Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 138
giugno 1986


Rivista Anarchica Online

Una nuova Cipro?
di K. Velusamy

Trasferimenti forzati, catastrofi "naturali", attentati, repressione, ecc... Alla base dell'attuale crisi nell'ex-Ceylon ci sono crescenti tensioni sociali, politiche, etniche. E le prospettive sono tutt'altro che rosee.

Uno degli ultimi superstiti Vedda, aborigeni dello Sri Lanka, rimane attaccato alla terra dei suoi avi ed è deciso a continuare il suo tradizionale stile di vita. Un gruppo di avvocati sostiene la sua decisione, cercando di porla sotto la tutela delle leggi internazionali: quelle stesse leggi applicate agli aborigeni dell'Australia, della Nuova Zelanda, dell'Assam, dell'India e dell'Africa, dove è stata loro assegnata una particolare regione: in altri termini una "riserva".
Questo umanitario e progressista impegno legale sembra, però, eludere le reali aspettative del capo Vedda e del suo clan. Questi ha decisamente affermato che non si sposterà di un sol pollice dal territorio che ha occupato, con la sua famiglia, dal tempo in cui gli fu donato dal primo ministro Senanayake subito dopo l'indipendenza. Poche parole per esprimere diritti culturali e sostenere intenzioni politiche. Il suo nome è già, di per sé, significativo. URUWARIGE TISSAHAMY evoca l'appartenenza ad un clan-genere (warige) Vedda, detto appunto Uru (maiale) e l'aderenza pietosa (Tissa=pio) al dio Sahamy, in evidente metissaggio con l'etnia tamil. La fame di terra, in questo come in altri paesi asiatici, è un'esigenza endemica che va di pari passo alla fame del ventre. La lotta per soddisfare l'una e l'altra necessità è condotta con argomentazioni che fanno leva sul diritto all'uso (donazione del primo ministro) e non sul diritto di proprietà. Nei villaggi, che costituiscono l'ossatura organizzativa del paese, le concezioni giuridiche furono imposte dalla potenza coloniale.

La proprietà sconosciuta
A tutt'oggi i contadini tendono a creare leggende o ad elaborare miti per sostenere la legittimità della loro dislocazione abitativa. "...questa terra fu data ai nostri progenitori dal re Gajabahu...", "...Noi siamo i diretti eredi dei figli di Duttagamani..." sono le storie più ricorrenti. In effetti il concetto di proprietà era estraneo alla cultura del paese. Furono gli inglesi, mediocremente anticipati dagli olandesi, a imporre l'istituto giuridico della proprietà. In termini materiali, i contadini furono derubati delle terre, vendute poi dalla Corona, ad un prezzo irrisorio e puramente simbolico, ai coloni inglesi che le adibirono a piantagione. Pochissimi erano i contadini che potevano dimostrare la proprietà della terra che lavoravano. Non avendo pezze giustificative, semplicemente perché la terra era in usufrutto di donazione reale, secondo la struttura feudale, essi persero tutti i diritti sulla terra fonte della loro economia.
WASTE LAND ORDINANCE (1840), TEMPLE LANDS REGISTRATION (1856) e GRAINS TAX (1888) furono le tappe della espropriazione coloniale. Riforme recenti, come quelle del '72 e del '75, non hanno intaccato minimamente il tessuto culturale politico ed economico imposto dagli inglesi. Una flebile nazionalizzazione, impastata con le grandi firme internazionali della distribuzione sul mercato mondiale del tè, del caucciù, del cocco ed una parzialissima distribuzione di terre non hanno certo trasformato l'economia di piantagione in una decentrata economia alimentare.
La letteratura antropologica sui Vedda si è sbizzarrita in una quantità di ottiche, ipotesi, asserzioni, conclusioni. Considerati gli aborigeni dell'isola, anche secondo le antiche cronache buddiste, la prima dettagliata ricerca sul campo fu opera dei coniugi Seligmann ("The veddas" 1909). Essi descrissero i loro costumi ed usi secondo le direttive di una metodologia razziale. Il morboso interesse per la definizione dell'organizzazione clanica e parentale fece asserire ai coniugi inglesi l'esogamia e la matrilinearità di questa popolazione, confondendo platealmente la terminologia clanica con quella castale dei Kandiani (gli abitanti del centro montagnoso). Leach contestò il risultato dei Seligmann e dimostrò il contrario, cioè endogamia e patrilinearità, sempre però sulla base di un approccio istituzionale permeato di strutturalismo.
I successivi studi della Robinson e di Brow hanno portato qualcosa di sostanzialmente diverso. L'impostazione dei loro lavori è di tipo sociologico ed hanno, pertanto, considerato la struttura economica e la referenza storico-politica fattori decisivi nella organizzazione sociale e culturale dei Vedda. La Robinson, soprattutto, sembra fare chiarezza su certi schematismi della relazione parentale e del principio di casta, lasciando trapelare problematici interrogativi sulla funzione e la reale portata di questi criteri di ricerca.
L'ambito culturale è così articolato e vivace da rendere inadeguata qualsiasi univoca e definitiva certezza sui significati delle relazioni umane. Tanto più in un contesto come lo Sri Lanka, dove la varietà, il multicentrismo della sua storia, geografia e cultura sono così spiccati da costituire le coordinate stesse della propria specificità (Robinson Marguente: "Some Observations on the Kandian Sinahalis Kinship" - Rivista "MAN" n. 3).
Il dito che punta la luna ha oscurato, non di rado, la luna stessa. Eppure il Vedda, risoluto nella sua volontà, ha chiaramente detto che non è disposto ad abbandonare lo stile di vita che da sempre ha caratterizzato l'esistenza della sua gente. Ed è, forse, proprio lo stile di vita ad avere una valenza politico-culturale significante. Vedda è una parola che deriva dal sanscrito e vuol dire cacciatore: Vjadha ...Viaddha ...Veddha ... Vedda ...Vedi. Sinonimo di Vedda è Sabara che ha due significati: caccia e area che ha degli alberi Sabara. C'è infatti la provincia Sabaragamuwa (oggi detta Sinaraja) che ha preso il nome in quanto probabile habitat dei barbari o Vedda. Nel distretto di Ratnapura, molti nomi conservano il significato di Vedda, che vuol dire anche giungla. Nel vocabolario psicologico dei contemporanei Vedda sta per primitivo, non civilizzato o retrogrado. Può avere un valore dispregiativo o canzonatorio. Non altrimenti si spiegano la reazioni scandalizzate e moralistiche della piccola borghesia di Colombo e quelle più bonarie rappresentate dall'ilarità dei bambini alla vista di foto di indigeni. Mito del buon selvaggio e resistenza alla civiltà hanno qualche addentellato con Vedda?...

Il germe della libertà
I flussi migratori delle popolazioni ariane dal nord dell'India e quelli delle genti dravidiche dal sud della penisola (Singalesi e Tamil appartengono a questi due distinti ceppi etnici), cominciati oltre tremila anni fa, hanno invaso il territorio dell'isola geologicamente attaccato alla penisola indiana fino alla più recente glaciazione, mischiandosi ovviamente a quelle popolazioni autoctone o comunque provenienti da opposti dislocamenti migratori.
Per fortuna non esiste in concreto nessuna "razza pura". Tanto meno lo sono i Vedda odierni, che l'antropologia fisica ha voluto studiare perfino nella qualità del sangue, cercando di stabilire una differenza significativa nel grado di emoglobina (Vedasi a questo proposito Wickramasinghe, Ikin, Mourant e Lehman: "The blood groups and haemoglobins of the Veddas" 1963 Journal of Royal Anthropological Institute).
Sul versante dell'archeologia antropologica, Daraniyagala, direttore del National Museum di Ceylon, li accomuna totalmente ai Singalesi. La sua tesi rivela spesso il programma di singalizzazione della cultura dello Sri Lanka operato dalle varie branchie della scienza. "Ybridization of Veddhas with sinhalese" 1963 Spolia zeilanica. Se l'ibridizzazione fra Vedda e Singalesi è fuori di dubbio, lo è anche quella con tutti gli altri gruppi etnici che costituiscono la popolazione dello Sri Lanka. E se l'assimilazione reciproca di usi e costumi è altrettanto indiscutibile, lo sono anche le peculiari gradualità delle persistenti differenze nel modo di condurre l'esistenza.
Abitare nella giungla, sopravvivere attraverso la caccia e la raccolta (i Vedda sono abili cacciatori e famosi raccoglitori di miele selvatico: Bambara), adeguarsi ai ritmi dei venti e delle piogge, avere orgoglio della propria condizione e viverla come segno di fierezza non sono solo prerogative di questi Vedda-aborigeni, ma appartengono anche ad altri Vedda moderni o addirittura contemporanei.
Forme di delinquenza rurale, ma anche di resistenza politica e riscatto sociale hanno avuto nella foresta la loro origine e la loro persistenza. Le ribellioni del 1818, 1848 nelle province Uva e nelle terre di Sabaragama trovavano organizzazione e rifugio in questa area geografica, quale difesa naturale del paese aggredito. Verso gli anni '60 del secolo scorso, fu l'habitat del leggendario Sardiel; un Robin Hood locale, che con le sue scorribande nei centri "civilizzati" cercava di pareggiare il conto con le scorribande espropriatorie dei colonizzatori inglesi. Ed i giovani insorti nel 1971, senza forse più una goccia di sangue Vedda nelle vene, riesumarono con la loro scelta l'originario insediamento dei primitivi abitanti. In quale altro luogo il movimento separatista armato tamil esercita la sua base logistica se non in quella stessa giungla che accoglie e protegge i risorgenti movimenti dell'ultrasinistra singalese?... Certo, un luogo geografico non può, da solo, collegare tendenze ed obiettivi politici. Ma una continuità di un genere più sottile di quella racchiusa nella politica sotto il segno del potere è data riscontrare nelle scelte individuali e collettive.
Nel modo di vivere e di organizzarsi, di rispondere ai bisogni materiali ed affettivi è possibile intravedere un comune germe della libertà.

Il problema acqua
La terra che URUWARIGE TISSAHAMY non vuole abbandonare si trova nel distretto di Badulla e più precisamente nel piccolissimo villaggio di Dambana, nella giungla Mahiyangana. I progetti ed i lavori in corso sul Mahaweli Ganga, il fiume più lungo del paese, toccano anche questa area. Evacuazioni e spostamenti forzati per gran parte di questo secolo hanno costretto i pochi superstiti Vedda a continui sradicamenti. Rimozioni convulse, assurde e controproducenti come sono le basi economico-finanziarie ed ecologiche del "Mahaweli project".
Le imprese straniere che si spartiscono la gestione dei lavori incrementano il sottosviluppo del paese in termini di debiti e di capitali esportati. I risultati per rendere fertili le terre della zona secca restano in dubbio, perché l'equilibrio idrico del fiume rischia di rompersi, a detrimento perfino di quelle zone che beneficiano ancora dei risultati di un sistema idraulico molto più antico, ma almeno più sicuro. La rete formata dai numerosi "tanks" del periodo aureo di Ceylon (100-1200 d.c.) offre un precedente più razionale di riserva e di sfruttamento delle acque. Seguendo il dislivello naturale del terreno e le piccole valli che si formano, furono costruiti sbarramenti in modo da raccogliere l'acqua e permettere con opportuni dosaggi e incanalazioni il convogliamento delle acque dove queste necessitavano. Il lago di Kandy, per esempio, si estende fra due linee di colline che si incontrano ad Ampitiya. Lo sbarramento è vicino all'Hotel delle Regine ed il dislivello è nell'angolo al disopra di Bogambara Jail. Le cause del decadimento dell'antico sistema idraulico furono di carattere politico-sociale.
Il funzionamento dell'economia idraulica necessita di un'organizzazione burocratica pesante ed il finanziamento di nuovi investimenti suppone l'accumulo di notevoli surplus agricoli. La volontà costruttrice del re Parakramabahu (1153-1186) avrebbe sovrastimato le possibilità del paese. I contadini pressati reagirono con la fuga. La centralizzazione ad oltranza, a scapito delle prerogative dei capi locali, avrebbe determinato una crisi sociale irreversibile, scaturita nell'abbandono della zona secca del Rajatata.
Il governo del presidente Jayawardene non tiene conto dell'esperienza passata e ricalca gli errori di allora, aggravandoli con quelli di oggi.
Una non indifferente epidemia di encefalite nell'area di Anuradapura allerta sulle conseguenze di un eccesso di acque stagnanti. La zanzara, con il cui morso si propaga questo virus letale, vegeta nelle zone paludose. I motivi che stanno a monte della crisi etnica non possono essere cancellati dalla promessa di un territorio fertile.
I lavori del Mahaweli project necessitano di stabilità politica, che le province del nord-est non garantiscono. Il chiaro invito del partito del presidente a quello dell'opposizione (SLFP, Sri Lanka Freedom Party) a risolvere la crisi etnica, riabilitando la Bandaranaike nei suoi diritti civili, non cancellano le difficoltà di fondo che necessitano di ben altre mosse. L'intransigente posizione del presidente a voler pilotare le operazioni al nord-est eminentemente in termini militari, radicalizza quella separatista del movimento armato tamil. La creazione di zone franche, sullo stile di Singapore ed Hong-Kong, facilita l'evasione fiscale ed incrementa lo sfruttamento della mano d'opera locale piuttosto che i posti di lavoro.
La classe politica del paese sta prosciugando non solo le acque del Mahaweli Ganga, ma anche altre risorse del paese, asservito alle direttive della Banca Mondiale e minacciato da un debito pubblico che può condurlo al collasso.