Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 4 nr. 33
novembre 1974


Rivista Anarchica Online

Dunque i pinguini volano
di Laura A.

L'uomo sarebbe un animale "naturalmente" gerarchico, secondo il premio Nobel Konrad Lorenz. Questa tesi viene "dimostrata" con un procedimento contrario alle norme della logica e del buon senso. Non solo l'uomo non è "naturalmente" un animale gerarchico, ma è vero proprio il contrario. E' proprio dallo studio dell'etologia (di cui il Lorenz è uno dei più quotati scienziati "ufficiali") che ci giungono ulteriori conferme all'assurdità del binomio autorità-felicità.

Vedere nell'esistenza di un naturale rapporto gerarchico fra due uomini una frustrazione che diventa impedimento alla formazione di sentimenti affettivi, è una delle maggiori colpe della dottrina pseudo-democratica. Dove manca questa gerarchia non può esservi neppure la più naturale forma di amore, quello che normalmente unisce tra di loro i membri di una famiglia, a causa di questo principio educativo della "non-frustrazione" migliaia di bambini sono infatti diventati dei nevrotici infelici. (Konrad Lorenz, "Gli otto peccati capitali della nostra civiltà").
E' fuori di dubbio che la scienza possa aiutare decisamente a verificare delle analisi ed anche a modificarle in meglio, fornendone dati e fatti, a condizione però che questi ultimi vengano poi interpretati con un minimo di logica. Spesso però la scienza non è servita ad altro che a giustificare teorie aberranti, talvolta perfino criminali. E' questo il caso del brano riportato sopra, tratto da uno dei più famosi e venduti libri dello studioso di etologia austriaco Konrad Lorenz, al quale recentemente è stato consegnato il premio Nobel per la medicina.
Secondo Lorenz l'uomo sarebbe un animale "naturalmente" gerarchico, per cui il fatto di privarlo della struttura gerarchica (teorizzandone l'abolizione, come fanno gli anarchici) lo getterebbe automaticamente nella più nera infelicità, in uno stato nevrotico senza soluzione. Val la pena un attimo di seguire il "ragionamento" che Lorenz ha sviluppato per giungere a formulare la sua aberrante conclusione.
Gli studi che finora sono stati compiuti sugli animali sociali hanno rivelato che tutte le specie, che possiedono una vita sociale ben organizzata, hanno sviluppato una struttura gerarchica nei loro rapporto inter-individuali: ciò si è dimostrato vero sia per gli uccelli sia per i mammiferi, compresi i primati. Questi sono certamente dati inconfutabili così come è fuori di dubbio che anche l'uomo sia a tutti gli effetti un animale sociale.
Ciò che invece rifiutiamo nel "ragionamento" del Lorenz è il passaggio sillogistico secondo cui l'uomo, essendo un animale sociale, è di conseguenza un animale gerarchico. Abbiamo proprio definito sillogistico, e non logico, il passaggio di Lorenz perché, dietro ad un apparente rigore razionale, nasconde la superficialità tipica di un simile modo di "ragionare" che, con apparente eleganza, trascura di approfondire cause, funzioni ed evoluzioni di fatti e strutture. Secondo il Lorenz a rigore della sua "logica", i pinguini volano: infatti i pinguini sono uccelli, gli uccelli volano, di conseguenza i pinguini volano. Superficialità e pregiudizio non possono che condurre a simili aberrazioni logiche, che applicate nella pratica hanno portato all'Inquisizione, alle camere a gas naziste, ai lager in Siberia, ai ghetti, ecc..
Infatti, quando si studia un comportamento, così come si fa nello studio di un organo, dopo averlo descritto ci si deve chiedere a che cosa serva. Questa domanda è fondamentale: niente di più anti-scientifico che il tentare di sottrarvisi. Così, una volta accertato che la gerarchia è presente in tutte le specie di animali sociali, bisogna cercare di comprendere a quali precise funzioni assolva.
In genere, l'animale dominante (sempre di sesso maschile, con buona pace delle femministe!) è il più forte e deciso: sono queste le due caratteristiche fondamentali che, unite all'aggressività, stabiliscono il grado sociale. Ai maschi di rango più alto spetta il compito di affrontare i predatori che attaccano il gruppo invogliando con l'esempio, gli altri maschi a fare altrettanto. Al contrario di quanto avviene nelle moderne gerarchie umane, i generali si trovano insomma in prima fila e non nelle retrovie.
Questa funzione è soprattutto evidente negli scimpanzé, come risulta dalle osservazioni effettuate dalla studiosa Miss Goodal. Quando non vi è pericolo per il gruppo non è possibile riconoscere la presenza di una struttura gerarchica, che nondimeno si manifesta non appena viene avvistato un predatore o il gruppo esce allo scoperto.
Bisogna notare un altro aspetto assai importante. I maschi di rango più alto fecondano un numero assai maggiore di femmine. Ciò non è da interpretare come una sorta di privilegio sessuale del tipo harem. Semplicemente è vantaggioso che i piccoli siano robusti e forti ed è per questo che sono quasi tutti figli di individui che presentano queste caratteristiche. Del resto è stato parallelamente appurato che tutti i maschi del gruppo si accoppiano liberamente, compresi i giovani. Si delineano dunque due funzioni principali: assicurare che ci sia una adeguata organizzazione per affrontare una vita spesso dura e pericolosa e per proteggere efficacemente i giovani, contemporaneamente assicurare che questi presentino le migliori caratteristiche di robustezza fisica. Nei gradini della scala sociale animale dunque non si annida nessun privilegio, che invece è caratteristico di tutte le strutture a carattere gerarchico umane, dall'esercito alla chiesa, ed in genere nella divisione in classi sociali. Il dominante non è il più forte che protegge la collettività, ma piuttosto il ricco o nel migliore dei casi l'istruito, colui insomma che gestisce il potere. Così i ranghi non assolvono funzioni sociali, ma al contrario diventano strumenti di sopraffazione. Quanto poi al ruolo riproduttivo sarebbe veramente sconvolgente scoprire che esso permanga nelle nostre gerarchie.
Innegabilmente l'uomo, nei primi tempi della sua evoluzione era un animale organizzato in maniera gerarchica; ma le funzioni utili che avevano favorito lo sviluppo di questo comportamento, sono venute a mancare, e sono state sostituite dal privilegio, causa di sopraffazione e sfruttamento. Per poterla dire con le parole di uno studioso (Pfeiffer) "La gerarchia è adatta all'uomo moderno quanto lo sono le caverne". Lorenz con astuzia tipica non sviluppa questo discorso generale, ma sposta l'attenzione sui problemi pedagogici.
Innanzitutto è bene dire che parlare di gerarchia fra genitori e figli è un errore abbastanza grossolano. I nuovi nati fra gli animali sono in un certo senso al di fuori della gerarchia: del resto è in funzione loro che vive il gruppo. Nulla scatena la ferocia di un intero branco di babbuini più dell'urlo di un piccolo spaventato. Ed anche quando inizia il periodo del gioco, spesso fatto di lotte cui partecipano i grossi maschi, gli adulti compiono dei movimenti appropriati per far capire ai giovani che si scherza e non si minaccia sul serio. Credo che proprio dall'osservazione delle società animali si possano trarre delle sane lezioni di pedagogia. Non accade mai fra di loro ciò che così spesso accade nelle nostre case: che cioè per esempio, il marito torni a casa furibondo perché il capufficio l'ha tartassato e litighi con la moglie la quale, a sua volta, molla una sberla al figlio.
I giovani entrano a far parte della gerarchia in modo completo solo con la maturità sessuale e si trovano sui gradini sociali più bassi. Ma sono dei sottomessi solo nel senso che devono farsi strada. E allora ritorniamo sul discorso fatto in precedenza sui vantaggi che questo tipo di organizzazione offre in natura.
Tuttavia nella società umana avviene un fatto atipico. Il giovane entra nella vita sociale molto più tardi del periodo della maturità sessuale, dato che la necessità di acquisire un vasto patrimonio culturale (nel senso più steso del termine) lo costringe ad un prolungato periodo di dipendenza che dà origine ad una serie di situazioni emotive spesso sfocianti in comportamento patologici. I bimbi di oggi vivono di fatto in una situazione innaturale. Ma certamente non a causa di quest teoria della "non-frustrazione" di cui parla il Lorenz. Semmai ciò accade per la mancanza di rapporti con adulti diversi dai genitori, e con altri bimbi, situazione spesso aggravata dalla scarsità di contatti col padre.
In sostanza essi conoscono solo un rapporto, quello con la madre, che spesso risente della frustrante condizione femminile (in questa società).
Infatti, quasi sempre si sottovaluta, a torto, la necessità del fanciullo di stabilire contatti con persone estranee alla famiglia, sopravvalutando il rapporto genitori-figli che è senza dubbio importante, ma che non deve essere esclusivo.
Del resto le prime comunità in cui il giovane è immesso, anche quelle per le età più precoci, come gli asili sono organizzate in maniera autoritaria, così che assai presto il giovane deve fare i conti con una società che gerarchica è in tutte le sue forme. Ma attribuire le sempre più numerose forme di nevrosi ad un tipo di educazione libera da autoritarismo è assurdo e mistificante.
Come scrive Pfeiffer "inculcando nei fanciulli il concetto di dominio come scopo della vita, li educhiamo alla frustrazione ed al fallimento".

Laura A.