Rivista Anarchica Online
Un luglio di cuore
di Dino Taddei
Luglio, si sa, è un mese assassino. Malgrado il calendario della produzione
continua scortesemente a rammentarci
che il tempo dei consumi (ovviamente per chi se lo può permettere) non è ancora giunto, negli
occhi dei più
lampeggia clandestinamente il fuoco vacanziero: et voilà! anche quest'annata è finita. Grave che
questo accada
anche in molte storie d'amor... Fremono negli armadi le divise coloniali, i completi di lino, i settemila volumi
di impareggiabili sconosciuti; i
balconi dalle ore 20 alle 22 - in ossequio alle prescrizioni condominiali - subiscono spaventose inondazioni
dovute ad un rinnovato affetto per le stente piantarelle da vaso. Insomma un mese strano, un mese di
sotterranei propositi che a Milano e dintorni sono sfociati nel "Luglio
Libertario" ovvero una raffica di appuntamenti messa in piedi da un nutrito numero di libertari, per l'esattezza
quindici gruppi organizzanti, venti date che hanno coperto lo scibile cosmico; dal teatro ai campi di eco-lavoro,
passando per convegni, cinema, mostre, concerti e le inossidabili feste di finanziamento. Non sto neanche
a dirvi che me le sono sciroppate quasi tutte, con grave detrimento per il fegato che a suon di
salamelle e di birroni del baffo si è gonfiato come quello di un'oca, ma questo schiaffo al salutismo mi
è stato
utile per farmi un'idea personale su questa mesata...oltre che a passare il resto dell'estate a riso in bianco.
Evitando cifre da Banca d'Italia, si può senza patemi d'animo affermare che uno dei principali obiettivi
perseguiti
in questa iniziativa collegiale è stato mancato: non si è riusciti a sfondare quel velo invisibile che
divide chi, per
imperscrutabili destini, è giunto a valorizzare una pratica libertaria da chi, l'interesse o la semplice
curiosità, non
gliela si cava neanche con le buone libagioni; la cosa è ancor più singolare tenendo conto che
alcuni appuntamenti
hanno avuto una relativa copetura sui mezzi d'informazione. Poco male di fronte ad un fatto nuovo: esiste
un'area libertaria assolutamente intonsa rispetto alle storiche realtà
anarchiche, la quale è cresciuta in silenzio negli ultimi tempi, con maggior dinamismo nella provincia,
trovando
humus fertile nel proprio contesto locale e traendo da esso la forza per non essere un semplice movimento
d'opinione ma parte attiva nelle decisioni che riguardano le comunità. Esperienze sovente dotate di
scarsa organicità teorica ma cariche di una tensione continua all'azione diretta; vero
parametro per verificare di volta in volta il significato di assemblearismo, autogestione, non delega; concetti buoni
per ogni sugo ma che in questi nuovi gruppi vengono sviscerati in una prospettiva di autenticità in cui
i rapporti
umani hanno un peso considerevole. Prova ne è che dove i mezzi d'informazione hanno fallito, ha
facilmente supplito il caro vecchio passaparola,
frutto di complesse reti interpersonali gettate in un anno di lavoro comune. Chiaramente è solo
l'inizio, essere usciti dall'isolamento è stato il vero successo, a turno tutti sono andati a vedere
cosa hanno organizzato i cugini, non come ospiti ma conoscendosi e lavorando assieme: impossibile distinguere
organizzati da organizzatori. Già, perché non essendoci una forte identità collettiva
precostituita tra i vari gruppi, si è scelta la strada del buon
senso: dentro tutti e poi verifichiamo fattivamente le cose che ci accomunano da quel che ci allontana e, grosso
modo, così è stato. Certo, molti si sono persi per strada ma in altri si è sedimentata la
necessità di fare un ulteriore
passo in avanti verso forme di coordinamento più incisive da mettere in cantiere già da
settembre. Ora io mi domando come sia possibile che quindici gruppi libertari distribuiti in un coriandolo di
territorio non
si siano mai incrociati, se non accidentalmente, tra di loro? Quanti compagni sparsi per l'Italia vivono in splendida
autarchia? Domande oziose certo che meriterebbero una risposta articolata, nel frattempo fatemi sognare dodici
milioni di "Lugli Libertari" distribuiti lungo tutta la penisola. La cifra non spaventi, è risaputo che
ogni libertario vale per sette federazioni, un po' come gli anni dei cani
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