Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Perugia dice
otto ma lei non c'è
Otto anni (di cui 2
condonati): è questa la condanna inflitta il 17 giugno dalla Corte
d'assise d'appello di Perugia a Monica Giorgi. Come si ricorderà,
l'anarchica livornese - arrestata nella Primavera dell''80 - era
stata condannata in primo grado, a Livorno, a 12 anni e mezzo (di cui
2 condonati) per reati associativi nonché per il tentato sequestro
del petroliere Neri. La pesante condanna si basava esclusivamente
sulle dichiarazioni, peraltro contraddittorie e di seconda mano, di
tale Enrico Paghera. Questi non potrebbe, a rigor di logica, nemmeno
essere definito un pentito, dal momento che si limitava a riferire
quanto avrebbe appreso da altri. Nell'aprile dell''82, a Firenze, il
processo d'appello: nonostante l'accanimento della pubblica accusa,
Monica veniva condannata a due anni (esattamente quanto aveva già
scontato) e scarcerata. Chi - come noi - si era impegnato nella
campagna in sua difesa, non poteva non vedere in quella sentenza
anche "una nostra vittoria". La Corte di
cassazione, però, decideva di far ripetere il processo d'appello ed
indicava la nuova sede in Perugia: una Corte d'assise d'appello nota
per il suo spirito repressivo e per le pesanti condanne inflitte. Con
Monica non si è certo smentita. Tutta l'impalcatura di menzogne e di
versioni contraddittorie, sostenuta dalle "rivelazioni" di
Paghera, è stata di nuovo considerata attendibile. "Non
conosciamo ancora le motivazioni della sentenza - ci ha dichiarato
l'avv. Nino Filastò, di Firenze, difensore di Monica - Ma certo si
tratta di un dispositivo di sentenza contraddittorio. La Cassazione,
infatti, aveva rinviato il procedimento a Perugia perché riteneva
che la Corte d'assise d'appello di Firenze non avesse tenuto
sufficientemente in conto le dichiarazioni di Paghera. Ma questi, a
Perugia, è stato creduto per quanto riguarda il rapimento Neri,
mentre è stato giudicato inattendibile per il ferimento del dott.
Mamoli. Vedremo un po' come lo spiegheranno nelle motivazioni". Monica al processo
non c'era: irreperibile. I giornali di Livorno, che hanno seguito con
ampio risalto la vicenda (Monica è molto nota nella sua città,
anche per essere stata una campionessa di tennis), l'hanno segnalata
a Lampedusa, in Francia, in giro per l'Italia. Ovunque sia, noi la
salutiamo da queste colonne che l'hanno avuta più volte valida
collaboratrice. "Dovessi
riassumere con un breve commento tutta questa storia - ha dichiarato
Monica all'indomani della sentenza di Perugia - dovrei sforzarmi per
non far prevalere il lato tragicomico. Credo che le lotterie abbiano
un margine di serietà e sensatezza superiore ai tribunali di stato:
se non altro per il calcolo delle probabilità. La sentenza può
essere appellata in Cassazione, che in linea di principio potrebbe
confermare o far riaprire un nuovo processo d'appello. Così
all'infinito. Non credo a nessuna
istituzione di stato: la mia sfiducia in una giustizia di
sfruttamento non sarebbe venuta meno in seguito ad un'improbabile
assoluzione; ma così la sfiducia è anche verso chi amministra tanto
incoscientemente questi processi. Infine se mi metto
dalla parte dello stato, per il mio irriducibile sentirmi e voler
essere anarchica, avrei senz'altro meritato l'ergastolo".
L'oppositore "matto" torna libero
È
stato scarcerato il 9 luglio dal manicomio criminale di Castiglione
delle Stiviere (MN) Carlo Sabattini. Del suo caso si è ampiamente
occupata la stampa nazionale, anche in relazione al fatto che
Sabattini, prima dell'arresto, si era candidato nella Lista Verde di
Modena e che, mentre era rinchiuso, è stato eletto consigliere
comunale (con 869 voti). Una parte molto
attiva nella campagna contro la sua detenzione e, più in generale,
contro gli ospedali psichiatrici giudiziari (come vengono
elegantemente definiti i manicomi giudiziari) l'hanno avuta nel
modenese gli anarchici, con i quali - negli ultimi anni - Sabattini
ha condotto molte delle sue battaglie contro la corruzione, gli
inquinamenti, la repressione, ecc. Un'allucinante
perizia psichiatrica, disposta dalla magistratura, aveva stabilito
che Sabattini era affetto da "altruismo morboso, autodidattismo,
proselitismo e manie rivendicazioniste". Per questo era stato
condannato a due anni di manicomio criminale: un provvedimento
talmente abnorme da costringere, seppure con ritardo e con i dovuti
distinguo, anche le forze della sinistra istituzionale a "fare
qualcosa" per cancellare lo scandalo. E così Sabattini, dopo 3
mesi esatti di detenzione, è ritornato libero. Potrà partecipare
alle sedute del consiglio comunale, e questo ci interessa poco. Ma
soprattutto potrà riprendere le sue battaglie contro il potere ed i
suoi effetti perversi, e troverà negli anarchici dei compagni di
lotta alieni da strumentalizzazioni e giochini di potere. Come
sempre.
(P.S. Un ampio
dossier sulla vicenda di Sabattini è apparso sul n. 2/1985 di CRAN,
il periodico dei cristiani anarchici, il cui indirizzo è: c.p. 264,
41100 Modena Ferrovia).
Vent'anni di
attività culturali
Il CIRA di
Marsiglia ha vent'anni. Nell'estate del 1965 venne costituito il
fondo collegato al CIRA a Marsiglia, ma nessuno ricorda con
precisione quando venne fondata la casa-madre del Centro
Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo di Ginevra, forse fu nel
1957 o 1958... Per festeggiare i
vent'anni l'equipe marsigliese ha invitato ad un aperitivo a fine
giugno nei suoi locali, in rue de Convalescents 5, vicino alla
stazione. Pietro Ferrua ha
raccontato dei primi passettini ginevrini, fino alla definizione del
CIRA come biblioteca, centro di ricerca e di contatti tra ricercatori
e militanti, museo e memoria del movimento anarchico mondiale. Dopo
scambi di ricordi più recenti, Ferrua ha parlato del CIRA-Brasile,
che ha funzionato dal 1964 al 1969 (fino all'esilio e
all'incarcerazione dei suoi animatori) e del CIRA-Giappone, situato
in un Ostello della gioventù ai piedi del Fujiyama, oggi in
decadenza, ma del quale ha incontrato recentemente alcuni membri
attivi. Il CIRA-Marsiglia
si è specializzato nelle opere in francese e nella stampa anarchica
francese e regionale (dove la regione si estende fino a toccare
generosamente le coste mediterranee, e cioè Italia e Spagna). Grazie
a René Bianco, uno dei suoi animatori, il CIRA ha inoltre sviluppato
varie attività culturali, quali conferenze, esposizioni e colloqui,
spesso in collaborazione (con l'università di Aix-Marsiglia, di
librerie ecc...). Ha pubblicato 25 bollettini, la maggior parte dei
quali monografici: gli ultimi due per esempio sono la raccolta di
testimonianze dirette sulla Resistenza (in verità si tratta
piuttosto di guerra, dato che i compagni citati non sono stati tutti
partigiani). Vi troviamo fra questi i nomi dei compagni italiani Pio
Turroni, Dino Angeli, Pietro Montaresi... L'incontro termina
con i dolci. Un po' gelosi, gli animatori del CIRA-Ginevra annunciano
la loro prossima assemblea del 12 e 13 ottobre prossimi, con la
riunione della Federazione dei centri studi libertari (FICEDEL) e,
naturalmente, con dolci, leccornie, ecc...
Marianne Enckell
P.S. Ecco gli
indirizzi: CIRA-Marseille, b.p. 40, F - 13382 Marselle Cedex 13;
CIRA, c.p. 51, CH - 1211 Geneve 13.
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