Rivista Anarchica Online
Liberarete
a cura di Marco Cagnotti(cagnotti@venus.it)
Perchè non pagano
Chiudevamo l'articolo del mese scorso con la promessa di tornare sulle ragioni dell'insuccesso economico
delle
aziende che si sono lanciate nella Rete con l'intento di sfruttare le peculiarità del nuovo mezzo di
comunicazione
per fare soldi
e non ci sono riuscite. Hanno provato a vendere di tutto, dalle ultime notizie (scelte su misura in
funzione degli interessi dell'utente) agli aggiornamenti del software, dai prodotti di marca alle immagini e ai file
sonori. Non c'è stato niente da fare: il visitatore del sito Web che si trova di fronte un modulo da
compilare con
la richiesta del numero della carta di credito alza i tacchi e se ne va (e non per paura di intercettazioni, come molti
credono). Le ragioni sono molteplici, e le considerazioni che seguono non hanno la pretesa di essere
esaustive. Per cominciare, una difficoltà sta nei limiti numerici del pubblico. É ben vero che
si parla di decine di milioni di
utenti, ma si tratta pur sempre di una piccola parte della popolazione del pianeta, per di più distribuita
anche in
regioni nelle quali l'abitudine ad acquistare per corrispondenza non è molto diffusa, e in ampi contesti
sociali in
cui la Rete viene usata come semplice strumento di lavoro e non come mezzo di svago, come in ambito
accademico. In secondo luogo lo sviluppo tecnologico è troppo veloce per un'utenza che non riesce
a stare dietro alle ultime
novità. Il linguaggio HTML, nato dal desiderio di produrre documenti che fossero leggibili in qualsiasi
ambiente
operativo, diventa sempre più complicato. Entrambi i browser che vanno per la maggiore (Netscape
Navigator
e Microsoft Internet Explorer) si servono di una versione leggermente diversa del linguaggio, incomprensibile
al concorrente. Gli stessi programmi di navigazione cambiano con una rapidità impressionante: le nuove
versioni
si susseguono a distanza di pochi mesi e talvolta di poche settimane una dall'altra, e ogni volta incorporano
tecnologie nuove che li rendono sempre più instabili e ingordi di memoria RAM. Queste tecnologie, che
consentono raffinatezze stilistiche ed effetti speciali che gli ideatori iniziali di HTML neppure si sarebbero
sognati, vengono subito sfruttate nei siti delle aziende. Ma
chi li vede? Chi perde il proprio tempo ad aggiornare
i programmi seguendo l'ultimo grido della moda? Chi ha l'ultimo plug-in di Netscape? Chi è veramente
pronto
ad ammirare tutti gli effetti speciali che si possono realizzare con Java? Chi è disposto a rimanere in attesa
per
alcuni minuti per scaricare applet e grafica massiccia? Pochi, ben pochi. La maggioranza degli utenti che,
arrivando in un sito, si accorgono che non riescono a vedere rapidamente quanto era stato loro promesso, piuttosto
che aggiornare il proprio software o, peggio ancora, cambiare il modem o attivare una linea ISDN, cambiano aria.
Se poi il tentativo del browser di connettersi alla pagine Web con tutte le sue raffinatezze conduce a
un'instabilità
del sistema operativo, che in ambiente Wintel può risolversi perfino in un crash definitivo, quel sito
verrà evitato
definitivamente. C'è infine, a mio avviso, un blocco di tipo psicologico: per avere Internet la gente
è disposta a pagare una cifra
una tantum, e in particolare la quota di abbonamento al proprio provider, ma non ci sente proprio all'idea di
scucire altri soldi un po' per volta per avere altri servizi. Questo blocco deriva probabilmente dalla formazione
e dalle esperienze precedenti di coloro che, tuttora, formano una larga fetta dell'utenza. Molti provengono infatti
dall'ambiente della telematica amatoriale, delle BBS messe su fra amici e gestite su base volontaria. Chi ci
entrava era anche disposto a pagare poche decine di migliaia di lire per la registrazione iniziale, e spesso
neanche questo
era necessario. Però un sysop che avesse preteso un balzello per ogni file scaricato o per ogni messaggio
letto in
quattro e quattr'otto si sarebbe trovato da solo. Molti oggi osservano i siti Web con sguardo non molto diverso
da quello con cui guardavano le BBS. Certo sono più colorati e più accattivanti, ma ci si aspetta
comunque la
gratuità dell'offerta. O così, o niente. Tanto più che, cercando bene fra decine di milioni
di pagine, è molto
probabile che altrove si riesca a ottenere gratis la stessa cosa. O almeno qualcosa che sia abbastanza simile da
giustificare la perdita di tempo. Non rimane che la pubblicità. Fateci caso: proprio i siti in assoluto
più utili della Rete, quelli di cui non potremmo
più fare a meno per nessuna ragione al mondo, ossia i motori di ricerca, sono totalmente gratuiti. Ma chi
tiene vivi
Yahoo!, Altavista e Lycos? La pubblicità, ovviamente. Sono le immagini colorate che cambiano a ogni
collegamento e la cui pubblicazione costa parecchio agli inserzionisti, disposti a spendere solo perché i
motori
di ricerca sono siti che garantiscono la visibilità da parte di decine di migliaia di persone ogni giorno.
Quelle
stesse persone che, per semplicità e per ridurre i tempi di connessione, impongono al proprio browser di
non
visualizzare subito le immagini. Tanto, chi se ne frega della pubblicità?
|