Rivista Anarchica Online
Anarchico e ateo
Ho riflettuto alcuni giorni sulla
lettera di F. Berti su "A" 155 e sull'opportunità o
meno di rispondere a quanto da lui scritto. Non ero convinto di
dovergli rispondere perché su queste colonne il dibattito
sulla questione religiosa si è già ampiamente
sviluppato e c'è il rischio di ridire cose già dette e
ripetute, comunque alla fine ho ritenuto opportuno fare quanto meno
alcune precisazioni.
Nel mio intervento su "A" 153
io non ho nemmeno preso in considerazione la chiesa, le gerarchie
ecclesiastiche e i culti loro propri, perché do per scontato
che chi legge la stampa anarchica almeno queste realtà le
abbia da tempo rifiutate, Berti me lo conferma e ciò mi fa
piacere. Un po' meno piacere mi fa constatare che Francesco parla
delle sacre scritture senza averne una conoscenza sufficiente, la
Bibbia infatti nella seconda lettera a Timoteo (versetti 16 e 17)
dice di se stessa: "tutta la scrittura è ispirata da
dio e utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, per
disciplinare nella giustizia, affinché l'uomo di dio sia
pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona",
confermando che (come affermano i suoi sostenitori) la Bibbia vuole
essere una raccolta di scritture ispirate che si fondono
armoniosamente in un unico insieme.
Quindi non comprendo la selezione
operata fra alcune pagine del vecchio testamento (inneggianti "ad
un dio cattivo e vendicatore") e il "messaggio d'amore
grandissimo del vangelo" (che peraltro non riesco a riscontrare
nelle continue minacce che Gesù rivolge a coloro che non
vogliono adeguarsi alla volontà del padre suo - vedasi Luca
cap. 17 vv. da 22 a 35 e Matteo capitoli 24 e 25).
Anche su Gesù esempio di
trasgressione non posso accettare le affermazioni di Francesco che
sembra non capire che Gesù disprezzando l'autorità
umana ha però ribadito la tirannia di Jahvè
riaffermando il suo diritto di giudizio finale e di selezione fra
buoni e cattivi. Poi non scordiamo come proprio dalla bibbia (Tito
3;1 – 1° Pietro 2: 13,14 - 1° Pietro 2: 18,19,20) venga
l'invito a non ribellarsi all'autorità costituita (stato e
padroni) perché la sopportazione e la sofferenza sono
giudicate "grate a dio" e possono far guadagnare il regno
dei cieli. Non voglio spingermi oltre, non voglio riprendere le
affermazioni fatte su chiesa e preti che vorrebbero presentarceli
come diversi da un tempo, la chiesa oggi limita la sua prepotenza
solo perché non ha la presa sulle coscienze ed il potere
politico di cui godeva nel passato, però stia pur tranquillo
l'amico Francesco che se si ricreassero le condizioni a lei
favorevoli essa non esiterebbe un attimo a ricominciare con la sua
dominazione fatta di sangue e di sfruttamento.
Concludo dicendo che non considero né
Francesco né gli altri che la pensano come lui come dei
nemici, solo delle persone che accettando di sottomettersi ad un dio
che ordina, disciplina e giudica mostrano di non avere ancora
acquisito una piena libertà di coscienza e quindi di non
essersi ancora liberati di quel concetto di autorità che
politicamente rifiutano. Ciò nonostante spero che la nostra
diversità non sia fattore di divisione, io continuerò
la mia lotta contro l'idea di dio senza accettare compromesso alcuno,
spero comunque che si possano trovare terreni d'intervento comune sui
quali dimostrare la nostra capacità di superare le differenze
individuali.
Con amicizia saluti libertari.
Corrado Olivotto (Aosta)
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