Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 130
estate 1985


Rivista Anarchica Online

Una sentenza schifosa
di Paolo Finzi

"Un bel dossier che ripercorra le tappe principali dell'affaire "Strage di Stato", mettendo in luce anche la controinformazione e le altre attività svolte dagli anarchici: questo dovreste pubblicare sul prossimo numero di "A". Di commenti indignati, dichiarazioni, chiacchiere ce ne sono abbastanza in giro: meglio lasciar perdere". Così mi diceva, all'inizio di agosto, uno dei pochi anarchici milanesi non (ancora) in ferie. Sensate parole, ottimo consiglio. Peccato che giungessero come risposta ad una mia proposta di editoriale ("dai, le solite tre cartelle, non puoi dirmi di no"), a commento della sentenza di Bari, emessa qualche giorno prima. Il 1° agosto, alle ore 11 e 10, per la precisione.
Non poteva dirmi di no, quel compagno. Ma no mi disse, ed ora sono qui con una bella gatta da pelare.
Sono convinto anch'io che, a quasi sedici anni dalla strage di piazza Fontana, a quasi tredici anni dalla scarcerazione di Valpreda, a quasi... ecc. ecc., sia da evitarsi il solito pezzo indignato, con la solita riaffermazione del triplice slogan Valpreda-è-innocente/Pinelli-è-stato-assassinato/la-strage-è-di-stato, con il solito commento "come avevamo previsto, lo stato non poteva né mai potrà far luce né giustizia sulla strage di cui è il principale responsabile", magari sottolineando che "non a caso quella di piazza Fontana (16 morti, un centinaio di feriti) è passata alla storia come la strage di stato per antonomasia".
Dunque, non si può scrivere il solito editoriale; peccato, praticamente l'avevo già in testa. Ecco la scaletta che mi ero preparato.

Punto primo (come ogni articolo che si rispetti): la notizia. Anarchici come fascisti: tutti assolti per insufficienza di prove. "Me lo aspettavo" dichiara Valpreda. Ma molti si erano illusi in una sentenza diversa. Citare il procuratore generale Toscani: nella sua requisitoria, per la prima volta da parte della pubblica accusa, richiesta l'assoluzione con formula piena di Valpreda (e la condanna all'ergastolo per Freda e Ventura). I commenti, tra lo scontato ed il patetico, di politici e mass-media ("Bari. Ancora niente giustizia" e via di questo passo).
Punto secondo: l'importanza della strage di stato.
A. Prima strage nella recente storia italiana.
B. Evidenziare il clima politico-sociale di allora (il '68, l'autunno caldo, ecc.). La strage "contro la sinistra", certo, ma anche contro il mov. anar. che delle tensioni libertarie e antiautoritarie del '68 era parte significativa ma soprattutto simbolica.
C. L'assassinio di Pinelli. Un boomerang dello Stato, la limpida figura del "ferroviere anarchico", una vicenda emblematica penetrata nel profondo delle coscienze (ricordare anche che Pino era del nostro gruppo, quello che 15 mesi dopo dette vita alla rivista).
Punto terzo. L'importanza della mobilitazione. Il nostro isolamento iniziale (la prima conferenza stampa al "Ponte della Ghisolfa il 17.12). Disertati dalla sinistra i funerali di Pinelli. Le prime manifestazioni di piazza. Il processo popolare; sotto accusa l'intero sistema della giustizia di stato. La mobilitazione cresce (si stempera la sua valenza antiistituzionale). Anche il "Corriere" per la scarcerazione di Valpreda. La legge Valpreda. Con la scarcerazione di Valpreda la credibilità delle istituzioni (non solo della magistratura) tocca il suo punto più basso: la liberazione del "mostro" con una legge apposita suggella l'indiscutibile vittoria della mobilitazione.
Punto quarto. Il significato del processo. Viene messo a nudo il vero volto della "giustizia"; Roma (potere centrale) avoca il processo, numerosissime prove evidenti delle interconnessioni tra potere politico e magistratura, servizi segreti e fascisti. Le reticenze, i "non so", "non ricordo" di ministri (Rumor, Andreotti, Tanassi, ecc.). Le connessioni con quasi tutti gli altri grandi scandali (dal SIFAR alla P2). Lo stato assolve se stesso: cancellati, uno dopo l'altro, i collegamenti tra piazza Fontana e il potere. Fino all'uscita di scena (decretata dalla Cassazione, 10.6.1982) di Giannettini, fascista, uomo del SID, ultimo aggancio processuale con il cuore dello Stato. Da quel momento resta solo il processo agli "opposti estremismi". Lo stato, comunque, è innocente, pulito, onesto. C.v.d.
Punto quinto. Ricollegarsi alla sentenza di Bari e chiudere (senza invito alla mobilitazione).
Questa, dunque, era la scaletta che mi ero preparato. Scaletta era, scaletta rimane. E non solo perché, se sviluppata, avrebbe comunque superato il limite di spazio riservato a questo articolo (le citate tre cartelle, appunto). Il fatto è che, anche se Piazza Fontana è stato per tanti di noi l'Avvenimento che maggiormente ci ha colpito ed ha inciso nelle nostre vite (e non solo nella nostra militanza, come allora si diceva), mai e poi mai accetteremmo di sembrare dei "reduci", fossilizzati nel ripetere cose terribilmente vere ma altrettanto terribilmente sempre uguali a se stesse.
Forse la Cassazione accoglierà, in tutto o in parte, i ricorsi presentati dalle varie parti processuali. In quel caso, ci sarà un nuovo, ennesimo capitolo di questo processo, unico nella storia giudiziaria italiana (e internazionale?) non foss'altro che per la sua tortuosità e durata. Nel qual caso, dovremo riparlarne. Magari decidendoci a realizzare quel dossier che il nostro volenteroso compagno così argutamente ci ha suggerito.

P.S. Un'ultima precisazione. Quella parentesi in corsivo, alla fine della scaletta, era un promemoria personale, onde evitare il consueto: "Ancora una volta sta a noi anarchici, come all'indomani del 12.12.69, farci promotori di una mobilitazione la più vasta possibile, affinché ecc. ecc.".