Rivista Anarchica Online
Da Tahiti all'Europa via Hiroshima
di Paolo Finzi
In media, ne fanno uno al mese. Se vincerò le elezioni presidenziali li sospenderò definitivamente -
aveva affermato Mitterand nella primavera dell'81. Tre giorni dopo aver vinto, però, si è affrettato a
comunicare che in effetti no, lui gli esperimenti nucleari nella Polinesia francese non li avrebbe
bloccati, anzi. Ed in effetti l'atollo di Mururoa, a circa 1.500 chilometri di distanza dalla maggiore
(e più famosa) delle isole francesi del Pacifico, Tahiti, è tutt'oggi utilizzato per gli esperimenti
nucleari sotterranei francesi. Uno al mese in media, dicevamo. Non è una questione solo polinesiana: basti pensare al fatto che in quel mare operano moltissime
navi da pesca, che inscatolano direttamente a bordo i prodotti (inquinati) del mare e smistano poi
le scatolette un po' dappertutto. E sono scatolette che contengono pesce certamente ricco di
radiazioni atomiche. Scatolette comunque micidiali. A parlare così è Jad, un artista anarchico
francese che per cinque anni, tra il '74 ed il '79, ha vissuto a Tahiti. Vi si era recato per sfuggire alla
«civiltà» occidentale e ai suoi ritmi bestiali (prima era ingegnere elettrico, poi si è messo a
dipingere, è entrato in contatto con gli anarchici, ha venduto gioielli sui marciapiedi, ecc. ecc.), ma
dopo un po' si è trovato a fare i conti con la triste ma inoppugnabile realtà che quella «civiltà» da
cui aveva cercato di sfuggire aveva raggiunto e permeato di sé anche quei posti mitici. Simbolo di
questa perversa presenza, e al tempo stesso drammatica realtà quotidiana, la presenza a Tahiti, su
80.000 abitanti complessivi, di ben 20.000 europei in gran parte coinvolti nella «macchina
militare» e specificamente negli esperimenti nucleari. Sullo sfondo di quello scenario da sogno
(Tahiti è veramente meravigliosa. quel mare nel quale puoi fare il bagno bene solo al tramonto,
perché se no l'acqua è troppo calda; quella natura; quegli uccelli e mentre la descrive a Jad
brillano gli occhi), la bomba H. Contro questa realtà Jad si è impegnato a fondo. Innanzitutto con i quadri, grandi quadri ricchi di
colori e di simboli, che ha iniziato a dipingere a Tahiti con l'intenzione di «utilizzarli» contro il
nucleare. Senza che nemmeno sapessimo della rispettiva esistenza - racconta Jad - eravamo in due a
dipingere, in due punti diversi della Polinesia francese, contro il nucleare. Si fece vivo per primo,
in pubblico, l'altro ed ebbe subito problemi con le autorità (francesi: Tahiti è una colonia,
ufficialmente definita «dipartimento d'oltremare»). Per cui io, quando inaugurai poco dopo la mia
mostra, coprii le tele antinucleari con altri miei dipinti e solo dopo l'inaugurazione ufficiale
strappai il primo foglio e lasciai vedere al pubblico (e alle autorità, che quella volta incassarono il
colpo) quei dipinti che davvero mi interessava vedessero. Ne nacque un «caso», ne parlò la stampa locale, si andò formando un primo raggruppamento di
persone, perlopiù giovani, che hanno poi dato vita ad un «Comitato per la pace» che si sta
impegnando a Tahiti contro il nucleare. Dopo poco, Jad abbandona quei luoghi per una specie di
giro del mondo che iniziato allora, nella primavera del '79, è tuttora in corso: è appunto subito dopo
il suo arrivo a Milano che ci incontriamo, nella redazione della rivista. Gli domando perché se ne
sia andato da Tahiti. Risponde che lì, ormai, non gli sarebbe più stato possibile portare avanti un'opera proficua e che di
conseguenza, daccordo anche con molti amici/compagni, si pensò che sarebbe stato utilissimo che
lui girasse un po' dappertutto, che raggiungesse più luoghi possibile, che contattasse il maggior
numero di persone per richiamare l'attenzione sulla tragica realtà di quelle terre soggiogate alla
peste nucleare. E così infatti è stato. Jad, con i suoi quadri (diventati sempre di più perché altri se ne aggiungono
tappa dopo tappa), è andato in Australia, in Nuova Zelanda, a Hong-Kong, in Giappone, in Canada,
negli USA, in Inghilterra, in Germania, in Svizzera, ecc. ecc.. Ovunque si è fermato per settimane o
per mesi, sempre prendendo contatto con i gruppi anarchici, libertari, ecologisti, antinucleari,
cercando appoggi per poter esporre i suoi quadri e poi per organizzare manifestazioni anti-nucleari
che servissero per sensibilizzare la gente. Ove più ove meno, i giornali hanno parlato di questo
individuo che si impegna in questa battaglia contro gli esperimenti nucleari nella Polinesia
francese. Anche la radio e la televisione, in numerose occasioni, ne hanno parlato. In tre anni e mezzo di peregrinazione nel mondo, Jad ha vissuto intensamente molte esperienze. Ne
parla volentieri, con comunicativa immediata. Ne esce uno spaccato vivace dei movimenti
antinucleari, nei quali non mancano - e Jad lo sottolinea con forza - gruppi e organizzazioni che
cercano di mettersi alla testa del movimento per strumentalizzarlo ed a volte per spegnerlo. Ma ci
sono anche tanti episodi simpatici, come quello di Hiroshima dove Jad, grazie all'appoggio di un
gruppo locale di giovani anti-nucleari, ha promosso una manifestazione, con sfilata di persone che
tenevano sollevati, bene in vista, i suoi dipinti: e nei giorni successivi si sono recati da lui gli allievi
di alcune scuole per portargli dei sacchetti pieni di monetine. Quelle monetine che loro stessi
avevano raccolto tra di loro e nelle loro famiglie per aiutarlo nel suo giro di propaganda e di
sensibilizzazione antinucleare. I suoi dipinti, infatti, Jad non li vende: sono i suoi «strumenti di lavoro». Vende invece poster e
foto dei suoi quadri e cerca così di integrare quella solidarietà concreta (ospitalità e soldi) che sola
gli permette di tirare avanti. Quando la gente non mi sosterrà più, sarò costretto a concludere
anzitempo il mio tour - spiega Jad. Ma finora questa solidarietà non gli è venuta meno. E il tour, se
non ci saranno problemi, proseguirà fino al 1984, dopo aver esaurito una serie di visite a vari paesi
europei, tra i quali, se gli daranno il visto d'entrata, anche l'URSS. Dall'84 conto di stabilirmi in
Francia, per proseguire da lì, dal centro del potere, la lotta contro il nucleare a Tahiti. Intanto, a Milano, dal 12 al 19 dicembre espone i suoi quadri nella casa occupata di via Correggio
18 (orario: dalle ore 18 alle 24; nei festivi inizio alle 14). Tutte le sere, alle nove e mezza,
proiezione di audiovisivi.
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