Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 106
dicembre 1982 - gennaio 1983


Rivista Anarchica Online

Da Tahiti all'Europa via Hiroshima
di Paolo Finzi

In media, ne fanno uno al mese. Se vincerò le elezioni presidenziali li sospenderò definitivamente - aveva affermato Mitterand nella primavera dell'81. Tre giorni dopo aver vinto, però, si è affrettato a comunicare che in effetti no, lui gli esperimenti nucleari nella Polinesia francese non li avrebbe bloccati, anzi. Ed in effetti l'atollo di Mururoa, a circa 1.500 chilometri di distanza dalla maggiore (e più famosa) delle isole francesi del Pacifico, Tahiti, è tutt'oggi utilizzato per gli esperimenti nucleari sotterranei francesi. Uno al mese in media, dicevamo.
Non è una questione solo polinesiana: basti pensare al fatto che in quel mare operano moltissime navi da pesca, che inscatolano direttamente a bordo i prodotti (inquinati) del mare e smistano poi le scatolette un po' dappertutto. E sono scatolette che contengono pesce certamente ricco di radiazioni atomiche. Scatolette comunque micidiali. A parlare così è Jad, un artista anarchico francese che per cinque anni, tra il '74 ed il '79, ha vissuto a Tahiti. Vi si era recato per sfuggire alla «civiltà» occidentale e ai suoi ritmi bestiali (prima era ingegnere elettrico, poi si è messo a dipingere, è entrato in contatto con gli anarchici, ha venduto gioielli sui marciapiedi, ecc. ecc.), ma dopo un po' si è trovato a fare i conti con la triste ma inoppugnabile realtà che quella «civiltà» da cui aveva cercato di sfuggire aveva raggiunto e permeato di sé anche quei posti mitici. Simbolo di questa perversa presenza, e al tempo stesso drammatica realtà quotidiana, la presenza a Tahiti, su 80.000 abitanti complessivi, di ben 20.000 europei in gran parte coinvolti nella «macchina militare» e specificamente negli esperimenti nucleari. Sullo sfondo di quello scenario da sogno (Tahiti è veramente meravigliosa. quel mare nel quale puoi fare il bagno bene solo al tramonto, perché se no l'acqua è troppo calda; quella natura; quegli uccelli e mentre la descrive a Jad brillano gli occhi), la bomba H.
Contro questa realtà Jad si è impegnato a fondo. Innanzitutto con i quadri, grandi quadri ricchi di colori e di simboli, che ha iniziato a dipingere a Tahiti con l'intenzione di «utilizzarli» contro il nucleare.
Senza che nemmeno sapessimo della rispettiva esistenza - racconta Jad - eravamo in due a dipingere, in due punti diversi della Polinesia francese, contro il nucleare. Si fece vivo per primo, in pubblico, l'altro ed ebbe subito problemi con le autorità (francesi: Tahiti è una colonia, ufficialmente definita «dipartimento d'oltremare»). Per cui io, quando inaugurai poco dopo la mia mostra, coprii le tele antinucleari con altri miei dipinti e solo dopo l'inaugurazione ufficiale strappai il primo foglio e lasciai vedere al pubblico (e alle autorità, che quella volta incassarono il colpo) quei dipinti che davvero mi interessava vedessero.
Ne nacque un «caso», ne parlò la stampa locale, si andò formando un primo raggruppamento di persone, perlopiù giovani, che hanno poi dato vita ad un «Comitato per la pace» che si sta impegnando a Tahiti contro il nucleare. Dopo poco, Jad abbandona quei luoghi per una specie di giro del mondo che iniziato allora, nella primavera del '79, è tuttora in corso: è appunto subito dopo il suo arrivo a Milano che ci incontriamo, nella redazione della rivista. Gli domando perché se ne sia andato da Tahiti.
Risponde che lì, ormai, non gli sarebbe più stato possibile portare avanti un'opera proficua e che di conseguenza, daccordo anche con molti amici/compagni, si pensò che sarebbe stato utilissimo che lui girasse un po' dappertutto, che raggiungesse più luoghi possibile, che contattasse il maggior numero di persone per richiamare l'attenzione sulla tragica realtà di quelle terre soggiogate alla peste nucleare.
E così infatti è stato. Jad, con i suoi quadri (diventati sempre di più perché altri se ne aggiungono tappa dopo tappa), è andato in Australia, in Nuova Zelanda, a Hong-Kong, in Giappone, in Canada, negli USA, in Inghilterra, in Germania, in Svizzera, ecc. ecc.. Ovunque si è fermato per settimane o per mesi, sempre prendendo contatto con i gruppi anarchici, libertari, ecologisti, antinucleari, cercando appoggi per poter esporre i suoi quadri e poi per organizzare manifestazioni anti-nucleari che servissero per sensibilizzare la gente. Ove più ove meno, i giornali hanno parlato di questo individuo che si impegna in questa battaglia contro gli esperimenti nucleari nella Polinesia francese. Anche la radio e la televisione, in numerose occasioni, ne hanno parlato.
In tre anni e mezzo di peregrinazione nel mondo, Jad ha vissuto intensamente molte esperienze. Ne parla volentieri, con comunicativa immediata. Ne esce uno spaccato vivace dei movimenti antinucleari, nei quali non mancano - e Jad lo sottolinea con forza - gruppi e organizzazioni che cercano di mettersi alla testa del movimento per strumentalizzarlo ed a volte per spegnerlo. Ma ci sono anche tanti episodi simpatici, come quello di Hiroshima dove Jad, grazie all'appoggio di un gruppo locale di giovani anti-nucleari, ha promosso una manifestazione, con sfilata di persone che tenevano sollevati, bene in vista, i suoi dipinti: e nei giorni successivi si sono recati da lui gli allievi di alcune scuole per portargli dei sacchetti pieni di monetine. Quelle monetine che loro stessi avevano raccolto tra di loro e nelle loro famiglie per aiutarlo nel suo giro di propaganda e di sensibilizzazione antinucleare.
I suoi dipinti, infatti, Jad non li vende: sono i suoi «strumenti di lavoro». Vende invece poster e foto dei suoi quadri e cerca così di integrare quella solidarietà concreta (ospitalità e soldi) che sola gli permette di tirare avanti. Quando la gente non mi sosterrà più, sarò costretto a concludere anzitempo il mio tour - spiega Jad. Ma finora questa solidarietà non gli è venuta meno. E il tour, se non ci saranno problemi, proseguirà fino al 1984, dopo aver esaurito una serie di visite a vari paesi europei, tra i quali, se gli daranno il visto d'entrata, anche l'URSS. Dall'84 conto di stabilirmi in Francia, per proseguire da lì, dal centro del potere, la lotta contro il nucleare a Tahiti.
Intanto, a Milano, dal 12 al 19 dicembre espone i suoi quadri nella casa occupata di via Correggio 18 (orario: dalle ore 18 alle 24; nei festivi inizio alle 14). Tutte le sere, alle nove e mezza, proiezione di audiovisivi.