Rivista Anarchica Online
Dunque i pinguini volano
di Laura A.
L'uomo sarebbe un animale "naturalmente" gerarchico, secondo il premio Nobel Konrad Lorenz. Questa
tesi
viene "dimostrata" con un procedimento contrario alle norme della logica e del buon senso. Non solo
l'uomo non
è "naturalmente" un animale gerarchico, ma è vero proprio il contrario. E' proprio dallo
studio dell'etologia (di
cui il Lorenz è uno dei più quotati scienziati "ufficiali") che ci giungono ulteriori
conferme all'assurdità del
binomio autorità-felicità.
Vedere nell'esistenza di un naturale rapporto gerarchico fra due
uomini una frustrazione che diventa
impedimento alla formazione di sentimenti affettivi, è una delle maggiori colpe della dottrina
pseudo-democratica. Dove manca questa gerarchia non può esservi neppure la più
naturale forma di amore, quello
che normalmente unisce tra di loro i membri di una famiglia, a causa di questo principio educativo della
"non-frustrazione" migliaia di bambini sono infatti diventati dei nevrotici infelici. (Konrad Lorenz,
"Gli otto
peccati capitali della nostra civiltà"). E' fuori di dubbio che la scienza possa aiutare
decisamente a verificare delle analisi ed anche a modificarle in
meglio, fornendone dati e fatti, a condizione però che questi ultimi vengano poi interpretati con
un minimo di
logica. Spesso però la scienza non è servita ad altro che a giustificare teorie aberranti,
talvolta perfino criminali.
E' questo il caso del brano riportato sopra, tratto da uno dei più famosi e venduti libri dello
studioso di etologia
austriaco Konrad Lorenz, al quale recentemente è stato consegnato il premio Nobel per la
medicina. Secondo Lorenz l'uomo sarebbe un animale "naturalmente" gerarchico, per cui il fatto di
privarlo della struttura
gerarchica (teorizzandone l'abolizione, come fanno gli anarchici) lo getterebbe automaticamente nella
più nera
infelicità, in uno stato nevrotico senza soluzione. Val la pena un attimo di seguire il
"ragionamento" che Lorenz
ha sviluppato per giungere a formulare la sua aberrante conclusione. Gli studi che finora sono stati
compiuti sugli animali sociali hanno rivelato che tutte le specie, che possiedono
una vita sociale ben organizzata, hanno sviluppato una struttura gerarchica nei loro rapporto
inter-individuali:
ciò si è dimostrato vero sia per gli uccelli sia per i mammiferi, compresi i primati. Questi
sono certamente dati
inconfutabili così come è fuori di dubbio che anche l'uomo sia a tutti gli effetti un
animale sociale. Ciò che invece rifiutiamo nel "ragionamento" del Lorenz è il
passaggio sillogistico secondo cui l'uomo, essendo
un animale sociale, è di conseguenza un animale gerarchico. Abbiamo proprio
definito sillogistico, e non logico,
il passaggio di Lorenz perché, dietro ad un apparente rigore razionale, nasconde la
superficialità tipica di un simile
modo di "ragionare" che, con apparente eleganza, trascura di approfondire cause, funzioni ed evoluzioni
di fatti
e strutture. Secondo il Lorenz a rigore della sua "logica", i pinguini volano: infatti i pinguini sono uccelli,
gli
uccelli volano, di conseguenza i pinguini volano. Superficialità e pregiudizio non
possono che condurre a simili
aberrazioni logiche, che applicate nella pratica hanno portato all'Inquisizione, alle camere a gas naziste,
ai lager
in Siberia, ai ghetti, ecc.. Infatti, quando si studia un comportamento, così come si fa nello
studio di un organo, dopo averlo descritto ci
si deve chiedere a che cosa serva. Questa domanda è fondamentale: niente di più
anti-scientifico che il tentare di
sottrarvisi. Così, una volta accertato che la gerarchia è presente in tutte le specie di
animali sociali, bisogna cercare
di comprendere a quali precise funzioni assolva. In genere, l'animale dominante (sempre di sesso
maschile, con buona pace delle femministe!) è il più forte e
deciso: sono queste le due caratteristiche fondamentali che, unite all'aggressività, stabiliscono il
grado sociale.
Ai maschi di rango più alto spetta il compito di affrontare i predatori che attaccano il gruppo
invogliando con
l'esempio, gli altri maschi a fare altrettanto. Al contrario di quanto avviene nelle moderne gerarchie
umane, i
generali si trovano insomma in prima fila e non nelle retrovie. Questa funzione è soprattutto
evidente negli scimpanzé, come risulta dalle osservazioni effettuate dalla studiosa
Miss Goodal. Quando non vi è pericolo per il gruppo non è possibile riconoscere la
presenza di una struttura
gerarchica, che nondimeno si manifesta non appena viene avvistato un predatore o il gruppo esce allo
scoperto. Bisogna notare un altro aspetto assai importante. I maschi di rango più alto
fecondano un numero assai maggiore
di femmine. Ciò non è da interpretare come una sorta di privilegio sessuale del tipo
harem. Semplicemente è
vantaggioso che i piccoli siano robusti e forti ed è per questo che sono quasi tutti figli di individui
che presentano
queste caratteristiche. Del resto è stato parallelamente appurato che tutti i maschi del gruppo si
accoppiano
liberamente, compresi i giovani. Si delineano dunque due funzioni principali: assicurare che ci sia una
adeguata
organizzazione per affrontare una vita spesso dura e pericolosa e per proteggere efficacemente i giovani,
contemporaneamente assicurare che questi presentino le migliori caratteristiche di robustezza fisica. Nei
gradini
della scala sociale animale dunque non si annida nessun privilegio, che invece è caratteristico di
tutte le strutture
a carattere gerarchico umane, dall'esercito alla chiesa, ed in genere nella divisione in classi sociali. Il
dominante
non è il più forte che protegge la collettività, ma piuttosto il ricco o nel migliore
dei casi l'istruito, colui insomma
che gestisce il potere. Così i ranghi non assolvono funzioni sociali, ma al contrario diventano
strumenti di
sopraffazione. Quanto poi al ruolo riproduttivo sarebbe veramente sconvolgente scoprire che esso
permanga nelle
nostre gerarchie. Innegabilmente l'uomo, nei primi tempi della sua evoluzione era un animale
organizzato in maniera gerarchica;
ma le funzioni utili che avevano favorito lo sviluppo di questo comportamento, sono venute a mancare,
e sono
state sostituite dal privilegio, causa di sopraffazione e sfruttamento. Per poterla dire con le parole di uno
studioso
(Pfeiffer) "La gerarchia è adatta all'uomo moderno quanto lo sono le caverne". Lorenz con
astuzia tipica non
sviluppa questo discorso generale, ma sposta l'attenzione sui problemi pedagogici. Innanzitutto
è bene dire che parlare di gerarchia fra genitori e figli è un errore abbastanza grossolano.
I nuovi nati
fra gli animali sono in un certo senso al di fuori della gerarchia: del resto è in funzione loro che
vive il gruppo.
Nulla scatena la ferocia di un intero branco di babbuini più dell'urlo di un piccolo spaventato.
Ed anche quando
inizia il periodo del gioco, spesso fatto di lotte cui partecipano i grossi maschi, gli adulti compiono dei
movimenti
appropriati per far capire ai giovani che si scherza e non si minaccia sul serio. Credo che proprio
dall'osservazione
delle società animali si possano trarre delle sane lezioni di pedagogia. Non accade mai fra di loro
ciò che così
spesso accade nelle nostre case: che cioè per esempio, il marito torni a casa furibondo
perché il capufficio l'ha
tartassato e litighi con la moglie la quale, a sua volta, molla una sberla al figlio. I giovani entrano a
far parte della gerarchia in modo completo solo con la maturità sessuale e si trovano sui gradini
sociali più bassi. Ma sono dei sottomessi solo nel senso che devono farsi strada. E allora
ritorniamo sul discorso
fatto in precedenza sui vantaggi che questo tipo di organizzazione offre in natura. Tuttavia nella
società umana avviene un fatto atipico. Il giovane entra nella vita sociale molto più tardi
del periodo
della maturità sessuale, dato che la necessità di acquisire un vasto patrimonio culturale
(nel senso più steso del
termine) lo costringe ad un prolungato periodo di dipendenza che dà origine ad una serie di
situazioni emotive
spesso sfocianti in comportamento patologici. I bimbi di oggi vivono di fatto in una
situazione innaturale. Ma
certamente non a causa di quest teoria della "non-frustrazione" di cui parla il Lorenz. Semmai ciò
accade per la
mancanza di rapporti con adulti diversi dai genitori, e con altri bimbi, situazione spesso aggravata dalla
scarsità
di contatti col padre. In sostanza essi conoscono solo un rapporto, quello con la madre, che spesso
risente della frustrante condizione
femminile (in questa società). Infatti, quasi sempre si sottovaluta, a torto, la necessità
del fanciullo di stabilire contatti con persone estranee alla
famiglia, sopravvalutando il rapporto genitori-figli che è senza dubbio importante, ma che non
deve essere
esclusivo. Del resto le prime comunità in cui il giovane è immesso, anche quelle per
le età più precoci, come gli asili sono
organizzate in maniera autoritaria, così che assai presto il giovane deve fare i conti con una
società che gerarchica
è in tutte le sue forme. Ma attribuire le sempre più numerose forme di nevrosi ad un tipo
di educazione libera da
autoritarismo è assurdo e mistificante. Come scrive Pfeiffer "inculcando nei fanciulli
il concetto di dominio come scopo della vita, li educhiamo alla
frustrazione ed al fallimento".
Laura A.
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