condanna a morte venne commutata e passò venti anni della sua vita nella fortezza di Schlüsselburg, tagliata fuori dal mondo.
Lasciò ricordi scritti.
"Tutta una serie di donne socialiste-rivoluzionarie andarono sole contro al nemico a compiere atti terroristici. Spiridonova uccise Lujenowsky, capo di una spedizione militare, che per punire i contadini metteva i villaggi a ferro e fuoco. La signorina Bitenska uccise Sakharov, vecchio ministro della guerra, inviato per soffocare il movimento agrario dei contadini. La signorina Schkolnik attentò alla vita del governatore Khostov che reprimeva con crudeltà gli sforzi dei contadini per liberarsi. Konopliannikova uccise con un colpo di revolver il generale Minn che aveva inondato di sangue le strade di Mosca insorta; la signorina Ismailovich venne fucilata sul campo dopo il suo tentativo di assassinio dell'ammiraglio. Tchuknine, sua sorella, che attentò alla vita di Kurlov, organizzatore dei pogrom di Minsk, fu sottoposta a torture ed umiliazioni inaudite; Frumkina, Sevastianova, Mamaeva, Rasputina... furono soffocate dalle mani del boia...".
Nel 1879, Elisabeth Kovalskaia fondò con Chtchedrine l'Unione dei Lavoratori della Russia del Sud. Nel gennaio 1880 venne arrestata e condannata all'ergastolo (al bagno penale) per la sua attività di propaganda.
"Nella primavera del 1885 fui trasferita a Kara. Nel 1888 arrivò il governatore della Siberia orientale. Al suo comando: "In piedi!" risposi: "Sono qui perché non riconoscevo il suo governo, non mi alzerò davanti ad uno dei suoi rappresentanti". Alcuni giorni dopo fui condotta, in condizioni disumane, alla fortezza di Verkhudinshy e messa in isolamento totale. I compagni di Kara cominciarono uno sciopero della fame esigendo che, in seguito a quello che mi era successo, il comandante fosse esonerato dalle sue funzioni. Non venne rimosso. Allora N. Siguida schiaffeggiò il comandante Massiukov. Fu condannata a subire la pena corporale. Andando a subire la pena Siguida annunciò che per noi un tale trattamento equivaleva alla pena capitale. Dopo l'esecuzione della pena inghiottì del veleno e morì rapidamente. M. Kaliujnaia, M. Kovalevskaia e N. Smirtnitskaia decisero di rendere qualsiasi ulteriore pena corporale impossibile e si suicidarono a loro volta".

Christine Fauré.
Quatre femmes terroristers contre le Tzar,
Paris, Maspero 1978.

In prima persona

Lucy Parsons nacque, probabilmente in schiavitù, nel Texas. Non si hanno notizie della sua giovinezza. Circa nel 1869 conobbe il militante rivoluzionario Albert Parsons con cui si sposò. Lucy scrisse per il suo giornale "The Socialist" e fu conosciutissima come oratrice negli ambienti operai.
Albert Parsons fu uno degli anarchici condannati a morte per gli incidenti di Haymarket, che furono all'origine del Primo Maggio. Durante il processo e dopo l'esecuzione dei martiri di Chicago, Lucy Parsons svolse un ruolo molto importante per la loro difesa e per mantenerne il ricordo. In seguito fu redattrice dei giornali "Freedom" (1891-1892) e "The Liberator" (1905-1906) ; pubblicò numerosi articoli, fu tra i fondatori dell'IWW. Nei suoi discorsi, che la condussero attraverso gli Stati Uniti, parlò di anarchismo, di sindacalismo, della Rivoluzione Francese.

Carolyn Ashbaugh,
Lucy Parsons, American Revolutionary,
Chicago, Charles Kerr Co.1976.



La civiltà cristiana di Chicago... permette che il sangue dei suoi figli sia sorseggiato, dai ladri del lavoro, in bicchieri da vino... Noi abbiamo sentito parlare fin troppo del paradiso aldilà della luna. Ora vogliamo altro...
La carità non può liberare il popolo. Esso deve farlo da sé . Un piccolo gruppo di rivoluzionari isolati non può agire in nome delle masse. Chi deve liberarsi deve battersi in prima persona...

Emanciparsi dall'emancipazione

"Emma Goldman era una donna notevole in molti campi: conferenziera e pubblicista anarchica, agitatrice per la libertà d'espressione, leader del femminismo e pioniera della contraccezione. Critica virulenta del "comunismo" sovietico e sostenitrice infaticabile dei rivoluzionari catalani durante la guerra civile spagnola, ebbe un temperamento ardente. Talvolta irragionevole ma sempre coraggiosa, compassionevole, fu una profondamente intelligente donna umana...
Durante il suo lungo soggiorno in America Emma suscitò un'enorme corrente di simpatia nel popolo americano e sentimenti di ostilità da parte delle autorità che l'arrestarono e la imprigionarono a più riprese: ma non ci fu mai indifferenza nei suoi confronti.
Le sue conferenze sui tempi di lavoro, sul sindacalismo ma sopratutto sul femminismo e sulla contraccezione furono seguite da una gioventù ardente e avida di conoscere e capire. Emma percorse l'America in lungo e in largo facendo conoscere il suo ideale: l'anarchismo e la sua fede e la sua fiducia in una società migliore".

May Picqueray
Le Réfractaire, 1978.

(Da una lettera a Max Nettlau).
Sono desolata per averti fatto soffrire senza volerlo. Capisco bene che quando tu parlavi del "desiderio profondamente innato" della donna spagnola di avere sfilze di bambini non facevi che stuzzicarmi... Come potrei sopravvivere alle mie lotte se non avessi il senso dell'humour?
Ma ci sono cose che non si prestano allo scherzo.
Come quando gli uomini sostengono che le donne adorano avere sfilze di figli: questo resta da vedere. Ma, ad ogni modo, mi pare futile avere questa discussione fra di noi. Non saremo mai d'accordo.
Questo mostra quanto poco le teorie riescano a combattere le inibizioni. Ed eccoti, anarchico, fermamente convinto della più grande libertà dell'individuo, e malgrado questo tu persisti a glorificare La Donna come la nutrice e la domestica di famiglie numerose. Non vedi l'incoerenza dei tuoi discorsi? Ma le inibizioni e le tradizioni degli uomini sono tanto profondamente radicate che continueranno a regnare a lungo anche dopo che l'anarchismo sarà stato realizzato.

Emma Goldman
Vision on fire
New Paltz, N.Y. 1983.

L'emancipazione della donna, come si realizza e si interpreta oggi, è totalmente fallita. La donna attualmente si trova nella necessità di emanciparsi dalla sua emancipazione se desidera liberarsi... Occorre che si sbarazzi dell'assurda concezione del dualismo tra i sessi, cioè che l'uomo e la donna rappresentino due mondi antagonisti.
Una vera concezione delle relazioni sessuali non ammette né vinti né vincitori.

La tragedie de l'emancipation feminine.

La donna ribelle

Margaret Sanger (1879-1966) lanciò il movimento per il controllo delle nascite negli Stati Uniti. Infermiera a New York essa fu in contatto da una parte con i più poveri - e conobbe da vicino i danni che causano gli aborti clandestini - e dall'altra con anarchici e sindacalisti come Emma Goldman, Big Bill Haywood ed altri.
Il suo giornale, "The Woman Rebel", uscì nel 1914; regolarmente vietato dall'ufficio postale per "propaganda illecita" causò una serie di processi contro la sua redattrice che comunque non cessò la lotta neanche quando il giornale venne chiuso.

The Woman Rebel, reprint:
Archives of Social History,
New York 1976.

Le donne ribelli reclamano:
il diritto alla parità,
il diritto di essere madri celibi,
il diritto a distruggere,
il diritto a creare,
il diritto ad amare,
il diritto di vivere.

La questione sessuale, innanzitutto

Voltairine de Cleyre (1886-1912) fu, con Emma Goldman, una delle figure femminili di spicco dell'anarchismo americano che si sviluppò negli anni che andarono dalla Comune di Parigi alla Prima Guerra Mondiale. Spirito tollerante, aperto e rigoroso allo stesso tempo, condusse per tutta la sua vita una lotta incessante in favore della libertà e dell'anarchismo e questo a dispetto della sua povertà, della sua fragile salute e dei suoi dispiaceri personali.
Una delle sue idee fondamentali fu che le differenti tendenze dell'anarchismo - individualista, comunista, sindacalista, collettivista - potessero rivelarsi utili ed applicabili secondo i bisogni del momento (l'anarchismo senza aggettivi). Così rimase al di sopra delle parti e delle divergenze apprezzando il lavoro e le idee di ognuno.

Paul Avrich,
An American Anarchist, Voltairine de Cleyre
Princeton, Princeton University Press 1978.

Le condizioni della nostra vita sono quelle create dagli uomini. L'idea che mi sono fatta dell'animo e del carattere di ognuno è che questi riflettono le circostanze reali od apparenti del momento e ad esse reagiscono. No, l'essere umano è l'agente attivo di una trasformazione, reagisce a ciò che gli sta attorno e cambia le condizioni nelle quali vive: talvolta profondamente, talvolta - più raramente - in maniera totale.
La questione sessuale è mille volte più importante per noi di ogni altra a causa del tabù che la colpisce, a causa del suo ruolo nella nostra vita quotidiana, a causa del suo prodigioso mistero e delle terribili conseguenze che derivano dall'ignoranza che ne abbiamo.
Questa situazione risveglia in me una sensazione amara e veemente di ingiustizia personale; una collera nei confronti delle istituzioni create dagli uomini in apparenza per preservare la nostra purezza, ma che in realtà fanno della donna un bebè, una bambola a cui non si può dare fiducia al di fuori della sua "casa di bambola". Una sensazione bruciante di disgusto al pensiero che una semplice formalità possa legittimare ogni tipo di abuso e di eccesso, all'idea che la donna non abbia il diritto di fuggire la brutalità di un marito senza fare scandalo ed attirare su di sé la riprovazione della società.

La ragazza ribelle

È lei la "Rebel Girl" cantata da Joe Hill, è lei la leggendaria oratrice degli scioperi delle operaie tessili a Lawrence nel 1912, a Paterson nel 1913.
Elizabeth Gurley Flynn (1896-1964) non fu mai anarchica: socialista dall'età di sedici anni terminò la sua vita a fianco del Partito Comunista Americano. Ma descrisse nella sua autobiografia: "le mie attività di militante dell'IWW e di organizzatrice di scioperi fino al 1918, il mio lavoro per la difesa delle libertà civili e dei diritti sindacali durante la Prima Guerra Mondiale; la mia identificazione per sette anni con la lotta per salvare Sacco e Vanzetti". Fu per anni la compagna di Carlo Tresca, uno degli anarchici italo americani più noti e controversi.

Elizabeth Gurley Flynn,
The Rebel Girl: My First Life (1906-1926),
New York, International Publisher, 1973.

Quando sono arrivata a Spokane nel dicembre del 1909 il comitato, composto unicamente da uomini, fu sconcertato nell'apprendere che io ero incinta. Decisero che non sarei andata a parlare nelle strade, proibite, ma solo nella sala dell'IWW, dei club e delle organizzazioni che mi avessero richiesto e per raccogliere fondi. Così sono andata a Seattle, nella Colombia britannica, nell'Idaho e nel Montana.
Alcuni mesi dopo, cinque redattori dell'Industrial Worker furono arrestati e mi divenne difficile viaggiare: venni nominata responsabile del giornale. Stavo bene ma i miei compagni erano turbati nel vedermi apparire in pubblico. In questo periodo le donne incinte di solito si nascondevano. "Non è bello da vedersi. E poi Gurley avrà il suo bebè sul palco se non fa attenzione". Un bel giorno, mentre stavo andando ai locali dell'IWW, venni arrestata incolpata di "cospirazione per incitamento a violare le leggi" e rinchiusa nella prigione locale. Passai la notte sola e venni rilisciata l'indomani sulla parola.
Le brutalità poliziesche a Spokane erano così frequenti che i miei compagni erano preoccupati per me. Detti allora un colpo alle autorità descrivendo nel numero successivo dell'Industrial Worker la mia esperienza di una notte in prigione. Tutta la tiratura del giornale venne confiscata. Ma la notizia fece il giro e giunsero centinaia di proteste. Raccontai la mia storia al Club locale delle donne ed essi esigettero che una istitutrice fosse nominata alla prigione.

Nient'altro che la libertà

Nelly Roussel ruppe a 25 anni con il suo ambiente borghese e cattolico. Sensibile fin da giovanissima verso le cose dello spirito tentò per un po' il teatro, venendo a contatto del libero pensiero con suo marito Henri Godet e del neo-malthusianesimo di cui divenne una attiva propagandista e che indirizzò nel senso della "maternità cosciente".
Coinvolta nelle grandi battaglie femministe dell'inizio del secolo - a fianco di Madeleine Vernet, Marguerite Durand, Helene Brion - si rifiutò di entrare nel gioco dei partiti della sinistra. Divise la sua azione tra il giornalismo e le conferenze che la condussero in Francia e in Europa dal 1903 al 1913. Fu una eccellente oratrice e lasciò tracce evidenti della sua influenza. Nel 1914 fu a fianco di quelle che rifiutarono la guerra. Morì nel 1922 a 44 anni dopo una militanza senza soste.

Nelly Roussel, l'eternelle sacrifiée
Paris, ed. Syros 1979.

La nostra opera sarebbe incompleta, signore e signori, se noi ci limitassimo a riformare l'educazione femminile, perché l'educazione maschile, sebbene differente, non sarebbe migliore; ed il più grande torto di queste due educazioni, l'educazione maschile e l'educazione femminile, è proprio la loro dissomiglianza. Si inculcano ai bambini dei due sessi principi assolutamente falsi, meschini stupidi. Oh! Per questo non c'è gelosia possibile tra loro.
Se ci sono veramente funzioni alle quali la donna o meglio certe donne non sono adatte sono solo loro che possono giudicarlo. Noi non chiediamo altra cosa che la libertà di scelta. Noi pretendiamo che ogni individuo, chiunque esso sia, sappia meglio di qualunque altro ciò che conviene a lui stesso e che nessuno abbia il diritto di dire ad un altro: "Ecco la strada che devi prendere, io ti proibisco di cambiarla".
Io non conosco niente di più odioso, di più rivoltante, di una donna che risponde quando le si parla di femminismo: "Il femminismo, non mi interessa, non ne ho bisogno".

Fino all'esilio

Virgilia d'Andrea nacque a Sulmona, in Abruzzo, nel 1890. Orfana, giovanissima fu messa a 6 anni in un collegio di suore dove rimase fino all'ottenimento di un diploma di istitutrice. È in questa fredda atmosfera, senza affetto, che nacque la sua passione per lo studio e la poesia ma pure la sua nostalgia della libertà e la sua rivolta contro i pregiudizi, le tradizioni e le istituzioni di un ordine sociale che la condannò a crescere in prigione. Esercitò la professione di istitutrice di scuola primaria per alcuni anni, poi si consacrò interamente a far conoscere le idee anarchiche.
Sfidò gendarmi e le loro manette fino a quando il fascismo la costrinse all'esilio. Morì in un ospedale di New York l'11 maggio 1933.


Dormi, povera donna, che credeva
di poter cambiare il mondo.
Adesso le iridi celesti riposano.
Ed il triste capo biondo s'inclina.

(poeme en memoire de Rosa Luxemburg,
in: È forse un sogno?, 1920).

Anarchia significa distruzione della miseria, dell'odio, delle superstizioni: abolizione dell'oppressione dell'uomo sull'uomo; cioè abolizione del governo e del monopolio della proprietà. L'individualità umana, questo mondo profondo e misterioso, che può racchiudere in sé tutta una visione di orizzonti nuovi; questa incognita di sentimenti e di affetti, così vari e così dissimili gli uni dagli altri; l'individuo, questa parte vitale dell'immensa armonia dell'universo, dove potersi abbandonare alle ispirazioni del proprio essere, dove poter avere la possibilità di tentare tutte quelle vie che a Lui sembrano ricolme di promesse e di sole; dove poter sviluppare le attività, le inclinazioni, le energie talvolta occulte, le capacità mutevoli nel tempo e nello spazio, che egli sente in germoglio palpitare dentro di sé; dove potersi sentire l'arbitro del suo destino, e poter dirigere il timone della sua esistenza verso quel porto che è il sogno supremo di tutto l'essere suo.

Autonomia, lavoro, libertà sessuale

Ito Noe (1895-1923) era figlia di una famiglia di contadini poveri. Per sfuggire ai fidanzamenti obbligati si recò a Tokyo dove entrò in un gruppo femminista, poi nel movimento anarchico.
Si sposò nel 1912 ma abbandonò suo marito dopo cinque anni. Incontrò poi Osugi Sakae, uno dei principali anarchici del tempo, e visse con lui in amore libero: questa relazione si basò sui principi dell'abitazione separata, dell'indipendenza economica e della reciproca libertà. Partecipò alla redazione di più riviste, tra le altre "Seiko", in cui criticò la civiltà giapponese dell'epoca e prese la difesa dei lavoratori. Con l'esperienza della propria forza e del fallimento del suo matrimonio insisté molto sull'autonomia dei sentimenti e del lavoro come sulla libertà sessuale delle donne.
A 28 anni fu assassinata dai militari.

Ito Noe,
Wilde Blumen auf unfreiem Feld,
Berlin, Karin Kramer Verlag 1978.

Pochi testi di lto Noe sono conosciuti in lingue che non siano il giapponese. Hiratsuka Raicho una cara amica e collaboratrice di "Seiko", scrisse:
"Un tempo
la donna era il sole,
un vero essere umano.
Adesso è la luna.
La luna,
pallida come un malato,
che vive attraverso
qualcun altro,
e che brilla nella luce
di qualcun altro".

A che serve piangere

Da oltre 60 anni il periodico "Arbetaren" rappresenta in Svezia la tendenza anarcosindacalista e libertaria. La qualità dei suoi articoli è sempre stata riconosciuta anche dai suoi avversari politici.
Con i suoi numerosissimi articoli sui problemi sessuali Ottar (vero nome: Elise Ottesen-Jensen) ha contribuito più di chiunque altro a promuovere l'informazione sessuale e ad ottenere l'abrogazione della legge che proibiva il controllo delle nascite (1937).

Con la mano sul cuore, dimmi: forse hai messo al mondo un primo figlio con gioia ed anche un secondo - anche se, per una donna operaia, questo rappresenta un pesante fardello -. Ti metti al lavoro con coraggio fino al momento, molto vicino, in cui ti accorgi con spavento che ce n'è un terzo in arrivo.
Allora è lo sgomento, perdi il sonno... ma a cosa serve piangere? L'anno prossimo sarai nuovamente nella stessa situazione.

La donna povera è sottomessa alle leggi che proibiscono i preservativi e la costruzione di alloggi operai. Essa non sa come fare per evitare nascite troppo numerose, che creano nuovi disgraziati. Ma mentre lei piange, la donna ricca ha avuto l'informazione ed i mezzi necessari per limitare il numero dei suoi figli, e se ne ha uno di troppo è "per un incidente".
Potrà crescere i suoi figli con l'aiuto di domestici, avrà tempo per andare a ballare, pranzare fuori casa ed assistere a spettacoli. Ma quando gli operai chiedono che la informazione sessuale sia a vantaggio di tutti è lei, la pollastrella di lusso, che si indigna, fa la moralista e parla di violazione delle leggi naturali...
Noi dobbiamo togliere alla classe possidente le chiavi della conoscenza ed utilizzarle per il bene di tutta l'umanità e non solo di qualche privilegiato.
Moa Martison ha iniziato la sua carriera letteraria con alcuni articoli su "Brand", giornale anarchico, e su "Arbetaren". Non ha mai dimenticato la sua infanzia miserabile né rinnegato le sue origini. Tutta la sua opera è segnata dalla pietà per i diseredati e dall'odio per ogni oppressione materiale e spirituale.
(Da una lettera a Ottar, circa 1923).
Prova ad immaginare la vita che conduciamo, donne di operai sperdute in una lontana provincia. Mai un occasione per ascoltare della buona musica né per assistere ad una mostra istruttiva, utile alle donne. La vita quotidiana: pasto, vestiario, rattoppamenti, fornelli e maiale. A malapena sappiamo se la terrà è rotonda o quadrata...
Quando i nostri figli vedono che ignoriamo tutto quello che non riguarda il focolare cominciano ad unire un po' di discredito al loro affetto. Questa superiorità la si ritrova quando, a loro volta, prendono moglie e questa cerca di conoscere un po' quel che accade nel mondo.

En fri tidning, Arbetaren-Syndikalistisk pressrost 60 ar,
Stockholm, Federativs 1981.

Disgusto per la burocrazia

Nata a Berna nel 1882 Margarethe Hardegger lavorò alle poste prima di cominciare gli studi di medicina, già madre di famiglia. Nel 1904 fece richiesta per un posto di segretaria femminile alla Federazione svizzera dei sindacati. Nel 1906 apparve il primo organo sindacale delle lavoratrici, "Die Vorkàmpferin", che fu seguito il 1 maggio 1907 da "L'Exploitée".
Lanciato dopo uno sciopero generale nel cantone di Vaud, "L'Exploitée" sostenne fin dall'inizio le operaie della fabbrica di sigari Vautier a Yverdon, licenziate per aver voluto costituirsi in sindacato. Esse costituirono una cooperativa di produzione, mentre i sindacati fecero appelli per il boicottaggio dei prodotti Vautier. Nell'estate del 1909 il padrone capitolò ed il boicottaggio finì; ma pure "L'Exploitée" cessò di uscire e Margarethe Faas-Hardegger lasciò la Federazione dei sindacati: "La mia esperienza... ha risvegliato in me un immenso disgusto per la burocrazia centralista e per il suo pesante apparato pseudo-statale".
Oltre alla propaganda ed alla formazione sindacale la rivista si occupò anche di propaganda e di formazione in materia di contraccezione: "Noi siamo tutte d'accordo nel constatare che l'aborto è un fatto sociale che, nella società attuale, si impone spesso come una vera necessità. Ma io non posso farlo e non conosco nessuno che violi la legge senza farsi pagare caro, e noi siamo poveri. Bisogna prevenire la gravidanza con i mezzi anticoncezionali che io posso indicare. Ma non bisogna aspettare, per chiedermi questi mezzi, che la disgrazia sia già arrivata".

L'Exploité (1907-1908), reedition:
Ginevra Ed. Noir 1977.

Avanti, donne che lavorate nelle officine, nei laboratori e nelle case: prendetevi un giorno di libertà! Smettete di lavorare!"... Uscite oggi dalle case che ci soffocano: dall'officina rumorosa, dal laboratorio pieno di polvere, dalla dimora col soffitto obliquo, usciamo tutte! Prendiamo i nostri figli per mano ed andiamo a sederci sui prati verdi, vicino ai boschi e, assieme ai compagni che pensano come noi e che desiderano quello che desideriamo noi, festeggiamo la giornata proletaria.

Individualista

Parigi, dicembre 1911.
"Alla stessa ora, in un modesto appartamento di Belleville, una giovane coppia sta ancora commentando il fatto di rue Ordener... Lui è un ragazzo di una ventina di anni, occhi neri, la bocca sottile e sprezzante, dai gesti un po' ricercati, vestito con una blusa alla russa, di flanella bianca orlata di seta slavata, nella quale ondeggia il suo busto fragile.
Quanto a lei, si direbbe l'incarnazione vivente della Claudine di Colette Willy. Ha 22 anni ma ne dimostra sedici, per i suoi capelli corti che una riga separa in due bandine e per il colletto alla marinara piatto sul grembiule nero da scolara.
Victor Kilbatchiche e Rirette Maitrejean sono una coppia poco banale...".

Guilleminault e Mahé,
L'epopée de la revolte,
Paris, Denoel 1963.

Dunque, sono partita per vivere la mia vita. Sono andata diritta diritta dagli intellettuali perché con loro, almeno, si può parlare. Le conversazioni occupano un grandissimo posto fra gli anarchici.
Per cominciare occorreva comunque che mi appiccicassi una etichetta. Ero individualista o comunista? Non avevo scelto. Coi comunisti la donna occupa un posto talmente inferiore che non le si rivolge mai la parola, neanche quando ci si mette insieme. Bisogna dire quello che è: cogli individualisti è quasi la stessa cosa.
In breve, ho dato la mia preferenza all'individualismo.

Attenzione alle parole-madri!

Figlia di anarchici, Jeanne Humbert crebbe in un ambiente di dottori, scrittori, artisti per la maggior parte libertari. Sotto l'impulso di questo gruppo si sviluppò la lotta per la contraccezione ed il movimento neo-malthusiano.
Sposò uno dei teorici del movimento, Eugene Humbert. Per fare conoscere le loro idee dettero conferenze, organizzarono conversazioni di quartiere e crearono successivamente il giornale "Régéneration" poi "Génération Consciente", infine "La Grande Réforme".
Nel 1920 vennero votate le leggi scellerate ed Eugene Humbert venne incarcerato a più riprese. Morì durante la guerra nella prigione di Amiens, in seguito ad un bombardamento, due giorni prima di essere liberato. Jeanne non sfuggì alla repressione e conobbe le prigioni di Saint-Lazare e di Fresnes.
Liberata, riprese la propaganda e fece conferenze in tutta la Francia. Pubblicò varie opere ed opuscoli.
A 90 anni collaborò ancora al "Refractaire" e la "La Rue" come critica letteraria e fece ritratti di vecchi militanti poco conosciuti. Morì nell'estate del 1986.

Coloro che lodano la donna e che si perdono in formule sciroppose usano con usura e ignoranza parole snaturate della loro verità: parole sonore, parole tabù, parole chiave, parole choc, queste parole-madri, diceva Mussolini che ne conosceva bene la magia, senza che queste siano, ciò nonostante, esatte e rappresentative dello scopo. Noi ne abbiamo un mucchio, noi Francesi, e tra esse quelle che figurano sul frontone di tutti i nostri monumenti pubblici, dal municipio alla prigione, parole molto belle se fossero vere: Liberté, Egalité, Fraternitè...

La refrattaria

May Picqueray, nata nel 1898 nella Loira-Atlantica, sfuggì alla sorte di figlia di povera grazie alla sua istitutrice che la portò in Canada ricordandosi della sua brillante alunna. Di ritorno in Francia incontrò Dragui, studente in medicina e anarchico. Subito si innamorarono. Fece poi la conoscenza di Sebastian Faure, suo "padre spirituale".
Nel 1922, come delegata sindacale, si recò a Mosca dove fu scioccata della situazione degli anarchici ma anche della popolazione in generale. Invitata a cantare durante un banchetto ufficiale essa intonò "Le Triomphe de l'Anarchie" che fece il suo effetto...
Da Trotzki ottenne la liberazione di Mollie Steimer e del suo compagno ma rifiutò lo stesso di stringergli la mano.
In Francia accolse Machno ferito e la sua famiglia. Dato che la stampa francese si disinteressò di Sacco e Vanzetti essa inviò una granata dentro un pacco di profumo all'ambasciata americana. L'esplosione non fece nessuna vittima ma si parlò del fatto. Durante la Seconda Guerra Mondiale aiutò anarchici prigionieri nel campo di Vernet, da cui riuscì a far evadere alcuni rifugiati politici tedeschi a bordo di un camion. Grazie alla complicità di una amica fece dei documenti falsi in barba ai soldati tedeschi. Lavorò qualche tempo con Emma Goldman a Saint-Tropez e si unì alla lotta antimilitarista ed a Louis Lecoin. Alla morte di Lecoin, i suoi amici crearono il mensile "Le Refractaire", di cui May Picqueray divenne l'animatrice.
Esercitò numerosi mestieri, poi divenne correttrice e terminò la sua carriera al "Canard Enchainé".
Fra i suoi diversi viaggi, soggiorni in prigione ed avventure di ogni genere, mise al mondo e crebbe da sola tre figli. Morì all'età di 85 anni nel novembre del 1983.

May Picqueray,
May la refractaire,
Paris, Marcel Jullian 1979.

Seguivo regolarmente le conferenze di Sebastien Faure... Una ebbe luogo nella sala della Società degli scienziati, che era stracolma. Capimmo subito che elementi provocatori si erano infiltrati tra le nostre fila e non tardarono a mostrarsi.
Vicino a me un gran pezzo d'uomo dava colpi al suo cappello di carta, ciò che presagiva la zuffa, lo tenevo d'occhio. Avevo infilato sotto la manica della mia giacca, trattenuta dal mio polso destro, un piccolo randello di caucciù che un compagno mi aveva dato per difendermi se ce ne fosse stato bisogno.
Improvvisa una pioggia di bulloni schizzò sugli specchi che ornavano la sala e grida d'aquila scaturirono un po' dappertutto. Il mio vicino svuotò le sue tasche con accanimento. Salii sulla sedia per poterlo aspettare (era alto ed io misuro 1 metro e 55) ed arrivai a mollargli un colpo di randello sul naso per calmarlo.
Dovetti fargli molto male perché smise il suo armeggio e provò a dirigersi verso l'uscita. I suoi compagni fecero lo stesso avendo compiuto la loro "missione". Ma gli anarchici non furono da meno: rudi pezzi d'uomo li presero all'uscita e mollarono loro un sacco di legnate proporzionate all'ammontare dei danni che avremmo dovuto pagare di tasca nostra per solidarietà con l'organizzatore.
Questo fu il mio battesimo del fuoco. Io non ero ancora accettata dagli anarchici. Questa zuffa fu decisiva.

Contro la guerra

Nella Giacomelli intraprese, con la sorella Fede, studi di istitutrice ed insegnò per cinque anni prima di abbandonare l'insegnamento pubblico a causa di divergenze con le autorità comunali.
Ebbe aspri conflitti con sua madre e, verso il 1894, maggiorenne, abbandonò la famiglia per risiedere a Milano. La questione sociale la occupò molto.
I suoi rapporti con gli uomini furono difficili. Nel 1900, dopo un tentativo di suicidio, conobbe il professore Ettore Molinari, un chimico non ancora conosciuto, militante anarchico.
Cercava una istitutrice per i suoi figli.
Entrambi si consacrarono per un quarto di secolo alla propaganda anarchica tramite la stampa. Fondarono "Il Grido della Folla" che passò di redattore in redattore e di male in peggio. Nel 1906 crearono un nuovo giornale, "La Protesta Umana", che venne perseguitato molte volte. Benché fossero individualisti, tennero buoni rapporti con le altre correnti dell'anarchismo.
Durante la Prima Guerra Mondiale Nella Giacomelli lanciò un manifesto contro la guerra diretto a tutte le donne d'Italia. Fu la prima ad esprimere solidarietà alla rivoluzione russa. Collaborò attivamente a "Umanità Nova".
Sotto il fascismo fu arrestata e poi liberata. Finì la sua vita in riva al lago di Garda, a Rivoltella, dove morì nel febbraio del 1949.

Pier Carlo Masini,
Le due Passionarie dell'anarchia in Italia,
Storia Illustrata 191, 1973.

La questione sociale mi occupò molto, mi appassionò ebbe la parte migliore di me. Refrattaria all'amore, diffidente verso gli uomini, senza curiosità per la vita che conoscevo troppo triste e ingiusta per tenerla cara, spesi tutte le energie d'animo e d'intelletto nella propaganda per le idee socialiste.

Musulmana, tipografa, scrittrice

Leda Rafanelli, nata nel 1880 a Livorno, trascorse un periodo della sua infanzia in Egitto. Si entusiasmò per la cultura orientale e adottò la religione musulmana.
Ad Alessandria conobbe giovanissimo un libraio anarchico, Ugo Polli, che riforniva la colonia italiana di libri sovversivi. Alcuni anni dopo lo rincontrò a Firenze. Si sposarono e fondarono la casa editrice Rafanelli-Polli.
Leda Rafanelli scriveva facilmente e, nonostante avesse frequentato la scuola per i primi tre anni, apprese da sé l'italiano e l'arabo. In Italia pubblicò novelle popolari di polemica sociale ed anti-clericale.
Apprese il mestiere di compositore-tipografo e divenne con il marito tipografa ed editrice di bollettini, appelli ed opuscoli di propaganda libertaria.
Verso il 1908 conobbe un giovane individualista: Giovanni Monanni. Partirono per Milano dove si occuparono de "La Protesta Umana". Il loro individualismo li indirizzò verso l'impegno culturale e fondarono la Casa Editrice Sociale. Con pochi mezzi, in condizioni di continua povertà, pubblicarono per venti anni, fino alla dittatura fascista, le opere di Stirner, Nietzsche, Kropotkin...
Tra il 1913 ed il 1914 ebbe una relazione sentimentale con il giovane Mussolini ma ben presto la donna alla ricerca di sé stessa, in contatto con la natura, che aspirava ad una pace interiore ravvivata dall'amore non sopportò più l'uomo alla ricerca di sensazioni nuove, di amori nuovi, di velocità e potere.
Leda lavorò a numerosi romanzi e ad articoli sulla stampa anarchica. Visse intensamente fino a 90 anni e morì a Genova nel 1971.

Pier Carlo Masini,
Le due Passionarie dell'anarchia in Italia,
Storia Illustrata 191, 1973.

Oggi, in un giorno di noia e di giallo, nell'attesa di una sera ancora lontana, per rompere il tempo che sembra trascorrere molto lentamente nel desiderio di un caffè da bere quando la luna apparirà, Djali, la donna che appartiene a sé stessa, Sahara, la donna che somiglia al deserto, canta la storia di altre sorelle, di altre donne, di altre ragazze, buone o cattive, felici o infelici, fortunate, vittime o tiranne come se stessa.
Poiché in ogni donna esiste questo contrasto sestuplo, prisma dell'anima.

Nella rivoluzione spagnola

Nata in una famiglia proletaria a Basilea, Clara Thalman entrò presto nella Gioventù Comunista, da cui lei ed il suo compagno Pavel furono espulsi a causa del loro atteggiamento critico verso la politica di Stalin.
Nell'estate del 1936 rappresentò il Club operaio di nuoto ai Giochi Spartachisti di Barcellona. Subito dopo fu presa dagli avvenimenti rivoluzionari. Durante la rivoluzione lottò a fianco del POUM (di tendenza trotzkista) e poi con gli anarcosindacalisti tedeschi nella Colonna Internazionale Durruti. Fu arrestata dalla polizia segreta stalinista (G.P.U.) durante le persecuzioni contro il POUM e gli anarchici e tenuta prigioniera per molte settimane.
Dopo aver lasciato la Spagna, lottò con la Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale ed organizzò fughe in barca per i rifugiati politici.
Dopo la guerra si sistemò a Nizza con il suo compagno, vendendo fiori e dedicandosi alla lettura, alla scrittura ed all'accoglimento dei compagni.
È morta nel 1986.

Clara et Pavel Thalmann.
Combats pour la liberté,
Paris, Spartacus/La Digitale 1983.

Per me è sempre stato chiaro che la donna deve ottenere da sé la propria liberazione tramite la lotta. Nel movimento operaio si è sempre detto che ciò comporta una lunga educazione, anche per gli uomini... Ma non devi dimenticare che, in ogni società borghese, la donna è un essere animale, la madre dei figli... Sì, gli anarchici si sono sempre occupati più degli altri della liberazione delle donne... e non ci sono stati solo sforzi, ma pure la volontà che la donna superasse l'immagine che le è stata data. Molte ci sono riuscite, le donne sono divenute molto più coscienti di sé stesse con la rivoluzione spagnola, hanno avuta molte più responsabilità - ciò che era completamente impensabile prima.

Karin Buselmeier,
Interwiew mit Clara Thalmann,
in Mammas Pfirsichei, Heft 9-10/1978.

Arezzo, Barcellona, Londra

Figlia di Giovanna e Camillo Berneri, Maria-Luisa nacque ad Arezzo nel 1918. Bambina, dovette lasciare l'Italia quando suo padre rifiutò d'accettare le condizioni fatte agli insegnanti dai fascisti. In Francia, dove partecipò a gruppi anarchici, intraprese studi di psicologia che interruppe nel 1936 per recarsi a Barcellona dove suo padre pubblicava il periodico "Guerra di Classe". Questi contatti con la Spagna rinforzarono le sue opinioni rivoluzionarie.
Dopo l'assassinio di Camillo Berneri da parte dei comunisti nel maggio del 1937 si trasferì a Londra dove si dedicò alla causa della Rivoluzione Spagnola. Anche dopo la vittoria del franchismo essa continuò questo lavoro portando una solidarietà pratica ai rifugiati. Durante la guerra rappresentò la più notevole influenza teorica di "War Commentary" poi del giornale "Freedom". Intrattenne una vasta corrispondenza con compagni in Europa e in America del Sud che aumentò ancora dopo la guerra.
Scrisse "I lavoratori nella Russia di Stalin" e una antologia, "Viaggio attraverso Utopia".
Ma non poteva essere soddisfatta di un lavoro unicamente letterario e si impegnò nel lavoro quotidiano del movimento. Essa non si interessò solo ai problemi politici ma anche alla psicologia dei bambini e dette una conferenza sull'opera di Wilhelm Reich e la sessualità del bambino. Ma lei ed il suo compagno, Vernon Richard, persero il loro figlio, cosa che scosse molto la sua vitalità.
Morì, poco tempo dopo, nell'aprile 1949 a 31 anni.

Maria Luisa Berneri, A Tribute,
London 1949.
Glasgow, 22 giugno 1945.

Lunedì mattina siamo andati a un meeting all'aperto e mi hanno convinta a prendere la parola. Tu sai che non avevo mai parlato all'aperto prima ed è stato piuttosto strano. Quando ci penso mi chiedo ancora come ho potuto salire su quella piccola sedia e fare un discorso. Tutti quanti mi hanno detto che me la sono cavata molto bene, ma i compagni sono così gentili che non so quanto ci sia di vero in quello che mi hanno detto. Ma mi hanno chiesto di parlare ancora in un'altra manifestazione il giorno dopo ed io ci sono andata.
La sola cosa piacevole, con questi discorsi, è che uno si sente piacevolmente sollevato quando ha finito; è come passare degli esami solo che non è necessario conoscere i risultati...

In 20.000 dal '36 al '39

Mujeres Libres, organizzazione femminile e femminista, fu attiva in Spagna dal 1936 al 1939. Fu il risultato di dibattiti sulla stampa anarchica ma sopratutto della crescente coscienza, tra le donne anarchiche, della necessità di avere una organizzazione specifica. Nacque nell'aprile del 1936 a Madrid e la sua prima azione fu quella di creare la rivista "Mujeres libres". Ben presto contò 150 gruppi per un numero di 20.000 affiliate in tutta la Spagna.
Mujeres Libres ebbe come scopo quello di lottare contro tre forme di schiavitù delle donne operaie: la schiavitù dovuta all'ignoranza, la schiavitù in quanto produttrici, la schiavitù in quanto donne.
L'organizzazione si identificò con le aspirazioni del movimento libertario spagnolo e se ne considerò parte integrante allo stesso titolo della C.N.T. (Confederacion Nacional del Trabajo), della F.A.I. (Federacion Anarquista Iberica) e della F.I.J.L. (Federacion Iberica de Juventudes Libertarias).
Sollecitò il suo riconoscimento all'interno del movimento ma venne rifiutato con il pretesto che una tale organizzazione sarebbe stata un fattore di disgregazione e disuguaglianza. Non arrivò mai a vincere l'animosità o il paternalismo che caratterizzò l'atteggiamento della maggior parte dei militanti.
Ma, in considerazione dei suoi orientamenti politici, Mujeres Libres non riuscì a collaborare con le altre organizzazioni femministe se non sporadicamente e su obiettivi specifici.
Il suo ulteriore sviluppo fu determinato dalla formazione e dall'educazione preliminare dei suoi membri. La cultura doveva servire all'emancipazione delle donne ma anche ad una migliore comprensione dell'anarchismo e della rivoluzione sociale. Questo lavoro culturale si realizzò particolarmente grazie al lavoro dei gruppi Mujeres Libres di Madrid e di Valencia e della Casal de la Dona Traballadora di Barcellona e a corsi di alfabetizzazione e di cultura generale.
L'organizzazione, considerando la guerra non come difesa della Repubblica ma come una guerra sociale e rivoluzionaria, incoraggiò le donne a partecipare alla produzione. Per far questo sviluppò una formazione tecnica professionale e condusse una campagna per l'apertura di asili gratuiti nelle officine e nei quartieri operai, così come mense popolari per i lavoratori. Rivendicò il salario unico.
Per Mujeres Libres le precedenti campagne in favore della libertà sessuale, che ebbero tanto successo fra i libertari, in generale furono dannose per le donne. Il fatto che molti militanti considerassero le donne come oggetti sessuali la cui sola funzione era quella di soddisfare i loro istinti venne vivamente criticato. Mujeres Libres propose l'amore libero che fu considerato un superamento ed una sublimazione dell'amore e nel quale, in completa indipendenza, uomini e donne si incontrano.
L'organizzazione fu contro ogni forma di matrimonio e derise questa istituzione. Le aderenti furono divise sul problema della maternità: alcune videro nel figlio una necessità per la realizzazione completa della donna, mentre altre pensarono che la maternità non fosse che uno dei molteplici modi di realizzarsi. Tutte erano per una maternità cosciente. L'educazione suscitò in Mujeres Libres un vivo interesse. Rifiutarono ogni forma di autoritarismo sia a scuola che in famiglia così come ogni manipolazione politica dei bambini. Furono per una educazione razionale per permettere, una volta adulti, di farsi da sé le proprie convinzioni.
Non furono, come alcune correnti all'interno del movimento, per un affidamento totale dei bambini alla collettività, ma considerarono i processi di formazione del bambino nella loro totalità, senza separazione fra scuola, casa, strada. Preconizzarono relazioni naturali tra bambini dei due sessi senza pregiudizi, né tabù.
Le realizzazioni di Mujeres Libres furono enormi nel contesto della Spagna del tempo ma modeste se confrontate al loro triplice obiettivo di liberazione delle donne operaie. La loro attività spesso si ridusse a fornire strumenti alle donne affinché potessero entrare nel processo produttivo.

Mary Nash,
Mujeres Libres,
La pensée sauvage 1977.

Dalla penna di Ursula

Il mio romanzo I reietti dell'altro pianeta narra di un piccolo mondo di persone che si sono date il nome di "odoniani". Questo nome deriva dalla fondatrice della loro comunità, Odo, vissuta varie generazioni prima dell'epoca in cui si svolge il romanzo e che pertanto non partecipa alla vicenda (se non implicitamente, nel senso che tutto è cominciato con lei). L'odonianismo è anarchismo. Non quella roba tipo bomba in tasca, che invece - con qualunque nome cerchi di darsi lustro - è terrorismo puro e semplice; non il libertarismo socio - darwinista di destra; ma l'anarchismo prefigurato dal primo pensiero taoista e prefigurato da Shelley e Kropotkin, da Goldman e Goodman. Il principale bersaglio dell'anarchismo è lo Stato autoritario, capitalista o socialista che sia; la sua principale componente morale - pratica è la cooperazione (solidarietà, mutuo appoggio). Di tutte le teorie politiche è la più idealistica e per me la più interessante.
Inserirla in un romanzo, cosa che prima non era mai stata fatta, fu per me un lavoro duro e lungo e mi assorbì completamente per vari mesi. Quando lo terminai mi sentii perduta, esiliata: una persona senza più patria. Perciò fui molto riconoscente quando Odo uscì dalle ombre del golfo della probabilità e volle che scrivessi un racconto non più sul mondo da lei realizzato ma su sé stessa.

Ursula Le Guin, prefazione a
Il giorno prima della rivoluzione
in L'occhio dell'airone
Elèuthera, Milano 1987, pagg. 183/4

Il cielo sopra di lei era fondo e senza colore, e tutt'intorno l'alta erba piegava il capo sotto il peso dei fiorellini secchi e bianchi. Non ne aveva mai conosciuto il nome. I fiorellini ondeggiavano al disopra di lei, oscillando nel vento che al crepuscolo soffiava sempre. S'infilò di corsa tra l'erba, che si piegò docilmente e tornò a ergersi, ondeggiante e muta. Taviri era lì tra quell'erba alta, vestito del suo abito migliore, quello scuro che gli dava l'aspetto di un professore o di un attore, con un'eleganza severa. Non sembrava allegro: tuttavia rideva, e le stava parlando. Il suono della sua voce le fece venire le lacrime agli occhi: allungò il braccio per afferrargli la mano, ma non si fermò. Non poteva fermarsi - Oh, Taviri - disse, - il posto è un po' più avanti!
L'odore peculiare e dolce di quell'erba bianca si faceva più denso a mano a mano che lei avanzava. Sul suolo sentiva rovi, grumi, sentiva pendii, buche. Temeva di cadere, si arrestò.