Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 13 nr. 114
novembre 1983


Rivista Anarchica Online

Il diavolo e l'acquasanta
di Tiziana Ferrero

Le suore, in quanto donne, non possono celebrare la messa. La spiegazione è semplice e ci viene da un'attenta lettura dei vangeli: la madonna non era presente all'ultima cena, l'ambito sociale e politico al quale si rifà il mito celebrativo della messa. Quando sentii questa notizia a una radio libera di sinistra pensai ad uno scherzo (si sa, questi buffoni post-sessantotto, dissacratori e provocatori!). Ma nello stesso giorno un quotidiano riportava la medesima notizia: allora era vero! Immediatamente mi assalì un dubbio che diventò una certezza: la madonna non era presente perché stava in cucina, o doveva cucire le vesti di questo suo figlio vagabondo e scapestrato. Non siamo certo noi a rivendicare che le suore possano spezzare il pane e bere il vino, ma questa nuova «boutade» del «polacco» ha attirato la mia attenzione su tutta una serie di sue dichiarazioni successive. La più sconvolgente, se la si considera da un punto di vista sociale e umano, è la ferma condanna alla pillola e a tutti gli anticoncezionali. Giovanni Paolo II non solo ha ribadito la critica di ogni pratica anticoncezionale che fece a suo tempo Paolo VI nell'enciclica Humanae vitae, ma l'ha rafforzata, vedendo nel rifiuto della fecondità un atto di ribellione contro dio. Coloro che la limitano «si attribuiscono un potere che appartiene solo a dio, si attribuiscono la qualifica di essere non i cooperatori del potere creativo di dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana... Pensare o dire il contrario equivale a dire che nella vita umana si possano dare delle situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere dio come dio». Perdita della fede? Non esattamente, piuttosto un peccato di presunzione, non solo contro il sesto comandamento, ma un «peccato diretto contro la virtù di religione ... Da questione morale, la contraccezione sale al livello stesso dell'essenza della fede» (Gianni Baget Bozzo, La Repubblica, «In cammino sulla strada dei credenti senza Chiesa», 20/9/1983). Il primo cerchio del purgatorio dantesco accoglieva i peccatori di presunzione, oggi sarebbe esaurito, solo posti in piedi.
Il controllo delle nascite, la scelta responsabile della maternità sono problemi che toccano tutte le donne, cattoliche e non. L'adozione di pratiche anticoncezionali va dunque oltre la scelta di fede. Fu il vescovo John Quinn, presidente della Conferenza episcopale del 1980 che pose il problema in maniera esplosiva. In America, infatti, circa 1'80 per cento delle donne cattoliche usa contraccettivi. E in Italia?
I risultati di un'indagine condotta dall'Aiecs (Associazione italiana educazione contraccettiva sessuale) e riportati sempre da La Repubblica, sono sorprendenti. Nel primo semestre del 1983 l'uso della pillola ha subito un incremento del 17 per cento rispetto al 1982. Anche le vendite della spirale e del diaframma sono in continua espansione e il 20 per cento delle donne che si rivolgono all'Aiecs è rappresentato da cattoliche osservanti. Non si capisce, quindi, come la condanna di Wojtyla possa avere un senso, visto che il suo stesso gregge non ubbidisce più alle «tavole della legge». Essa potrebbe avere perciò radici più profonde. Nel 1978 gli italiani che andavano regolarmente a messa erano il 35,9 per cento. Nel 1980 è stato toccato il livello più basso (31,6 per cento). Stiamo forse assistendo a un fenomeno di progressiva laicizzazione della società? Alcuni segnali ci potrebbero far pensare di sì, vedi l'aumento dell'astensionismo elettorale, anche se minimo, la disaffezione dei giovani verso la politica, la domanda di religione sempre più scarsa, il fenomeno di progressivo allontanamento da ogni ambito politico e sociale che tocca anche la sinistra più ex-extraparlamentare, il riflusso nei divertimenti (una volta piccolo-borghesi e antirivoluzionari): concerti, un'industria che ha ripreso a funzionare, ballo in discoteca, trekking nell'Oltrepò (sai che novità!) ... La società è disorientata davanti ai partiti che non rispondono ai desideri e alle aspettative, a movimenti che non ci sono più - o che non muovono un bel niente - a una Chiesa che non guida e non predica più ... Papa W ojtyla l'ha capito molto bene ed è corso ai ripari. Eccolo scagliare reprimende verso una fetta di società che, pur non mettendo in discussione la propria fede, si comporta e vive adeguandosi ai tempi, mancando inevitabilmente ai sacri principi della religione. L'uomo, disubbidendo a dio, ponendosi al di sopra di lui, continua a vivere nel peccato, perseverando ostinatamente nel pensare di conoscere il bene e il male, ciò che è giusto e ciò che non lo è. Abbiamo fatto un passo in più. Ciò che preoccupa la Chiesa è, infatti, quel «senso del peccato» che scompare dalle coscienze. I confessionali perdono clienti e papa Wojtyla ha pensato quindi di mettere freno a questa emorragia. Dai tempi delle pubbliche confessioni e delle publiche abiure, di cui l'assoluzione e la purificazione attraverso il fuoco era la logica conseguenza, oggi la Chiesa sente il bisogno di ribadire nel nuovo codice di diritto canonico, che entrerà in vigore il 27 novembre prossimo, che «ogni fedele, raggiunta l'età della discrezione, è tenuto all'obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta l'anno». Così, dopo quelli del terrorismo, anche la Chiesa vuole i suoi pentiti, in gran massa verso le porte del paradiso che si schiuderanno per «coloro che hanno peccato».
Ciò che all'inizio mi sembrò il solito attacco antifemminista contro la volontà di autodeterminazione della donna del proprio corpo, si è rivelato ben presto una sottile e astuta manovra contro la morale e la «libertà di costume» del nostro tempo. La masturbazione, i rapporti prematrimoniali, quelli omosessuali e l'uso dei contraccettivi non devono più essere considerati peccati «veniali», che si può evitare di confessare. Il modo di vivere deve essere coerente alla scelta di fede, non si può fruire dell'assoluzione e del paradiso senza il sacrificio, e se proprio «scappa di disobbedire», che almeno assalga l'atroce senso di aver peccato! Dal mondo cattolico non si sono levate proteste, solo qualche debole dimostrazione di «disaccordo»: alcuni vescovi hanno giudicato le parole di Wojtyla come «non misericordiose». E che si potrebbe dire a un papa ritenuto rivoluzionario e femminista perché afferma che «l'uomo il quale usa il corpo di sua moglie soltanto come oggetto sessuale compie un 'adulterio del cuore'»? Che poi lo usi come contenitore del proprio prezioso seme, che non deve andare perso, ma che deve fecondare, è del tutto secondario. E con tutta la buona volontà non riesco a leggere in quest'ultima sua affermazione nessun riferimento a un piacere sessuale che, oddio!, potrebbe provare anche la donna.
Pensavo di trovare qualche battuta spiritosa, qualche frizzo e qualche lazzo, ma le dichiarazioni di Wojtyla valgono di per sé, tutto sta, semmai, nell'infilarle una dietro l'altra, come autentiche perle. E quale potrebbe essere la morale di tutto ciò? Bastano poche parole. Perché non si dica che gli anarchici non hanno «sense of humour», dopo aver preso le dovute precauzioni, fornicate, gente, fornicate.