Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 123
novembre 1984


Rivista Anarchica Online

Macché legge! dobbiamo lottare contro lo stato

Compagni,
leggo sul penultimo numero di «A» la lettera di Franca Osina, sull'obiezione di coscienza ed il servizio civile. Non conosco (anche se lo immagino) cosa c'è oltre il muro invalicabile delle caserme, ma mi lascia perplesso il motivo di fondo della lettera stessa: «...Come riuscire ad ottenere questo? Battendosi per una legge che liberalizzi completamente l'obiezione di coscienza».
Negli ultimi tempi, il P.C.I. diceva di votare il suo partito perché contro l'installazione dei missili a Comiso. Dopo le elezioni europee, si è saputo che la base missilistica non era a Comiso, ma poco più in là: dura lex sed lex (la legge è dura, ma è la legge).
Io penso che la legge, quel complesso operativo ed esecutivo di repressione e limitazione delle libertà, è cosa molto diversa da ciò che vogliamo. Il problema effettivo per noi, non è di lottare per ottenere - da soli, con le nostre forze, o con altri - migliori condizioni di agibilità, foss'anche per la nostra propaganda e la nostra lotta. Il nostro problema principale è di lottare, con i mezzi che possiamo utilizzare, per indebolire l'onnipotenza delle istituzioni repressive dello Stato, ivi compreso il militarismo. Il problema di Franca Osimo ha per obiettivo la modifica, se si vuole l'umanizzazione della legge che riguarda l'obiezione di coscienza ed il servizio civile: ma questo non è anarchico. Per quanto si possa o voglia lottare per modificare una legge, è preferibile lottare per renderla inutile.
Le scelte adottate, le lotte fatte, i mezzi impiegati, gli obiettivi che vogliamo raggiungere, è tutto anarchico. L'obiezione di coscienza, il servizio civile, le leghe nonviolente, i gruppi per la pace, non sono associazioni anarchiche, non hanno motivi anarchici, anche quando uno o più anarchici ne accettassero la partecipazione a livello personale o di gruppo.
Infine, credo molto poco alla validità del servizio militare volontario. Politicamente, non è un valido obiettivo: rendere volontario il servizio militare significa soltanto che non ci saranno più anarchici nelle caserme. Ma ci saranno ancora caserme, soldati, basi strategiche varie, paci armate e, a lungo andare, la possibilità che si costituisca, con sufficiente potere esecutivo, una casta militare, una tradizione militare: per noi comunque un nemico mortale. Una lotta condotta con obiettivi fissati dallo Stato (tieni presente che contesti una legge, tutt'al più la sua funzionalità, non la sua ragion d'essere), dal nostro punto di vista, è destinato a fallire.
Attualmente, lo Stato-padre, con o senza difficoltà, offre queste alternative: contestarle, renderle più agibili, non basta. Semmai, potrebbe essere più positivo fare propaganda, o raddoppiare triplicare i livelli già raggiunti, per la diserzione in massa dalle caserme, per distruggere le stesse, per la mancata presenza ai tre giorni, etc.. E fare soprattutto un lavoro costante, capillare, ovunque e contemporaneamente. Sarà una lotta anarchica, con obiettivi scelti da noi, e non dallo Stato.

Franco Di Sabantonio (Roma)