Rivista Anarchica Online
Genova
di Mauro Zanoni
Nei
giorni 17-18-19 ottobre Genova ha ospitato il XV congresso della Lega
Obiettori di Coscienza ai cui lavori hanno partecipato circa 200
congressisti provenienti da tutta Italia ed osservatori di numerose
organizzazioni politiche e di movimento, fra cui compagni di
Senzapatria e della Cassa di Solidarietà Antimilitarista. Siamo
arrivati per assistere a questo congresso con una certa curiosità.
L'ultimo incontro nazionale a Marzabotto aveva visto esplodere grosse
contraddizioni all'interno della LOC, evidenziando diverse e
contrapposte concezioni dell'obiezione di coscienza,
dell'antimilitarismo, dell'organizzazione della Lega; il pugno di
ferro usato dal Ministero della Difesa contro gli obiettori (oltre
alla repressione contro l'antimilitarismo anarchico) e la necessità
di rispondere; il proposito di esprimere solidarietà alla CSA e
quindi un'attenzione, sicuramente nuova, verso proposte ed azioni
antimilitariste fino ad ora completamente oscurate. Insomma,
dopo 14 anni di servizio civile e di completo svuotamento (peraltro
previsto) dei contenuti antimilitaristi, qualcosa si muove nelle
acque stagnanti della LOC? Ed in caso affermativo, si tratta di
miseri sussulti per le frustate di Spadolini o di un reale bisogno di
ripensare l'intervento antimilitarista alla luce dell'esperienza
passata? Queste
domande non hanno avuto una chiara risposta. Il congresso si è
trascinato nell'eccessivo timore di conseguenti spaccature ed il
dibattito è stato solo in funzione della mozione conclusiva,
evitando il confronto e le contrapposizioni di sostanza. La ormai
tradizionale convivenza all'interno della LOC di esperienze ed
esigenze molto diverse fra loro garantisce solo una sterile unità
nazionale di cartello e non fornisce stimoli per una crescita
generale sui contenuti. Già
l'impostazione dei lavori congressuali è significativa di come più
anime si muovano confusamente nella struttura della Lega. I
congressisti si separano per lavorare su due temi: a) obiezione di
coscienza; b) antimilitarismo. L'assemblea plenaria che avrebbe
dovuto rendere conto del lavoro delle due commissioni e vedere il
confronto fra le due impostazioni, ci ha lasciato a dir poco stupiti.
Le mozioni proposte erano sostanzialmente simili e confronto non c'è
stato. Mentre
la realtà del servizio civile, della repressione ministeriale, della
politica guerrafondaia degli stati, dimostrano quotidianamente la
sconfitta della scelta istituzionale che favorisce il recupero e
l'addormentarsi delle più sincere volontà di lotta e di
trasformazione, questo congresso ribadisce come primo compito della
LOC l'ottenimento di una nuova legge di riconoscimento dell'obiezione
di coscienza (che è facile prevedere sarà solo di regolamentazione
del servizio civile...). Non hanno trovato molto spazio quelle voci
che, percependo l'insufficienza e l'inadeguatezza di un'attività
unicamente tesa al dialogo con le istituzioni ed alla soluzione delle
problematiche sociali all'interno di stanze vellutate, propongono di
riprendere un'azione più spiccatamente antimilitarista. Non solo non
hanno trovato spazio per imporre un cambiamento di rotta, ma non
hanno neppure saputo proporre, a nostro avviso, ipotesi di lotta
realmente incisive. A
grandi linee ci sembra che all'interno della LOC si muovevano
sostanzialmente due tendenze. Una che punta alla "riqualificazione"
del servizio civile con vocazioni assistenziali e missionarie per
dimostrare al Ministero della Difesa ed alla società di essere veri
e degni obiettori... L'altra che subisce le contraddizioni e le
frustrazioni del servizio civile ma non traduce in concretezza
l'ancora vago proposito di intervento antimilitarista. Da
questo secondo settore vengono le timide proposte di radicalizzazione
delle lotte tramite gli autotrasferimenti contro le precettazioni, le
autoriduzioni del servizio, l'antimilitarismo concreto, l'attenzione
all'obiezione totale ed alle iniziative anarchiche e libertarie
finora trascurate, la solidarietà alla CSA. Al
termine del congresso ci è comunque sembrato che qualcuno cominci a
meditare sulla seguente proposta fatta all'inizio dei lavori da
compagni di "Senzapatria" e della CSA: "Il
nostro lavoro si pone in un'ottica di superamento delle tendenze
pacifiste ed antimilitariste che portano all'istituzionalizzazione
delle lotte. Questo
perché ormai secoli di dialogo con il potere hanno dimostrato
l'inconcludenza di proposte che vorrebbero vedere la causa prima del
militarismo e del bellicismo negare se stessa. Anche la recente farsa
della trattativa Reagan/Gorbaciov ha evidenziato il masochismo e la
miopia di chi ha accettato di riporre nelle loro mani il destino
dell'umanità. Noi, individuando nel potere e cioè in precise
strutture economiche e sociali la causa del militarismo, proponiamo
il rifiuto del servizio militare e di ogni altro obbligo di leva. Noi
riteniamo necessario negare ogni forma di consenso e di
partecipazione al complesso della macchina che genera il mostro
militare. Auspichiamo
che gli antimilitaristi e pacifisti coerenti sappiano spingere a
fondo analisi che ad oggi ci sembrano monche, proponendo azioni e
contenuti ispirati ad un'etica di libertà che sfugga ad ogni
tentativo di recupero demagogico dei partiti di turno".
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