Rivista Anarchica Online
Destinazione Siberia
di Wiebieralski
Le Note sull'anarchismo nell'U.R.S.S. (1921-1979) che pubblichiamo in queste pagine sono
state
pubblicate sul numero datato "primavera 1980" della rivista IZTOK (Oriente) - di cui parliamo
nella rassegna libertaria a pag.38. Ne è autore il compagno Wiebieralski, mentre la traduzione
dal francese è di Andrea Chersi. In un'avvertenza che precede l'articolo, l'autore sottolinea la
frammentarietà e in certi casi la forzata mancanza di precisione connessa con certe notizie e
precisa di esser pienamente conscio dell'incompletezza di questo rapido panorama storico.
Restano, in ogni caso, l'estremo interesse dell'argomento e soprattutto la testimonianza della
vitalità della gramigna anarchica, che nemmeno sessanta e più anni di dittatura bolscevica
hanno potuto estirpare del tutto.
L'annientamento definitivo degli anarchici russi viene comunemente fatto risalire al 1921. In
quell'anno il movimento machnovista è completamente schiacciato dall'esercito rosso e la
Comune di Kronstadt, ultimo sussulto dello spirito del 1917, viene annegata nel sangue da
Trotsky e compagnia. I libri che trattano dell'anarchismo in Russia si fermano spesso a questa
data. Ma l'attività dei rivoluzionari anarchici continuerà ancora a lungo, anche se molto
debolmente e benché con una lotta di retroguardia (che si svolgerà molto spesso nei campi di
concentramento e nelle prigioni). Dopo il 1921, qualunque propaganda anarchica è severamente
repressa, a parte qualche
eccezione tollerata dal regime per darsi un'immagine "liberale": la libreria e le edizioni "Golos
Truda" di Mosca e Pietrogrado, la "Croce Nera" e il museo Kropotkin. Ma c'è ancora qualche
tentativo di attività clandestina che verrà rapidamente scoperto dalla Ceka. Le ultime tracce dei
gruppi clandestini non superano il 1925. Alcuni hanno agito nel 1922 e nel 1923 a Pietrogrado e
a Mosca. Nel 1924 un gruppo anarchico assai attivo opera ancora a Pietrogrado tra gli operai, ma
deve cessare la propria attività quando viene scoperta la sua esistenza. Gruppi sono esistiti in
parecchie città ucraine e sono stati distribuiti volantini; c'è pure della propaganda clandestina
realizzata tra i contadini. Nel 1924 i "Gruppi di anarchici del sud della Russia" fanno arrivare
delle notizie ai loro compagni in esilio. È la loro unica attività conosciuta. Dal 1925, la
propaganda clandestina è effettuata da individui e non da gruppi. Questa tenue attività sembra
dare dei risultati. L'ondata di scioperi che scuote Mosca e Pietrogrado nell'agosto e settembre
1923 è dovuta in gran parte ai menscevichi, ma in parecchi casi agli anarchici (1). Le istituzioni
anarchiche ufficiali hanno ancora una qualche attività legale. Le edizioni "Golos
Truda" pubblicano le opere complete di Bakunin e un libro di A. Borovoi sull'anarchismo in
Russia. Il museo Kropotkin apre le porte nel 1921 a Mosca. Una organizzazione, la "Croce
Nera", che ha lo scopo di aiutare gli anarchici imprigionati, è tollerata anch'essa. Ma se queste
iniziative vengono mantenute, è perché il regime vi trova il proprio interesse. Esse non esistono
che a Leningrado e a Mosca, vetrine dell'URSS verso l'estero. In provincia non vi è alcuna
possibilità, la letteratura anarchica tollerata a Mosca vi è proibita. La Ceka e poi la GPU vi
trovano anch'esse il loro tornaconto, rintracciando più facilmente i simpatizzanti anarchici. Ci
son sempre degli informatori nella "Croce Nera" e tutti i visitatori del museo Kropotkin vengono
fotografati a loro insaputa. Ma queste istituzioni legali, a poco a poco, con il consolidamento del
potere di Stalin diverranno inutili. La "Croce Nera" viene disciolta nel 1925 ed i suoi principali
animatori vengono imprigionati. Le librerie di Mosca e Leningrado vengono chiuse nel 1929,
durante un'ondata di arresti che colpisce gli ambienti anarchici. Il museo Kropotkin chiude nel
1938, alla morte della sua vedova (2). Se l'attività legale ed i gruppi clandestini scompaiono, ci sono
sempre gli atti individuali. Quando
i comunisti sfruttano il caso Sacco e Vanzetti per la loro propaganda antiamericana, alcuni
anarchici russi denunciano questa manovra di un regime che difende due anarchici per poterne
internare meglio migliaia d'altri nei suoi campi di concentramento e nelle sue prigioni.
L'anarchico Warchavski viene incarcerato perché possiede degli opuscoli stampati
clandestinamente in occasione dell'esecuzione dei due martiri e che denunciano lo sfruttamento
del loro caso da parte del regime sovietico. Nicolas Belaief, anarchico deportato nel Turkestan si
ritrova in Siberia per aver protestato per il fatto che ad un campo d'aviazione militare della
regione era stato dato il loro nome. Ci furono poi numerose altre azioni individuali, come quella
di Ivan Kologriv, uno scaricatore anarchico condannato nel 1930 per agitazione antimilitarista
(3).
In prigione e nei lager
All'instaurazione del sistema repressivo attuato dai comunisti, la maggior parte degli anarchici
attivi s'è ritrovata in prigione, deportata o al confino. E là essi han continuato a lottare. Hanno
partecipato, con le correnti socialiste della rivoluzione, con i socialisti rivoluzionari ed i
socialdemocratici, alla lotta per conservare i vantaggi della condizione di prigionieri politici
ereditata dallo zarismo: niente lavoro forzato, corrispondenza libera, libera circolazione nel
campo ad ogni ora del giorno e della notte. A partire dal 1921, i prigionieri politici vennero internati nelle isole
Solovki, nel mar Bianco, in
un ex convento. Nel dicembre 1923, quando le isole furono tagliate fuori dal resto del mondo a
causa dell'inverno, vengono soppressi alcuni vantaggi: limitazione della corrispondenza e altre
piccole cose e soprattutto proibizione di uscire dagli alloggi dopo le sei di sera. Come protesta,
dei volontari socialisti rivoluzionari ed anarchici escono fin dal primo giorno dopo le sei. Ma
ancor prima dell'ora del coprifuoco, i soldati sparano sui prigionieri che si trovano fuori. Ci sono
5 morti e parecchi feriti. Dopo questo "incidente", il regime politico viene mantenuto. Alla fine
del 1924 nuove minacce gravano sulla condizione dei politici. Tutte le parti politiche si
riuniscono nuovamente per chiedere l'evacuazione delle isole prima dell'arresto della
navigazione, se no ci sarà uno sciopero collettivo della fame. Mosca respinge l'ultimatum e lo
sciopero inizia. Tutti gli uomini validi lo fanno. Dei medici presenti tra i detenuti controllano lo
stato di salute di ogni scioperante. Ma le autorità, indifferenti a questo sciopero, attendono. Dopo
15 giorni, sorgono dei dissensi tra i numerosi partecipanti e tra correnti politiche diverse. Un voto
segreto decide per la fine dello sciopero. Non è una vittoria, ma neppure una sconfitta: il regime
politico viene mantenuto. Nella primavera del 1925, le Solovki vengono evacuate. In realtà si tratta di
una manovra delle
autorità per spezzare la resistenza. Gli anziani (prigionieri eletti da ogni frazione ed incaricati di
parlamentare colle autorità) vengono internati in isolamento a Tobolsk, mentre il resto dei
prigionieri viene rinchiuso in isolamento a Verkhné-Ouralsk. Gli attacchi contro le loro "libertà"
si fanno più precisi: viene proibita la circolazione tra le celle, gli anziani vengono rieletti ma non
possono più entrare in contatto con le altre celle. La lotta continua, ma l'isolamento non la
favorisce. Verso il 1928, scoppia un altro sciopero della fame. Ma l'atmosfera non è più la stessa
della volta precedente e dopo un pestaggio degli scioperanti da parte dei guardiani, l'agitazione si
spegne. L'ultimo sciopero della fame collettivo dei prigionieri politici delle Solovki avverrà nel gennaio
1937 nel campo di Iaroslav. Gli ultimi superstiti presentano le loro rivendicazioni di sempre:
elezione degli anziani, libera circolazione tra le celle, ecc.. Dopo 15 giorni di sciopero, vengono
nutriti artificialmente. Ottengono qualche vantaggio che verrà loro ripreso dopo qualche mese. È
l'ultima manifestazione collettiva degli anarchici, dei socialisti rivoluzionari e degli altri socialisti
imprigionati dopo la rivoluzione. Le purghe staliniane decimeranno questi veterani (4). A quest'epoca è
molto forte la solidarietà tra gli anarchici, ma anche tra tutti i prigionieri politici
socialisti in generale. Questa lunga lotta portata avanti collettivamente per circa 15 anni ne è una
prova. Ma ci sono altri esempi di solidarietà: ad esempio a Tchimkent, proprio agli inizi degli
anni '30, i prigionieri socialisti rivoluzionari, socialdemocratici e anarchici alimentano una cassa
segreta di solidarietà per i loro compagni del nord. In effetti, se si trova facilmente lavoro a
Tchimkent anche se si è prigionieri, non è così al nord siberiano dove parecchi reclusi non
hanno
alcuna fonte di sussistenza (5).
Le purghe staliniane
Nel 1937-38, Stalin stermina tutti coloro che hanno partecipato alla Rivoluzione, bolscevichi o
altri. Migliaia di prigionieri vengono fucilati, milioni scompaiono nei campi in Siberia. Gli
anarchici sopravvissuti alla Rivoluzione vengono duramente colpiti da questa ondata di arresti.
Uomini conosciuti come Tartchouk e Arscinov vengono fucilati, altre migliaia di sconosciuti, che
erano stati anarchici prima o durante la Rivoluzione, vengono uccisi o deportati nei campi.
Queste purghe costituiscono lo sterminio della "vecchia guardia" anarchica (6). Ci è rimasto il ricordo
di alcuni anarchici perseguitati in quest'epoca. Ad esempio il sarto ebreo
Aïzenberg: anarchico individualista e discepolo di Kropotkin, viene arrestato a Karkov nel 1937.
Resiste alle botte e alle torture per fargli confessare di appartenere ad un'organizzazione e per
fargli denunciare i suoi membri. Risponde che lui è anarchico individualista e quindi non
riconosce alcuna organizzazione. Per 31 giorni e 31 notti subisce un interrogatorio interrotto
soltanto due volte al giorno per il pasto. Ha 55 anni e non cede. I suoi carnefici si arrenderanno
per primi: viene inviato in un ospedale psichiatrico di Mosca (7). Sempre nel 1937, l'anarchico
Dimitri Venediktov, confinato a Tobolsk, viene arrestato per "diffusione di notizie false a
proposito dei prestiti" (erano prestiti di Stato obbligatori) e "malcontento verso il potere
sovietico". Viene condannato a morte e giustiziato (8). Obiettivo delle purghe era tra l'altro
quello di liquidare tutti coloro che avevano avuto un rapporto da vicino o alla lontana con le
correnti politiche che avevano partecipato alla Rivoluzione. Stalin voleva fare sparire tutti quelli
che avevano creduto che la Rivoluzione potesse portare la libertà.
Dalle purghe alla destalinizzazione
Le purghe ottengono l'eliminazione fisica di parecchi anarchici usciti dalla Rivoluzione. Quelli
che non son stati fucilati sono nei campi e quei pochi che restano in libertà non osano più far
nulla. Ma l'anarchismo non è morto in URSS. Fin dal 1937, ci sono dei giovani che s'erano sentiti
anarchici dopo l'annientamento del movimento (9). Nei campi staliniani, unici posti in cui sia
percettibile una certa attività anarchica, vi sono dunque adesso, al fianco degli anarchici russi,
degli anarchici sovietici. Nel 1947, nei campi della Siberia settentrionale, ci sono parecchi soldati che, fatti
prigionieri dai
tedeschi e liberati dalla vittoria russa, sono stati deportati per ordine di Stalin. È in questo
ambiente che nasce il "Movimento Democratico della Russia del Nord". Sostenuto da marxisti
non-staliniani e dagli anarchici (uno dei loro slogan è "per i soviet, contro il partito"), questo
movimento organizza una rivolta. Scoppia nel campo di Jeleznodorojny e toccherà in modo
maggiore o minore i campi di Promyshleny, Severny, Gorgieki, Vorkhuta. Vittoriosa all'inizio,
questa rivolta verrà infine soffocata dall'esercito e quelli che vi hanno partecipato saranno
inesorabilmente colpiti (10). Anche gli anarchici partecipano alle rivolte che scuotono i campi nel 1953-54, dopo
la morte di
Stalin e l'esecuzione di Beria. Questi campi, dominati dal diritto comune, vengono a poco a poco
ripresi in mano dai politici a partire dal 1949. Alla morte di Stalin, allorché una frazione del
Cremlino con Kruscev gioca la carta della destalinizzazione per consolidare il proprio potere, la
situazione è favorevole all'esplosione delle rivolte nei campi. A Norilsk, un campo di
concentramento situato all'estremità settentrionale della Siberia, dei machnovisti, trent'anni dopo
l'annientamento del loro movimento, partecipano attivamente alla rivolta (11). Il ricordo di Machno infatti non
è morto nei campi, a quel tempo. Ma la propaganda sovietica che
l'assimila ad un bandito ha raggiunto il suo obiettivo. Per alcuni, Machno non fu che il capo di
una banda di banditi (12). Lo stesso Solgenitsin cita i machnovisti come una delle numerose
correnti della popolazione internata nei campi negli anni '47-'52 (13). La partecipazione degli anarchici alle
rivolte nei campi di concentramento negli anni 1953-54
rappresenta l'ultima comparsa conosciuta di anarchici che abbiano partecipato alla Rivoluzione.
Quel che sarebbe interessante sapere è se il termine di machnovisti riguarda solo gli ex
appartenenti all'esercito insurrezionale d'Ucraina, oppure se comprende pure altri anarchici non-machnovisti e/o nati
dopo la Rivoluzione, per le loro convinzioni comuni.
Dal XX Congresso al 1979
Dopo il "rapporto Krushev" si apre in URSS un breve periodo di relativa liberalizzazione,
periodo che vede lo scoppio d'un movimento di contestazione di cui la dissidenza attuale è figlia
diretta. Dopo più di 30 anni di dittatura assoluta e soffocante di Stalin, c'è una grande
circolazione d'idee. "Nel 1957, in pieno periodo di destalinizzazione, il nostro gruppo, come molti altri,
riteneva che
il potere, di fronte a questa sorta di Primavera di Praga, non avrebbe osato intervenire. A quel
tempo non c'era una messa in discussione del comunismo, quanto piuttosto un richiamo verso
una democratizzazione alla jugoslava. Noi eravamo gente di tendenza comunista-libertaria che
non metteva in causa che la cecità dello Stato totalitario ed esaltavamo una maggiore autonomia
dell'individuo nella nostra società. Alcuni tra noi mettevano in discussione lo Stato e si
richiamavano all'Anarchia. C'erano anche, in tutti questi gruppi, persone che si richiamavano
ad un nazionalismo rigido" (14). È un emigrato ebreo di origine operaia che parla. A quel tempo,
era studente a Leningrado e co-fondatore nel 1957 di un gruppo di discussione e di riflessione.
Così, malgrado la repressione staliniana, l'anarchismo non ha potuto essere soffocato e riapparirà
al di fuori dei campi. Ma Kruscev non può tollerare a lungo una situazione simile e nel momento in cui
il suo potere è
più stabile, la repressione si abbatte nuovamente su tutti quelli che non la pensano in modo
lineare. Un dissidente russo esiliato, internato tra il 1957 e il 1965 nei campi di concentramento,
vi ha trovato parecchi anarchici al momento della sua detenzione. Erano anarchici della nuova
generazione: "Avevano letto i libri di Kropotkin e forse di Bakunin (che è molto difficile trovare
nelle biblioteche in URSS), avevano anche familiarità con le idee di Proudhon e col pensiero
occidentale contemporaneo". Così, malgrado l'atmosfera ideologica stagnante del regime
sovietico, le idee riescono comunque a circolare. Egli cita anche l'esempio di un compagno, E.,
che dopo aver passato una decina d'anni nei campi, è stato liberato nel 1971. Egli è stato
nuovamente arrestato e condannato nel 1974 per "propaganda anti-sovietica", l'accusa
tradizionale. E. si dichiara sostenitore dei diritti dell'uomo in quanto dichiararsi anarchico
apertamente, in URSS è pericolosissimo (15). Questo dissidente ha incontrato degli anarchici anche al
di fuori dei campi. Nel 1967, il
compagno che aveva fondato il gruppo di Leningrado viene arrestato per aver aiutato Galanskof,
uno dei dissidenti più in vista dell'epoca, a spacciare banconote straniere. C'è anche il caso di uno
scaricatore anarchico arrestato per "propaganda anti-sovietica" tra i suoi colleghi di lavoro. E.
Kuznestov nel 1971 ha svolto uno studio sui detenuti nel campo di concentramento in cui si
trovava all'epoca. Egli dà una serie di cifre molto interessanti. Così, su 90 prigionieri c'erano 19
nazionalisti democratici, 7 democratici internazionalisti, 6 monarchici e un anarchico; gli altri
non avevano opinioni politiche (16). Infine, molto di recente, c'è stato il caso della "opposizione di
sinistra" di Leningrado. Era una
specie di organizzazione clandestina di sinistra che cercava di fondarsi, ed aveva una corrente
anarchica.
L'opposizione di sinistra
Nel 1978 compariva a Leningrado un gruppo di studenti: la "opposizione di sinistra". Era
costituita da studenti che nel 1976 erano stati coinvolti in un caso di distribuzione di volantini
contro il partito in occasione del congresso del PCUS. Al termine di questo caso uno studente,
Andrei Reznikov, viene condannato a due anni di campo di concentramento. Il suo amico
Alexandre Skobov fonda nel giugno 1978 una comunità a Leningrado che è un punto d'incontro
per la gioventù marginale e per i simpatizzanti del gruppo. Il gruppo pubblica anche una rivista
che avrà tre numeri durante l'estate del '78 e che a lato di testi di grandi classici divulga articoli
attuali teorici o sulla dissidenza. Uno degli obiettivi dell'"opposizione di sinistra" è quello di
riunire in convegno gruppi di sinistra di Leningrado, di Mosca, dei Paesi baltici, dell'Ucraina, del
Caucaso per confrontare le idee e, nel caso, organizzarsi. Il convegno previsto per settembre
viene rimandato a causa dell'atteggiamento di un gruppo "marxista-ortodosso". La repressione
che si abbatterà sul gruppo impedirà alla fine lo svolgimento di questo convegno. Alcuni delegati
vengono perseguitati ed il moscovita Bessov verrà internato per qualche tempo. In agosto, la
comunità viene perquisita e saccheggiata, i suoi frequentatori perseguiti. All'inizio di ottobre, il
KGB interroga Skobov, a partire dal 10 ci sono parecchie perquisizioni presso le persone che
frequentavano la comunità, anch'esse interrogate. Il 14 ottobre Skobov viene arrestato, il 31 è la
volta di Tsourkov, un altro membro attivo del gruppo e veterano del 1976. Per protesta contro
questi arresti, più di 200 studenti manifestano sulla piazza N.S. di Kazan di Leningrado il 5
dicembre. Reznikov viene aggredito per strada da "ignoti" e viene arrestato per qualche giorno
varie volte. Il 6 aprile '79, Arkady Tsourkov viene condannato a 5 anni di lavoro e a 2 anni
d'esilio interno. Il 16 aprile, Skobov viene condannato all'internamento psichiatrico con durata
indeterminata. Alexis Khavine, che s'è rifiutato di deporre contro il suo amico Skobov, è
accusato di traffico di droga e condannato a 6 anni di campo in agosto. Questa repressione
sistematica ha annientato la "opposizione di sinistra" e la comunità di Skobov (17). Scopo del gruppo
era di confrontare in un dibattito le idee di sinistra e di creare, nel caso,
un'organizzazione. La sua rivista, "Perspektivy", pubblicava autori d'ispirazione molto diversa:
Kropotkin, Bakunin, Trotsky, Marcuse, Cohn-Bendit per fornire delle basi, testi a favore e contro
la ribellione di Kronstadt, testi ripresi da altri samizdat, e il n.3 è composto da articoli
programmatici che dovevano fungere da base alle discussioni del convegno. La rivista contiene
anche un resoconto della manifestazione del 4 luglio 1978 a Leningrado che ha raccolto
spontaneamente 15.000 giovani. Ha avuto grande influenza nell'ambiente studentesco di
Leningrado ed è stata diffusa in altre regioni dell'URSS. Le idee espresse nel n.3 possono esser
qualificate come di "ultra-sinistra". Occorre lottare contro il modello di Stato sovietico e non
contro lo Stato in generale. La classe operaia è in via d'integrazione e l'unica classe rivoluzionaria
è quella degli intellettuali e degli studenti. Si dimostra che l'agricoltura privata è superiore
all'agricoltura collettivizzata. Per alcuni, una parte della burocrazia sta giocando la carta della
democratizzazione per conservarsi ed il compito più importante è di rafforzare l'opposizione. Per
altri, non ci sarà alcuna democratizzazione e si dovrà utilizzare la violenza e l'illegalità:
fabbricazione di moneta falsa, eventualmente cattura di ostaggi, lotta armata ispirandosi alla
Germania Federale, particolarmente al gruppo Baader-Meinhof". Infine, vengono date come
programma parecchie proposte concrete: dalla "libertà e autonomia di associazioni e
organizzazioni" a "per le questioni nazionali, il diritto all'autodeterminazione dovrà essere
applicato" passando per la "liquidazione dell'esercito di coscrizione e la sua sostituzione con un
esercito volontario". Tutte le altre proposte sono dello stesso genere e possono essere definite
come "riformiste" (18). Ma al lato di questa corrente rappresentata da questi testi, c'era un'influenza anarchica
non
trascurabile. La pubblicazione sulla rivista di Kropotkin e di Bakunin ne è una prova. Nella
biblioteca della comunità, che era quella di Skobov, la stampa dissidente, Trotsky, Marx giovane
e Kropotkin stanno vicini l'uno all'altro. Skobov stesso, considerato come uno dei teorici del
gruppo, "si definiva anarco-socialista, seguace del giovane Marx. Il suo programma includeva il
pluralismo in economia; una democrazia completa in politica e ideologia; il pacifismo" (19).
Apparteneva, con Tsourkov, alla tendenza non-violenta del gruppo che voleva mantenere sempre
aperto: "l'altra ala del movimento a cui appartengono Arkady Tsourkov e Alexandre Skobov (che
sono quelli che io ho meglio conosciuto personalmente) pare attenersi ai metodi non-violenti
quale che sia la politica adottata dal governo. La sua preoccupazione è di mantenere il carattere
aperto del movimento e di evitare la sua cristallizzazione prematura e il suo naturale
complemento, il settarismo" (20). Skobov non è il solo ad esser influenzato dalle idee anarchiche.
Così, ad esempio, Alexis Khavine, suo amico, era stato condannato nel 1977 per aver diffuso
delle opere di Kropotkin quand'era ancora al liceo (21).
L'anarchismo e gli altri
Non c'è bisogno di lunghi discorsi per descrivere la posizione del potere sovietico nei riguardi
degli anarchici: questi sono degli irresponsabili e dei banditi. Ma è invece interessante
l'immagine dell'anarchismo che hanno i dissidenti. In generale, e per motivi evidenti,
l'anarchismo è poco conosciuto, soprattutto nella sua storia. Ecco quel che rispondeva Pluitch nel
1976 ad una conferenza stampa: alla domanda "il massacro anti-operaio di Kronstadt è rimasto
nella memoria?" Pluitch risponde "non rimane più nulla nella memoria dei lavoratori, la storia
è
completamente falsificata". Così per Machno: "quelli che me ne hanno parlato me ne han detto
male, ma qui mi rendo conto che è stato calunniato dalla stampa russa. Non solo egli non faceva
dei pogrom, ma fucilava quelli che li facevano". Quanto agli anarchici spagnoli internati nel 1939
nel campo di concentramento di Karaganda, non conosceva i particolari, ma era al corrente della
cosa (22). Riguardo alle idee, se alcuni dissidenti le conoscono correttamente, a prima vista, altri,
intenzionalmente o no, le deformano. Ad esempio nell'opera collettiva "Des voix sous les
décombres", due articoli citano uno Bakunin e l'altro Kropotkin. Per Igor Chafarevitch, l'unico
obiettivo di Bakunin era di distruggere, non aveva idee positive. Invece Melik Agoursky cita
senza deformarle le concezioni di Kropotkin sull'associazione lavoro intellettuale-lavoro manuale
nelle comunità della società futura (23). D'altronde si deve osservare che persino tra coloro che
sono influenzati dall'anarchismo in Unione Sovietica, il pensiero di Kropotkin è molto più
familiare di quello di Bakunin. Forse questo è dovuto in parte al fatto che Kropotkin,
contrariamente a Bakunin, è anche noto come scienziato in URSS. Così nel 1976 il 'Bulletin de la
société de Moscou sur la nature éxpérimentale' ha pubblicato numerosi articoli su
Kropotkin e la
sua attività scientifica in cui non ci sono attacchi gratuiti contro l'anarchismo (24). Infine,
l'immagine tradizionale dell'anarchico non è molto diversa da quella diffusa in Francia. Come
dice Vadim Netchaiev, Skobov "è abituato ad essere arrestato e frugato in tasca dai poliziotti in
cerca di bombe di anarchici" perché ha la barba e un cappotto militare (25). Così, malgrado
più di 60 anni di dittatura, il regime sovietico non è riuscito a soffocare del tutto
l'anarchismo. Quelli che si rifanno al pensiero libertario oggi hanno pochi punti in comune con
gli anarchici del 1917. La situazione economica e politica è profondamente cambiata ed il loro
numero e la loro influenza sono infinitamente minori. Ma esiste una continuità tra queste
generazioni malgrado la repressione violenta dal 1918, malgrado lo stalinismo e le sue purghe,
malgrado la difficile circolazione delle idee. Il pensiero anarchico non è ancora morto in URSS.
(1) "La situation actuelle en Russie", le Groupe d'Anarchistes du sud de la Russie,'Revue
Anarchiste', 1924. "Le mouvement anarchiste russe", J.W., 'Revue Anarchiste', 1925.
(2) "La situation actuelle en Russie"..."Les anarchistes russes", Paul Avrich (ed. it. "L'altra
anima della rivoluzione", ed. Antistato '78).
(3) 'Le Libertaire', numero speciale sugli anarchici imprigionati in Russia, febbraio 1931.
(4) 'L'archipel du Goulag', Alexandre Soljenitsine, Tomo I. 'Le Libertaire', num. spec.
(5) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.
(6) 'Les anarchistes russes", Paul Avrich.
(7) 'L'accusé', A. Weissberg.
(8) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.
(9) L'archipel du Goulag', Tomo I.
(10) Dissenso Est-Ovest, gennaio 1979.
(11) 'L'increvable anarchisme', L.M. Vega.
(12) 'LeBlantoi', M. Diomine.
(13) 'L'archipel du Goulag', Tomo III.
(14) "Marginalité et débordements quotidiens en URSS", 'Matin d'un Blues', num. 2 (fine
'78,
inizi 1979).
(15) "Les anarchistes en URSS", lettera di un emigrato al CIRA, 'Front Libertaire' num. 102,
gennaio 1979.
(16) "Marginalité et débordements quotidiens en URSS"... 'Journal d'un condamné
à mort', E.
Kouznetsov.
(17) "Les tracts subversifs et la communauté d'Alexandre Skobov", "Leningrad: la 'Grande
Maison' entreprend de détruire les communautés" et "La plateforme d'opposition de gauche" de
Vadim Netchaev, 'Libération' del 4, 5 e 10 aprile 1979.
(18) "The Leftist Opposition" di Vadim Netchaev, Labour Focus on Eastern Europe, 1979, n.3. I
due articoli di Netchaev sono assai simili sullo svolgimento degli avvenimenti ma si completano
a livello di informazioni sul programma del movimento.
(19) "Les tracts subversifs..."
(20) "La plateforme de l'opposition de gauche...".
(21) Labour Focus on Eastern Europe, 1979, n.5.
(22) "L'URSS de 1976 vue par Pliouchtch", 'Le Monde Libertaire', luglio-agosto '76.
(23) "Passé et avenir du socialisme", I Chafarevitch e "Les systèmes
sociaux-économiques
actuels", M. Agoursky, "Des voix sous les décombres", collettivo.
(24) "Sur le centenaire de la publication d'études sur la période glacière, de Pierre
Kropotkine",
M. Zemliek, 'Anarchives', n. 1, dic. '79.
(25) "Les tracts subversifs...".
Nei lager di Stalin
Verso la fine del '41 un amico mi comunicò che un italiano ricoverato nell'ospedale del campo
in
gravissime condizioni aveva chiesto di vedermi. Si trattava dell'anarchico milanese Francesco
Ghezzi. Era irriconoscibile, ridotto quasi ad uno scheletro. Con voce debolissima, che quasi non
riuscivo a cogliere, mi mormorò alcune frasi. Era stato torturato, ma non aveva firmato nessuna
confessione. Sentiva di essere in fin di vita e voleva darmi il suo ultimo saluto, inviare per mio
tramite un estremo messaggio di fede ai compagni anarchici rimasti in Italia. L'indomani gli feci
avere un pezzo di sapone. Ritornai all'ospedale qualche giorno dopo, ma mi
dissero che Ghezzi era già morto. Ricopiai dal registro dell'ospedale i dati della sua morte,
scrivendoli su un pezzo di carta che ho poi conservato per diversi anni. Le ossa del povero
Ghezzi riposano ora sotto la tundra gelata di Vorkuta. Con queste frasi termina il capitolo "Nel lager di
rigore" del volume Il redivivo tiburtino. 24 anni
di deportazione in U.R.S.S. (Edizioni La Pietra, Milano 1977, pag. 166, lire 3.000). Né è
autore
Dante Corneli, comunista. Nato a Tivoli nel 1900, alla fondazione del Partito Comunista d'Italia
è subito segretario della locale sezione, quindi segretario della Camera del Lavoro. Nel '22 viene
aggredito dai fascisti, ne nasce uno scontro, uno degli aggressori rimane ucciso. Corneli fugge da
Tivoli e trova rifugio a Mosca, dove prosegue la sua attività politica iscrivendosi tra l'altro al
Partito Comunista Bolscevico. Lavora in fabbrica, è delegato sindacale poi addirittura deputato
del Soviet di Rostov. Ma ciò non basta per preservarlo dalla furia stalinista. Quando scoppiano le
prime purghe, nel '35, la generica simpatia dichiarata dieci anni prima per i trotzkysti diventa
pretesto più che sufficiente per il suo arresto. Tra prigione, lager, Siberia, ecc. resta dentro 24
anni. Esce nel '60, riabilitato. Poi dal '70 si trasferisce a Tivoli, dove pubblica a dispense, a sue
spese, queste memorie autobiografiche che poi escono in volume. La sua testimonianza è dunque
particolarmente interessante, proprio per l'ideologia comunista di
Corneli, che lo pone al riparo dalle calunnie che sempre hanno colpito gli anarchici quando
sostengono le stesse cose. Nel volumetto vengono descritti "dal di dentro" i meccanismi tecnici e
psicologici del terrore di massa staliniano, il suo culto della delazione, il suo totalitarismo
allucinante. Ancor più che la descrizione del regime di vita nei lager staliniani, ciò che colpisce
è
lo squarcio di luce gettato sulla società sovietica degli anni '20 e '30. Ma allora, quando erano gli
anarchici a denunciare questi orrori connessi con la natura totalitaria e liberticida del potere
bolscevico, venivano denunciati dai comunisti come "provocatori" al servizio della borghesia. E
quando, in Francia, negli anni '30, un vasto movimento d'opinione, promosso dagli anarchici,
chiese ai comunisti di dar conto della situazione di Francesco Ghezzi, di cui non si avevano
notizie da anni, i capi della 3a Internazionale risposero che non c'era nulla da chiarire, che c'era da
star tranquilli perché era nelle mani della "legalità socialista". E Palmiro Togliatti metteva in
guardia i suoi compagni di partito da pericolosi cedimenti alle tesi "borghesi" degli anarchici, che
pretendevano le prove dell'esistenza e dell'eventuale colpevolezza di Ghezzi. Anche solo mettere
in dubbio la versione data da Mosca, scrisse allora Togliatti, significa farsi strumento dei nemici
della rivoluzione e del proletariato. Questo volume di Corneli, asciutto ed essenziale, conferma
ancora una volta dov'erano i veri rivoluzionari nella Russia bolscevica: nell'arcipelago Gulag,
non certo al Cremlino. Allora come oggi.
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