Rivista Anarchica Online
Donne per la libertà
a cura del C.I.R.A.
Alcune erano, prima di tutto,
femministe; altre, semplicemente anarchiche. Tutte, comunque, accomunate dal
duplice impegno per la causa delle donne e della rivoluzione. Nelle biografie di una trentina di
donne del passato – dalla Finlandia al Giappone, dagli USA alla
Spagna – la testimonianza di un comune impegno di
trasformazione individuale e sociale: un impegno quantomai attuale.
Questa mostra perché
"Eccoci, siamo alcuni/e prese dal
piacere di amare senza riserva, abbastanza appassionatamente da
offrire all'amore il letto sontuoso di una rivoluzione". No, non è una di loro che ha
scritto questo. Questo pensiero formulato al maschile generico è
nato dalla penna di un uomo (Raoul Vaneigem) che esse non hanno
probabilmente conosciuto. Tuttavia è sembrato, a noi moderne,
che esse avrebbero potuto, ognuna alla propria maniera, riconoscersi
in un tale pensiero.
Dalle nichiliste russe a May Picqueray
passando per Emma Goldman (Königsberg,
Russia 1849 - Toronto, Canada 1940) abbiamo voluto presentare e far
venir voglia di conoscere delle donne che si sono battute per la
libertà delle donne e per la libertà di tutti.
Alcune sono, prima di tutto,
femministe, altre semplicemente anarchiche ma tutte, per
rivendicazioni dirette o per la loro presenza in seno al movimento,
hanno fatto moltissimo per la causa delle donne e per quella della
rivoluzione.
An, Andrea, Marianne, Marie-Christine
Questi testi sono serviti per la
mostra preparata in occasione del convegno "Anarchica" di
Lione sulla base dei documenti del C.I.R.A. (Centro Internazionale di
Ricerche sull'Anarchia - Casella Postale 51, 1211 Ginevra 13,
Svizzera). Speriamo che essa possa arricchirsi di altri contributi
internazionali.
Non vedo che la rivoluzione
Louise Michel aveva più di 40
anni al tempo della Comune di Parigi. "Mi domandate qual è
stato il mio ruolo dal 18 marzo alla fine del maggio 1871. Sono
partita con i gruppi combattenti della Comune; fin dalle prime uscite
facevo parte del battaglione di Montmartre e mi sono battuta fra i
suoi ranghi come soldato: ho pensato in coscienza che fosse la cosa
più utile da fare; ho necessariamente continuato a combattere
a Parigi come gli altri fino a che, avendo i soldati di Versailles
arrestato mia madre per fucilarla al posto mio, sono andata a
liberarla suo malgrado, prendendone il "posto".
Passò più di dieci anni
in Nuova Caledonia: "Vidi che le leggi di attrazione che
trasportano senza fine le sfere senza nome verso nuovi soli tra le
due eternità del passato e del futuro dovevano anche
presiedere al destino degli esseri umani nell'eterno progredire che
li attira verso un ideale vero. Sono dunque anarchica perché
sempre più grande. L'anarchia farà la felicità
dell'umanità e perché l'idea più alta che possa
essere concepita dall'intelligenza umana è l'anarchia".
Due anni dopo il suo ritorno in Francia
fu condannata a sei anni di reclusione: avrebbe incoraggiato il
saccheggio di un forno. "Mi si dà il ruolo di prima
accusata. L'accetto. Si, sono sola; ho fanatizzato tutti i miei
amici, ma allora colpite solo me...È da molto che ho fatto il
sacrificio di me stessa e che è passato il momento di decidere
su quello che può essere piacevole o spiacevole. Non vedo
altro che la rivoluzione... È
lei sola che io servirò sempre; è lei che saluto... che
possa essa sorgere sugli uomini invece di sorgere sulle rovine!
Fernand
Planche,
La
vie ardente et intrépide de Lóuise Michel
Paris
1946
Se l'eguaglianza fra i sessi fosse
riconosciuta
sarebbe
una bella breccia nella stupidità
umana.
Una sguattera e tre sgualdrine
Erano donne. Erano anarchiche? Si
chiamavano Angélique Bocquin, Josephine Marchais, Elisabeth
Rétiffe, Léontihe Suéteni, Eulalie Papavoine.
Le chiamavano "Les Pétroleuses"
perché Parigi bruciava sotto la Comune e le si vedeva - troppo
spesso? - trasportare bidoni di combustibile. Erano vivandiere o
infermiere e portavano una sciarpa rossa; innalzarono barricate con i
loro uomini e certamente talvolta nascosero un fucile sotto le gonne
e gridarono "bisogna dare fuoco a tutto questo!". Non furono teneri con loro né il
disegnatore che ne fece lo schizzo al processo, né il
giornalista che ne fece il resoconto dell'udienza:
"Si vedono avanzare... una specie
di sguattera di cucina, dietro di lei tre sgualdrine con i capelli
sciolti ed una donnetta dalla espressione astuta con una testa azteca
di cui non si scorge nient'altro che un enorme naso a punta".
"Creature indegne che sembrano
aver scelto di diventare l'obbrobrio del loro sesso e di ripudiare il
ruolo immenso e magnifico della donna nella società...". Arrestate, negarono tutto.
"Non le hanno viste con la torcia
in mano, dice il commissario del governo, ma erano con gli
incendiari".
Angélique ed Eulalie se la sono
cavata con dieci anni di deportazione e di reclusione. Elisabeth,
Leontine e Josephine sono state condannate a morte.
Le
Proces de la Commune,
compte
rendu des debats du Conseil de Guerre,
Paris,
1871.
Noi ne abbiamo abbastanza
Pauline Mekarska, detta Paule Mink
(1839-1901), di origine polacca ed aristocratica, si impose negli
ambienti socialisti e femministi fin dalla fine del Secondo Impero.
Essa fu coinvolta in tutti gli avvenimenti politici importanti: dalla
Comune all'affare Dreyfus, annodando legami amichevoli con Louise
Michel, Blanqui, Jules Guesde, i Lafargue, Marguerite Durand,
Séverine, Libertad e molti altri.
La Comune del 1871 la segnò
profondamente: propagandista accanita del socialismo rivoluzionario
conservò fino alla fine della sua vita lo spirito
barricadiero. Successivamente vicina agli anarchici, ai ghedisti, ai
blanchisti, restò nemica dichiarata di ogni autorità.
Il suo femminismo, costante, fu specifico: per questa madre di
famiglia la donna in una società dominata dagli uomini era
potenzialmente l'agente rivoluzionano. Fondatrice di sindacati, ferma
antimilitarista, Paule Mink partecipò attivamente alla lotta
delle minoranze e rivendicò, senza tregua, l'indipendenza e la
libertà dei popoli e delle donne.
Paule
Mink,
Communarde
et Feministe, Paris
ed. Syros, 1981.
"Le donne sono deboli, troppo
delicate, voi dite, per il lavoro; noi le amiamo troppo, aggiungete,
per consegnarle alla fatica che incurva e consuma. Conosciamo tutto
questo, signori, e da molto tempo: queste sono le belle parole con
cui si è sempre dorato il nostro asservimento morale, la
nostra dipendenza sociale, la nostra inferiorità
intellettuale. Ma noi ne abbiamo abbastanza di queste frasi, sonore e
banali, vogliamo vivere e realizzarci al sole della libertà e
non continuare a vegetare e a sospirare senza voce, senza forza e
quasi senza pensiero."
Giustizia e tenerezza
Séverine (pseudonimo di
Caroline Rémy, 1855-1920) mise tutta la sua generosità
e la sua eloquenza al servizio dei lavoratori e degli oppressi.
Giornalista e conferenziera lottò contro le ingiustizie e
difese le cause che credette giuste, senza timore di contraddizioni.
Al fianco di Jules Vallès
pubblicò "Le Reveil" e poi "Le Cri Du People"
da cui diede le dimissioni con molto rumore quando il giornale
condannò la ripresa individualista e gli anarchici che si
dettero ad essa. Collaborò al primo giornale femminista di
Marguerite Durand, "La Fronde", così come a numerose
altre riviste. Aderente della prima ora del Partito Comunista,
scrisse su "L'Humanité" nel 1920-1921 per poi
allontanarsene rapidamente. La ritroviamo per tutto il periodo della
campagna per la difesa di Sacco e Vanzetti.
Severine, Choix
de papiers, Paris,
ed. Tierce 1978.
Tutto il mio femminismo si riassume
in due parole:
giustizia prima di tutto
e poi, subito dopo,
prestissimo, Tenerezza.
Cinque donne contro lo zar
Ragazze russe - per la maggior parte
nobili e borghesi vissero povere, subirono maltrattamenti,
umiliazioni, la prigione, l'esilio, la morte in nome della libertà.
Nel XIX secolo l'Università era
ancora loro negata. Famiglia e clero decidevano della loro vita.
Attirate dalle nuove idee esse "bruciavano dal desiderio di
prendere d'assalto le cittadelle del sapere". In Russia, ma
anche a Zurigo e a Ginevra assediarono queste "cittadelle".
Puritane ed esaltate, vissero di tè e di pane, di studio e di
discussione. L'intellighenzia maschile le sostenne nella loro lotta.
Il movimento di queste giovani femministe divenne una campagna
radicale organizzata.
I gruppi populisti che si formarono, i
processi politici, l'abolizione della schiavitù, le rivolte
contadine si aggiunsero all'immagine della ingiustizia sociale ed
infiammarono gli animi.
Il 28 gennaio 1878 Vera Zakulic compì
il primo passo verso l'azione terrorista sparando sul generale
Trepov, prefetto di polizia di San-Pietroburgo.
"Mi hanno detto che Bogoliubov,
che io non conosco, è stato crudelmente frustato" disse
Vera in occasione del suo processo. "Mi è sembrato che
l'umiliazione fosse inaccettabile e ho deciso che, anche a prezzo
della mia propria vita, bisognava dimostrare che quest'atto
degradante non dovesse restare impunito. Io non ho trovato altro
mezzo per attirare l'attenzione su quello che era successo. È
una cosa terribile quella di mettere le mani su di un essere umano ma
ho sentito che dovevo farlo...".
Dal 1870 al 1880 le organizzazioni
rivoluzionarie si moltiplicarono in Russia e così pure gli
arresti. Nel 1877, in occasione del "processo dei 193",
decine di oppositori politici furono condannati alla galera, ai
lavori forzati o alla deportazione.
Sulla strada dell'esilio Sofia
Perovskaia evase.
Aveva 23 anni, una intelligenza ed un
carattere eccezionale. Dette l'anima per il popolo russo; consacrò
la sua vita alla lotta contro il despota che manteneva in prigione i
suoi migliori compagni.
Tre volte preparò, con altri, un
attentato contro lo Zar. Fu in occasione del quarto tentativo, il 1
marzo 1881, che Alessandro II venne ucciso. Contrariamente alle
aspettative dei cospiratori, il popolo non si sollevò e niente
cambiò.
Sofia venne impiccata in aprile con
quattro suoi compagni. Aveva 27 anni. "Morì - scrisse
Vera Figner - con la stessa tranquillità e lo stesso coraggio
dei suoi compagni". Vera Figner venne arrestata nel 1883
per partecipazione al regicidio. La sua condanna a morte venne
commutata e passò venti anni della sua vita nella fortezza di
Schlüsselburg, tagliata fuori dal
mondo. Lasciò ricordi scritti.
"Tutta una serie di donne
socialiste-rivoluzionarie andarono sole contro al nemico a compiere
atti terroristici. Spiridonova uccise Lujenowsky, capo di una
spedizione militare, che per punire i contadini metteva i villaggi a
ferro e fuoco. La signorina Bitenska uccise Sakharov, vecchio
ministro della guerra, inviato per soffocare il movimento agrario dei
contadini. La signorina Schkolnik attentò alla vita del
governatore Khostov che reprimeva con crudeltà gli sforzi dei
contadini per liberarsi. Konopliannikova uccise con un colpo di
revolver il generale Minn che aveva inondato di sangue le strade di
Mosca insorta; la signorina Ismailovich venne fucilata sul campo dopo
il suo tentativo di assassinio dell'ammiraglio. Tchuknine, sua
sorella, che attentò alla vita di Kurlov, organizzatore dei
pogrom di Minsk, fu sottoposta a torture ed umiliazioni inaudite;
Frumkina, Sevastianova, Mamaeva, Rasputina... furono soffocate dalle
mani del boia...".
Nel 1879, Elisabeth Kovalskaia fondò
con Chtchedrine l'Unione dei Lavoratori della Russia del Sud. Nel
gennaio 1880 venne arrestata e condannata all'ergastolo (al bagno
penale) per la sua attività di propaganda.
"Nella primavera del 1885 fui
trasferita a Kara. Nel 1888 arrivò il governatore della
Siberia orientale. Al suo comando: "In piedi!" risposi:
"Sono qui perché non riconoscevo il suo governo, non mi
alzerò davanti ad uno dei suoi rappresentanti". Alcuni giorni
dopo fui condotta, in condizioni disumane, alla fortezza di
Verkhudinshy e messa in isolamento totale. I compagni di Kara
cominciarono uno sciopero della fame esigendo che, in seguito a
quello che mi era successo, il comandante fosse esonerato dalle sue
funzioni. Non venne rimosso. Allora N. Siguida schiaffeggiò il
comandante Massiukov. Fu condannata a subire la pena corporale.
Andando a subire la pena Siguida annunciò che per noi un tale
trattamento equivaleva alla pena capitale. Dopo l'esecuzione della
pena inghiottì del veleno e morì rapidamente. M.
Kaliujnaia, M. Kovalevskaia e N. Smirtnitskaia decisero di rendere
qualsiasi ulteriore pena corporale impossibile e si suicidarono a
loro volta".
Christine
Fauré.
Quatre
femmes terroristers contre le Tzar,
Paris,
Maspero 1978.
In prima persona
Lucy Parsons nacque, probabilmente in
schiavitù, nel Texas. Non si hanno notizie della sua
giovinezza. Circa nel 1869 conobbe il militante rivoluzionario Albert
Parsons con cui si sposò. Lucy scrisse per il suo giornale
"The Socialist" e fu conosciutissima come oratrice negli
ambienti operai.
Albert Parsons fu uno degli anarchici
condannati a morte per gli incidenti di Haymarket, che furono
all'origine del Primo Maggio. Durante il processo e dopo l'esecuzione
dei martiri di Chicago, Lucy Parsons svolse un ruolo molto importante
per la loro difesa e per mantenerne il ricordo. In seguito fu
redattrice dei giornali "Freedom" (1891-1892) e "The
Liberator" (1905-1906) ; pubblicò numerosi articoli, fu
tra i fondatori dell'IWW. Nei suoi discorsi, che la condussero
attraverso gli Stati Uniti, parlò di anarchismo, di
sindacalismo, della Rivoluzione Francese.
Carolyn Ashbaugh,
Lucy Parsons, American Revolutionary,
Chicago, Charles Kerr Co.1976.
La civiltà cristiana di
Chicago... permette che il sangue dei suoi figli sia sorseggiato, dai
ladri del lavoro, in bicchieri da vino... Noi abbiamo sentito parlare
fin troppo del paradiso aldilà della luna. Ora vogliamo
altro...
La carità non può
liberare il popolo. Esso deve farlo da sé . Un piccolo gruppo
di rivoluzionari isolati non può agire in nome delle masse.
Chi deve liberarsi deve battersi in prima persona...
Emanciparsi dall'emancipazione
"Emma Goldman era una donna
notevole in molti campi: conferenziera e pubblicista anarchica,
agitatrice per la libertà d'espressione, leader del femminismo
e pioniera della contraccezione. Critica virulenta del "comunismo"
sovietico e sostenitrice infaticabile dei rivoluzionari catalani
durante la guerra civile spagnola, ebbe un temperamento ardente.
Talvolta irragionevole ma sempre coraggiosa, compassionevole, fu una
profondamente intelligente donna umana...
Durante il suo lungo soggiorno in
America Emma suscitò un'enorme corrente di simpatia nel popolo
americano e sentimenti di ostilità da parte delle autorità
che l'arrestarono e la imprigionarono a più riprese: ma non ci
fu mai indifferenza nei suoi confronti.
Le sue conferenze sui tempi di lavoro,
sul sindacalismo ma sopratutto sul femminismo e sulla contraccezione
furono seguite da una gioventù ardente e avida di conoscere e
capire. Emma percorse l'America in lungo e in largo facendo conoscere
il suo ideale: l'anarchismo e la sua fede e la sua fiducia in una
società migliore".
May
Picqueray
Le
Réfractaire, 1978.
(Da una lettera a Max Nettlau).
Sono desolata per averti fatto
soffrire senza volerlo. Capisco bene che quando tu parlavi del
"desiderio profondamente innato" della donna spagnola di
avere sfilze di bambini non facevi che stuzzicarmi... Come potrei
sopravvivere alle mie lotte se non avessi il senso dell'humour?
Ma ci sono cose che non si prestano
allo scherzo.
Come quando gli uomini sostengono
che le donne adorano avere sfilze di figli: questo resta da vedere.
Ma, ad ogni modo, mi pare futile avere questa discussione fra di noi.
Non saremo mai d'accordo.
Questo mostra quanto poco le teorie
riescano a combattere le inibizioni. Ed eccoti, anarchico, fermamente
convinto della più grande libertà dell'individuo, e
malgrado questo tu persisti a glorificare La Donna come la nutrice e
la domestica di famiglie numerose. Non vedi l'incoerenza dei tuoi
discorsi? Ma le inibizioni e le tradizioni degli uomini sono tanto
profondamente radicate che continueranno a regnare a lungo anche dopo
che l'anarchismo sarà stato realizzato.
Emma
Goldman
Vision
on fire
New
Paltz, N.Y. 1983.
L'emancipazione della donna, come si
realizza e si interpreta oggi, è totalmente fallita. La donna
attualmente si trova nella necessità di emanciparsi dalla sua
emancipazione se desidera liberarsi... Occorre che si sbarazzi
dell'assurda concezione del dualismo tra i sessi, cioè che
l'uomo e la donna rappresentino due mondi antagonisti.
Una vera concezione delle relazioni
sessuali non ammette né vinti né vincitori.
La
tragedie de l'emancipation feminine.
La donna ribelle
Margaret Sanger (1879-1966) lanciò
il movimento per il controllo delle nascite negli Stati Uniti.
Infermiera a New York essa fu in contatto da una parte con i più
poveri - e conobbe da vicino i danni che causano gli aborti
clandestini - e dall'altra con anarchici e sindacalisti come Emma
Goldman, Big Bill Haywood ed altri.
Il suo giornale, "The Woman
Rebel", uscì nel 1914; regolarmente vietato dall'ufficio
postale per "propaganda illecita" causò una serie di
processi contro la sua redattrice che comunque non cessò la
lotta neanche quando il giornale venne chiuso.
The
Woman Rebel, reprint:
Archives
of Social History,
New
York 1976.
Le donne ribelli reclamano:
il diritto alla parità,
il diritto di essere madri celibi,
il diritto a distruggere,
il diritto a creare,
il diritto ad amare,
il diritto di vivere.
La questione sessuale, innanzitutto
Voltairine de Cleyre (1886-1912) fu,
con Emma Goldman, una delle figure femminili di spicco
dell'anarchismo americano che si sviluppò negli anni che
andarono dalla Comune di Parigi alla Prima Guerra Mondiale. Spirito
tollerante, aperto e rigoroso allo stesso tempo, condusse per tutta
la sua vita una lotta incessante in favore della libertà e
dell'anarchismo e questo a dispetto della sua povertà, della
sua fragile salute e dei suoi dispiaceri personali.
Una delle sue idee fondamentali fu che
le differenti tendenze dell'anarchismo - individualista, comunista,
sindacalista, collettivista - potessero rivelarsi utili ed
applicabili secondo i bisogni del momento (l'anarchismo senza
aggettivi). Così rimase al di sopra delle parti e delle
divergenze apprezzando il lavoro e le idee di ognuno.
Paul
Avrich,
An
American Anarchist, Voltairine de Cleyre Princeton,
Princeton University Press 1978.
Le condizioni della nostra vita
sono quelle create dagli uomini. L'idea che mi sono fatta dell'animo
e del carattere di ognuno è che questi riflettono le
circostanze reali od apparenti del momento e ad esse reagiscono. No,
l'essere umano è l'agente attivo di una trasformazione,
reagisce a ciò che gli sta attorno e cambia le condizioni
nelle quali vive: talvolta profondamente, talvolta - più
raramente - in maniera totale.
La questione sessuale è mille
volte più importante per noi di ogni altra a causa del tabù
che la colpisce, a causa del suo ruolo nella nostra vita quotidiana,
a causa del suo prodigioso mistero e delle terribili conseguenze che
derivano dall'ignoranza che ne abbiamo.
Questa situazione risveglia in me
una sensazione amara e veemente di ingiustizia personale; una collera
nei confronti delle istituzioni create dagli uomini in apparenza per
preservare la nostra purezza, ma che in realtà fanno della
donna un bebè, una bambola a cui non si può dare
fiducia al di fuori della sua "casa di bambola". Una
sensazione bruciante di disgusto al pensiero che una semplice
formalità possa legittimare ogni tipo di abuso e di eccesso,
all'idea che la donna non abbia il diritto di fuggire la brutalità
di un marito senza fare scandalo ed attirare su di sé la
riprovazione della società.
La
ragazza ribelle
È
lei la "Rebel Girl" cantata da Joe Hill, è lei la
leggendaria oratrice degli scioperi delle operaie tessili a Lawrence
nel 1912, a Paterson nel 1913.
Elizabeth Gurley Flynn (1896-1964) non
fu mai anarchica: socialista dall'età di sedici anni terminò
la sua vita a fianco del Partito Comunista Americano. Ma descrisse
nella sua autobiografia: "le mie attività di militante
dell'IWW e di organizzatrice di scioperi fino al 1918, il mio lavoro
per la difesa delle libertà civili e dei diritti sindacali
durante la Prima Guerra Mondiale; la mia identificazione per sette
anni con la lotta per salvare Sacco e Vanzetti". Fu per anni la
compagna di Carlo Tresca, uno degli anarchici italo americani più
noti e controversi.
Elizabeth
Gurley Flynn,
The
Rebel Girl: My First Life (1906-1926), New
York, International Publisher, 1973.
Quando sono arrivata a Spokane nel
dicembre del 1909 il comitato, composto unicamente da uomini, fu
sconcertato nell'apprendere che io ero incinta. Decisero che non
sarei andata a parlare nelle strade, proibite, ma solo nella sala
dell'IWW, dei club e delle organizzazioni che mi avessero richiesto e
per raccogliere fondi. Così sono andata a Seattle, nella
Colombia britannica, nell'Idaho e nel Montana.
Alcuni mesi dopo, cinque redattori
dell'Industrial Worker furono arrestati e mi divenne difficile
viaggiare: venni nominata responsabile del giornale. Stavo bene ma i
miei compagni erano turbati nel vedermi apparire in pubblico. In
questo periodo le donne incinte di solito si nascondevano. "Non
è bello da vedersi. E poi Gurley avrà il suo bebè
sul palco se non fa attenzione". Un bel giorno, mentre stavo
andando ai locali dell'IWW, venni arrestata incolpata di
"cospirazione per incitamento a violare le leggi" e
rinchiusa nella prigione locale. Passai la notte sola e venni
rilisciata l'indomani sulla parola.
Le brutalità poliziesche a
Spokane erano così frequenti che i miei compagni erano
preoccupati per me. Detti allora un colpo alle autorità
descrivendo nel numero successivo dell'Industrial Worker la mia
esperienza di una notte in prigione. Tutta la tiratura del giornale
venne confiscata. Ma la notizia fece il giro e giunsero centinaia di
proteste. Raccontai la mia storia al Club locale delle donne ed essi
esigettero che una istitutrice fosse nominata alla prigione.
Nient'altro che la libertà
Nelly Roussel ruppe a 25 anni con il
suo ambiente borghese e cattolico. Sensibile fin da giovanissima
verso le cose dello spirito tentò per un po' il teatro,
venendo a contatto del libero pensiero con suo marito Henri Godet e
del neo-malthusianesimo di cui divenne una attiva propagandista e che
indirizzò nel senso della "maternità cosciente".
Coinvolta nelle grandi battaglie
femministe dell'inizio del secolo - a fianco di Madeleine Vernet,
Marguerite Durand, Helene Brion - si rifiutò di entrare nel
gioco dei partiti della sinistra. Divise la sua azione tra il
giornalismo e le conferenze che la condussero in Francia e in Europa
dal 1903 al 1913. Fu una eccellente oratrice e lasciò tracce
evidenti della sua influenza. Nel 1914 fu a fianco di quelle che
rifiutarono la guerra. Morì nel 1922 a 44 anni dopo una
militanza senza soste.
Nelly Roussel, l'eternelle sacrifiée Paris, ed. Syros 1979.
La nostra opera sarebbe incompleta,
signore e signori, se noi ci limitassimo a riformare l'educazione
femminile, perché l'educazione maschile, sebbene differente,
non sarebbe migliore; ed il più grande torto di queste due
educazioni, l'educazione maschile e l'educazione femminile, è
proprio la loro dissomiglianza. Si inculcano ai bambini dei due sessi
principi assolutamente falsi, meschini stupidi. Oh! Per questo non
c'è gelosia possibile tra loro. Se ci sono veramente funzioni alle
quali la donna o meglio certe donne non sono adatte sono solo loro
che possono giudicarlo. Noi non chiediamo altra cosa che la libertà
di scelta. Noi pretendiamo che ogni individuo, chiunque esso sia,
sappia meglio di qualunque altro ciò che conviene a lui stesso
e che nessuno abbia il diritto di dire ad un altro: "Ecco la
strada che devi prendere, io ti proibisco di cambiarla".
Io non conosco niente di più
odioso, di più rivoltante, di una donna che risponde quando le
si parla di femminismo: "Il femminismo, non mi interessa, non ne
ho bisogno".
Fino all'esilio
Virgilia d'Andrea nacque a Sulmona, in
Abruzzo, nel 1890. Orfana, giovanissima fu messa a 6 anni in un
collegio di suore dove rimase fino all'ottenimento di un diploma di
istitutrice. È in questa fredda atmosfera, senza affetto, che
nacque la sua passione per lo studio e la poesia ma pure la sua
nostalgia della libertà e la sua rivolta contro i pregiudizi,
le tradizioni e le istituzioni di un ordine sociale che la condannò
a crescere in prigione. Esercitò la professione di istitutrice
di scuola primaria per alcuni anni, poi si consacrò
interamente a far conoscere le idee anarchiche.
Sfidò gendarmi e le loro manette
fino a quando il fascismo la costrinse all'esilio. Morì in un
ospedale di New York l'11 maggio 1933.
Dormi, povera donna, che credeva
di poter cambiare il mondo.
Adesso le iridi celesti riposano.
Ed il triste capo biondo s'inclina.
(poeme
en memoire de Rosa Luxemburg, in:
È
forse un sogno?, 1920).
Anarchia significa distruzione della
miseria, dell'odio, delle superstizioni: abolizione dell'oppressione
dell'uomo sull'uomo; cioè abolizione del governo e del
monopolio della proprietà. L'individualità umana,
questo mondo profondo e misterioso, che può racchiudere in sé
tutta una visione di orizzonti nuovi; questa incognita di sentimenti
e di affetti, così vari
e così dissimili gli uni dagli altri;
l'individuo, questa parte vitale dell'immensa armonia dell'universo,
dove potersi abbandonare alle ispirazioni del proprio
essere, dove poter avere la possibilità di tentare
tutte quelle vie che a Lui sembrano ricolme di promesse e di sole;
dove poter sviluppare le attività, le inclinazioni, le energie
talvolta occulte, le capacità mutevoli nel tempo e nello
spazio, che egli sente in germoglio palpitare dentro di sé;
dove potersi sentire l'arbitro del suo destino, e poter dirigere il
timone della sua esistenza verso quel porto che è il sogno
supremo di tutto l'essere suo.
Autonomia, lavoro, libertà
sessuale
Ito Noe (1895-1923) era figlia di una
famiglia di contadini poveri. Per sfuggire ai fidanzamenti obbligati
si recò a Tokyo dove entrò in un gruppo femminista, poi
nel movimento anarchico.
Si sposò nel 1912 ma abbandonò
suo marito dopo cinque anni. Incontrò poi Osugi Sakae, uno dei
principali anarchici del tempo, e visse con lui in amore libero:
questa relazione si basò sui principi dell'abitazione
separata, dell'indipendenza economica e della reciproca libertà.
Partecipò alla redazione di più riviste, tra le altre
"Seiko", in cui criticò la civiltà giapponese
dell'epoca e prese la difesa dei lavoratori. Con l'esperienza della
propria forza e del fallimento del suo matrimonio insisté
molto sull'autonomia dei sentimenti e del lavoro come sulla libertà
sessuale delle donne.
A 28 anni fu assassinata dai militari.
Ito
Noe,
Wilde
Blumen auf unfreiem Feld,
Berlin,
Karin Kramer Verlag 1978.
Pochi testi di lto Noe sono
conosciuti in lingue che non siano il giapponese. Hiratsuka Raicho
una cara amica e collaboratrice di "Seiko", scrisse: "Un tempo
la donna era il sole,
un vero essere umano.
Adesso è la luna.
La luna,
pallida come un malato,
che vive attraverso
qualcun altro,
e che brilla nella luce
di qualcun altro".
A che serve piangere
Da oltre 60 anni il periodico
"Arbetaren" rappresenta in Svezia la tendenza
anarcosindacalista e libertaria. La qualità dei suoi articoli
è sempre stata riconosciuta anche dai suoi avversari politici.
Con i suoi numerosissimi articoli sui
problemi sessuali Ottar (vero nome: Elise Ottesen-Jensen) ha
contribuito più di chiunque altro a promuovere l'informazione
sessuale e ad ottenere l'abrogazione della legge che proibiva il
controllo delle nascite (1937).
Con la mano sul cuore, dimmi: forse hai
messo al mondo un primo figlio con gioia ed anche un secondo - anche
se, per una donna operaia, questo rappresenta un pesante fardello -.
Ti metti al lavoro con coraggio fino al momento, molto vicino, in cui
ti accorgi con spavento che ce n'è un terzo in arrivo.
Allora è lo sgomento, perdi
il sonno... ma a cosa serve piangere? L'anno prossimo sarai
nuovamente nella stessa situazione.
La donna povera è sottomessa
alle leggi che proibiscono i preservativi e la costruzione di alloggi
operai. Essa non sa come fare per evitare nascite troppo numerose,
che creano nuovi disgraziati. Ma mentre lei piange, la donna ricca ha
avuto l'informazione ed i mezzi necessari per limitare il numero dei
suoi figli, e se ne ha uno di troppo è "per un
incidente".
Potrà crescere i suoi figli
con l'aiuto di domestici, avrà tempo per andare a ballare,
pranzare fuori casa ed assistere a spettacoli. Ma quando gli operai
chiedono che la informazione sessuale sia a vantaggio di tutti è
lei, la pollastrella di lusso, che si indigna, fa la moralista e
parla di violazione delle leggi naturali...
Noi dobbiamo togliere alla classe
possidente le chiavi della conoscenza ed utilizzarle per il bene di
tutta l'umanità e non solo di qualche privilegiato.
Moa Martison ha iniziato la sua
carriera letteraria con alcuni articoli su "Brand",
giornale anarchico, e su "Arbetaren". Non ha mai
dimenticato la sua infanzia miserabile né rinnegato le sue
origini. Tutta la sua opera è segnata dalla pietà per i
diseredati e dall'odio per ogni oppressione materiale e spirituale.
(Da una lettera a Ottar, circa 1923). Prova ad immaginare la vita che
conduciamo, donne di operai sperdute in una lontana provincia. Mai un
occasione per ascoltare della buona musica né per assistere ad
una mostra istruttiva, utile alle donne. La vita quotidiana: pasto,
vestiario, rattoppamenti, fornelli e maiale. A malapena sappiamo se
la terrà è rotonda o quadrata...
Quando i nostri figli vedono che
ignoriamo tutto quello che non riguarda il focolare cominciano ad
unire un po' di discredito al loro affetto. Questa superiorità
la si ritrova quando, a loro volta, prendono moglie e questa cerca di
conoscere un po' quel che accade nel mondo.
En
fri tidning, Arbetaren-Syndikalistisk pressrost 60 ar, Stockholm,
Federativs 1981.
Disgusto per la burocrazia
Nata a Berna nel 1882 Margarethe
Hardegger lavorò alle poste prima di cominciare gli studi di
medicina, già madre di famiglia. Nel 1904 fece richiesta per
un posto di segretaria femminile alla Federazione svizzera dei
sindacati. Nel 1906 apparve il primo organo sindacale delle
lavoratrici, "Die Vorkàmpferin", che fu seguito il 1
maggio 1907 da "L'Exploitée".
Lanciato dopo uno sciopero generale nel
cantone di Vaud, "L'Exploitée" sostenne fin
dall'inizio le operaie della fabbrica di sigari Vautier a Yverdon,
licenziate per aver voluto costituirsi in sindacato. Esse
costituirono una cooperativa di produzione, mentre i sindacati fecero
appelli per il boicottaggio dei prodotti Vautier. Nell'estate del
1909 il padrone capitolò ed il boicottaggio finì; ma
pure "L'Exploitée" cessò di uscire e
Margarethe Faas-Hardegger lasciò la Federazione dei sindacati:
"La mia esperienza... ha risvegliato in me un immenso disgusto
per la burocrazia centralista e per il suo pesante apparato
pseudo-statale".
Oltre alla propaganda ed alla
formazione sindacale la rivista si occupò anche di propaganda
e di formazione in materia di contraccezione: "Noi siamo tutte
d'accordo nel constatare che l'aborto è un fatto sociale che,
nella società attuale, si impone spesso come una vera
necessità. Ma io non posso farlo e non conosco nessuno che
violi la legge senza farsi pagare caro, e noi siamo poveri. Bisogna
prevenire la gravidanza con i mezzi anticoncezionali che io posso
indicare. Ma non bisogna aspettare, per chiedermi questi mezzi, che
la disgrazia sia già arrivata".
L'Exploité (1907-1908),
reedition: Ginevra Ed. Noir 1977.
Avanti, donne che lavorate nelle
officine, nei laboratori e nelle case: prendetevi un giorno di
libertà! Smettete di lavorare!"... Uscite oggi dalle case
che ci soffocano: dall'officina rumorosa, dal laboratorio pieno di
polvere, dalla dimora col soffitto obliquo, usciamo tutte! Prendiamo
i nostri figli per mano ed andiamo a sederci sui prati verdi, vicino
ai boschi e, assieme ai compagni che pensano come noi e che
desiderano quello che desideriamo noi, festeggiamo la giornata
proletaria.
Individualista
Parigi, dicembre 1911.
"Alla stessa ora, in un modesto
appartamento di Belleville, una giovane coppia sta ancora commentando
il fatto di rue Ordener... Lui è un ragazzo di una ventina di
anni, occhi neri, la bocca sottile e sprezzante, dai gesti un po'
ricercati, vestito con una blusa alla russa, di flanella bianca
orlata di seta slavata, nella quale ondeggia il suo busto fragile.
Quanto a lei, si direbbe l'incarnazione
vivente della Claudine di Colette Willy. Ha 22 anni ma ne dimostra
sedici, per i suoi capelli corti che una riga separa in due bandine e
per il colletto alla marinara piatto sul grembiule nero da scolara. Victor
Kilbatchiche e Rirette Maitrejean sono una coppia poco banale...".
Guilleminault
e Mahé,
L'epopée
de la revolte, Paris,
Denoel 1963.
Dunque, sono partita per vivere la
mia vita. Sono andata diritta diritta dagli intellettuali perché
con loro, almeno, si può parlare. Le conversazioni occupano un
grandissimo posto fra gli anarchici.
Per cominciare occorreva comunque
che mi appiccicassi una etichetta. Ero individualista o comunista?
Non avevo scelto. Coi comunisti la donna occupa un posto talmente
inferiore che non le si rivolge mai la parola, neanche quando ci si
mette insieme. Bisogna dire quello che è: cogli individualisti
è quasi la stessa cosa.
In breve, ho dato la mia preferenza
all'individualismo.
Attenzione alle parole-madri!
Figlia di anarchici, Jeanne Humbert
crebbe in un ambiente di dottori, scrittori, artisti per la maggior
parte libertari. Sotto l'impulso di questo gruppo si sviluppò
la lotta per la contraccezione ed il movimento neo-malthusiano.
Sposò uno dei teorici del
movimento, Eugene Humbert. Per fare conoscere le loro idee dettero
conferenze, organizzarono conversazioni di quartiere e crearono
successivamente il giornale "Régéneration"
poi "Génération Consciente", infine "La
Grande Réforme".
Nel 1920 vennero votate le leggi
scellerate ed Eugene Humbert venne incarcerato a più riprese.
Morì durante la guerra nella prigione di Amiens, in seguito ad
un bombardamento, due giorni prima di essere liberato. Jeanne non
sfuggì alla repressione e conobbe le prigioni di Saint-Lazare
e di Fresnes.
Liberata, riprese la propaganda e fece
conferenze in tutta la Francia. Pubblicò varie opere ed
opuscoli.
A 90 anni collaborò ancora al
"Refractaire" e la "La Rue" come critica
letteraria e fece ritratti di vecchi militanti poco conosciuti. Morì
nell'estate del 1986.
Coloro che lodano la donna e che si
perdono in formule sciroppose usano con usura e ignoranza parole
snaturate della loro verità: parole sonore, parole tabù,
parole chiave, parole choc, queste parole-madri, diceva Mussolini che
ne conosceva bene la magia, senza che queste siano, ciò
nonostante, esatte e rappresentative dello scopo. Noi ne abbiamo un
mucchio, noi Francesi, e tra esse quelle che figurano sul frontone di
tutti i nostri monumenti pubblici, dal municipio alla prigione,
parole molto belle se fossero vere: Liberté, Egalité,
Fraternitè...
La refrattaria
May Picqueray, nata nel 1898 nella
Loira-Atlantica, sfuggì alla sorte di figlia di povera grazie
alla sua istitutrice che la portò in Canada ricordandosi della
sua brillante alunna. Di ritorno in Francia incontrò Dragui,
studente in medicina e anarchico. Subito si innamorarono. Fece poi la
conoscenza di Sebastian Faure, suo "padre spirituale".
Nel 1922, come delegata sindacale, si
recò a Mosca dove fu scioccata della situazione degli
anarchici ma anche della popolazione in generale. Invitata a cantare
durante un banchetto ufficiale essa intonò "Le Triomphe
de l'Anarchie" che fece il suo effetto...
Da Trotzki ottenne la liberazione di
Mollie Steimer e del suo compagno ma rifiutò lo stesso di
stringergli la mano.
In Francia accolse Machno ferito e la
sua famiglia. Dato che la stampa francese si disinteressò di
Sacco e Vanzetti essa inviò una granata dentro un pacco di
profumo all'ambasciata americana. L'esplosione non fece nessuna
vittima ma si parlò del fatto. Durante la Seconda Guerra
Mondiale aiutò anarchici prigionieri nel campo di Vernet, da
cui riuscì a far evadere alcuni rifugiati politici tedeschi a
bordo di un camion. Grazie alla complicità di una amica fece
dei documenti falsi in barba ai soldati tedeschi. Lavorò
qualche tempo con Emma Goldman a Saint-Tropez e si unì alla
lotta antimilitarista ed a Louis Lecoin. Alla morte di Lecoin, i suoi
amici crearono il mensile "Le Refractaire", di cui May
Picqueray divenne l'animatrice.
Esercitò numerosi mestieri, poi
divenne correttrice e terminò la sua carriera al "Canard
Enchainé".
Fra i suoi diversi viaggi, soggiorni in
prigione ed avventure di ogni genere, mise al mondo e crebbe da sola
tre figli. Morì all'età di 85 anni nel novembre del
1983.
May
Picqueray,
May
la refractaire, Paris,
Marcel Jullian 1979.
Seguivo regolarmente le conferenze
di Sebastien Faure... Una ebbe luogo nella sala della Società
degli scienziati, che era stracolma. Capimmo subito che elementi
provocatori si erano infiltrati tra le nostre fila e non tardarono a
mostrarsi.
Vicino a me un gran pezzo d'uomo
dava colpi al suo cappello di carta, ciò che presagiva la
zuffa, lo tenevo d'occhio. Avevo infilato sotto la manica della mia
giacca, trattenuta dal mio polso destro, un piccolo randello di
caucciù che un compagno mi aveva dato per difendermi se ce ne
fosse stato bisogno.
Improvvisa una pioggia di bulloni
schizzò sugli specchi che ornavano la sala e grida d'aquila
scaturirono un po' dappertutto. Il mio vicino svuotò le sue
tasche con accanimento. Salii sulla sedia per poterlo aspettare (era
alto ed io misuro 1 metro e 55) ed arrivai a mollargli un colpo di
randello sul naso per calmarlo.
Dovetti fargli molto male perché
smise il suo armeggio e provò a dirigersi verso l'uscita. I
suoi compagni fecero lo stesso avendo compiuto la loro "missione".
Ma gli anarchici non furono da meno: rudi pezzi d'uomo li presero
all'uscita e mollarono loro un sacco di legnate proporzionate
all'ammontare dei danni che avremmo dovuto pagare di tasca nostra per
solidarietà con l'organizzatore.
Questo fu il mio battesimo del
fuoco. Io non ero ancora accettata dagli anarchici. Questa zuffa fu
decisiva.
Contro la guerra
Nella Giacomelli intraprese, con la
sorella Fede, studi di istitutrice ed insegnò per cinque anni
prima di abbandonare l'insegnamento pubblico a causa di divergenze
con le autorità comunali.
Ebbe aspri conflitti con sua madre e,
verso il 1894, maggiorenne, abbandonò la famiglia per
risiedere a Milano. La questione sociale la occupò molto.
I suoi rapporti con gli uomini furono
difficili. Nel 1900, dopo un tentativo di suicidio, conobbe il
professore Ettore Molinari, un chimico non ancora conosciuto,
militante anarchico.
Cercava una istitutrice per i suoi
figli.
Entrambi si consacrarono per un quarto
di secolo alla propaganda anarchica tramite la stampa. Fondarono "Il
Grido della Folla" che passò di redattore in redattore e
di male in peggio. Nel 1906 crearono un nuovo giornale, "La
Protesta Umana", che venne perseguitato molte volte. Benché
fossero individualisti, tennero buoni rapporti con le altre correnti
dell'anarchismo.
Durante la Prima Guerra Mondiale Nella
Giacomelli lanciò un manifesto contro la guerra diretto a
tutte le donne d'Italia. Fu la prima ad esprimere solidarietà
alla rivoluzione russa. Collaborò attivamente a "Umanità
Nova".
Sotto il fascismo fu arrestata e poi
liberata. Finì la sua vita in riva al lago di Garda, a
Rivoltella, dove morì nel febbraio del 1949.
Pier
Carlo Masini,
Le
due Passionarie dell'anarchia in Italia, Storia
Illustrata 191, 1973.
La questione sociale mi occupò
molto, mi appassionò ebbe la parte migliore di me. Refrattaria
all'amore, diffidente verso gli uomini, senza curiosità per la
vita che conoscevo troppo triste e ingiusta per tenerla cara, spesi
tutte le energie d'animo e d'intelletto nella propaganda per le idee
socialiste.
Musulmana, tipografa, scrittrice
Leda Rafanelli, nata nel 1880 a
Livorno, trascorse un periodo della sua infanzia in Egitto. Si
entusiasmò per la cultura orientale e adottò la
religione musulmana.
Ad Alessandria conobbe giovanissimo un
libraio anarchico, Ugo Polli, che riforniva la colonia italiana di
libri sovversivi. Alcuni anni dopo lo rincontrò a Firenze. Si
sposarono e fondarono la casa editrice Rafanelli-Polli.
Leda Rafanelli scriveva facilmente e,
nonostante avesse frequentato la scuola per i primi tre anni, apprese
da sé l'italiano e l'arabo. In Italia pubblicò novelle
popolari di polemica sociale ed anti-clericale.
Apprese il mestiere di
compositore-tipografo e divenne con il marito tipografa ed editrice
di bollettini, appelli ed opuscoli di propaganda libertaria.
Verso il 1908 conobbe un giovane
individualista: Giovanni Monanni. Partirono per Milano dove si
occuparono de "La Protesta Umana". Il loro individualismo
li indirizzò verso l'impegno culturale e fondarono la Casa
Editrice Sociale. Con pochi mezzi, in condizioni di continua povertà,
pubblicarono per venti anni, fino alla dittatura fascista, le opere
di Stirner, Nietzsche, Kropotkin...
Tra il 1913 ed il 1914 ebbe una
relazione sentimentale con il giovane Mussolini ma ben presto la
donna alla ricerca di sé stessa, in contatto con la natura,
che aspirava ad una pace interiore ravvivata dall'amore non sopportò
più l'uomo alla ricerca di sensazioni nuove, di amori nuovi,
di velocità e potere.
Leda lavorò a numerosi romanzi e
ad articoli sulla stampa anarchica. Visse intensamente fino a 90 anni
e morì a Genova nel 1971.
Pier
Carlo Masini,
Le
due Passionarie dell'anarchia in Italia, Storia
Illustrata 191, 1973.
Oggi, in un giorno di noia e di
giallo, nell'attesa di una sera ancora lontana, per rompere il tempo
che sembra trascorrere molto lentamente nel desiderio di un caffè
da bere quando la luna apparirà, Djali, la donna che
appartiene a sé stessa, Sahara, la donna che somiglia al
deserto, canta la storia di altre sorelle, di altre donne, di altre
ragazze, buone o cattive, felici o infelici, fortunate, vittime o
tiranne come se stessa.
Poiché in ogni donna esiste
questo contrasto sestuplo, prisma dell'anima.
Nella rivoluzione spagnola
Nata in una famiglia proletaria a
Basilea, Clara Thalman entrò presto nella Gioventù
Comunista, da cui lei ed il suo compagno Pavel furono espulsi a causa
del loro atteggiamento critico verso la politica di Stalin.
Nell'estate del 1936 rappresentò
il Club operaio di nuoto ai Giochi Spartachisti di Barcellona. Subito
dopo fu presa dagli avvenimenti rivoluzionari. Durante la rivoluzione
lottò a fianco del POUM (di tendenza trotzkista) e poi con gli
anarcosindacalisti tedeschi nella Colonna Internazionale Durruti. Fu
arrestata dalla polizia segreta stalinista (G.P.U.) durante le
persecuzioni contro il POUM e gli anarchici e tenuta prigioniera per
molte settimane.
Dopo aver lasciato la Spagna, lottò
con la Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale ed
organizzò fughe in barca per i rifugiati politici.
Dopo la guerra si sistemò a
Nizza con il suo compagno, vendendo fiori e dedicandosi alla lettura,
alla scrittura ed all'accoglimento dei compagni.
È morta nel 1986.
Clara
et Pavel Thalmann.
Combats
pour la liberté,
Paris,
Spartacus/La Digitale 1983.
Per me è sempre stato chiaro
che la donna deve ottenere da sé la propria liberazione
tramite la lotta. Nel movimento operaio si è sempre detto che
ciò comporta una lunga educazione, anche per gli uomini... Ma
non devi dimenticare che, in ogni società borghese, la donna è
un essere animale, la madre dei figli... Sì, gli anarchici si
sono sempre occupati più degli altri della liberazione delle
donne... e non ci sono stati solo sforzi, ma pure la volontà
che la donna superasse l'immagine che le è stata data. Molte
ci sono riuscite, le donne sono divenute molto più coscienti
di sé stesse con la rivoluzione spagnola, hanno avuta molte
più responsabilità - ciò che era completamente
impensabile prima.
Karin
Buselmeier,
Interwiew
mit Clara Thalmann, in
Mammas Pfirsichei, Heft 9-10/1978.
Arezzo, Barcellona, Londra
Figlia di Giovanna e Camillo Berneri,
Maria-Luisa nacque ad Arezzo nel 1918. Bambina, dovette lasciare
l'Italia quando suo padre rifiutò d'accettare le condizioni
fatte agli insegnanti dai fascisti. In Francia, dove partecipò
a gruppi anarchici, intraprese studi di psicologia che interruppe nel
1936 per recarsi a Barcellona dove suo padre pubblicava il periodico
"Guerra di Classe". Questi contatti con la Spagna
rinforzarono le sue opinioni rivoluzionarie.
Dopo l'assassinio di Camillo Berneri da
parte dei comunisti nel maggio del 1937 si trasferì a Londra
dove si dedicò alla causa della Rivoluzione Spagnola. Anche
dopo la vittoria del franchismo essa continuò questo lavoro
portando una solidarietà pratica ai rifugiati. Durante la
guerra rappresentò la più notevole influenza teorica di
"War Commentary" poi del giornale "Freedom".
Intrattenne una vasta corrispondenza con compagni in Europa e in
America del Sud che aumentò ancora dopo la guerra.
Scrisse "I lavoratori nella Russia
di Stalin" e una antologia, "Viaggio attraverso Utopia".
Ma non poteva essere soddisfatta di un
lavoro unicamente letterario e si impegnò nel lavoro
quotidiano del movimento. Essa non si interessò solo ai
problemi politici ma anche alla psicologia dei bambini e dette una
conferenza sull'opera di Wilhelm Reich e la sessualità del
bambino. Ma lei ed il suo compagno, Vernon Richard, persero il loro
figlio, cosa che scosse molto la sua vitalità. Morì, poco tempo dopo,
nell'aprile 1949 a 31 anni.
Maria
Luisa Berneri, A Tribute, London
1949.
Glasgow, 22 giugno 1945.
Lunedì mattina siamo andati a
un meeting all'aperto e mi hanno convinta a prendere la parola. Tu
sai che non avevo mai parlato all'aperto prima ed è stato
piuttosto strano. Quando ci penso mi chiedo ancora come ho potuto
salire su quella piccola sedia e fare un discorso. Tutti quanti mi
hanno detto che me la sono cavata molto bene, ma i compagni sono così
gentili che non so quanto ci sia di vero in quello che mi hanno
detto. Ma mi hanno chiesto di parlare ancora in un'altra
manifestazione il giorno dopo ed io ci sono andata.
La sola cosa piacevole, con questi
discorsi, è che uno si sente piacevolmente sollevato quando ha
finito; è come passare degli esami solo che non è
necessario conoscere i risultati...
In 20.000 dal '36 al '39
Mujeres Libres, organizzazione
femminile e femminista, fu attiva in Spagna dal 1936 al 1939. Fu il
risultato di dibattiti sulla stampa anarchica ma sopratutto della
crescente coscienza, tra le donne anarchiche, della necessità
di avere una organizzazione specifica. Nacque nell'aprile del 1936 a
Madrid e la sua prima azione fu quella di creare la rivista "Mujeres
libres". Ben presto contò 150 gruppi per un numero di
20.000 affiliate in tutta la Spagna.
Mujeres Libres ebbe come scopo quello
di lottare contro tre forme di schiavitù delle donne operaie:
la schiavitù dovuta all'ignoranza, la schiavitù in
quanto produttrici, la schiavitù in quanto donne.
L'organizzazione si identificò
con le aspirazioni del movimento libertario spagnolo e se ne
considerò parte integrante allo stesso titolo della C.N.T.
(Confederacion Nacional del Trabajo), della F.A.I. (Federacion
Anarquista Iberica) e della F.I.J.L. (Federacion Iberica de
Juventudes Libertarias).
Sollecitò il suo riconoscimento
all'interno del movimento ma venne rifiutato con il pretesto che una
tale organizzazione sarebbe stata un fattore di disgregazione e
disuguaglianza. Non arrivò mai a vincere l'animosità o
il paternalismo che caratterizzò l'atteggiamento della maggior
parte dei militanti. Ma, in considerazione dei suoi
orientamenti politici, Mujeres Libres non riuscì a collaborare
con le altre organizzazioni femministe se non sporadicamente e su
obiettivi specifici. Il suo ulteriore sviluppo fu
determinato dalla formazione e dall'educazione preliminare dei suoi
membri. La cultura doveva servire all'emancipazione delle donne ma
anche ad una migliore comprensione dell'anarchismo e della
rivoluzione sociale. Questo lavoro culturale si realizzò
particolarmente grazie al lavoro dei gruppi Mujeres Libres di Madrid
e di Valencia e della Casal de la Dona Traballadora di Barcellona e a
corsi di alfabetizzazione e di cultura generale.
L'organizzazione, considerando la
guerra non come difesa della Repubblica ma come una guerra sociale e
rivoluzionaria, incoraggiò le donne a partecipare alla
produzione. Per far questo sviluppò una formazione tecnica
professionale e condusse una campagna per l'apertura di asili
gratuiti nelle officine e nei quartieri operai, così come
mense popolari per i lavoratori. Rivendicò il salario unico.
Per Mujeres Libres le precedenti
campagne in favore della libertà sessuale, che ebbero tanto
successo fra i libertari, in generale furono dannose per le donne. Il
fatto che molti militanti considerassero le donne come oggetti
sessuali la cui sola funzione era quella di soddisfare i loro istinti
venne vivamente criticato. Mujeres Libres propose l'amore libero che
fu considerato un superamento ed una sublimazione dell'amore e nel
quale, in completa indipendenza, uomini e donne si incontrano.
L'organizzazione fu contro ogni forma
di matrimonio e derise questa istituzione. Le aderenti furono divise
sul problema della maternità: alcune videro nel figlio una
necessità per la realizzazione completa della donna, mentre
altre pensarono che la maternità non fosse che uno dei
molteplici modi di realizzarsi. Tutte erano per una maternità
cosciente. L'educazione suscitò in Mujeres Libres un vivo
interesse. Rifiutarono ogni forma di autoritarismo sia a scuola che
in famiglia così come ogni manipolazione politica dei bambini.
Furono per una educazione razionale per permettere, una volta adulti,
di farsi da sé le proprie convinzioni.
Non furono, come alcune correnti
all'interno del movimento, per un affidamento totale dei bambini alla
collettività, ma considerarono i processi di formazione del
bambino nella loro totalità, senza separazione fra scuola,
casa, strada. Preconizzarono relazioni naturali tra bambini dei due
sessi senza pregiudizi, né tabù.
Le realizzazioni di Mujeres Libres
furono enormi nel contesto della Spagna del tempo ma modeste se
confrontate al loro triplice obiettivo di liberazione delle donne
operaie. La loro attività spesso si ridusse a fornire
strumenti alle donne affinché potessero entrare nel processo
produttivo.
Mary
Nash,
Mujeres
Libres, La
pensée sauvage 1977.
Dalla penna di Ursula
Il mio romanzo I reietti dell'altro
pianeta narra di un piccolo mondo di persone che si sono date il
nome di "odoniani". Questo nome deriva dalla fondatrice
della loro comunità, Odo, vissuta varie generazioni prima
dell'epoca in cui si svolge il romanzo e che pertanto non partecipa
alla vicenda (se non implicitamente, nel senso che tutto è
cominciato con lei). L'odonianismo è anarchismo. Non quella
roba tipo bomba in tasca, che invece - con qualunque nome cerchi di
darsi lustro - è terrorismo puro e semplice; non il
libertarismo socio - darwinista di destra; ma l'anarchismo
prefigurato dal primo pensiero taoista e prefigurato da Shelley e
Kropotkin, da Goldman e Goodman. Il principale bersaglio
dell'anarchismo è lo Stato autoritario, capitalista o
socialista che sia; la sua principale componente morale - pratica è
la cooperazione (solidarietà, mutuo appoggio). Di tutte le
teorie politiche è la più idealistica e per me la più
interessante.
Inserirla in un romanzo, cosa che prima
non era mai stata fatta, fu per me un lavoro duro e lungo e mi
assorbì completamente per vari mesi. Quando lo terminai mi
sentii perduta, esiliata: una persona senza più patria. Perciò
fui molto riconoscente quando Odo uscì dalle ombre del golfo
della probabilità e volle che scrivessi un racconto non più
sul mondo da lei realizzato ma su sé stessa.
Ursula
Le Guin, prefazione a
Il
giorno prima della rivoluzione in
L'occhio dell'airone Elèuthera,
Milano 1987, pagg. 183/4
Il cielo sopra di lei era fondo e senza
colore, e tutt'intorno l'alta erba piegava il capo sotto il peso dei
fiorellini secchi e bianchi. Non ne aveva mai conosciuto il nome. I
fiorellini ondeggiavano al disopra di lei, oscillando nel vento che
al crepuscolo soffiava sempre. S'infilò di corsa tra l'erba,
che si piegò docilmente e tornò a ergersi, ondeggiante
e muta. Taviri era lì tra quell'erba alta, vestito del suo
abito migliore, quello scuro che gli dava l'aspetto di un professore
o di un attore, con un'eleganza severa. Non sembrava allegro:
tuttavia rideva, e le stava parlando. Il suono della sua voce le fece
venire le lacrime agli occhi: allungò il braccio per
afferrargli la mano, ma non si fermò. Non poteva fermarsi -
Oh, Taviri - disse, - il posto è un po' più avanti!
L'odore peculiare e dolce di quell'erba
bianca si faceva più denso a mano a mano che lei avanzava. Sul
suolo sentiva rovi, grumi, sentiva pendii, buche. Temeva di cadere,
si arrestò.
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