Rivista Anarchica Online
Lassù sulle montagne
di Guido Giani / Paolo Finzi
Con 2 consiglieri su 35 in consiglio provinciale, l'Alto Adige è la località, tra quelle dove si è
votato il 20 novembre, in cui i verdi/alternativi hanno riscosso il miglior risultato. Su questo
relativo successo della «Lista alternativa per un altro Sud Tirolo» ha influito certamente l'«effetto
Messner», il fatto cioè che il noto scalatore (più volte definito e definitosi anarchico) ha
pubblicamente fiancheggiato la Lista pur senza farne parte. Pubblichiamo qui il resoconto di un
colloquio tra un nostro redattore e Messner, nonché una presa di posizione di un anarchico
residente a Bolzano contro la lista (ed il suo nume Messner).
Macché alternativi! gli anarchici anche qui non votano
«Scriveteci le vostre esigenze, il vostro programma. Ritagliate, mettete in busta, speditecelo.
Lavoreremo insieme». Sembra una di quelle trasmissioni televisive che cerca di coinvolgere la
gente attraverso la corrispondenza, come se i problemi della vita potessero esser trattati allo stesso
livello dell'aumento della carne. Io non so chi s'illude di più tra voi della «Lista alternativa» o quelli
come me che cercano ancora quello che non c'è (o che perlomeno nessun partito potrà mai
svolgere). Regolarmente in consiglio provinciale venite messi da parte quando si tratta di decisioni.
Regolarmente vi mettono in minoranza. Regolarmente la vostra voce non giunge neanche di
rimbalzo alle orecchie dei benpensanti nostri concittadini. Regolarmente voi presentate liste ad ogni
consultazione elettorale e regolarmente cambiate loro nome nel vano tentativo di assomigliare ai «verdi» (una volta era «Nuova Sinistra», ora «Lista Alternativa»), quasi per dare la parvenza ai
giovani elettori di una ventata rinnovatrice ed ai vecchi di un partito che cambia in continuazione.
La «voce forte in consiglio provinciale», dice Messner. Ma quale? Non certo quella che difendeva i
giovani studenti che manifestavano nell'area dell'ex-monopolio, ora parcheggio, dal momento che
quel giorno tutti quei bei visi esposti sul vostro volantone «dell'altro Sud Tirolo» non si sono visti:
neanche uno è venuto a sostenere quei ragazzi che urlavano la loro rabbia. Ma fino a quando si
dovrà sopportare tutto ciò? A me sembra, in definitiva, che voi non vogliate cambiare nulla. Ci vuole ben altro che la «voce
forte in consiglio provinciale». Dall'interno del sistema non è mai cambiato un bel niente, anzi le
spinte iniziali ed i propositi vengono a poco a poco annichiliti per ragioni di strategia politica.
L'unica strada giusta per tutto il movimento si trova al di fuori della manfrina elettorale e
dell'ammucchiata in consiglio provinciale. Ho scelto di non votare e di lottare per l'affermazione della vera libertà qui in questa terra, come
tanti altri compagni lottano in tutto il mondo per l'anarchia.
Guido Giani (Bolzano)
A colloquio con Messner / Tra Everest e alternativi
«Ma tu sei anarchico!» mi dissero due vecchi, al termine di una mia conferenza a Roma, otto anni
fa, sulle mie esperienze alpinistiche. Lì per lì la cosa mi colpì. Ripensai a quel poco che sapevo
dell'anarchia e mi dissi che doveva esser proprio così. Sono convinto che l'anarchia sia la più alta
forma di convivenza umana. Ed anche qualche giorno fa, a 30 milioni di telespettatori tedeschi, ho
ripetuto che io mi considero anarchico. Reinhold Messner, 38 anni, quel volto giovanile e al tempo stesso un po' ieratico che la TV, le
copertine dei suoi libri e la pubblicità ci hanno già fatto conoscere, parla in quell'italiano molto
«ttettesco» che è caratteristico della sua gente: gli altoatesini, anzi i südtiroler, i tirolesi del sud.
Sono anarchico (ma altre volte nel corso del nostro colloquio preferirà dire parzialmente
anarchico) - precisa Messner - ma ci tengo sempre a chiarire che ciò non ha niente a che vedere
con quell'anarchismo terroristico di fine '800 di cui parlano in genere la gente ed i mass-media.
Per me l'anarchia è la forma più alta di convivenza umana. Approfittando della mia permanenza per qualche giorno in Alto Adige, avrei voluto incontrarmi
con Messner a casa sua, in val di Funes, dove trascorre i brevi periodi di riposo tra una spedizione
alpinistica ed un giro di conferenze. Ma in questi giorni di metà novembre, mentre il suo volto
campeggia sui manifesti elettorali della «Lista alternativa per l'altro Sud Tirolo», Messner era in
Germania. Solo oggi, alla vigilia del voto, riesco ad incontrarmi con lui. L'occasione è decisamente inconsueta, in questa saletta stile asburgico al primo piano dell'hotel
Greif, nel centro storico di Bolzano, al termine della conferenza-stampa indetta dalla «Lista
alternativa» con Messner come vedette. Ci sono giornalisti di testate locali e nazionali: Messner è
un personaggio internazionale e qui nella sua terra è molto conosciuto. Ed anche molto odiato.
Tutto è cominciato - spiega - quando cinque anni fa dissi apertamente che le scalate le facevo e le
faccio innanzitutto per me stesso, non per la mia «patria». Sono e mi sento sudtirolese, ma
innanzitutto mi considero un cittadino del mondo. In vetta alle montagne non ho mai messo alcuna
bandiera nazionale. E questo molti non l'hanno digerito. Con questo stesso spirito, quando due anni fa c'è stato in Alto Adige il censimento obbligatorio e
tutti sono stati costretti ad autoincasellarsi in una delle tre comunità linguistiche (tedesca, italiana,
ladina), Messner ha provocatoriamente scritto di essere al contempo italiano, tedesco ed inglese
(sono le tre lingue che parlo, spiega). Nel corso della conferenza stampa Messner insiste molto sulla necessità di rompere con questa
mentalità gretta, nazionalistica, intollerante, sostanzialmente fascista, che domina l'Alto Adige (e
non solo lì). Ha parole di fuoco per i giornalisti, che defimsce nell'insieme puttane e accusa di
essere una delle cause di questa mentalità e di questo stato di cose, per la loro opera quotidiana di
disinformazione e per il loro servilismo al potere (a qualsiasi potere). Al termine della conferenza stampa parliamo un po' di anarchismo. Non ho mai letto niente di anarchico e non ho tempo né voglia di leggerne, per ora - dice.
L'anarchismo, mi sembra di capire, è per lui un modo di «sentire» e niente più. Si meraviglia che
possa esserci un gruppo anarchico, pensa che il solo fatto di dichiararsi tali e di organizzarsi finisca
con l'assimilare l'anarchismo alle normali pratiche politiche. Gli chiedo allora se il suo impegno a
favore di una lista elettorale non gli sia mai sembrato in contrasto con l'anarchismo. Messner
precisa innanzitutto che ha deciso di appoggiare questa lista proprio perché si tratta solo di una
lista, di un insieme di persone, e non di un partito. Se diventerà un partito, io non ci starò più. Per chiarire che cosa intende per anarchismo, fa un esempio. Sai quand'è che mi sento davvero anarchico? Quando, lasciato l'ultimo sherpa (il rapporto con il
quale è comunque viziato dal fatto che io lo pago), mi avvio da solo verso la vetta. E' allora che io
faccio le mie leggi e le applico solo a me stesso. E' un tipo di «anarchismo» che chi (come me)
soffre di vertigini solo a salire sulla scala per cambiare la lampadina, difficilmente potrà mai
assaporare.
Paolo Finzi
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