Rivista Anarchica Online
Nonsolorogor
di Piero Tognoli / Mauro Zanoni
Dopo aver riferito sullo scorso
numero della mobilitazione immediatamente successiva all'esplosione
del 17 luglio, due anarchici attivi nella lotta contro la Farmoplant
analizzano qui gli avvenimenti delle settimane successive. E invitano a non abbassare la
guardia.
In merito alla questione Farmoplant,
nel precedente intervento si parlava di continuazione delle attività
produttive e del funzionamento a ciclo continuo dell'inceneritore.
Novità in campo, a questo proposito non ne mancano e l'entrata
in scena dei soliti politicanti di turno non si è dimostrata
così liscia e indolore come nei fatti si prospettava.
Innanzitutto in data 18 agosto l'inceneritore ha smesso di fumare;
periodicamente come ogni anno nel mese di agosto l'inceneritore viene
spento per lavori di manutenzione, riprendendo poi in grande stile la
storica fumata terminate le ferie.
Quest'anno non è stato così.
Ormai a fine settembre, l'inceneritore in questione non ha ripreso le
sue attività. Questo non significa la tranquilla quiete dopo
la vittoria visto che da un giorno all'altro il "vulcano"
spento della Montedison potrebbe ridare segni di vita (vita tua mors
mea) non appena l'alibi di una "emergenza nazionale" in
merito allo smaltimento dei rifiuti spingesse il governo nazionale a
precettare le autorità del luogo, imponendo per vie legali (e
chi crede mai al garantismo?) la ripresa dell'incenerimento. La diffidenza, a questo proposito, non
manca ed è in questa logica - dopo aver emarginato alcuni
politicanti locali di serie B - che attorno al presidio popolare
occupante il comune di Massa dal 27 agosto si è creato il polo
della sfiducia, di chi non crede nelle risoluzioni istituzionali del
problema e, pur con le mille contraddizioni che ogni situazione
spontanea esprime, sta cercando di riportare in piazza il nodo dei
problemi.
Presidio popolare e biotecnologie
La novità più clamorosa è
che, attualmente, all'interno della Farmoplant/Agrimont è
tuttora in funzione un reparto sperimentale di ricerche
biotecnologiche, ovverossia la riconversione della Montedison gioca
d'anticipo rispetto ai programmi ufficiali e con il decadimento dei
tradizionali pesticidi (Rogor e affini) le biotecnologie
costituiscono l'ennesimo bidone per le popolazioni locali, fino ad
oggi avvelenate dall'evidenza palpabile dei fumi tossici e con la
prospettiva futura di un pericoloso inquinamento batteriologico
invisibile e subdolo nelle sue espressioni di morte, non dimenticando
che biotecnologia significherebbe poi concedere un nuovo diritto di
residenza alla Montedison, mentre una delle opinioni sempre più
radicate e diffuse tra la popolazione è proprio lo
smantellamento dell'intero perimetro entro il quale da troppi anni
opera la Montedison/Farmoplant/Agrimont. Il presidio popolare
continua la sua attività con questo intento, rifiutando - a
differenza delle istituzioni locali e dei loro fiancheggiatori - la
produzione delle biotecnologie ed ogni possibile mediazione/apertura
verso Gardini & soci. Appunto su questo il presidio popolare ha
sviluppato una sua attività autonoma rispetto alle logiche
devianti di amministratori locali e partiti e, se l'occupazione di un
salone del comune di Massa rispecchia una dimensione piuttosto
simbolica, non altrettanto si può affermare delle scadenze di
piazza. Lo si è visto chiaramente
sabato 10 settembre, quando una manifestazione cittadina indetta
autonomamente dal presidio popolare contro l'intero programma
Montedison ha potuto contare sulla partecipazione di 500 persone; il
che non è poco se si tiene conto che era stata organizzata in
tre giorni, nonostante il boicottaggio delle associazioni
filo-istituzionali.
Alla manifestazione ufficiale di
martedì 13 settembre ci si è invece inseriti con
striscioni e parole d'ordine contro le biotecnologie e l'ambiguità
per l'appunto di partiti, sindacati ed istituzioni. Questo ha
comportato la netta divisione in due tronconi del corteo, con il
consistente spezzone del presidio impegnato in un blocco stradale
dell'Aurelia durato circa mezz'ora, un concentramento davanti al
comune durante il comizio delle cariatidi ufficiali ed infine con un
corteo spontaneo e non-autorizzato attraverso piazza Aranci (quella
delle cariche del 18 luglio) per manifestare il proprio dissenso e
l'intenzione che solo con la lotta di piazza, senza mediazioni
politiche e soprattutto senza illusioni istituzionali si potranno
ottenere i risultati che si vogliono raggiungere.
Il presidio per ora continua, con il
rischio di essere spazzato via con la forza o anche di diventare a
sua volta istituzione nel momento in cui venissero a mancare le
caratteristiche assembleari e di rifiuto della delega o delle sigle
politiche. Rischio questo altrettanto pericoloso in simili strutture
di base, osteggiate dalle autorità locali e guardate con
desiderio da chi vorrebbe strumentalizzarle per i suoi giochi
politici "alternativi"; a questo proposito è
doveroso un accenno al PSI, responsabile a suo tempo del decollo del
polo chimico ed attualmente espulso dalla giunta di Massa e quindi
desideroso di rivalsa... politica.
Fuori dagli ambiti legali
La prossima importante scadenza resta
comunque una manifestazione nazionale da tenersi a Massa per i primi
di ottobre, quasi in contemporanea all'uscita di questo numero di
"A". Manifestazione che avrà la funzione di
rilanciare fuori dai ristretti ambiti locali il problema Farmoplant,
il rifiuto delle biotecnologie e della presenza Montedison sul
territorio di Massa e di ogni altro luogo.
Resta chiaro che le controparti di
questa battaglia vanno individuate anche in ambiti governativi,
soprattutto dopo l'accordo tra ENI e MONTEDISON (ENIMONT) ed il
proliferare in mezzo al mare - guarda caso dopo la chiusura
dell'inceneritore - di diverse barchette cariche di rifiuti tossici
che le autorità non sanno più dove smaltire.
Altrettanto chiaro è che fino a quando la lotta resterà
confinata nel territorio di Massa, senza la dovuta attenzione di quel
movimento che da anni si mobilita contro il nucleare, il militarismo,
la distruzione dell'ambiente... senza tutto questo si resterà
inevitabilmente dei perdenti. Il presente scritto vuole essere un
appello anche in questo senso, un invito alle future mobilitazioni ed
anche ai redattori di "A", affinché sui prossimi
numeri della rivista affrontino l'argomento delle biotecnologie, come
fondamentale contributo alla controinformazione, e base di partenza
per una lotta da sviluppare senza perdere ancora una volta il treno o
seguire le solite mode di "movimento", troppo spesso alla
rincorsa delle mistificazioni dei mass-media.
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