Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 232
dicembre 1996 - gennaio 1997


Rivista Anarchica Online

Un ricordo di Chico Mendes
di Gianni Alioti

La vicenda politico umana di Chico Mendes a otto anni dal suo omicidio. In Amazzonia proseguono le esperienze di lotta ecologista e di autogestione.

Nel dicembre del 1988 veniva assassinato Chico Mendes, sindacalista ed ecologista, leader dei seringueiros brasiliani.
Osmarino Amâncio Rodrigues, attuale leader del CNS (Conselho Nacional dos Seringueiros) vive sotto costante minaccia di morte insieme ad altri 21 rappresentanti sindacali.
Dal 1976 sono in tutto 7 i loro compagni uccisi, tra cui Wilson Pinheiro, attivista sindacale di grande prestigio, originario di Manaus, alla guida del movimento dei seringueiros sin dall'inizio e presidente del Sindicato dos Trabalhadores Rurais di Brasiléia dal 1978. Nella sua azione, fondamentalmente sindacalista, egli ricordava - come ha scritto Tullio Aymone (1) - l'energia dei braccianti anarchici o degli agitatori sindacali di ambiente rurale, di cui dà una descrizione magistrale John Steinbeck in In Dubious Battle (2).
Nella notte del 21 luglio 1980 tre individui entravano nella sede del sindacato dei lavoratori rurali di Brasileia e sparavano alla schiena di Wilson Pinheiro e di due altri membri del direttivo. Al suo funerale parteciparono oltre 2 mila lavoratori confluiti dalla foresta (dopo estenuanti ore di marcia a piedi o di traversata in canoa), più i leaders nazionali del «nuovo sindacalismo», tra cui Lula (3). Dopo due giorni dai funerali trenta seringueiros vendicavano la morte del sindacalista uccidendo il fazendeiro Sergio Nilo, uno dei principali accusati dell' assassinio. Nonostante molti fatti fossero evidenti, la polizia e la magistratura al servizio dei latifondisti, non avevano preso alcuna iniziativa di indagine. All'azione diretta dei seringueiros la polizia militare, invece, rispose immediatamente arrestando le persone sospette dell'esecuzione del fazendeiro e numerosi sindacalisti, tra cui Lula e Chico Mendes accusati di «incentivare la lotta di classe nella regione».
L'episodio, nella sua drammaticità, riuscì a rompere l'isolamento delle lotte dei seringueiros. Chico Mendes aveva ereditato appieno il ruolo carismatico di Wilson Pinheiro, che nell'ambiente in questione aveva un particolare significato, perché per i seringueiros isolati nella foresta era difficile identificarsi nell'immagine astratta del sindacato. Per la maggioranza di loro il sindacato era una cosa indeterminata e lontana, che semmai si identificava in un volto, nelle parole, nei linguaggi di solidarietà, nelle proposte di azione che ne derivavano.
Fu grazie a questo lavoro capillare e a questo rapporto personalizzato, gestito prima da Wilson Pinheiro e poi da Chico Mendes, che i posseiros e i seringueiros dell'Acre, sin dalla seconda metà degli anni '70 (durante la dittatura militare) si erano alleati e avevano organizzato le prime occupazioni (empates) in difesa della natura e del proprio lavoro, lottando contro le aggressioni e l'attacco generalizzato alla foresta condotto dai grandi allevatori di bestiame e dall'industria di legname.
Dal 1975-76 al 1988 queste lotte, nonostante le sconfitte, gli arresti e le persone assassinate, avevano garantito la sopravvivenza di 1,2 milioni di ettari di foresta nativa.
Per i seringueiros questo era il problema principale, più che la proprietà del suolo, in quanto avevano la necessità di tutelare e sostenere sistemi di vita e attività economiche dove caccia, pesca, agricoltura di sussistenza fossero integrate dalla raccolta oculata e regolamentata e dalla successiva lavorazione di prodotti che crescono spontaneamente nella foresta. Essenziale, quindi, la tutela del manto forestale e dell'ambiente idrogeografico come sistema naturale, e la creazione di servizi e infrastrutture che favorissero queste attività e un'esistenza meno isolata e marginalizzata.
Pertanto i seringueiros nel loro primo incontro nazionale a Brasilia, con l'apporto decisivo dell'antropologa Mary Allegretti dell'Instituto de Estudos Amazônicos, lanciarono la proposta delle «riserve estrattive», un autentico progetto di riforma agraria adattato alle caratteristiche naturali, sociali e culturali dell'Amazzonia. La proposta non essendo circoscritta alla raccolta di lattice di gomma nei seringais, si estendeva a tutti gli altri raccoglitori che vivevono e lavoravano nella foresta: castanheiros, babaçueiros ecc.. Per ragioni analoghe, l'idea delle riserve estrattive suscitò grande interesse presso le popolazioni indigene.
Così per la prima volta nella storia ci fu la possibilità di un'alleanza tra gli abitanti della foresta: in particolar modo tra indios e seringueiros che nel 1988 diedero vita alla Aliança dos Povos da Floresta.
La proposta delle riserve estrattive ebbe il merito di attrarre anche l'attenzione degli ecologisti a livello internazionale. L'incontro fra seringueiros, indios ed ecologisti, fece sì che questi ultimi, nell'esprimere le loro preoccupazioni per la salvezza della foresta in quanto funzionale all'ecosistema, tenessero anche conto dei problemi economici e sociali delle popolazioni che abitavano la foresta.
In questo contesto il sindacalista Chico Mendes divenne rapidamente, a livello mondiale e presso gli ecologisti, l'interprete più lucido della questione amazzonica e nel 1987 gli venne conferito dall'ONU il maggiore riconoscimento per la lotta in difesa dell'ambiente.
«Agli inizi, quando lottavamo per la nostra sopravvivenza nella foresta, noi non sapevamo di essere anche ecologisti. Sapevamo di essere lavoratori sfruttati e perseguitati, minacciati come nuclei familiari». Questa affermazione di Chico Mendes aiuta a comprendere come il percorso delle loro lotte economiche, sindacali, politiche, si incontri a un certo punto con la questione ecologica, e come quest'ultima entri a far parte della loro cultura : non solo di quella dei leaders ma anche della popolazione.
L'idea centrale è: «chi dipende dalla foresta per vivere è il primo interessato a vederla conservata».
Ancora recentemente, in una lettera aperta agli ecologisti, Osmarino Amâncio Rodrigues richiama l'attenzione sui temi che sembrano sempre più passati di moda nel pianeta occidente: «Noi estrattori di caucciù siamo diventati ambientalisti senza separarci dal sindacato, senza abbandonare la nostra lotta per la terra e per la Riforma Agraria, condotta insieme con gli indigeni e i brasiliani. (…) Vogliamo pertanto stringere alleanze con gli ambientalisti di tutto il mondo, senza tuttavia perdere il nostro stato di lavoratori in cerca di una società basata sull'ecologia, in cui possiamo vivere mantenendo dignità, giustizia sociale e il privilegio dei beni che la nostra conoscenza e la tecnologia sono in grado di portarci».
Possiamo considerare questa impostazione e l'azione dei popoli della foresta amazzonica parte integrante di quell'ecologismo sociale, che ha trovato nell'opera di Murray Bookchin (ecologista ante litteram, passato attraverso l'esperienza sindacale e il lavoro in fabbrica come operaio metalmeccanico) una completa sistematizzazione teorica.
D'altra parte, la necessità di collegare la questione ecologica con una prospettiva di sviluppo economico e sociale era stata sempre presente nelle dichiarazioni di Chico Mendes, che vedeva giustizia socio-economica e difesa della natura come obiettivi tra loro inseparabili.
Questo discorso innovativo, si scontrava inevitabilmente con i caratteri arcaici della struttura di potere ancora esistente in Brasile, ereditata dallo schiavismo latifondiario coloniale.
Gli agrari e i fazendeiros, a livello legale esercitavano una forte pressione nei confronti del Governo per bloccare le concessioni per la creazione delle «riserve estrattive», mentre a livello dei media controllati presentavano il movimento come antinazionale, accusando i leaders, di volta in volta, di essere o filocomunisti o al servizio del capitale nord-americano o pagati dagli ecologisti.
Contemporaneamente crescevano le intimidazioni e le violenze.
Il 18 giugno 1988 veniva assassinato Ivair Higino de Almeida, attivista del Sindicato Trabalhadores Rurais de Xapurí. Nel mese di settembre due seringueiros del movimento, venivano uccisi in due diverse località della foresta.
Nel mese di novembre Chico Mendes denunciò per iscritto al giudice della circoscrizione e alla polizia federale, che i fazendeiros Darly Alves da Silva e il fratello Alvarinho erano responsabili dell'omicidio di Ivair Higino e di minacce alla sua vita.
Oltre queste accuse, Chico Mendes aveva fatto pervenire alle autorità dell'Acre una richiesta di prigione per Darly Alves, accusato di aver ucciso nel 1973 l'agente immobiliare, Acir Urizzi, nella città di Umuarama nel Paraná. La vecchia richiesta di prigione spedita dalla magistratura paranaense era stata occultata. La stessa polizia militare era a conoscenza delle collusioni tra gli squadroni della morte, comandati dai fratelli Alves e appoggiati dall'UDR (União Democratica Ruralista), e il delegato della polizia federale nell'Acre, Mauro Sposito.
Poco tempo dopo queste denunce e durante una fase di intensa attività per l'estensione dell'organizzazione dei seringueiros in tutta l'Amazzonia e per l'articolazione di un movimento in difesa della foresta in tutto il Brasile e all'estero, Chico Mendes fu ucciso.
Erano le 17,45 di Giovedì 22 dicembre 1988, quando Chico Mendes, tornato nella sua casa di Xapurí per passare il Natale insieme alla sua famiglia (4), fu colpito al torace da una pallottola calibro 22. L'autore dell'attentato, Darci Alves Pereira, figlio del fazendeiro Darly Alves si consegnò, quattro giorni dopo, alla polizia confessando il crimine.
Solo la grande indignazione sollevata dalla morte di Chico Mendes a livello nazionale e internazionale, contribuì a far sì che il fazendeiro Darly Alves e il figlio Darcí venissero arrestati, l'uno come mandante, l'altro come esecutore dell'omicidio e condannati a 19 anni di reclusione. Ma il 15 febbraio 1993 gli Alves fuggirono di prigione, potendo contare sulla collaborazione della polizia incaricata di sorvegliarli.
«Dal nostro presidio non fugge solo chi non vuole» fu il commento sarcastico del Segretario di Pubblica Sicurezza, Américo Carneiro Paes, alludendo alle condizioni presenti nel sistema penitenziario dello Stato dell'Acre.
Recentemente, Alvarino Alves ha dichiarato alla stampa che suo fratello Darly è in Bolivia e suo nipote in Paraguay. Dopo quasi quattro anni dalla loro fuga i responsabili materiali dell'assassinio di Chico Mendes sono ancora in libertà, con la evidente copertura, politica e giudiziaria, di politici e autorità dell'Acre, coinvolte nella morte del sindacalista.
Uno degli ultimi empates realizzati da Chico Mendes, con l'obiettivo di impedire la deforestazione fu proprio nel seringal Equador, la cui proprietà era rivendicata dal fazendeiro Darly Alves, allo scopo di destinare l'area a pascolo dopo averla disboscata.
Venendo a mancare la capacità di Chico Mendes di dialogare con la realtà locale e quella internazionale, fu inevitabile che il movimento dei seringueiros subisse una battuta di arresto (come era negli obiettivi dei mandanti dell'assassinio). Non si fermò però il processo organizzativo dei popoli della foresta in tutta l'Amazzonia e il messaggio di Chico Mendes («la terra ai contadini…… la foresta ai suoi popoli») divenne una nuova bandiera.
I concetti di autogestione e indipendenza economica, di valorizzazione delle attività tradizionali e delle culture popolari, di conservazione dell'eco-sistema per le generazioni future, hanno cominciato da quel momento a sedimentarsi tra tutti coloro impegnati, in Brasile, a trasformare l'attuale società.
Nonostante in Amazzonia continuino a verificarsi incendi, devastazioni e violenze (5), si è venuta creando, in parallelo e spesso in contrasto con i grandi e distruttivi progetti di sfruttamento su basi industriali delle risorse, una rete (ancora poco visibile) di sperimentazioni e pratiche economiche dal basso. Basata su processi organizzativi di carattere comunitario o cooperativo; promossa da gruppi di estrattivisti, contadini poveri o indios; sostenuta dalle Commissioni Pastorali della Terra (CPT), da sindacati, da ONGs (Organiz-zazioni Non Governative), da istituti di ricerca sensibili e da qualche finanziamento di banche o enti promozionali locali o stranieri, questa rete flessibile, dimostra di aderire meglio ai caratteri differenziati dell'ambiente. In un certo senso rappresenta la pratica attiva, popolare ed emergente, di una proposta alternativa di sviluppo. Si sta dimostrando la possibilità di ristabilire le attività tradizionali attraverso l'ausilio della tecnologia e della scienza affiancate alla conoscenza che si tramanda oralmente.
La diffusione della storia e della cultura delle popolazioni amazzoniche, l'istituzione di cooperative autonome di lavoratori specializzati nelle attività tradizionali e di centri di insegnamento e tirocinio, la creazione di un mercato in cui i produttori indigeni possano «saltare» l'intermediazione di natura speculativa, lo sviluppo di un servizio legale per la protezione degli interessi delle cooperative, sono elementi su cui da alcuni anni lavorano le organizzazioni dei popoli della foresta e diverse ONGs (oltre il Conselho Nacional dos Seringueiros), percorrendo la pista tracciata da Chico Mendes e Wilson Pinheiro.
Il CTA (Centro de Trabalhadores de Amazônia) con sede a Rio Branco svolge un'azione importante nel campo dell'educazione e dello sviluppo di cooperative autogestite.
L'UNI (União das Nações Indígenas) promossa da Chico Mendes rappresenta la maggior forza teorica e politica attiva in Acre e nel sud dell'Amazzonia. Nel resto del bacino amazzonico i popoli nativi hanno espresso una capacità di organizzazione e rappresentanza diretta attraverso il CIR (Conselho Indígena de Roraima), il FOIRN (Federação das Organizações Indígenas do Rio Negro), il CUNPIR (Conselho das Nações e Povos Indígenas de Rondônia e Mato Grosso). Su un piano confederato agisce il CAPOIB (Conselho de Articulação dos Povos e Organizações Indígenas do Brasil) fondato nel 1992 da 101 popoli nativi e 55 organizzazioni indigene.
Un contributo rilevante sul piano legale è offerto dal NDI (Núcleo de Direitos Indígena) di Brasilia; mentre sul piano della documentazione e della ricerca un lavoro considerevole è sviluppato dall'ISA (Instituto Socioambiental) di São Paulo e dall'IEA (Instituto de Estudos Amazônicos) di Curitiba.
Inoltre, un forte impulso in Brasile a favore della causa indigena e dei popoli della foresta è dato dal CIMI (Conselho Indígenista Missionário). Viceversa a livello internazionale vanno segnalate le ONGs «SURVIVAL per i popoli tribali» (la cui sede principale è a Londra) e «Amanaka'a Amazon Network» (con sede a New York).
Amanaka'a, in particolare, ha intrapreso una vasta azione «diplomatica» da un lato e di supporto economico dall'altro, avvicinando le ragioni dei popoli della foresta a quelle degli ecologisti preoccupati solo delle conseguenze planetarie della distruzione della foresta amazzonica.
L'obiettivo è dimostrare che sul ciclo originario di vita della foresta si può intervenire in modo intelligente, sfruttandone alcune risorse, ma preoccupandosi della loro riproduzione.
I saperi e le culture delle popolazioni della foresta, inserite in progetti di sviluppo armonici con l'ambiente e le risorse naturali, possono produrre infatti elaborazioni originali sul piano sia economico sia sociale.
Ad esempio la lavorazione di erbe e piante medicinali, aromatiche e da infuso, costituisce una delle più antiche attività delle popolazioni native dell'Amazzonia (come l'utilizzo della buccia di jatobá, dei semi di sucopira e di copaiba, del guaraná, del catuaba ecc.).
La foresta è riserva della più vasta varietà genetica e biologica del pianeta. Molti prodotti di erboristeria e farmaceutici provengono attualmente dall'Amazzonia, ma gli indigeni non ne sono oggi i beneficiari. Allo stesso modo l'Amazzonia produce alcune sostanze fondamentali (pigmenti ed emollienti naturali) in uso nell'industria cosmetica occidentale (es. l'urucum con cui gli indios si dipingono il corpo viene utilizzato negli USA per la produzione di rossetti).
Solo da poco tempo ed in misura ancora irrilevante, le cooperative produttrici hanno avuto la possibilità di gestirne direttamente l'esportazione e intravedere la prospettiva di un ritorno economico.
La recente creazione di manifatture autogestite di «pelle vegetale», un prodotto ecologico ottenuto dalla lavorazione di tessuti vegetali e lattice di gomma naturale, che garantisce un maggior valore aggiunto arrivando a produrre anche manufatti finiti, ha creato nuove opportunità per la raccolta tradizionale del caucciù. A questo si sommano i progetti realizzati di raccolta e lavorazione della noce brasiliana, del babaçù, dell'açaí, del piaçava, del timbó e di altri prodotti di piante fruttifere a generazione spontanea o di coltivazione intensiva di alberi da frutta equatoriali e tropicali (esempio il ciclo integrato castanha-cupuaçú-pupunha) nelle aree deforestate e poi abbandonate dalla speculazione.
Altri progetti di sviluppo per le comunità e cooperative presenti in Amazzonia prevedono di produrre e commerciare le erbe curative e aromatiche, i tè e le piante officinali, la ricchissima varietà di miele, gli olii essenziali e sostanze coloranti naturali (usati in medicina e in cosmetica).
Per i popoli indios valorizzare e tramandare le loro culture può essere associato anche allo sviluppo di forme artigianali (e artistiche) proprie, nel campo tessile, della ceramica, dei manufatti di legno, paglia, ecc.
Verso l'estrattivismo e le forme di sviluppo ecocompatibile dei popoli della foresta si stanno, quindi, manifestando interessi e in alcuni Stati amazzonici, come l'Amapá e nello stesso Acre. Ma non bisogna farsi illusioni.
Le resistenze al cambiamento non si incontrano nei popoli della foresta e nel carattere ancestrale delle loro culture, ma nelle classi dominanti.
In Amazzonia, come nel resto del Brasile, la vecchia elite latifondiaria al potere ha mantenuto, attraverso i secoli(6), il dominio delle istituzioni e il controllo della macchina dello Stato, i quali garantiscono un ordinamento sociale e legale resistente a qualsiasi prospettiva di progresso, i cui benefici possano estendersi a tutta la popolazione (vale per la distribuzione della terra come per l'accesso al sistema educativo).
Lo Stato, strutturandosi come una macchina politico-amministrativa di repressione, destinata a mantenere l'antica stratificazione di classe (e di casta), ha operato sulla stessa linea di sempre, al servizio delle vecchie elites al potere. «In tutti i momenti decisivi della traiettoria del Brasile come nazione, dalla «scoperta» alle ultime elezioni presidenziali, le elites dominanti hanno manovrato per mantenere concentrati (nelle loro mani) e intoccabili la proprietà e il potere. Contro i movimenti per la democratizzazione della terra e delle relazioni sociali, hanno usato le più vili forme di coercizione fisica e morale, contribuendo a rendere eterna una cultura basata sull'autoritarismo e la violenza. Da Canudos e Contestado a Eldorado do Carajás (7), è stata la storia del diritto di cittadinanza negato con la forza, al prezzo di massacri». Sono parole contenute nel rapporto «Conflitos no Campo - Brasil1995» a cura della Comissão Pastoral da Terra (riconosciuta ed appoggiata dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Evangelica Luterana) che, per la stessa fonte da cui provengono, danno una idea della dimensione e della radicalità dei conflitti sociali esistenti nel Brasile rurale, che si intrecciano in Amazzonia con quelli legati alla conservazione della foresta.
La stessa vicenda umana e politica di Chico Mendes ha dimostrato l'esistenza in Amazzonia di una lotta molto più dura di quanto si possa immaginare in Europa; lotta sostenuta per affermare il diritto a vivere a contatto con la foresta e le sue specie animali e vegetali (considerando l'ambiente come parte integrante di sé), riscattando la propria cultura e i propri mille saperi lontani dai simboli e dalle identità costruite dallo sviluppo industriale e mercantile, prevalentemente di rapina. Per questo, come affermato da Tullio Aymone nel suo libro già citato, «le lotte dei popoli della foresta e le soluzioni che essi cercano non sono solo importanti da seguire per ragioni umanitarie, ma perché possono divenire contributi preziosi anche per noi, per la costruzione di un nuovo cammino capace di confrontarsi davvero sia con il duplice squilibrio Nord-Sud e città-campagna, sia con l'esigenza di riequilibrio dell'ecosistema e del modo di intendere, praticare e valutare la democrazia».

Gianni Alioti lavora attualmente nel campo della formazione e della ricerca per la Fim-Cisl e il Cesos. Dal 1992 al 1994 ha vissuto a São Paulo del Brasile coordinando un progetto di cooperazione internazionale con l'Instituto Cajamar presieduto da Paulo Freire ed altre iniziative nell'area amazzonica. Continua ad occuparsi della realtà brasiliana non solo come responsabile, per la Fim e l'Iscos, del progetto di cooperazione della Comunità Europea con l'Escola Sindical 7 de Outubro di Belo Horizonte, ma impegnandosi a sostegno sia della causa indigena e ambientale, che del rispetto dei diritti umani e sindacali.

(1) Tullio Aymone, Amazzonia, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1996
(2) John Steinbeck, In Dubious Battle, scritto nel 1936 e pubblicato per la prima volta in italiano nel 1940 per l'Editrice Bompiani con il titolo « La battaglia».
(3) Luis Inacio Lula da Silva, leader dei metalmeccanici di São Bernardo (grande sobborgo industriale di São Paulo) e fondatore del Partido dos Trabalhadores (PT), al quale anche Chico Maendes aderirà.
(4) Una settimana prima di Natale, Chico Mendes a Rio de Janeiro per partecipare al seminario internazionale di tre giorni «Amazônia ferro e fogo», viene consigliato dall'avvocato consulente del CNS di non rientrare in Acre. Chico rifiuta decisamente l'invito, sostenendo che passare le feste a Rio e non essere là con la sua gente per le feste di Natale e fine anno, sarebbe un atto di cedimento e un segnale di rinuncia e sconfitta.
(5) Nuove denunce, ad esempio, di lavoro schiavo tra i seringueiros accompagnato da devastazioni della foresta riguardano del municipio di Cruzeiros do Sul nell'Acre.
Nell'azienda Marmud Cameli (di cui è socio il Governatore dello Stato) e nei seringais Valparáiso e Russas oltre 1.500 persone (tra cui donne e bambini) vivono in una condizione di lavoro forzato e di servitù per debiti.
(6) Il Brasile negli ultimi due secoli passa da colonia a nazione indipendente, da monarchia a repubblica, da regimi autoritari a governi democratici, senza che l'ordine sociale latifondiario sia messo in discussione.
(7) A Canudos, nel Nord-Est brasiliano nella regione del fiume São Francisco a Bahia, intorno alla figura mistica di Antônio Conselheiro, si erano raccolte alla fine del secolo scorso migliaia di famiglie di contadini poveri, instaurando un sistema comunitario su basi ugualitarie, che dimostrava la possibilità di un ordine sociale senza fazendeiro, né autorità. Per il carattere intrinsecamente sovversivo di questa esperienza e dopo vari tentativi di repressione, tra il 1896 e il 1897 l'intero esercito dello Stato repubblicano attaccò la comunità di Canudos (accusata di essere un'enclave di monarchici). Gli abitanti opposero una eroica resistenza, rifiutandosi di arrendersi. La brutalità con cui l'esercito distrusse 5.200 case e piantagioni, uccidendo quasi 30 mila sertanejos fu tra gli episodi più vergognosi della storia brasiliana contemporanea.
La rivolta del Contestado esplose, invece, nel Sud del Brasile tra gli Stati di Santa Caterina e Paranà, tra il 1910 e 1914, attraverso movimenti popolari di occupazione delle terre. Il movimento, permeato di istanze messianiche, affermava il diritto di ciascuno ai frutti del proprio lavoro e sviluppò una convivialità intensa essenzialmente ugualitaria. Il sistema comunitario si basava su un'economia naturale in cui si escludeva il commercio, se non verso l'esterno.
Anche in questo caso, il carattere sovversivo del movimento, provocò la reazione violenta degli Stati e del Governo federale che restaurarono l'ordine latifondiario, dopo tre anni di scontri armati, nei quali 3.500 contadini (tra cui alcuni immigranti italiani e loro discendenti) furono uccisi.
A Eldorado do Carajás, nello Stato amazzonico del Pará, il 17 aprile del 1996 sono state massacrate, dalla polizia militare, 19 persone del Movimento Sem-Terra durante un blocco stradale ( 7 persone, tra donne e bambini, sono «scomparse»). I manifestanti chiedevano il rispetto degli impegni presi dal Governo di espropriare una parte di un latifondo improduttivo (disboscato in passato per lo sfruttamento del legname) per assegnarlo a più di 2 mila famiglie accampate lungo la strada dal settembre '95 in attesa delle concessioni.
Oziel Alves Pereira, 17 anni, uno dei leader giovanissimi del movimento è stato prelevato dai poliziotti durante l'assalto, torturato e ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il suo sogno era terminare la scuola dell'obbligo e conquistare un pezzo di terra per i genitori, nella quale poter lavorare.