Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 123
novembre 1984


Rivista Anarchica Online

Ma all'imbrunire le streghe possono tornare

Alessandra mia nonna, occhi neri come il carbone, sopracciglia demoniache, pelle liscia pelle di luna, accanto al fuoco dei ceppi di olivo a raccontarmi favole di un tempo dai colori ricchi di sapore, Alessandra non c'è più, eppure è qui, in questa terra di streghe, la percepisco perché il mio viso è plasmato dalle sue carezze e i miei primi pensieri sono tessuti dal suo amore.
Fu mia nonna nei suoi racconti, ricchi di una vecchia tradizione orale a parlarmi delle Bàggiure (civette diventate donne, figlie uniche di madri che non potevano generare maschi) ovvero le streghe di Triora, paese dell'entroterra imperiese ad una quarantina di chilometri da San Remo.
In questo paesino di cinquecento anime nel XVI secolo si orchestrò e consumò uno dei più atroci processi contro alcune presunte streghe. Le poverine sospettate di aver rapporti col diavolo si incontravano in una zona deserta detta Cabotina.
Sembra che fra i divertimenti più diabolici le Bàggiure giocassero a palla con i neonati, lanciandosi le loro teste tra gli alberi; altro luogo di incontri più erotico era la fontana di Campamare e della Noce dove le streghe si scatenavano nel sabba.
Ma perché proprio Triora fu il regno di Lucifero? Il motivo è semplice: sul finire dell'estate del 1587 una carestia che durava da oltre due anni, scatenò l'ira di alcuni che convinsero il popolo ad accusare le Bàggiure di corresponsabilità nella carestia; nelle facili credenze del tempo si attribuì alle indemoniate il potere di inaridire le mammelle delle mucche e di impedire al grano di germogliare.
Orchestrata la campagna diffamatrice, ad ottobre giunsero a Triora un sacerdote, Girolamo del Pozzo, quale inviato del vescovo di Albenga ed un vicario dell'inquisizione di Genova. I due fecero allestire apposite carceri ed ordinarono l'arresto di una ventina di donne, dichiarando in breve tempo colpevoli gran parte di esse.
Iniziarono gli interrogatori e molte di quelle sventurate, sotto i tormenti dei preti inquisitori cominciarono a denunciare le complici e all'inizio dell'anno successivo circa una trentina di donne furono segnalate come streghe.
Torturate, consumate dalla fame e dagli stenti del carcere, sottoposte a sommari processi, le Bàggiure di Triora iniziarono a morire. Tra di esse anche una certa Caterina Capponi che, risulta dai verbali dell'epoca, «senza tormento né minaccia alcuna, confessò le più esecrande scelleratezze che immaginar si possono et spetialmente d'aver ucciso tre suoi propri figli e di essere stata in rapporti con il diavolo. Era l'anno del signore 1589».
Passeranno alcuni secoli ed in questi paesi altre tragedie si consuperanno, la meglio gioventù fra torture e fucilazioni cadrà su questi monti.
Oggi, anno orwelliano, sto scrivendo questa storia per ridare voce alla memoria e ricordare che pentitismo, dissociazione, delazione sono frutti tanto amari quanto antichi. Ieri le Bàggiure, oggi i «terroristi», «gli innominabili», «i diversi».
Mi piace pensare che all'imbrunire queste streghe possono ancora terrorizzare i contadini nei campi, e rapire i bambini che s'attardano nelle contrade, pensare ai nostri folletti nascosti negli «ultimi» boschi e ai sospiri di speranza di coloro che osarono «andare oltre».

Edmondo Blancardi (Bordighera)